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venerdì 31 dicembre 2021

Lasciamo scorrere...

- Lasciamo scorrere gli ultimi minuti di quest'...

- Cosa vuoi lasciare scorrere? Scorre senza il tuo permesso... 

- Sì sì, è un modo di dire.

- Un modo di dire! È un modo di pensare e un modo di vivere.

- Vogliamo aprire per gli auguri di buon anno lo stesso discorso affrontato per il buon Natale?

- No per carità, sono stanco ma se invece del politically correct parlassi del sentimentally correct e ti dicessi che anche il laico buon anno può essere insensibile?

- Non capisco.

- Ogni anno nuovo ci allontana da un qualche anno che abbiamo nel cuore e per qualcuno l'augurio è quasi una beffa.

- Gli auguri vanno accolti con lo spirito di chi li fa, non di chi li riceve e in definitiva lasciare che gli anni scorrano è proprio l'augurio che ci serve. Ogni anno lascia tracce, come l'acqua, e il nuovo anno è altra pioggia che scorre sulle stesse tracce. Auguriamoci di continuare a essere il muro su cui l'acqua scorre.

venerdì 24 dicembre 2021

Appunti per un diario odeporico

Sotto Natale è facile trovare i treni colmi, soprattutto se si ha l'imprudenza di non prenotare un posto per tempo. Quest'anno ho avuto quell'imprudenza. Restano posti in prima classe. Costano di più, un bel po' di più ma pazienza. Non rinuncio certo a ritornare al mio paese. Non è la prima volta che capita ma ogni viaggio è unico e merita qualche appunto per aiutare la memoria a venire.

Sedili in pelle, più larghi di quelli in seconda, chi viaggia in prima classe ha il culo ampio, accogliente. Ospiterebbe l'universo intero nel culo se non ci fosse quel fastidioso movimento delle galassie periferiche che si agitano...e poi nello zaino ho trovato un pocket coffee.
Offrono acqua, snack e succo di frutta. Ovvio, con quello che paghi! Non sarebbe meglio offrirli a chi viaggia con i vecchi intercity? Ho preso solo l'acqua perché l'addetto l'ha messa sul tavolino.
Dopo poco meno di due ore di viaggio abbiamo 16 minuti di ritardo, incredibile! Ritardo anche in prima classe😳 
Siamo fermi in aperta campagna, la nebbia copre un paesaggio da brughiera, gli Appennini si intravedono sullo sfondo. Sono fantasmi che si lasciano appena intuire. La voce dell'altoparlante dice che siamo fermi in un punto in cui non si può scendere dal treno. Peccato! Avrei fatto volentieri una passeggiata nella nebbia che comincia a diradare.
Siamo ripartiti, il treno va spedito e il ritardo è sceso di tre minuti. In seconda classe saranno sicuramente fermi a sedici minuti di ritardo. Dagli altoparlanti parte una versione al piano di resta cu me di Modugno, bella interpretazione ma il volume non è per niente gradevole e, diciamolo pure, la qualità del suono non è proprio da Hi-fi. Non lo avrei mai detto. Gli addetti corrono per spegnere la diavoleria elettronica ma per dieci minuti abbondanti il suono gracchiante resiste con l'aggiunta dell'intermittenza di musica e silenzio, segno della strenua resistenza che il guasto oppone ai solerti operatori che lottano al limite delle loro forze per riportare la quiete nel convoglio... 
È tornata la pace, possiamo tornare ad ascoltare le suonerie dei cellulari e le notifiche di messaggi!
Il ritardo è stato completamente recuperato nella mia carrozza.
Sono arrivato a Lecce in orario, le carrozze della seconda classe saranno sicuramente nei paraggi di Monopoli.
Auguri di buone feste. Auguriamoci che un Natale dopo l'altro anche le carrozze della seconda classe arrivino in orario.

giovedì 9 dicembre 2021

Deliri e imitatio

Ho ingaggiato una guerra chimica per sfuggire un dolore e prigioniero sono stato scaraventato in un girone di deliri ammantati di mille notti, non serve dormire con i chiodi conficcati nelle unghie, basta voltarsi per riaddormentarsi un secondo dopo l'altro, dissezionati ognuno, come animale macellato che ancora vivo sgocciola lento sangue altrui. In famiglia ci piace ricordare ma non ci basta evocare immagini, muoviamo tempeste della carne che vuole essere altra carne. Ho dormito in un letto di spine per somigliare a mia madre in una goccia di sangue, ho arrampicato pietraie taglienti e infuocate per svegliarmi con il fegato provato di anni in una notte di imitatio Christi. Il delirio più difficile è convincere mia madre che non è stata colpa sua.
 

