Nei piccoli paesi la vita si spartisce come si spezza il pane a tavola. Nessuno ne mangia da solo, a tutti tocca un pezzo e a volte capita che a uno tocchi il pezzo di un altro. È questo l'inferno e il paradiso della provincia e se non lo attraversi nei gironi dell'umana commedia che dalla nascita conduce alla morte non ci sono stelle che il firmamento possa mostrarti.
"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
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Mi fai venire in mente alcuni ricordi di un po' di anni fa quando in estate andavo in un paesino nell'entroterra del levante ligure dove in piazza c'era il forno comune dove tutti potevano cuocere il pane o la focaccia. Era un gran bel momento di condivisione e, per quanto ne so, lo è ancora oggi in quel paesino.
RispondiEliminaUn salutone
direi un’immagine perfetta
RispondiEliminaHo vissuto, per questioni di età e credo di latitudine natale, la condivisione del pane, dall’impasto collettivo in cui tutte le donne si alternavano, fino alla cottura, anch’essa collettiva, perché non tutti potevano permettersi un forno a legna privato.
RispondiEliminaPoi c’era il momento della condivisione a tavola, il pane che scrocchiava sotto la pressione delle nocche, quand’era fresco, e che veniva tagliato a fette tutte uguali col coltello grande. Mi riesce difficile immaginare un momento in cui il pane di qualcuno toccasse a qualcun altro, se non con la morte di qualcuno, perché anche chi non era seduto a tavola a mangiare, aveva con sé il suo pezzo di pane e il companatico.
Oggi il pane non è più simbolo di alcuna condivisione o di appartenenza, capita anche spesso che non ci sia proprio in tavola, per diversi motivi, e anche quando c’è è un prodotto pre-lievitato, precotto e surgelato, che il giorno dopo è gomma e il terzo giorno è più duro dei sassi.
Ciao
e la vecchia parola, che oggi sembra desueta "compagno" - pare deriva da cum «insieme con» e panis «pane», propriamente «colui che mangia il pane con un altro»
RispondiEliminaIl pane che si divide è proprio la vita. Se volete è una sublimazione delle relazioni sociali delle piccole comunità, con tutti i loro pregi e le mostruose degenerazioni che arrivano a vivere la vita altrui invece della propria. Un abbraccio a tutti.
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