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venerdì 30 agosto 2024

Eros e auto

Date le attuali condizioni di impossibilità di determinare con esattezza arbitraria la posizione sessuale e la quantità di moto erotico senza un errore superiore alla misura, entrare in auto equivale a indossare un guanto anticoncezionale per fare sesso sicuro! Lo spostamento dell'oggetto del desiderio erotico ha investito gli interni dell'auto di fattezze vaginali, mentre l'esterno diventa surrogato penico per corpi cavernosi in cerca di identità. Il guidatore, vestito interamente il corpo-fallo del dispositivo protettore, tra scocca e airbag, dà sfogo alla foja penetrativa con occhio sgranato e piede pesante che dall'acceleratore spruzza di liquido germinale il cilindro stantuffato dal pistone nel tripudio eiaculatorio che dall'albero motore si trasmette ai centri del piacere. Non ha varianti sessuali l'atto impuro. Il maschio e la femmina si confondono nell'orgasmico brum brum, infantile prosecuzione del è mio è mio: possessivo qualificativo della specie umana dalla tenera età. È questa monosessualizzazione marziale che sfugge ai terrorizzati del genere, che si fanno distrarre da televisive Olimpiadi dell'inane e non vedono la priapica erezione delle auto che si allungano di un centimetro all'anno. Il maschio nell'auto realizza se stesso; può finalmente mostrare la sua autentica natura: un inguantato membro della società del benessere. La femmina non ha più motivo di contestare l'improvvida invidia penis, perché finalmente ne ha uno, anzi ne è uno. L'atto impuro dicevo, perché guidare è atto masturbativo e solitario, privo di qualsiasi potenza generativa. Il pedone incontrato per la via disturba la foja manuale e l'auto sbanda come bimbo sorpreso a fare marachella.
Ognuno guida solo! L'Essere-per-la-guida è davanti a noi, nessuno può sfuggire.

venerdì 26 luglio 2024

Contabilità à la carte

Da un po' di tempo è tutto un fiorire di "analisi" sui materiali che servono per fare le batterie delle auto elettriche, quanto inquinano, quanto costano ecc. ecc. Spesso queste analisi sono corredate da immagini improbabili ma efficaci a creare un senso di paura. Da parte degli stessi autori di queste analisi non abbiamo mai visto altrettanta acribia sul fronte delle auto a motore. Nessuno di questi neoecologisti, e spesso nel novero ci sono pure associazioni che sostengono di essere ambientaliste, che si sia preso la briga di fare conti altrettanto dettagliati sul materiale richiesto per costruire oleodotti, gasdotti, navi metaniere e petrolifere, centrali di compressione, depositi e distributori di benzina, camion per trasportarla dal deposito al distributore, trivelle, piattaforme petrolifere, raffinerie, reagenti per abbattere emissioni, terre rare nelle marmitte catalitiche... Mi fermo?

La realtà non è affatto idilliaca, non lo è affatto, e qualsiasi tecnologia comporta rischi ambientali, sociali e politici. Non è infrequente dover ricordare quel maledetto secondo principio della termodinamica a chi disinvoltamente ne farebbe volentieri a meno!

A proposito di rischi sociali e politici, scusate la digressione, c'è qualcuno che sappia dimostrarmi che i paesi produttori di petrolio sono paradisi della democrazia e dei diritti sociali e civili?

Insomma, per farla breve, io posso pure passare sulla contabilità ambientale alla bisogna, è roba per miserabili ma pazienza, ma che brandisca la giustizia internazionale chi non se n'è mai fregato un tubo di nessuno che non fosse parente di sangue, questo no. Questa roba qua non è solo roba da miserabili che "difendono le auto degli italiani", questa roba puzza di petrolio da lontano! Questa roba è figlia di interessi precisi.

Detto questo, benvengano tutte le analisi sul ciclo di vita delle auto elettriche ma prima di leggerle io darei una sbirciatina al curriculum vitae et studiorum di chi le fa e pretendo, sì pretendo, di trovare studi analoghi e altrettanto dettagliati sulle auto a motore e sui combustibili fossili. E soprattutto pretendo di trovare un rigoroso sostenitore di lunga data dei diritti sociali dei lavoratori, di qualunque nazionalità.

