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martedì 31 luglio 2018

Il popolo

«Il popolo, spesso meschino e vigliacco e insensato, i politici non si azzardano mai a criticarlo, non lo rimproverano né gli rinfacciano come si è comportato, anzi, invariabilmente lo esaltano, per quanto poco sia degno di essere esaltato, in nessun paese. Ma è stato eretto a intoccabile e ormai è come gli antichi monarchi dispotici e assoluti. Come loro, possiede la prerogativa della velleità impune, non risponde di ciò che vota né di chi elegge, di ciò che sostiene, di ciò che tace e consente oppure di ciò che impone e acclama. Che colpa aveva del franchismo in Spagna, come del fascismo in Italia o del nazionalsocialismo in Germania e in Austria, in Ungheria e in Croazia? Che colpa aveva dello stalinismo in Russia o del maoismo in Cina? Nessuna, mai; il popolo é sempre vittima e non viene mai punito (certo non si punisce da sé, di sé ha compassione e pietà). Il popolo non è che il successore di certi re arbitrari e volubili, solo che ha un milione di teste, come dire che è senza testa. Ciascuna di quelle teste si guarda allo specchio con indulgenza e si giustifica con un'alzata di spalle: "Ah, io non sapevo. Io sono stato manipolato, persuaso, ingannato e fuorviato. Che potevo saperne io, povera donna, povero ingenuo che sono..."» Berta Isla. Javier Marìas

mercoledì 25 luglio 2018

#SalviniDeveRestituire49MilioniDi€

Provo a lanciare una iniziativa su fb. Entri nel profilo di #Salvini e per ogni post lasci un messaggio del tipo #tirafuoriisoldi #ricordatideisoldidarestituire #49milionidieuro #lesentenzesirispettano #cassazionetidiceniente? .... nessuna replica, nessuna raccolta di sfide o provocazioni, per nessun motivo.
Un messaggio per ogni post, tutti i giorni. Per smettere facciamoci bloccare.

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Due parole su questa iniziativa che in solitaria ho lanciato e in solitaria perseguo. Intanto trovo stimolante leggere quante specie popolano il pianeta Italia, a volte mi deprimo a volte mi diverto ma diciamo che non mi annoio. I soldi che la lega ha sottratto illecitamente non sono il mio principale interesse. Il mio interesse per quei soldi coincide con il fatto che sono il risultato di un reato sanzionato da una sentenza della corte di Cassazione che ne dispone il sequestro, fine. Per il resto mi fa abbastanza pena una politica portata avanti a suon di stop ai vitalizi, i parlamentari guadagnano troppo, no alle pensioni d'oro e altre menate di questo tipo. Per quanto non mi sfuggano le storture e le ingiustizie perpetrate da quanti indegnamente hanno occupato sacri scranni della vita politica di questo Paese ritengo che queste argomentazioni siano indice di un impoverimento del discorso politico che non prelude a niente di buono. Con questi argomenti non guardi alle prossime generazioni, al massimo guardi a fine mese. Ad ogni modo per tornare ai miei insistenti post sul profilo di Salvini per chiedere la restituzione del maltolto, lo faccio proprio perché ormai questo è l'unico argomento sensibile anche per molti suoi sostenitori. Non posso entrare in un mattatoio e parlare di valori etici, di solidarietà, di partecipazione pubblica, di diritto, di programmazione economica, di politica industriale, di programmi di sviluppo. Questo è la politica ma non vedo niente di simile né nel profilo di Salvini, né in quello di Di Maio. Allora insisto sul solo argomento che rende muti molti suoi sostenitori, il solo che capiscono: i soldi. Questo è il solo argomento finora che potrebbe incrinare il favore crescente nei confronti di Salvini e trovo francamente imbarazzante che i mezzi di comunicazione lo trascurino come fosse un incidente di percorso per la Lega di Salvini. Non lo è. Salvini non può dirsi estraneo alla gestione economica della Lega dei tempi di Bossi. Se lo fosse stato si sarebbe costituito parte civile nel processo e chiesto il rimborso a Bossi & co dei 49 milioni di euro messi sotto sequestro, lo avrebbe fatto in nome e per conto della Lega da lui diretta. Non facendolo si è reso responsabile di un danno nei confronti di milioni di suoi stessi sostenitori.


Tu non puoi farlo, Salvini lo ha fatto.

