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venerdì 31 agosto 2018

La cattura del gatto [Note (17)]

In origine il diritto naturale ha avuto il merito di laicizzare il diritto togliendo la fondabilità dei principi giuridici dalla sfera divina per ricondurli alla sfera naturale. Il diritto naturale moderno si fa risalire al filone di pensiero illuministico del XVII secolo, sebbene siano note le matrici teologiche della filosofia scolastica, altra prova, se dovesse servire, che la moderna cultura laica si è nutrita delle briciole della teologia! Ad ogni modo, seppure con visioni differenti, i grandi giusnaturalisti del XVI e del XVII secolo (Grozio, Hobbes, Rousseau) fanno riferimento allo stato naturale per scongiurare il ricorso alle ragioni divine. La fondabilità del diritto naturale si richiama, sia pure in modi differenti, alla lezione della natura e all’oggettività di alcuni principi fondamentali come il diritto alla vita, alla libertà, “e così via”. Opposta alla corrente del diritto naturale vi è quella del diritto positivo, che si richiama alla determinazione storica dei principi giuridici e alla impossibilità di dedurli dalla natura, bensì dalla ragione.
In questi tempi di rigurgito religioso dopo il “fiero pasto” laico, diventa centrale, per chi si richiama a un’etica fondata sui valori religiosi, il goffo riferimento al diritto naturale. Un saggio di tale impostazione è stato dato da Clemente Mastella ad AnnoZero di Michele Santoro su Rai Due, in un appuntamento dedicato ai diritti civili e al confronto sui discussi PACS (NdA, gli appunti sono evidentemente datati, per fortuna adesso le cose stanno diversamente!). Nella trasmissione, ovviamente, si parlava anche del diritto di riconoscimento giuridico per le coppie di fatto, ma di fronte alla domanda di un ragazzo di 21 anni se tenere la mano del proprio compagno durante la malattia può dirsi atto che rovina la famiglia tradizionale, il ministro di Grazia e Giustizia ha faticosamente, e anche nervosamente se i rapidi movimenti degli occhi rivelano ancora qualcosa, invocato i principi del diritto naturale dicendo che il saccente ragazzo affastellava una serie di argomenti che non potevano stare insieme. Che dire di fronte a queste “superbe fole”?, “Non so se il riso o la pietà prevale”, diceva sconsolato il poeta.
Ma tentando di far prevalere il riso, ricordo che in quella occasione il ministro ha dichiarato di aver studiato filosofia per un certo periodo della sua vita e che successivamente ha dovuto smettere. A parte essere stato preso da insana curiosità nel chiedermi a quale filosofo fosse arrivato il signor ministro negli studi prima di imboccare altra strada, mi è tornata in mente la famosa frase di Jean Paul Sartre, un filosofo successivo ad Agostino di Tagaste, che sosteneva: “siamo condannati ad essere liberi”. Ai signori del potere in vesti laiche e di altra foggia potrebbe essere utile (anche se sospetto fortemente della riuscita dell’impresa) far sapere che non si chiede che questo, scontare la nostra pena, come tutti del resto!

mercoledì 29 agosto 2018

La cattura del gatto [Note (16)]