sabato 4 dicembre 2021

La stazione

Dalla pensilina cadono gocce d'acqua sulla banchina dei treni, cadono lente, senza impazienza. Sembra quasi che oppongano resistenza alla caduta e staccandosi dall'ultimo lembo della tettoia ogni goccia si allunga, come voltandosi indietro,  per aggrapparsi al filo d'acqua che a malincuore cede alle forze fisiche che lo costringono alla forma destinata alla caduta. Quattro ragazze di cinquant'anni, allegre e ignare dello stillicidio alle loro spalle, a turno immortalano in un selfie i loro sorrisi coperti dalle mascherine e verificano quale sia venuto meglio per ripetere l'operazione con la naturale finzione della prima volta. Il sole si infila a stento lungo i binari tra un treno che arriva e un altro che parte. L'ultima stella ha lasciato da più di un'ora la scena con l'illusione di essere qui e adesso, proprio mentre la guardo, e invece è viva perché la sua luce ha percorso distanze siderali con un ritardo che nell'impasto della notte piega il passato sul presente. Questa vertigine fa presto a diventare delirio. Potessi fuggire lontano da una stella a velocità inimmaginabili la farebbe vivere in eterno? È questa l'eternità? Una inarrestabile fuga alla velocità della luce. Perdiamo le stelle a cui siamo troppo vicini, quelle stelle da cui non è  possibile allontanarsi. Sapessi farlo, forse...

Il mio treno è sui binari, si prepara a percorrere distanze meno siderali da un passato a un presente che non possono separarsi, come le gocce che non vogliono cadere dalla pensilina.

lunedì 29 novembre 2021

Dei simboli e delle astuzie

Palazzo Altieri a Oriolo Romano è stata una sorpresa. Consiglio di visitare il paese e il palazzo se siete nei paraggi di Roma. Partire impreparati a volte dà grandi soddisfazioni. È uno scrigno d'arte e di simboli con affreschi a cavallo tra 600 e 700, quando ogni figura rinviava a una lettura a strati, allegorie, metafore, labirintici richiami alla mitologia e ogni nome aveva una precisa collocazione in una cosmogonia concepita per mettere ordine nello sbadigliante caos. Poi i tempi sono cambiati, Disney ha soppiantato Esiodo e una fontana nel parco del palazzo è dedicata a Pluto per indicare che nella ciotola alla sua base possono bere i nostri amici a quattro zampe! Già i romani avevano assegnato altre funzioni al dio greco, che non era un cane, funzioni che avrebbero fatto fare scongiuri poco eleganti a chiunque si fosse avvicinato a quella fontana!

 Altro gioiello nel palazzo è la galleria dei papi. Ritratti di tutti i papi da Pietro a Francesco ma più dei ritratti il gioiello è il loro essere passati da copia a originale per una delle tante astuzie della storia. I ritratti sono copie di quelli presenti nella basilica di San Paolo fuori le mura a Roma ma l'incendio della basilica nella prima metà dell'800 distrugge i ritratti originali e quelli di palazzo Altieri sono gli unici da cui ricopiare i ritratti oggi presenti nella basilica. La copia della copia investe la prima copia dell'aura dell'originale! Chi lo dice a Walter Benjamin?

lunedì 22 novembre 2021

Piantiamola

Ieri è stata la giornata nazionale degli alberi, quelle magnifiche creature che danno ossigeno all'atmosfera. 
Il pensiero corre...al G20 che si è tenuto a Roma pochi giorni fa dove dei simpatici burloni hanno espresso consenso sulla proposta di piantare, a livello mondiale, 1000 miliardi di alberi entro il 2030, per contrastare la crisi climatica. La mirabile proposta, tradotta in numeri facili facili significa piantarne 300,751,880 al giorno, tutti i santi giorni, da oggi alla fine del 2030. Una notizia, se realizzata, che non sfuggirebbe, visto, tra l'altro, che alla fine riguarderebbe circa il 16% delle terre emerse con 25 mq ad albero. Segnatevi il numero di alberi da piantare ogni giorno perché se non si parte entro stasera aumenta.
Quando sarà la giornata internazionale dei buffoni?



giovedì 18 novembre 2021

La pubblicità è l'anima

La pubblicità è l'anima, dire del commercio è ridondante perché nel nuovo mondo il commercio è espressione totale e totalizzante. La pubblicità in quanto anima di qualcosa che investe la totalità assurge a concetto a sè, senza bisogno di attributi. La pubblicità è l'anima. L'anima è la pubblicità.

