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mercoledì 29 luglio 2020

Ci attende fedele

Il Dio Anubi con il caduceo e vestito della clamide romana, statua del I-II sec. d.C., è uno dei più chiari esempi di come le tradizioni religiose si fondano, si intreccino, mutino fino a fare riconoscere la necessità di parlare di una sola tradizione religiosa, risultato e processo di un meticciato che dura da millenni. Era tipico della Roma imperiale inglobare le religioni incontrate ma a scala più lenta e più ampia è tipico della storia delle religioni. Gli elementi di una religione vengono cooptati in un'altra, inglobati, ammessi o rivoltati nei loro significati simbolici, vedi il serpente, simbolo di saggezza per Atena e Ermes e di perdizione per la cultura giudaica e cattolico-cristiana. La statuaria antica e moderna è un tesoro di testimonianze in tal senso ma la statua del dio Anubi è quasi didascalica e il fatto che la statua sia ospitata nei musei vaticani rende ancora più chiara e preziosa la testimonianza della contaminazione da cui nasce la purezza pro-tempore.
Intanto il Dio Anubi ci attende, fedele.

martedì 28 luglio 2020

La gloria

Un gran libro, davvero un gran libro dove il male oscuro raggiunge vette altissime. Autore trascurato Berto ed è un peccato. Giuda è figura da millenni dibattuta e che fosse un cardine della redenzione non è novità, Borges nelle sue divine Finzioni cita un trascurato teologo di inizio 900 che porta la figura di Giuda fuori dal pantano della perdizione e per questo paga il fio. La peculiarità di Berto, tra le altre, è fare esplodere quel paradosso che si manifesta quando le cose di Dio incrociano le cose degli uomini, far sentire il dolore dell'assillo quando grande e piccola scala si incontrano. Faccio un esempio, se uno mi dice "lascia che i morti seppelliscano i morti" quando chiedo di lasciarlo per onorare i defunti io lo mando al diavolo, senza se, senza ma e senza ripensamenti, al diavolo lui e la sua scala universale. Eppure il paradosso resta. È il conflitto, apparente o reale è appunto una questione di scala, tra le cose di Dio e le cose degli uomini. Sono un essere di piccola scala che aspira all'universale convinto che solo l'unione di piccole scale può salvarci. Giuda è la figura icastica di questo paradosso. Necessario il suo tradimento al compimento del disegno. Necessaria la sua perdizione eterna alla manifestazione della gloria eterna. Giuseppe Berto ha messo il dito nella piaga di questo paradosso. Giuda condannato ad agire male per operare il bene come prima e dopo di lui il Mefistofele di Goethe.

sabato 25 luglio 2020

Vivi reggemmo le nostre spoglie

Vivi reggemmo le nostre spoglie,
noi, fratelli dei cani,
sentimmo nella carne l'ostilità dei desideri.
Le ferite del mondo fasciammo
con la nostra pelle
fino a restare nudi al sale dell'ingiuria.
Prodighi di parole,
era il nostro corpo il pane dell'offerta.
Prendete e mangiatene tutti
in remissione dei miei e dei vostri peccati.

giovedì 23 luglio 2020

Domande

Il terremoto non è nell'Arma, come titola l'articolo del Corriere della Sera. Il terremoto è nello Stato. So perfettamente che è facile intervenire a fatti compiuti ma in questi casi mi sono sempre chiesto se veramente mancassero indizi o segnali di un comportamento che doveva allertare l'attenzione dei vertici. Mi chiedo se veramente una valutazione psicologica attenta non avesse potuto far sorgere qualche dubbio circa la corretta condotta di un esponente delle forze dell'ordine.

E' un lavoro complesso e merita rispetto, chi lo svolge ha enormi responsabilità e proprio per questo deve rispondere ai più alti criteri dell'etica. Lo stesso ha il dovere di fare chi ricopre posizioni di vertice e proprio per le posizioni che ricopre ha responsabilità ancora maggiori. Allora la domande si fanno ancora più assillanti.