Se la risposta teologica alle richieste di senso del vivere è sicuramente criticabile e da rifiutare per i suoi aspetti dottrinali, non può essere rigettata la domanda dell’umanità con tutto il terreno emotivo che la genera. Gli aspetti della sensibilità umana toccati da questa domanda, sia di ordine antropologico sia di ordine etico, sono troppo importanti e vanno ben oltre la dimensione teologica per essere lasciati solo alle religioni.
Hanno perfettamente ragione quanti affermano che i non riconosciuti limiti della cultura laica e liberale, che ruotano intorno alla presunta totalità della razionalità e dell’individualità, non fanno altro che cedere l’esclusività del discorso morale alle religioni. Tuttavia non hanno ragione quanti non riconoscono che alla cultura laica e liberale non può e non deve competere la prescrizione dei comportamenti all’interno del contesto definito dal diritto, ma compete unicamente la netta de-finizione di quei limiti invalicabili che la comunità si dà con il diritto stesso, anch’esso mutevole sotto la spinta delle categorie che emergono nel divenire storico.
Fatto salvo l’originario insegnamento all’amore, tradito e dimenticato dalle religioni quanto dalla cultura laica, la “morale” delle Chiese, che si leva a colmare spazi lasciati vuoti, si diletta in prescrizioni di imbarazzante banalità che entrano all’interno di quel limite virtuale quanto concreto definito dal diritto laico dov’è il territorio più intimo della persona, occupato dalla più recondita gioia e dal più segreto dolore. La banalità dell’etica del pettegolezzo emerge in tutto il suo squallore a fronte della reale perdita del collante umano che non fa più scorgere la comune sorte del genere umano al di là di ogni epoca e di ogni geografia.
Eppure a molti basta quel ricordo ormai stinto del messaggio di amore e perdono, ma se il tradimento dell’amore è cominciato nel momento in cui è stato necessario presentarlo come un comandamento, il perdono non è più sufficiente a tracciare la differenza tra cultura religiosa e cultura laica poiché se questa non lo conosce quella lo ha barattato per il potere e adesso parla di un perdono ormai dimenticato dall’alto di una balaustra, ad una folla osannante che tornata a casa benedirà Dio pensando al papa.

sabato 25 agosto 2018

La cattura del gatto [Note (15)]

Un aspetto che ho trovato rilevante dei Dialoghi sulla religione naturale di Hume è relativo alla domanda se “questo lieve moto del cervello”[1], ovvero il pensiero, possa racchiudere la realtà dell’universo. Qui si manifesta il dubbio sulla capacità del pensiero di comprendere la realtà universale. Kant porterà a sublimi vertici questo assunto e dovrà colmare le lacune della ragion pura con gli imperativi della ragion pratica. Dopo i grandi filosofi dell’Illuminismo, che indagano al limite del pensiero umano è la volta dell’idealismo tedesco che, insoddisfatto dei risultati raggiunti, abbatte i confini di quel limite per fare del pensiero espressione totale dell’esistente.
Il pensiero, in barba a quanti lo vogliono espressione ultima dell’autoriflessività dell’essere, è innanzitutto modalità dell’interazione tra enti assoggettati dalla contingenza del presente. Abitiamo le gabbie del passato e sogniamo la libertà del futuro congiungendo queste dimensioni del tempo con linee rette facili da tracciare, ma la vita è il regno della contingenza e noi siamo i suoi sudditi ribelli che ogni giorno hanno il dovere di ordire rivoluzioni di cui ignoreremo l’esito. Questo è il nostro èschaton.

[1] D. Hume, Dialoghi sulla religione naturale, in La religione naturale, Editori Riuniti, 2006, p. 73.

martedì 21 agosto 2018

La cattura del gatto [Note (14)]

Del Male e del Bene si è scritto e si scriverà, le lettere maiuscole o minuscole serviranno a definire l’universalità o la particolarità di questi concetti che, come segnalibri, disponiamo nel libro della nostra esperienza per portare memoria di fatti che altrimenti svanirebbero dalla memoria. Naturalmente siamo propensi a riconoscerne un’esistenza oggettiva, indipendente dalla nostra presenza, eppure per quanto concreto e tangibile possa essere l’effetto di ciò che chiamiamo male o bene, esso non esiste se non per la nostra sensibilità, per la nostra storia, per la nostra umanità. Questo non lo rende meno significativo ma decisamente più terreno. Nel male non vi è nulla che lo trascenda, che non sia in quella rete di significati che adottiamo di volta in volta per raccogliere i frammenti sparsi del vivere e disporli in un ordine che dia senso alla nostra esistenza, ma se l’argomento è valido per il male lo è specularmente anche per il bene.
Di categorie morali non vi è traccia in natura, in essa vi sono strategie di sopravvivenza, null’altro. Vi sono comportamenti morali, questo sì ma è cosa differente dall’esistenza di categorie morali. L’etica nasce dalla storia evolutiva che ha selezionato la vita sociale e ciò è accaduto non in vista dello sviluppo dell’etica bensì della sopravvivenza. La nostra è una specie sociale e la strada della nostra sopravvivenza è nell’essere animali etici ma non confondiamo la contingenza evolutiva per il disegno dell’universo. Cercare l’avallo nelle “ragioni della natura” è terreno scivoloso, poiché questa non è il regno delle valide ragioni di una sola specie e sarà prodiga di mille esempi che confermeranno e confuteranno le ragioni della nostra storia evolutiva. Siamo animali etici perché questo è nella nostra storia evolutiva.