***

Anima n.1 - Secoli fa un giovane padre prima di uscire di casa per andare alla fiera del santo patrono diceva a un bambino in attesa del sacro momento in cui si sarebbe trovato davanti alle bancarelle di giocattoli o di dolci che avrebbe potuto scegliere solo una cosa. Prima di arrivare davanti all'altare delle bancarelle quel bambino rimuginava su cosa avrebbe scelto. Una cosa soltanto. Scelta difficile. Il bambino si rivolgeva alla giovane madre per invocare più generosità, ne guadagnava un sorriso ma poteva scegliere una cosa soltanto.
Ogni volta che si pronuncia la formula 'i giovani di oggi' per spiegare qualunque cataclisma sociale pensate ai vertici di Elah, sicuramente giovanissimi che ignorano quello che vogliono e nell'incertezza vogliono tutto!

Anima n.2 - Un pezzo di un virtuosismo unico viene interrotto da un cafone in mutande spalmato su una sdraio. Al cafone serve solo la voce. Il corpo, quello del cafone come quello di chiunque, può anche decomporsi come si è decomposta da tempo l'educazione e la decenza. Quelli che il cafone interrompe brutalmente con scompiglio e svolazzi di fazzoletti sono parrucconi vecchi e scaduti. La cultura..., che palle! Gente vecchia e finta, mica vera e sincera come il tipo in mutande sulla sdraio. La regina della notte di Mozart è rimpiazzata da un brano gradevole ma che a un orecchio educato alle proporzioni risulta misero e appena sufficiente, a sforzarsi di essere buoni.
Brava Alexa, hai fatto il tuo capolavoro, l'umanità da divano è al tuo servizio pensando di averti ai suoi comandi.

lunedì 15 novembre 2021

Altre geometrie

I giorni erano frutta nel piatto al centro della tavola, il piatto aveva offerto secoli di sole spietato e inattese nevicate che avrebbero accolto i morti e cacciato di casa i vivi, in cerca di pane in terre sconosciute. La gente usava parole che non avremmo capito, il tempo ce le avrebbe insegnate, il tempo le avrebbe portate via. Era destino di famiglia partire con la neve. Era maturo il giorno, spiga di grano da mietere con la falce di un tramonto caldo, ultimo dissenso dalle tradizioni di casa. 
La lama di luce taglia occhi violati dagli sguardi desiderati lungo il cammino di una vita breve.
Assi cartesiani o dell'esattezza disponibile


 

U jentu osci scata nfacce
comu nu cattu rrabbiatu
caccia l'ugne mpacciutu
Cerchi a mantagnata
cu lu ncarizzi nu picca
Te rispunne 'vabbanne
ci nu boi te scaranfu'
mina polvere intra l'occhi
e se ne fuce.
E sciurnate te jentu forte
sapune te lumìa susu i tisciti
quannu ti rusichi
e la carne te usca
finu intra l'osse
...




E poi c'è il vento caldo che soffia sulla faccia e i lenzuoli che sbattono senza tregua sui terrazzi, bandiere di quotidiane guerre senza vincitori, i cumuli di foglie che vorticano agli angoli della strada, il cielo è un ricordo, incerto se fermarsi o correre via, un passante scambia un saluto con una foto che sorride sul sagrato della chiesa, il tempo dondola sui rami... ordinario novembre.




Aprire una finestra nel muro
come si aprono gli occhi la mattina,
un tentativo cisposo di accogliere la luce,
mendicante in cerca di riparo.

Oggi il mare ha tanto da dirgli, nessuna parola,
solo onde e tempo che ribollono sugli scogli.

Forse le foglie cadute formano un disegno. Forse l'autunno parla una lingua che non conosciamo. Dopotutto basterebbe cercare i punti, unirli, combinare le forme con un qualche senso che sia compatibile con la nostra stessa esistenza o che non strappi la rete di utili menzogne. Follia forse, ma non è quello che facciamo per tutto il tempo che ci è dato vivere?



Nel museo vivente dei quartieri popolari, dove le muse sono di casa, si cammina tra elfi di rugiada dormienti su arabeschi di ombre e orizzonti di tetti diruti. Nel silenzio domenicale si svegliano angoli di Roma che in altri giorni restano soffocati dal rumore dei motori che soffoca anche la memoria ma quello che più di tutto si imprime negli occhi e nelle orecchie sono i discorsi da balcone a balcone, spesso fatti di poche frasi scambiate tra donne che hanno conosciuto il quartiere quando era ancora giovane. Di quei discorsi non si hanno foto che non siano frutto dell'immaginazione.
- oh ciao, pensavo fossi partita?
- e ndo annavo? Na vorta de sti tempi annavo a raccoje l'olive ma mo nu je la faccio.
- come nu je la fai? Sei giovane.
- eh giovane sì!

