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domenica 18 dicembre 2011

Il diario ai tempi della rete

Il termine blog è una contrazione di web-log, in altre parole diario in rete. Secondo Wikipedia a febbraio scorso c'erano più di 156 milioni di blog nel mondo. Non conosco stime affidabili del numero di blog in Italia, si va da 500.000 ad almeno 3 milioni.
In rete ci sono blog di tutti i tipi, di politica, di informazione scientifica, sport, viaggi, poesie, ricette, musica, racconti, ecc. ecc.
Indipendentemente dai contenuti dei blog mi sono sempre chiesto per quale motivo una persona decida di aprire un blog, va da sé che mi chiedo anche perché una persona decida di chiuderlo, come feci io ad un anno dall'apertura di questo blog, salvo ricredermi tre mesi dopo!
Prendo spunto dall'ultimo post di Aldo, alias il Monticiano, per fare (e continuare a farmi) alcune domande.
Cosa spinge a scrivere qualcosa che sia disponibile alla lettura di altri? Quali sono le caratteristiche della comunicazione nei blog? Si tratta davvero di comunicazione? Quali sono le modalità di aggregazione dei lettori intorno ad un blog? Perché si decide di lasciare un commento in un post? E perché si decide di non lasciarne affatto?
Mi piacerebbe nascesse un confronto e una riflessione su queste domande che rigiro a chi passa da queste parti augurando a tutti buone feste.

giovedì 15 dicembre 2011

Teneramente malato di ricordi

Risalgono onde tumultuose
di giorni apparentemente speciali
che orologi lenti rintoccano.
Mare in burrasca e raffiche di vento
sferzano vele strappate.
Quando la tempesta si placa
lascia sulla spiaggia relitti,
ad asciugare al sole inutile
di un'altra giornata serena.

Le bucce di pomodoro nella minestra e smorfie di rifiuto, i furti di mollette colorate dai fili di bucato delle vicine per farne collezioni segrete, la frutta grattugiata che non mando giù, l'impasto dolce dei taralli che prendo dalle mani di mia nonna, il mio cane Gerri e un gatto tigrato più grande di me, quattro sedie e una coperta a fare un letto provvisorio per il riposo pomeridiano al mare, una fetta di pane con zucchero e poche gocce di vino, il formaggino sciolto nella pastina, la mia prelibatezza, le scarpe sporche di terra di mio padre al ritorno dal lavoro, il mosto dolce d'uva appena pigiata da mio nonno, non berne troppo che ti fa male, un albero di fico enorme ed un pozzo scuro, il profumo del pane appena sfornato, un vecchio accucciato nel camino vicino al fuoco e la grande madre che sorride delle stranezze di quell'uomo bambino che l'anima ha milionaria, le frittelle di mia zia che, bambina poco meno di me, inventa dolci e mi legge poesie che non capisco, i sanapi e la fritta dai campi selvatici e generosi, le dieci lire regalate dal vecchio maresciallo con la promessa di essere buono, il pane abbrustolito come solo mio padre sa fare, sul fuoco, poi bagnato e di nuovo sul fuoco, e la zuppa di grano di mia madre, i pezzetti di carne di cavallo con buccia di arancia e cannella, il lunghissimo richiamo della nonna del mio compagno di giochi, sirena alla fine di un turno di lavoro, che interrompe le scorribande per i campi, Biagiiiiiiiiiiiino...

Immagini acute di tavolozza cangiante, caleidoscopio di segni insepolti.
Che colore ha il tempo? Che sapore ha il tempo? Che odore ha il tempo? Quali i suoni e la consistenza?
Certi giorni sono lunghi come anni. Di anni corti come giorni diceva il poeta. Bizzarrie del tempo, che danza sulla musica della memoria, incurante delle cadenze del cuore.

Oggi è durato quarantatré anni. Ho bisogno di regalarmi qualcosa di speciale, come le parole di Esenin, recitate da Carmelo Bene, che trascrivo, e la delicatissima trasposizione di Angelo Branduardi.