venerdì 17 agosto 2018

La cattura del gatto [Note (13)]

Il desiderio o, per dirla con Nietzsche, la volontà di potenza dell’uomo è desiderio quasi sempre frustrato, non tanto dalla natura avversa, che serenamente ignora le nostre brame, quanto dall’asimmetrica disposizione di aspettative e realtà. Di mutevoli forme è stato vestito questo desiderio nella storia, talora esaltato nell’incarnazione divina nell’uomo, talaltra liberatosi dalla dipendenza divina con la scienza. Se in questo percorso è possibile ravvisare una direzione dall’uno all’altro abito, non è tuttavia estraneo alla storia degli uomini il ritorno delle vecchie mode.
In alcune letture della storia della scienza si narra che l'uomo cartesiano ha capovolto il proprio rapporto con la natura, e per questo diventa l'unico luogo della verità (lo aveva anticipato Agostino!), assorbendo la natura nella pianificazione della propria soggettività. E’ tuttavia possibile una maliziosa lettura in tutto ciò, magari richiamandosi a quella caduta di Zeus che il Prometeo di Eschilo conosce e non vuole rivelare al dio che lo tortura. Se il dono del fuoco della tecnica costituisce il principio dell’annientamento degli uomini è anche vero che con la fine degli uomini sarà eliminato ogni spazio sacrificale per gli dei e così sarà eliminato lo spazio della loro esistenza. Sarà questo il segreto custodito da Prometeo?
Forse il destino di déi e uomini è proprio questo, simul stabunt vel simul cadent. Se le cose stanno così allora sono da rivedere le ragioni della nascita della soggettività umana. L’uomo affermerebbe la propria soggettività solo per la vendetta di un titano!

lunedì 13 agosto 2018

La cattura del gatto [Note (12)]

L’individuo, ovvero l’indivisibile schizofrenico. Il concetto di anima, elaborato nel mondo occidentale da Platone, costituisce l’elemento fondante del concetto di individuo cristiano, ma se per Platone l’anima è modello di riferimento dell’azione corporea che nulla può modificare dell’ordine cosmico, per il cristiano è strumento di intercessione per la modifica del corso degli eventi. In Platone l’ordine immanente e quello trascendente non comunicano e non interagiscono, il primo deve imitare il secondo poiché questo ha abbandonato il mondo terreno che deve organizzare politicamente il proprio agire.
Platone vive in una cultura olistica dove il tempo scorre ciclicamente secondo necessità immanenti che gli dei non possono turbare. Il tempo cristiano è governato da una divinità che ha già deciso tutto e che può intervenire secondo disegni imperscrutabili. Il cristiano, eredita dalla cultura giudaica la storia nata dalla creazione del mondo che scioglie il circolo del tempo rendendolo lineare e progressivo verso una meta di salvezza. La giustizia dei greci è scalzata dalla colpa dei cristiani e se l’una riguarda l’ordine universale, l’altra investe i singoli individui, se l’una è costante tensione tra mondo terreno e mondo delle idee, l’altra si esaurisce nella (con)fusione dei due termini.
La cultura cristiana è caratterizzata da una rilevante componente nichilistica, nei termini in cui nega l’importanza del mondo terreno e desidera vivere nell’altro mondo. Lungo la sua tradizione c’è però la cesura della Riforma protestante, quando le azioni nel mondo diventano segni di salvezza garantita e, come speculo dell’aldilà, sono il pegno che estingue l’hybris che ha soppresso l’uomo contemplativo del Medioevo. La riconquista delle relazioni mondane, ottenuta per giustificare il tradimento del passato, dura poco per lasciare spazio alle relazioni tra le cose di cui l’uomo è mediatore, massa interstiziale. Questa massa interstiziale è materia prima delle cose del mondo, che nella loro progressiva decomposizione lasciano la loro immagine e celebrano l’unica immortalità rimasta nel deserto degli uomini.
Nella creazione dell’individuo ha origine la sua frantumazione e della guerra dimenticata tra antichi déi respiriamo la polvere. La storia politica è disperato tentativo di riportare i frammenti dell’indiviso all’unità.