Cosa porti nella valigia quando parti per tornare nel tuo paese? porti le parole che volano come zolle di terra dalle ruote dei trattori. Porti una fila di formiche che salti per non disturbare la processione sacra. Una valigia stipata di amuleti e talismani che non si chiude neanche saltando sopra con tutto il peso delle generazioni, una valigia che porti dietro soltanto nei viaggi di ritorno... Esisteranno altri viaggi che non siano di ritorno?


Si queris miracula nel cancello di una cappella, si cammina sui volti lisci di marmo delle lastre tombali, sulle colonne immagini sbiadite. In pochi passi la storia del mondo, poi si esce all'aperto per distrarsi un po'.

martedì 2 novembre 2021

Regalo geometrie esatte


Regalo geometrie esatte
e due grammi di ragione per una voce di pietra.
Non è facile essere folli con un muro che ti fissa
Smettiamola con questa burla da persone serie,
giocare a nascondino per farsi cercare
non è scherzo da far durare a lungo
L'assenza pesa sulle spalle di cartone,
luce di ruggine cola dalle finestre
quando la notte traccia sulla bocca
la linea che il silenzio attraversa 
da una parola all'altra.
Da giovane sognavo di essere vento e foglie
guance rosse di rabbia e vortici di polvere,
guerra aperta ai fantasmi del cielo e della terra
per una briciola di pane 
da lasciare sulla soglia di casa
nei giorni di novembre,
porte aperte per il ritorno.

lunedì 25 ottobre 2021

Pensieri differiti

"E un'altra cosa so della felicità, che essa è muta. È la perfezione e non consente di essere interrogata. Soltanto il suo esatto contrario ce ne offre, benché approssimativa, una misura. Lo specchio della felicità è il dolore, le sue tenebre danno rilievo a delle forme altrimenti accecanti." Vasco Pratolini, La costanza della ragione, 1963.


Non ricordo più come ci incontrammo ma al primo incontro mi diede una rosa bianca che non ho più dimenticato. Volevo dirle che ne avevo ricevuta una uguale quando sono nato ma forse non avrebbe capito.
Ci scambiammo i nomi e i volti, il mio forse appassito dopo poche ore, il suo ancora disegnato di un gentile sorriso.
Indossava il suo nome con timida eleganza, altri l'avrebbero chiamata discrezione, io sapevo, ne ero convinto, che le costava fatica indossare un abito che poche donne indossano, una pelle troppo sensibile per un sole uguale per tutti. Mi donò il suo nome come si dona una carta preziosa per avvolgere anche i ricordi che non mi appartengono, oggi che mi mescolo tra la folla per continuare a fingere che tutto abbia un senso.



Non basta sentire il proprio dolore per essere vivi. Non basta. Per essere veramente vivi bisogna anche sentire il dolore degli altri. Solo così ci si può preparare alla morte, altrimenti la morte non è qualcosa che abbiamo davanti ma alle nostre spalle. Essersi lasciata la morte alle spalle, sogno oggi largamente realizzato, salvo improvvisi risvegli, significa essere già morti e questo fa di quegli improvvisi e spiacevoli risvegli un sogno nel sogno. Un doppio sogno che facciamo da morti.



Sentire il bisogno di camminare così a lungo da non sapere più se le gambe che fanno male sono tue o di un altro. È questo vivere?

lunedì 4 ottobre 2021

Astuzie della storia

Ha annunciato che non si ricandiderà più. Quelli che non hanno consentito a questo signore della politica di governare sono ancora in giro a raccontare di avere portato un vento nuovo e, paradossi della politica, l'astuzia della ragione l'avrebbe chiamata un altro signore, che adesso diventano centrali, anche con l'aiuto proprio di questo vero signore della politica, perché il discorso a sinistra non si spenga del tutto nei latrati fascistoidi e ubriachi di lega e fratelli d'italia.

sabato 2 ottobre 2021

Nato nell'800

Sono nato nell'ottocento quando ho conosciuto i miei bisnonni. Ne ho conosciuti quattro. Mamma aveva fretta di farmi vedere il mondo, lo avremmo scoperto insieme. 

Con i miei bisnonni, con i loro figli, con le loro figlie ho visto due guerre mondiali. Ho vissuto storie tremende che fanno tremare le ossa nella carne. Bellezza impastata con il sangue, povertà e decoro. Ricchezza autentica, inestimabile. La loro lezione mi impedisce di apprezzare chiunque paragoni le attuali febbricole, economiche o sanitarie, alla guerra. Chiunque, anche di indiscutibile levatura.