Confessione di un teppista

Non a tutti è dato cantare,
non a tutti è dato cadere
come una mela ai piedi altrui.
E’ questa la più grande confessione
che possa farvi un teppista.
Io vado a bella posta spettinato
col capo come un lume a petrolio sulle spalle.
Mi piace rischiarare nelle tenebre
lo spoglio autunno delle vostre anime.
Mi piace che i sassi dell’ingiuria
mi volino addosso come grandine di eruttante bufera.
Allora stringo solo con le mani più forte
la bolla dondolante dei capelli.
M'è così dolce allora ricordare
lo stagno erboso e il fioco stormire dell'animo
che un padre e una madre lontani,
cui non importa di tutti i versi miei,
cui son caro come il campo e la carne,
come la pioggerella che a primavera fa soffici i verdi.
Loro verrebbero a infilzarvi con le forche
per ogni vostro grido scagliato contro me.
Poveri, poveri genitori contadini!
Siete di certo diventati brutti,
temete Iddio e le viscere palustri.
Poteste almeno capire
che vostro figlio in Russia
è il migliore poeta!
Non vi brinava sul cuore quella sua vita,
quando coi piedi nudi si bagnava nelle pozze autunnali?
Ora invece cammina in cilindro
e scarpe di vernice.
Ma vive ancora in lui l’antica foga
del monello campagnolo
che ogni cosa vuol rimettere a posto.
Ad ogni mucca sulle insegne di macelleria
egli manda un saluto di lontano.
E incontrando in piazza i vetturini,
e ricordando l’odore di letame dei campi natali,
è pronto a reggere la coda a ogni cavallo
come lo strascico d’un abito nuziale.
Io amo la patria.
Amo molto la patria!
Anche se copre i suoi salici di rugginosa mestizia.
Mi sono cari i grugni imbrattati dei maiali
e nella quiete notturna la voce risonante dei rospi.
Io sono teneramente malato di ricordi d’infanzia,
sogno la bruma delle umide sere d’aprile.
Come per riscaldarsi il nostro acero
s’è accoccolato al rogo del tramonto.
Quante volte mi sono arrampicato sui rami
a rubare le uova dai nidi dei corvi!
E’ sempre lo stesso anche ora, con la sua cima verde?
La sua corteccia è dura come allora?
E tu, mio prediletto,
fedele cane pezzato?!
Per la vecchiaia ora sei stridulo e cieco
e vaghi nel cortile, trascinando la coda penzolante,
senza più ricordare dove sia la porta e dove la stalla.
Come mi sono care quelle birichinate
quando, rubato alla mamma un cantuccio di pane,
lo mordevamo insieme uno alla volta,
senza lasciar cadere una briciola l’uno dell’altro.
Io non sono mutato.
Non è mutato il mio cuore.
Come fiordalisi nella segala fioriscono gli occhi nel viso.
Stendendo stuoie dorate di versi,
sì, voglio dirvi una parola tenera.
Buona notte!
A tutti buona notte!
Più non tintinna nell’erba del crepuscolo la falce del tramonto.
Stasera ho tanta voglia di pisciare
dalla finestra mia contro la luna.
Azzurra luce, luce tanto azzurra!
In quest’azzurro anche il morir non duole.
E che importa se ho l’aria d’un cinico
dal cui sedere penzola un fanale!
Mio vecchio e bravo Pegaso spossato,
mi occorre forse il tuo morbido trotto?
Io sono venuto come un maestro austero
a decantare e celebrare i sorci.
E la mia testa, simile a un agosto,
si effonde in vino di capelli ribelli.
E voglio essere una gialla vela
per quel paese verso cui navighiamo.

Sergej Aleksandrovič Esenin (1895-1925), Confessione di un teppista, 1921.


«In questa vita, morire non è una novità,
ma, di certo, non lo è nemmeno vivere.
»

Sergej Aleksandrovič Esenin, da Arrivederci, amico mio, arrivederci, 1925.

martedì 13 dicembre 2011

Rovesci

...e se una ragazza rom insieme a suo fratello avesse raccontato di essere stata violentata da due italiani solo per nascondere ai genitori di aver fatto l'amore con il proprio fidanzato?

...e se un cittadino senegalese si fosse avvicinato ad un gruppo di venditori ambulanti italiani e avesse fatto fuoco con una pistola uccidendone due a sangue freddo?

domenica 11 dicembre 2011

Domande di un contadino che non legge

Ogni volta che con i miei genitori passeggiamo per le strade di Roma mio padre non riesce a godere della bellezza di questa straordinaria città. La città gli piace, non è insensibile alla sua bellezza,  ma i suoi occhi non vedono solo la bellezza della città eterna, le parole che più spesso gli sento pronunciare sono: "Quanta gente è morta per fare questi monumenti, tutte queste chiese? Quanta schiavitù?".

V. Van Gogh, contadino.

Domande di un operaio che legge

Tebe dalle Sette Porte, chi la costruì?
Ci sono i nomi dei re, dentro i libri.
Son stati i re a strascicarli, quei blocchi di pietra?
Babilonia, distrutta tante volte,
chi altrettante la riedificò? In quali case,
di Lima lucente d’oro abitavano i costruttori?
Dove andarono, la sera che fu terminata la Grande Muraglia,
i muratori? Roma la grande
è piena d’archi di trionfo. Chi li innalzò? Su chi
trionfarono i Cesari? La celebrata Bisanzio
aveva solo palazzi per i suoi abitanti? Anche nella favolosa Atlantide
la notte che il mare li inghiottì, affogavano urlando
aiuto ai loro schiavi.