venerdì 10 agosto 2018

La cattura del gatto [Note (11)]

Se un filosofo è un uomo cieco, in una stanza buia, che cerca un gatto nero, che non c’è, un teologo è l’uomo che riesce a trovare quel gatto.”, Bertrand Russell.

Ecco: i miei pensieri sono le mie puttane.”, Denis Diderot.

Tutte le epoche sono più evolute delle precedenti. Questo Credo è comune a tutte le epoche da quando il tempo ciclico è divenuto lineare e la storia è entrata nel panorama dei concetti umani. Il superbo tentativo di risolvere la tragedia umana di fronte all’abisso tra il tempo vissuto e quello pensato ne costituisce la genesi, l’assegnazione al proprio tempo del massimo valore disponibile al mercato delle idee ne è il metodo. Naturalmente la specie schizofrenica bilancia questa posizione con l’equivalente contraria che il tempo passato era migliore del presente e il futuro è sempre fosco, ma per chi vive nel flusso del progresso e da questo è abbacinato questa versione sembra un meschino pegno per imbonirsi gli antenati.
L’epoca che mi è toccato vivere vede nella razionalizzazione il suo principio guida, ovvero, la valutazione dei mezzi idonei al raggiungimento di uno scopo e delle possibili conseguenze. Weber ci ha messo in guardia riconoscendo che il principale problema della civiltà occidentale è rappresentato dal rovesciamento del processo di razionalizzazione nell’irrazionale, qualora il mezzo idoneo per un fine si rende autonomo e diviene fine esso stesso.
Per Weber, come prima di lui per Marx, la manifestazione più fatale di tale pericolo era rappresentata dal capitalismo e dal progressivo dominio delle cose sull’uomo. La direzione del dominio è la cifra dell’alienazione umana, e nel tentativo di emanciparsene anziché intervenire sulla direzione del dominio si cerca di intervenire sulla sua natura ontologica. Oggi, riconosciuta la finitezza e la temporaneità delle cose, attributi che testimoniano di una fastidiosa imperfezione, si sta procedendo alla loro sostituzione con le rispettive immagini e nella virtualità del quotidiano il dominio può continuare imperituro e senza rischi di decadimento. Nella più solida tradizione platonica la post-modernità celebra la sua evoluzione!

mercoledì 8 agosto 2018

Consigli di lettura

#davide.barillari.M5S.Regione.Lazio in questi giorni stai facendo discutere molto e questo sarebbe già un fatto positivo se non stessi anche facendo ridere! Il rapporto tra scienza e politica merita più attenzione di quella che può suscitare il tuo post. E' almeno dai tempi della Repubblica di Platone che si pensa a questo discorso. Potrebbe esserti utile l'attenta lettura di questo articolo di Zagrebelsky. E' un articolo del 2012, Zagrebelsky lo scrisse quando avevamo il governo Monti, il governo tecnico, quando la tecnica mostrava la sua nefasta prevalenza sulla politica. Non mi dilungo a discutere della natura della tecnica, se è veramente tecnica o se è politica vestita da tecnica, lascio perdere ogni distinzione tra tecnica e scienza, è un discorso ancora più complesso. Comincia dal leggere l'articolo di Zagrebelsky, astieniti da sintesi a cazzo di cane come "la scienza viene prima", "la politica viene prima" e altre amenità per minus habens belanti. Studiati l'articolo. Invece di scrivere un altro post studiati l'articolo, consultati con i tuoi amici e colleghi, pensateci su, parlatene nei vostri meetup.