Da piccolo, con i loro arrivederci, ho scoperto la morte. Qualcuno è andato via per stanchezza, qualcuna perché aveva fatto un voto, la mia vita per la sua. L'ultimo vecchio compagno l'ho salutato qualche anno fa. Ieri. 

Mi hanno insegnato la profondità del tempo. Con loro sono nato quasi due secoli fa. Con me loro vivono ancora. Tutti.

martedì 14 settembre 2021

Vento funerale


Carte da gioco,
si reggono a vicenda,
un vento funerale 
fa cadere castelli bambini. 
Qui il mare è azzurro osceno 
increspato di parole salate.
Giano mi guarda con la faccia torva, 
il sole alto illumina l'altro volto. 
Aspetto sul molo di sabbia 
annunci di viaggi senza ritorno, 
eco di domande senza risposta. 
Restano le onde, 
pentagrammi vuoti da colmare di note. 
È tutto qui il senso dei vivi.

domenica 12 settembre 2021

Delle cause

Mio padre ha una gattina bianca che gira per casa. Quando passo l'aspirapolvere raccolgo un mucchio di peli, soprattutto dai tappeti. A guardare i ciuffi di pelo bianco nessuno direbbe che erano sparsi sul tappeto, anzi prima di passare l'aspirapolvere si potrebbe dire che non ci sono peli sui tappeti ma nessuna persona sana di mente direbbe che la presenza di ciuffi di pelo bianco è causata dall'aspirapolvere!

Qualunque studente di biologia del primo anno saprebbe che l'affermazione di Salvini che i vaccini causano le varianti è errata, profondamente errata, altrimenti quello studente non passerebbe al secondo anno, anche se potrebbe ancora fare carriera come leghista! 

Le mutazioni genetiche sono casuali, per definizione. Avvengono con frequenze calcolabili ma nella sostanza sono imprevedibili, per definizione. Quindi le attuali varianti ci sarebbero anche in assenza dei vaccini ma in questo caso con molti più morti. I vaccini non fanno altro che mettere in evidenza le varianti più resistenti perché dominanti sulle altre. Le varianti sono causate dalle mutazioni genetiche compatibili con la replicazione del virus e le mutazioni sono causate dagli errori di copiatura del codice genetico durante la replicazione, quindi più il virus si replica più alta è la probabilità di avere varianti. Le varianti più contagiose si diffondono più di quelle meno contagiose. Se poi le varianti più contagiose siano anche più letali o meno letali dei ceppi originari anche questo sta al caso. Sul lungo termine potrebbero vincere le varianti meno letali ma siccome noi non viviamo sul lungo termine dell'evoluzione prudenza e etica consigliano di non correre il rischio della roulette delle mutazioni genetiche. Quindi i vaccini non sono la causa delle varianti virali, come gli antibiotici non sono la causa dei ceppi di batteri resistenti. La causa, in questo caso, è semmai il cattivo uso degli antibiotici, quando non si prendono fino a eradicare completamente l'infezione. Esattamente quello che sta succedendo con il covid per i tanti che potendo vaccinarsi rifiutano di farlo perché vanno dietro alle parole di uno che non avrebbe superato un pre esame di biologia ma ha fatto carriera nella Lega!

sabato 11 settembre 2021

Del ricordo e delle rimozioni


Da anni gira questa foto intorno al ricordo delle foibe e poco si è ragionato perché sia proprio questa foto ad essere fino ad oggi la più usata, anche da parte di importanti esponenti nazionali della destra. La foto, usata per dire dei crimini dei partigiani di Tito, è di un plotone di soldati italiani, di fascisti per essere chiari, che fucilano cinque abitanti del villaggio di Dane presi in ostaggio qualche giorno prima. Il fatto avviene a Loska Dolina, Slovenia meridionale, il 31 luglio 1942 ed è stato ampiamente documentato da Nicoletta Bourbaki, gruppo di lavoro sul revisionismo storiografico.

C'è qualcosa di drammaticamente simbolico in questa scelta iconografica, chiamiamola scelta, che non può essere solo frutto di ignoranza, in questo caso la destra potrebbe appellarsi a una qualche sgangherata attenuante. No, nessuna attenuante. 
La scelta di questa foto è la storia che si fa viva proprio là dove se ne invoca il tradimento. Si trattasse di buona fede si potrebbe dire di essere di fronte a una plateale ammissione di colpa, quasi una rimozione che volente o nolente riaffiora.