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Frequentare il profilo di Salvini significa leggere commenti strampalati perché a Salvini piace dare in pasto una polpetta avvelenata e poi guardare i cani avventarsi sulla polpetta, a volte sbranandosi tra di loro perché difettano anche di ironia e non si riconoscono tra di loro! A me interessano poco i commenti fatti di ingiurie gratuite e direi pure elementari, proprio da scuola elementare. Provo più interesse per quei commenti apparentemente di "buon senso" che però non ha niente di buono perché sbagliato alla radice ma la radice sembra ormai così lontana che pochi l'afferrano chiaramente. Si tratta piuttosto di luoghi comuni che per insistenza e diffusione si guadagnano il titolo di buon senso. Uno di quei luoghi comuni è "prendi i migranti a casa tua", indice di una perdita del concetto di pubblico e di collettività, concetti trascurati anche e soprattutto a sinistra. Già, perché ci fosse un tessuto di contenimento di queste derive i profili come quello di Salvini avrebbero anche il ruolo social(e) di fare da contenimento e valvola di sfogo per frustrazioni che attendono risposta, invece quel tessuto manca e va ricostruito, lentamente, con pazienza ma con intransigente rigore e senza tolleranza per gli intolleranti.

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Per chiarire alcuni concetti di base. A quanti ancora invitano i "buonisti" ad accogliere i migranti in casa propria rispondo che non lo faccio così come non accolgo a casa mia tutti i malati degli ospedali d'Italia, gli studenti delle scuole e dell'Università, i disoccupati e gli indigenti italiani ecc. ecc.
Per garantire i diritti, come quello alla salute, all'istruzione, al lavoro, alla dignità, io pago le tasse. Ripeto, io pago le tasse, non le evado come fanno molti "cattivisti". Poi posso anche fare beneficenza ma quello riguarda il privato e lo tralascio. Invece pagare le tasse, ripeto, pagare le tasse, non evaderle, garantisce che uno Stato continui a essere Stato. Stato sociale in particolare, quella cosa nata nel XIX secolo dove la collettività contribuisce per la garanzia dei diritti di tutti.