Ormai solo il pensiero laterale potrà salvarci, o forse no!

martedì 7 agosto 2018

Questo è Salvini

Riace non è solo il simbolo di una Europa che le persone civili sperano, è anche la chiara dimostrazione della miseria politica di Salvini e di questo governo. Riace rende evidente che l'astio di Salvini nei confronti dei migranti è il solo modo per nascondere la propria incapacità di affrontare i problemi veri della nazione. Riace rende evidente che non è affatto vero che Salvini vuole una immigrazione che rispetti le regole perché a Riace l'immigrazione è regolamentata e rispetta le regole, non ci sono stati disordini che giustificassero il blocco dei fondi Sprar disposto da Salvini. Il blocco dei fondi è una ritorsione. Salvini a Riace mostra il suo fallimento e bloccando quei fondi ha deliberatamente progettato che avvengano disordini cui appellarsi per giustificare la sua azione di contrasto all'immigrazione. Questo è Salvini.


Il sindaco Domenico Lucano, accanto alla sindaca di Barcellona, ad Alex Zanotelli 
e ad alcuni dei nuovi cittadini del piccolo borgo calabrese. Foto Lente Locale

Perché avete paura di Riace?
Caterina Amicucci | 5 agosto 2018 |

A Riace sono riusciti a fare quello che in tanti diciamo di voler fare. “Noi lo diciamo, loro l’hanno fatto”, ci dice in un’intervista video Ada Colau, la sindaca di Barcellona, accorsa nel piccolo borgo calabrese a sostenere lo sciopero della fame del sindaco Domenico Lucano, che protesta contro il blocco dei fondi Sprar da parte della Prefettura e del ministero degli interni. “Qui si vede che l’accoglienza non è solo una questione morale, legale o di diritti umani ma un’opportunità per tutti. Così, quando arrivi qui a Riace, ti chiedi chi è che sta salvando e chi viene invece salvato. Stiamo salvando i rifugiati o sono loro stanno salvando l’Europa? Riace stava perdendo la sua popolazione e oggi, grazie al coraggio e alla capacità di chi ha dato vita a un progetto esemplare, la gente è più felice, il paese è pieno di bambini e ha ricominciato a sorridere. Riace è il simbolo di un’Europa della speranza, spiega la prima cittadina della metropoli catalana. Sarà mica per questo che fa tanta paura al ministro Salvini e al governo italiano?

In questi giorni il piccolo borgo calabrese di Riace, famoso in tutto il mondo per il suo modello virtuoso di accoglienza diffusa dei migranti, è un crocevia di attivisti, giornalisti, personalità e curiosi. Oltre a celebrare dal 2 al 5 agosto la manifestazione Riaceinfestival, il sindaco Domenico Lucano ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il blocco dei fondi SPRAR da parte della Prefettura e del Ministero degli interni. Da mesi al Comune non vengono pagati i saldi dei programmi già svolti e per il momento non è confermato il finanziamento del 2018 dal quale dipendono 150 migranti ed il lavoro di diversi operatori sociali. Versamenti che sono stati regolarmente effettuati ai paesi limitrofi della Locride che gestiscono altre strutture di accoglienza.

In una conferenza stampa congiunta, il presidente della Regione Mario Oliverio e Domenico Lucano hanno denunciato l’esistenza di un chiaro disegno politico per chiudere l’esperienza Riace. I problemi sono iniziati con un’ispezione inviata dalla prefettura che ha prodotto un infondato verbale che giudica inadeguate le condizioni di vita dei migranti.