Partenze

Quando ancora si poteva entrare nelle stazioni ferroviarie delle grandi città senza avere un biglietto, l'uomo andava ogni giorno in stazione per prendere il treno. Si svegliava presto, metteva l'abito buono e faceva la poca strada che separava la sua piccola casa da quello che certamente sarebbe stato il suo treno. In stazione tutti conoscevano quell'uomo strano che ogni mattina cercava il binario da cui sarebbe partito il treno che lo avrebbe portato chissà dove. Nessuno lo sapeva, forse neanche lui.

L'uomo esaminava i binari con meticolosità pignola. Faceva correre lo sguardo sulla superficie di ferro per capire dalla lucentezza se si trattasse di binari utilizzati frequentemente o arrugginiti e ormai in disuso. Dopo averli passati tutti in rassegna andava via. Ogni giorno la stessa scena. Tornava a casa senza avere trovato il suo treno e nessuno sapeva dire se questo lo rendesse più afflitto o sollevato. Nessuno riusciva a leggere l'espressione del suo volto quando lasciava la stazione ma sapevano che avrebbero rivisto quell'uomo il mattino dopo.

Passarono molti giorni prima che gli inservienti della stazione di accorgessero che l'uomo che ogni giorno cercava il suo treno non si faceva più vedere. In stazione si accedeva ormai con il biglietto e quell'uomo non ne aveva. Forse era stato fermato dalla vigilanza all'ingresso, forse aveva cercato un'altra stazione da cui sarebbe partito il suo treno.

martedì 7 settembre 2021

Salentiade d'agosto et al

Linee. Ignoto. Tate Gallery di Melissano, 2021.



Un giorno non avremo altro da bruciare e non avremo nessuno a cui dirlo. Saremo cenere e fumo e nessun vento ci passerà vicino.

martedì 20 luglio 2021

Lezioni dall'acqua


Molti anni fa presi lezioni dall'acqua perché mi insegnasse la sua caduta lungo linee esatte. Le chiesi di condividere con me, giovane e inesperto, i segreti del suo essenziale sgocciolare nelle condotte che scendono dai tetti per gettarsi nelle cisterne scavate a mano e tornare in quel ventre da cui era fuggita tante volte e tante volte ritornata.


Quando le scuole che insegnavano l'elevazione erano affollate di studenti che venivano dai quattro angoli del mondo io scelsi, come pochi altri scolari, gli insegnamenti di colei che tornava alla terra dopo aver toccato il cielo il tempo necessario per un valzer di nuvole sulle note del vento. 
Quella maestra mi insegnava la dignitosa oscenità della caduta, la sottile arte di seguire vie rettilinee seminando il sentiero di segni perché altra acqua seguisse il cammino. Gli enigmi dell'acqua erano impenetrabili, nessuno osava rompere lo specchio della prevedibilità. Troppo alto il rischio di non confermare le attese. Tutti gli allievi preferivano ignorare le ragioni della caduta, il suo senso scarno e preciso. Solo i più smarriti osavano rispondere alle domande della sfinge, io ero tra quelli, i più preferivano fare scena muta. Spesso li ho invidiati.


Mi preparavo a sostenere l'esame finale con quella maestra tanto inflessibile quanto comprensiva. Parlavo poco dei miei progressi nella disciplina che aveva l'esattezza verticale delle lacrime e il guizzo violento delle emozioni che assalgono per un nonnulla appena percepibile.


Il giorno dell'esame non mi presentai. Tutto quello che avevo imparato era vano. I tubi che accompagnavano il cammino dell'acqua erano rotti, rimanevano gli anelli di ferro che li reggevano, fossili di colonne vertebrali che correvano lungo la schiena delle case. L'acqua non aveva più la sua spina dorsale. Di quanto avevo faticosamente imparato restava solo la necessità della caduta. Quella necessità che per secoli ha governato uomini e dèi non bastava più a superare l'esame.



lunedì 12 luglio 2021

Poi attraverseremo porte sbarrate


Poi attraverseremo porte sbarrate
sulla linea dei volti conosciuti.
Alla fiera del santo patrono
c'è la bancarella di abiti e parole usate,
quest'anno baratteremo gli occhi
per una maglietta arabescata.
Con un vestito bianco a fiori rossi e blu
andremo alla bancarella dei miracoli
per chiedere ali di rondini
e una voce da ascoltare la notte
quando il buio entra nelle ossa
e divelle i cardini dell'anima.