Il giovane Alessandro conquistò l’India,
Da solo?
Cesare sconfisse i Galli.
Non aveva con sé nemmeno un cuoco?
Filippo di Spagna pianse, quando la flotta
gli fu affondata. Nessun altro pianse?
Federico II vinse la guerra dei Sette Anni. Chi,
oltre a lui, l’ha vinta?

Una vittoria ogni pagina,
Chi cucinò la cena della vittoria?
Ogni dieci anni un grand’uomo.
Chi ne pagò le spese?

Quante vicende,
tante domande.

Bertolt Brecht, Domande di un operaio che legge, da Poesie di Svendborg, 1939.

venerdì 9 dicembre 2011

Perifrasi e appelli

"È scandaloso che la Chiesa italiana chieda più equità nella manovra, e non sia sfiorata dal dubbio che anche lei debba contribuire ai sacrifici chiesti agli italiani, pagando come ciascuno l’Ici sugli immobili."

Così cominciava questo articolo di ieri di Barbara Spinelli pubblicato da MicroMega.

Che dire? Questo può accadere quando parti anatomiche considerate nobili perché manifesto dell'animo prendono il posto di parti dal ruolo meno elegante, per quanto irrinunciabile, deputate al passaggio di materiale di scarico, e viceversa!

Su MicroMega è in corso un appello per chiedere che gli edifici di proprietà della Chiesa che non siano luoghi di culto paghino l'Ici (o Imu che sia). Io ho messo il banner in alto a sinistra del mio blog, fai la stessa cosa sul tuo blog.


Clicca qui per aderire all'appello di MicroMega.

Inoltre Avaaz.org, una organizzazione transnazionale che promuove appelli e petizioni, sta raccogliendo adesioni anche per quanto riguarda l'assegnazione gratuita delle frequenze della tv digitale e aprire un'asta pubblica di vendita, che frutterebbe diversi miliardi di euro alle casse dello stato. Quello delle frequenze gratuite è un'altro degli scandali cui tiene tanto la banda bassotti, perché piace al capo clan. La stessa resistenza non mi pare di vederla su altre misure.


Clicca qui per aderire all'appello di Avaaz.

mercoledì 7 dicembre 2011

Cortesia chiamo

La professoressa Morra entrava in aula, si toglieva il cappotto lo teneva per qualche secondo in mano e lanciando uno sguardo ai presenti sospirava declamando questi versi "Cortesia cortesia cortesia chiamo e da nessuna parte mi risponde". Chiedeva che qualcuno prendesse il suo cappotto e lo riponesse sull'attaccapanni.

Mi è piaciuta questa storia che mi ha raccontato Vito.
Intanto i tempi sono cambiati, sono passati più di vent'anni, ed è diventato difficile anche solo concepire che una signora possa chiedere che qualcuno le prenda il cappotto.

Cortesia cortesia cortesia chiamo
e da nessuna parte mi risponde,
e chi la dèe mostrar, sì la nasconde,

Avarizia le genti ha preso all’amo,
ed ogni grazia distrugge e confonde;
però se eo mi doglio, eo so ben onde:
di voi, possenti, a Dio me ne richiamo.

Ché la mia madre cortesia avete
messa sì sotto il piè che non si leva;
l’aver ci sta, voi non ci rimanete!

Tutti siem nati di Adamo e di Eva;
potendo, non donate e non spendete:
mal ha natura chi tai figli alleva.


Folgòre da San Gimignano (1270-1332), Cortesia cortesia cortesia chiamo

lunedì 5 dicembre 2011

Annotazioni

Trovo ingenuo meravigliarsi della manovra del governo Monti per quegli aspetti che deludono quanti, come me, si aspettavano una stretta più incisiva sui redditi alti, sui beni di lusso, sui capitali rientrati con lo scudo fiscale a favore di politiche redistributive verso le fasce più disagiate. Invece l'aliquota Irpef per chi guadagna oltre 75.000 € annui non è stata toccata, i capitali scudati pagheranno un addizionale e misero 1,5% e le auto di lusso scopriamo che hanno almeno 231 cavalli, quelle tra 100 e 230 evidentemente sono utilitarie!