Davvero mancavano indizi di un atteggiamento violento? Davvero sono mancati segnali, frasi, occhiate, battute tra colleghi che potevano destare attenzione? Quali sono i criteri di valutazione psicologica di un soggetto che per mestiere è tenuto a portare armi che possono uccidere? Quali sono le regole di ingaggio di chi per mestiere è titolare dell'uso della forza per evitare lo stato di natura dove ognuno può usare la forza per appianare le contese? Quale responsabilità hanno i vertici e gli stessi colleghi che per corporativismo hanno chiuso uno o entrambi gli occhi di fronte a segnali, frasi, occhiate, battute che rivelavano un carattere incline all'abuso di potere? Quanto questa trascuratezza, chiamiamola così, ha inciso in quello che è accaduto nella scuola Diaz, nella caserma di Bolzaneto? Quanto questa trascuratezza, chiamiamola così, ha deciso la morte di Federico Aldrovandi, di Giuseppe Uva, di Stefano Cucchi e di tanti altri? Quanto questa trascuratezza, chiamiamola così, ha deciso dei depistaggi, delle coperture, delle menzogne che hanno infangato i processi? Infine quanto questa trascuratezza, chiamiamola così, sta decidendo della putrefazione della fiducia nello Stato?

Questi crimini sono colpi mortali allo Stato perché coinvolgono chi è chiamato a farne rispettare le leggi. Proprio per la delicatezza del compito le autorità sono tenute a espellere questi soggetti al primo (ripeto, al primo) segnale di carattere incline all'abuso di potere. Proprio per la delicatezza del compito le autorità che non lo hanno fatto se quei segnali ci sono stati devono rispondere di quei crimini.

Non si tratta di responsabilità penale, quella è personale e circoscritta ai fatti. Io parlo di una responsabilità storica, di una responsabilità politica di fronte allo Stato. Una responsabilità per occhi meno miopi di quelli che giustamente deve avere il diritto penale.

mercoledì 22 luglio 2020

Passeggiata romana

Roma è la città dei generosi nasoni
che danno da bere ai viandanti assetati,
Roma è la città delle rovine prepotenti
degne della reverenza dei caduti,
Roma è la città dei vecchi casolari
che piangono l'orizzonte dell'infanzia.

Roma è la città millantatrice di salvezza,
continua a fare promesse che non sa mantenere.

Roma è il mausoleo dove giace il tempo
e noi figli suoi per nascita o adozione
siamo gramigna sulla tomba
incustodita.

sabato 11 luglio 2020

ancora oggi ride

La partita finisce con la vittoria dell'Italia. Il partigiano non trattenne la sua gioia, esultò fuori dal protocollo. Non sono mai stato tifoso ma a 13 anni fui travolto dall'onda che investiva tutto il paese, non quello di oggi, con la P maiuscola, proprio il paese, quello dove sono cresciuto. Fuori dai suoi confini c'era il mare e allora è lì che si va per festeggiare. Tutti in auto, papà e mamma davanti, io dietro. Altre auto lungo la strada, tutte con una sola destinazione, il mare, tutte strombazzanti clacson eccitati. Corri papà, corri, supera, supera, suona, suona, suona. Non poteva superare ma suonare il clacson sì e allora suona papà e papà suonava il clacson all'impazzata,  suona di più, suona di più, mamma che rideva, suona ancora, ancora, non ti fermare, suona ancora. La fila di auto incolonnate... suona ancora. Arrivammo a destinazione con il clacson dell'auto sfiatato che dava gli ultimi rantoli di un raglio senza forza, papà sconsolato e mamma che rideva che a raccontarla ancora oggi ride.

lunedì 6 luglio 2020

Mia madre ha il volto di luna piena

Mia madre ha il volto di luna piena,
la sera si leva con il vento.
Con un sorriso sulle labbra
e un occhio mezzo chiuso
accenna a uno scherzo,
un nascondiglio dove cercarla.
Fa capolino dietro case basse.
Lei non capisce i palazzi alti,
sono posti innaturali
gabbie di gente lontana.

Al telefono ci diciamo
che guardiamo lo stesso cielo.

sabato 4 luglio 2020

il ritardo della lavanda

Canto il ritardo della lavanda
e lacrime di caffè,
canto parole anchilosate
per un battito di ciglia.
Da una goccia di sangue
sgorgano i giorni di luglio
e la pioggia che rinfresca.
In attesa di un sole che mi rinneghi
conto le cose che abbiamo fatto
e quelle che non faremo.
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