Buon futuro!

domenica 2 giugno 2024

Della res publica

Patria, nazione, nazionalismo. Sono concetti diversi, sebbene possano confondersi sui loro confini. La prima evoca una dimensione sentimentale e spirituale (la terra degli avi), laddove la seconda è carica di tensioni storiche e geografiche. La terza è una degenerazione prepolitica e tribale che assurge alla grande dimensione. In questo caso la storia diventa un pretesto in mano a un manipolo di bruti. 

La sinistra ha sempre sofferto la confusione tra questi termini e per rigettare il terzo ha sacrificato il secondo e spesso rinnegato il primo, aiutata in questo anche dalla sua cultura internazionalista, fieramente internazionalista. Questo ha lasciato campo aperto a ciurmatori professionisti che si definiscono patrioti pur discendendo da chi voleva svendere la patria all'invasore nazista con cui quei "patrioti" s'erano alleati. I veri patrioti sono stati i partigiani che quei traditori della patria hanno combattuto e sconfitto. I veri patrioti sono quelli che hanno promosso politiche a tutela della res pubblica, dei diritti di tutti, della sanità pubblica, dell'istruzione per tutti.

La sinistra deve imparare a gridarlo forte, rivendicando i concetti di nazione e patria evitando le degenerazioni degli imbecilli il cui motto è più Italia meno Europa, Salvini o Giorgia che si vogliano fare chiamare. 

Buona festa della Repubblica italiana 🇮🇹

giovedì 25 aprile 2024

Testamento del vecchio partigiano

...infine vi lascio un giorno che sembra come gli altri giorni ma non sarà un giorno come gli altri. Sarà un giorno per ricordare gli anni di parole soffocate in gola, le adunate festanti per forza, i signorsì imposti dalla tradizione dei padroni e ricorderete i documenti falsi, le tane da animali scavate con le mani per tornare finalmente uomini, ritroverete nella memoria le armi trafugate, le trepidanti attese e le imboscate, ricorderete la paura che allatta il coraggio, le notti di luna piena per pareggiare conti sul libro contabile del fango che ci fa uguali, perché l'uomo mangia pane e libertà, diventa i suoi sogni perché di questi è fatto. In quel giorno sentirete il dolore dei papaveri calpestati e i sassi torneranno a sanguinare. Vi lascio un giorno difficile ma confido che saprete sostenerne il peso.

Figli miei, se non imbraccerete la legge come io ho dovuto imbracciare il fucile, quel giorno sarà sempre più breve e diventerà uguale agli altri giorni. Fino a quando quel giorno non si confonderà con le altre ricorrenze vi servirà per riconoscere gli uomini liberi, servirà per riconoscervi liberi.


Buon 25 aprile 🌹

venerdì 8 marzo 2024

Considerazioni tardive su una tornata elettorale, forse precoci sull'altra

Supponiamo di voler campionare una popolazione per stabilire quanti sono più alti di 170 cm e quanti sono più bassi. Si prende a caso un campione della popolazione e si misura l'altezza di ciascun individuo. Alla fine delle misure le due percentuali sono molto vicine al 50%, ma una delle due è leggermente superiore. L'analisi dei dati conclude che le due percentuali non sono statisticamente significative. In altre parole, più rigorose, commetteremmo un errore statisticamente inaccettabile se dicessimo che le due percentuali sono diverse. 
Possiamo leggere con questo metro il risultato delle elezioni sarde, con circa 1500 voti di scarto che separano la coalizione vincente da quella perdente su circa 750.000 votanti effettivi. Un metro che tuttavia non può non tenere conto di differenze fondamentali: le elezioni democratiche non sono un'estrazione casuale da un campione. Chi vota si presume lo faccia per una ragione precisa, che sia informato di quella ragione. Tutti i distinguo dunque vengono meno se alle elezioni viene meno la componente razionale, informata, politicamente cosciente. La tifoseria in politica avvicina le elezioni a una estrazione a sorte tra due diversi tipi di soggetti di una popolazione. L'analisi statistica dei risultati direbbe che non ci sono differenze significative e che la prevalenza di un tipo sull'altro è dovuta a fattori casuali ma noi siamo esseri razionali(zzatori) e il caso non ci piace. È giusto che non ci piaccia e tutte le analisi del risultato sardo mi parlano di questa ostinata resistenza al caso ma tutto quello che chiamiamo post-democrazia sta portando il caso al centro del palcoscenico della storia. Facciamocene una ragione! 
Evito considerazioni di più corto respiro, altrimenti dovrei parlare di vecchi e nuovi trasformismi e quella che è celebrata come una vittoria rischierebbe di passare per una sconfitta.
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