Il verbale non solo è in contraddizione con la precedente ispezione della stessa prefettura che aveva lodato il modello Riace ma soprattutto con la realtà. Le porte del paese sono aperte a tutti ed è sufficiente trascorrervi poche ore per rendersi conto di come vivono i migranti e dell’aria che si respira in un luogo che solo pochi anni fa stava morendo di spopolamento. La sezione di Catanzaro di Magistratura Democratica ha prodotto una contro inchiesta, una sorta di video-verbale indipendente che sarà presto reso pubblico e che smonta interamente i rilievi di merito della prefettura. Fra questi vi è anche la contestazione dell’uso dei cosiddetti “bonus”, la moneta locale inventata da Lucano per rendere indipendenti i migranti negli acquisti dei beni di prima necessità. Una pratica virtuosa che dovrebbe essere un modello per tutti, perché oltre a favorire l’autonomia degli ospiti evita la gestione centralizzata di grandi acquisti, ovvero quella parte della filiera economica dell’accoglienza dove si annidano corruzione, collusione e infiltrazioni della criminalità organizzata.

“La nostra opinione è che le osservazioni critiche che a questo progetto vengono fatte siano di minimo rilievo. Sono osservazioni di carattere procedurale e formale, che esistono, ma che non hanno nulla a che vedere con la qualità del servizio”, spiega Gianfranco Schiavone vice presidente dell’ASGI, dopo aver studiato tutte le carte “Certo, una qualità del progetto che è andata diminuendo nell’ultimo anno e mezzo per carenza di fondi. Non si possono erogare servizi se non ci sono i soldi. Anche io ci vedo un disegno di chiusura che va avanti da tempo".

Ma perché Riace fa tanta paura?

“Perché dimostra che è possibile. Hanno anche impedito la messa in onda sulla RAI del film girato qui a Riace. Perché?”, si chiede il sindaco Lucano, che aggiunge: “La ragione è che 7-8 milioni di persone avrebbero visto che a Riace è possibile. E’ possibile in una delle zone più depresse d’Italia, dove l’accoglienza non si limita ad una dimensione etica ed umana ma diventa anche la soluzione al problema dello spopolamento”.

Non è probabilmente una casualità che i problemi di Riace e del suo sindaco siano iniziati quando l’attenzione mediatica nazionale e internazionale sul piccolo borgo ha iniziato a crescere. Riace è infatti la testimonianza viva in grado di neutralizzare in maniera diretta e concreta la violenta propaganda d’odio governativa.

La solidarietà al sindaco Lucano è arrivata da tutta Italia e la Rete dei Comuni Solidali ha avviato una raccolta popolare di solidarietà. “La Rete dei Comuni Solidali (RECOSOL), in accordo con le associazioni presenti durante il Riaceinfestival, avvia una raccolta popolare di solidarietà finalizzata a permettere al progetto di Riace di superare questa fase estremamente critica. Fase legata a ingiustificabili ritardi anche voluti da una politica ostile che vuole costringere alla chiusura un progetto di accoglienza divenuto noto in tutta Europa e che ha permesso di invertire il declino sociale, economico e demografico di una delle aree più difficili d’Italia, un’area caratterizzata da profonde infiltrazioni della criminalità organizzata. Riace rappresenta un modello di accoglienza e di legalità per tutti “, si legge nel comunicato della rete che lancia l’iniziativa.

Presenti a Riace anche padre Alex Zanotelli, Luigi De Magistris e la sindaca di Barcellona Ada Colau, che ha scelto di fare dell’accoglienza e della lotta al discorso d’odio un punto cardine della politica metropolitana.


Per partecipare alla raccolta fondi con una una donazione unica o periodica (la campagna rimarrà attiva fino a dicembre 2018): RECOSOL, IBAN: IT92R0501801000000000179515, causale Riace.

venerdì 3 agosto 2018

Tana libera tutti


Contesto:
Richiesta di voltura per fornitura gas.