domenica 4 luglio 2021

È un giorno tondo oggi


È un giorno tondo oggi,
un giorno da saltare dal precipizio degli occhi e volare via,
petali di papaveri rossi e rose bianche.
Si scivola quasi sempre controvoglia,
è facile cadere sulle spine nei giorni sbagliati,
quando il vento sussurra i segreti della notte.
È un giorno giusto oggi,
senza scarti da desiderare e resti da rivendicare.
Abbiamo sospeso gli anniversari
con il ritegno delle giovani spose lasciate sull'altare,
in paese sfila la processione dei ritorni
nei giorni dedicati al pianto delle ricorrenze.
Oggi masticherò settanta fili d'erba
per farne un impacco da stendere sugli occhi,
la notte sarà serena, con stelle che non promettono nulla
e brinderemo con il vino che non fa male.



venerdì 18 giugno 2021

Frittura


Sono zeppo come un uovo di retorica e salse grasse
Dopo un’abbuffata senza freni ho dolori di stomaco e conati di vomito.
Un virus infame ci ha dichiarato guerra.
Le case sono distrutte da bombe di calore
e per le strade non si contano i cadaveri sventrati,
generosi di frattaglie che i migliori cuochi della nazione
ne farebbero prelibatezze da vincere sfide epocali.
I bambini vanno in giro scalzi e le poche scarpe rimaste
le conservano come reliquie appartenute alla Madonna.
Non abbiamo fatto in tempo a riprenderci dalla terza guerra mondiale
che ha prosciugato i conti in banca e arricchito i piagnoni in doppio petto
che ci tocca morire investiti da un autobus dopo il vaccino.
Ne abbiamo fatta di strada da quando per riprenderci la libertà
toccava salire in montagna e morire a vent’anni.
Oggi è sufficiente togliersi, sprezzanti, la mascherina chirurgica.
Che ingenui che erano prima!
Basta, vi prego.
Non servitemi più aria fritta che non ce la faccio più a mangiarne.
Troppa frittura fa male al fegato e io ho perso mia madre per il fegato.

 

domenica 13 giugno 2021

Acque


L'acqua bolle sul fornello, è pronta per calare la pasta. Altra acqua bolle nel ventre di Maria. O madre santissima, proprio oggi, giorno di Sant'Antonio piccolo che per quello grande toccherà aspettare settembre. Gli uomini alle messi e non abbiamo da festeggiarlo come merita. Scivola tra le gambe l'acqua e bussa forte alle porte del mondo questo bambino. Toccherà mettergli il nome del Santo. Se è maschio ho pensato di chiamarlo Luigi, proprio oggi dovevi nascere figlio mio, questo sgarbo non posso farlo al santo, il suo nome devo darti. Gesucristu meu beddhu, fuciti fuciti ca quai sta se apre u mare! 

Bolliva l'acqua sul fornello, la pasta non fu calata. Altra acqua bolliva nel ventre di Maria.

Di quel secondo nome mio padre non seppe nulla fino all'appello al militare quando non rispondeva presente ai suoi due nomi, ripetuti più volte da una voce sempre più concitata. Dovettero gridarli forte quei nomi, insieme alla data di nascita e paese di provenienza, perché scoprisse che aveva anche il nome di battesimo di Sant'Antonio, per non dimenticare il giorno che era venuto al mondo...o come dice lui, il giorno che ha piantato la bandiera su questa terra. 🌹

mercoledì 9 giugno 2021

La finestra azzurra


La finestra azzurra si affaccia sul mare,
sbircia l'orizzonte dalle ante socchiuse
di bocca aperta allo stupore.
Onde di parole si frangono
sugli scogli che disegna
sull'altro lato della strada.

Vanno e vengono i passanti,
acqua marina di giorni,
carezze di innamorati e spuma di bestemmie.

Vanno e vengono gli sguardi,
lontane albe e tramonti,
gatti cullati sul grembo di una donna.

A Roma ci sono finestre affacciate sul mare.

PS - non potevo fotografarla, amo le finestre ma ancora di più la riservatezza. C'era un viso nell'ombra delle ante azzurre e non potevo fare una foto ma volevo conservarne memoria e ho rimediato come ho potuto.