Dicevo trovo ingenua la meraviglia per due motivi. Il primo motivo è che Monti è un uomo con una visione economica liberale di mercato, quindi meno incline di quanto non si possa sperare a sinistra alla supremazia politica, alle scelte redistributive ed a imporre vincoli e indirizzi al mercato. Il secondo motivo è che Monti e il suo governo hanno le mani legate da una maggioranza parlamentare che dovrà approvare quello che il governo delibera. Senza l'approvazione in Parlamento la manovra e il governo cade e questo aprirebbe la strada ad uno scenario molto poco gradevole per tutti, soprattutto per chi non è ricco, una strada tutta in discesa. Poiché la maggioranza relativa in Parlamento è ancora in mano al PdL le conclusioni sono facili. Sarà più insoddisfatta la sinistra della destra, è inevitabile.

Ma il motivo più importante per cui trovo ingenua e inquietante la meraviglia è che questa meraviglia rivela che si attendeva da Monti la palingenesi delle politiche nazionali. Errore gravissimo, segno del bisogno di un altro uomo della Provvidenza. Qualcuno dirà che è comprensibile dopo il precedente inquilino (abusivo) di palazzo Chigi ma io lo ritengo un segnale comunque inquietante.

Resta il fatto che Monti, per quanto io possa pensarla diversamente da lui, è persona seria e competente diversamente da quanti occupavano i posti di governo fino a poco tempo fa e ha più che dimostrato di non essere un seguace di un mercato selvaggio e senza regole. Tempo fa espressi qualche perplessità riguardo alla sua speranza nel primo governo del signor b. ma a suo vantaggio va detto che, a differenza di molti, si accorse dopo pochi mesi che aveva riposto fiducia in un cialtrone. Certo, se penso a quanti come Norberto Bobbio, Alessandro Galante Garrone, Alessandro Pizzorusso, Paolo Sylos Labini guardavano lontano e firmavano appelli per fermare l'ascesa al potere di un soggetto pericoloso torna ancora lo stupore e la rabbia per la temporanea (o strumentale) miopia di Monti nel '94 ma ad ogni modo si tratta di persona che oggi apre uno scenario politico e di comportamenti anni luce più rispettabile di quello che c'era una ventina di giorni fa.

Il fatto che Monti ci abbia in qualche modo, non del tutto, liberati dal suo predecessore non significa che non si debbano criticare le decisioni del governo, esprimere e manifestare il dissenso e fare di tutto perché la politica di sviluppo di questo paese prenda un'altra piega.
A questo proposito invito a leggere l'ultimo numero di MicroMega, il n. 7/2011, interamente dedicato ad un programma di sviluppo per l'Italia, scritto prima dell'insediamento di Monti.

sabato 3 dicembre 2011

Pensieri...altrui


"Ogni specie di uccello ha un suo modo di volare, ritmo, energia, dolcezza e poesia, quasi un modo suo di dare forma e consistenza all'invisibilità dell'aria. Siamo tutti occhi aperti su orizzonti unici." Luca

venerdì 2 dicembre 2011

Costanti universali

"La parola profilattico nell’Italia del 2011 è ancora un tabù. Almeno lo è per la Rai e per il ministero della Salute, che da pochi giorni è guidato da Renato Balduzzi. Non bisogna pronunciarla nemmeno in occasione della giornata mondiale contro l’Aids. Che è stata celebrata ieri, con una serie di trasmissioni su Radio 1. Ebbene, i conduttori e le redazioni dei programmi coinvolti nell’iniziativa, mercoledì scorso, hanno ricevuto un’email che lasciava adito a pochi dubbi: «Carissimi, segnalo che nelle ultime ore il ministero ha ribadito che in nessun intervento deve essere nominato esplicitamente il profilattico; bisogna limitarsi al concetto generico di prevenzione nei comportamenti sessuali e alla necessità di sottoporsi al test Hiv in caso di potenziale rischio. Se potete, sottolineate questo concetto.»" leggi il seguito sul Corriere della Sera.

L'ho sempre detto, essere coglione è una condizione ontologica, una costante universale, come la velocità della luce o la carica dell'elettrone, cambiare le condizioni al contorno non ne cambia il valore.
I governi cambiano, i coglioni restano!

giovedì 1 dicembre 2011

Lacerazioni

Io non posso dirmi un estimatore del Partito Democratico ma certo non mi sfugge che di fronte alle riforme proposte dal governo Monti c'è un partito che si lacera sull'innalzamento dei 40 anni di contributi per le pensioni (e 40 anni di lavoro sono tanti) e un partito che si oppone all'ICI e alla patrimoniale.

A proposito, per quanti hanno cominciato a lavorare seriamente intorno ai 35/40 anni - versando i contributi intendo - si sta pensando di attivare un servizio casa di cura annesso ad ogni posto di lavoro o direttamente una sezione pompe funebri?
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