Protagonisti:
Il sottoscritto
Eni gas e luce
Italgas

***

Io: Buongiorno, desidero aprire un nuovo contratto di fornitura gas, si tratta di una voltura.
Eni gas e luce: Benissimo, avviamo la nuova pratica […] Un operatore Italgas verrà a casa sua il 2 agosto dalle 10:00 alle 12:00.

2 agosto, ore 13:32

Io: Buongiorno, informo che non è venuto alcun operatore né ho ricevuto alcuna chiamata per essere informato della mancata visita. Posso sapere i motivi?
Eni gas e luce: Mi dispiace ma è il distributore Italgas che si occupa delle visite, Eni gas e luce è il gestore e non ha responsabilità.
Io: Capisco! C'è il gestore Eni gas e luce e il distributore Italgas. Il gestore chiede al distributore di fare un servizio per proprio conto e il gestore che è la sola interfaccia con il cliente non chiede al distributore come e se viene svolto il servizio. Funziona così?
Eni gas e luce: Purtroppo sì.
Io: E il cliente non può nemmeno conoscere i motivi per cui il distributore non si è fatto vivo. Funziona così?
Eni gas e luce: Italgas non è tenuta a comunicare a Eni gas e luce le ragioni per cui l’operatore non ha potuto svolgere il servizio, magari perché lei non era in casa.
Io: Questo lo escludo perché non mi sono mosso. Potrei almeno sapere se l’operatore intende venire in altra data?
Eni gas e luce: Non è possibile. Bisogna aprire un’altra pratica e chiedere una nuova visita ma non possiamo farlo ora perché l’attuale pratica risulta ancora aperta e non possiamo aprirne una nuova fino a quando Italgas non comunicherà la chiusura di questa pratica in serata.
Io: Naturalmente! Perché, tralasciando che ha detto che Eni gas e luce non riceve alcuna informazione da Italgas sul servizio, mi pare normale che si giochi con il tempo degli altri nascondendosi dietro la divisione delle responsabilità come i bambini giocano con le figurine dei calciatori, vero? Questa è mia, questa è tua. Delle tue figurine io non posso farci niente, di quelle mie dispongo come voglio, proprio come state facendo voi con il mio tempo. Oppure è il nascondino?  Quello di tana libera tutti. Il primo che arriva solleva tutti da ogni impegno, vero? Funziona così? Dopotutto cosa avremmo mai da fare noi se non stare in casa ad aspettare un fantomatico operatore Italgas che non viene senza dare ragioni? Possiamo sempre protestare telefonando al solo numero disponibile di Eni gas e luce che ci dice che non ha alcuna responsabilità al riguardo e che non può farci nulla! Cosa c’è di più evidente che proprio non riusciamo a capire? Funziona così!

***

“[…] si sentiva allegro come un cane al quale abbiano insegnato a saltare attraverso un cerchio e che, avendo capito alla fine e compiuto quel che si pretende da lui, si mette a guaire e, agitando la coda, salta per l’entusiasmo sui tavoli e sulle finestre.” Anna Karenina, Lev Tolstoj, 1877.

***

Pillole di storia:

1837 – Italgas nasce a Torino come Compagnia di Illuminazione a Gaz per la Città di Torino. Negli anni cambia più volte nome diventando Società Italiana per il Gas, poi Stige e infine Italgas.
1966 - Il controllo di Italgas passa alla Snam del Gruppo Eni
2003 - Eni acquisisce il 100% del pacchetto azionario Italgas.
2009 – Eni cede l’intero pacchetto azionario di Italgas alla propria controllata Snam Rete Gas.
2012 - Snam si separa da Eni e diventa indipendente.
2016 - Snam si separa dalle attività di distribuzione del gas, quindi da Italgas.

Il nome Stige che Italgas si diede un tempo mi pare più che opportuno ancora oggi, perché inaspettatamente sincero.

***

PS - Il testo è stato inviato questa mattina al profilo Facebook di Eni gas e luce. Segue breve scambio, per ora chiuso.

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