mercoledì 2 giugno 2021

Le radici e il fiore

Ho l'impressione che sia poco sentita la festa della Repubblica ed è un peccato, certamente meno sentita del 25 aprile. Eppure c'è una innegabile linea genealogica tra le due ricorrenze. Senza la Liberazione nata dalla Resistenza non ci sarebbe la Repubblica. Sicuramente il 2 giugno soffre del peso retorico che devono sopportare le ricorrenze istituzionali, mentre il 25 aprile conserva quell'afflato che è degli eventi corali che nascono senza crismi e benedizioni ma affondano le loro radici nel terreno più profondo dell'anima. Eppure se il 25 aprile rappresenta le radici, il 2 giugno è il fiore della stessa pianta. Sulla scalinata della galleria nazionale di arte moderna di Roma la precedente epigrafe a caratteri cubitali "time is out of joint" è stata sostituita da un'altra, questa volta in italiano, "le radici devono avere fiducia nei fiori". Quante volte quella fiducia è stata tradita? Quante volte già dal giorno dopo la Liberazione? Questa è la domanda che pesa come un macigno sulla festa del 2 giugno. Buona festa della Repubblica 🇮🇹

venerdì 28 maggio 2021

Crepe e altro


Ci sono crepe nei muri e nelle strade che hanno la forza lieve di non essere un attributo del muro o della strada ma la sostanza intorno a cui si addensano le cose che in un caso è un muro, in un altro una strada di campagna, più spesso sono persone, con le loro storie, con le loro crepe. Ecco allora che quello che può sembrare a un occhio disattento un muro o una strada è uno specchio che riflette milioni di persone, di luoghi e tempi diversi, perché anche queste distanze dopotutto non sono altro che un necessario delirio.

Se hai avuto la fortuna di vedere le sacre mani impastare la farina per il pane allora capirai i passaggi che si aprono e si chiudono con la frenesia lenta della storia che i libri ignorano. Portoni chiusi con le pietre, finestre che si aprono e si chiudono al ritmo del respiro lungo secoli, battenti tarlati e rugosi di visi invecchiati nell'attesa di un altro giorno, vicoli che si invaginano per riemergere, fiumi carsici di luce e polvere, pagine di un calendario senza date, cunicoli aperti da decenni si chiudono per riaprirsi e richiudersi, onde di pietra che si sollevano e ricadono alle prime luci del mattino lungo i sentieri dei viandanti che non hanno ancora raggiunto la loro destinazione. Si cammina sugli antichi passi e nessun sentiero ammette ritorni, nuovo impasto copre il vecchio e la pasta si trasforma tra le dita, sempre diversa e sempre uguale. Se hai visto all'opera le sacre mani capisci d'essere farina e acqua nell'impasto del tempo, attesa di lievitazione per un forno già caldo, pasta stesa nella notte al segnale del fornaio, impasto che riposa sotto le coperte per lievitare dopo le preghiere di buona ventura. Il fornaio passa in bicicletta per ritirare l'impasto lievitato sull'asse lungo, in equilibrio sulla spalla. In ordine le forme, segnate da una croce.



martedì 11 maggio 2021

Cadeva la pioggia


Cadeva pioggia di pane sul tuo letto di rose,
cadevano i sorrisi sui silenzi di biancheria pulita,
il luogo della verità non ti aspettava,
con le mani e la bocca impastavamo menzogne
per domani vestiti di vento.
Ti saluto dai campi di pietra
dove le rose hanno il tuo nome
e un suono di campane le accarezza,
ogni giorno le innaffio con le tue parole.
Ti saluto da questo lato delle nuvole
dove il rumore è assordante e il silenzio non fa paura.
Imparerò a guardarti con un sorriso
come un tempo a muovere i primi passi
quando il miracolo era nei pochi metri in piedi.
Ti saluto dalla terra dei santi ubriachi di giorni,
bevitori senza misura di lontananza e vino guasto.

venerdì 16 aprile 2021

Il pane del mio paese

Nei piccoli paesi la vita si spartisce come si spezza il pane a tavola. Nessuno ne mangia da solo, a tutti tocca un pezzo e a volte capita che a uno tocchi il pezzo di un altro. È questo l'inferno e il paradiso della provincia e se non lo attraversi nei gironi dell'umana commedia che dalla nascita conduce alla morte non ci sono stelle che il firmamento possa mostrarti.
 

giovedì 8 aprile 2021

Resterà il dolore


Resterà il dolore che non abbiamo confessato
sulle note del preludio n. 4 op. 28 di Chopin
spina conficcata negli occhi
e tutto quello che sapremo provare
è un senso di opprimente bellezza
che impasta la bocca di parole
che non sappiamo dire.
Negli occhi una lacrima battesimale,
nelle mani il sacro che rimane.

sabato 3 aprile 2021

Il vento non basta

Il vento non basta per essere vento. È questo lo strazio benedetto d'essere umani, sentire il dolore di una carezza sulle mani che non bastano per essere mani. Impasto di simboli per le messe dei campi pesa sul cuore che non basta il cielo per tutta la luce che scorre tra le dita. Non basto io che oggi sono quello che è rimasto.

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