martedì 10 luglio 2018

Note a sinistra

A proposito della sinistra che non coglie più le istanze e i bisogni del popolo la faccenda è più complessa di quanto sembri, come al solito. E' una affermazione che merita riflessione, analisi critica e autocritica. Niente che io possa scrivere potrà essere esaustivo, scrivo rapide e disordinate note per mio promemoria, come incipit per una discussione a venire.
E' un doppio movimento di allontanamento dai valori di sinistra quello che vedo, un doppio allontanamento dai principi di solidarietà e uguaglianza. Le elite politiche si sono asservite alle elite economiche allontanandosi dai valori di sinistra. E il popolo? Cosa fa il popolo? Cosa ha fatto questo soggetto politico così difficile da definire e individuare? Il popolo veste sempre i panni della vittima? Spesso sì ma questo non è sufficiente per assolverlo con formula piena. Il popolo ha smesso di essere popolo da tempo, il popolo ha smesso di volersi migliorare lasciandosi essere massa. Le avvisaglie c'erano da tempo, sulla società dei consumi sono stati spesi fiumi d'inchiostro. Quella letteratura andrebbe ripresa per essere declinata in chiave odierna. Qualcuno potrebbe storcere il naso e pensare al solito "radical chic", come si usa inveire adesso per liquidare uno che scrive oltre i 140 caratteri. Smettiamola con la retorica dei radical chic, ci sono anche quelli, sono orrendi e non sono il mio modello. Il mio modello non sono neanche i salotti intellettuali. Il mio modello sono i contadini e gli operai che fino agli anni '70 alla fine di una giornata di fatica in campagna o in fabbrica andavano nelle sezioni di partito a leggere e commentare autori da niente come Marx, Gramsci, Dossetti, Sturzo... C'era chi giocava a briscola e tressette col morto ma anche quello era esercizio di socialità e nessuno sbeffeggiava chi si dedicava a cose più impegnative, nessuno prendeva in giro chi si interrogava sul proprio ruolo nella storia perché la cultura era un valore, l'emancipazione un'aspirazione. Nessuna visione idilliaca da parte mia, il presente è figlio del passato e quello che siamo oggi è nato da quello che eravamo in passato ma affermo che fino agli anni '70 c'era un'altra tendenza che aveva opportunità di diventare egemonica, non è quello che è accaduto. C'era una volontà di emancipazione, una pulsione a migliorarsi. In tv si vedevano sceneggiati che fanno tremare le gambe, i fratelli Karamazov, i promessi sposi, Anna Karenina. La cultura era un valore perché tutti volevano che i propri figli si diplomassero, si laureassero, per lasciarsi alle spalle un passato di discriminazione, di sacrifici, spesso di miseria... poi? Guardiamoci adesso. Cosa è successo? Tanti di quei figli si sono diplomati, alcuni laureati e quasi tutti si sono sentiti finalmente arrivati! Un tempo l'intellettuale non era schernito ma era un modello da imitare e raggiungere, poi il modello è diventato un cafone arricchito, ora è un cafone e basta. Invece della cultura l'obiettivo da conquistare sono diventati i soldi, la carriera. Lo status, per quanto messo in crisi dall'economia degli ultimi anni, è stato raggiunto e l'obiettivo è mantenerlo, a tutti i costi, anche schiacciando gli ultimi diseredati. I genitori non sono meno responsabili di questo declino perché consapevolmente o meno hanno allevato figli arrivisti e miopi. Figli e genitori sono diventati classe media, l'ignobile classe media che si sente arrivata, la borghesia di un tempo ma senza dialettica sociale perché le classi si sono mescolate, i confini sfumati. Non ci si vuole più migliorare, questa è la verità. La cultura è un disvalore, altruismo è diventato un'offesa. Migliorare è diventato avere l'ultimo modello di cellulare, rinnovare l'abbonamento alle pay tv per vedere partite e serie da dimenticare in tre mesi. Un popolo che non vuole più migliorare, che si accontenta di un Salvini per farsi rappresentare, perché essere migliori di Salvini è difficile, non è facile come qualche spocchioso di sinistra può pensare, è difficile, serve educazione dello spirito, dell'intelletto, serve misura nelle parole e nel pensiero, serve capire le conseguenze delle proprie azioni e assunzione di responsabilità. Essere come Salvini è facile perché è più vicino alla vita relazionale da bar sport, dove ognuno può fare a giorni alterni l'allenatore della nazionale, il presidente del consiglio, il presidente della Repubblica, il papa. Il popolo ha smesso di volersi migliorare, ora sogna di rimanere così com'è, solo con più soldi da spendere. Prima soldi non ne aveva e aspirava a qualcosa che vale più dei soldi, voleva un ruolo nella storia. Poi il compito si è manifestato nella sua di colossale difficoltà e si è accontentato del primo gradino che pure andava conquistato. Così è stata spesa l'opportunità di conquistarlo quel ruolo, con la classe media, becera e arrivista, con i parvenu pronti a dimenticare padri e madri pur di evadere le tasse, sempre che a evadere non glielo abbiano insegnato padri e madri.
Ecco, se le elite politiche sono quello che sono è perché il popolo è quello che è. I Don Circostanza vengono dal popolo perché le elite vengono dal popolo, poi tendono a sclerotizzarsi ma in un modo o nell'altro devono chiedere consenso al popolo, non solo nel giorno delle elezioni ma in tutti i santi giorni. In tutti i santi giorni! Le elite hanno manipolato il popolo? Vero anche quello, ma per uscire da questa trappola non si può applicare costantemente questo assurdo parallelo tra vittima e truffatore con i fenomeni sociali, salvo invocare anche la circonvenzione di incapace. E invece è proprio quanto sembra essere accaduto!
E' questo il clima "culturale" in cui prolifera una visione miope dell'economia e dello sviluppo, un terreno di coltura per l'isolamento sociale, il precariato, la disoccupazione e altre spirali che portano sempre più velocemente all'impoverimento, non solo economico, del paese. E' questo il clima che ha prodotto una classe politica altrettanto miope che consideriamo la causa di tutto quando invece è l'ultimo atto di un film cominciato molto tempo fa.

Lascio le considerazioni generali per chiudere con l'attualità di questi giorni che potrà essere ancora più indigesta, pazienza. Mi chiedo se il paese è davvero all'altezza di persone come Cuperlo, come Civati. Persone esercitate all'analisi, al pensiero lungo. Persone a mio avviso non prive di errori, ma per senso di sofferta responsabilità, una responsabilità assunta in anni difficili quando gli altri, quelli puri che non fanno errori sbraitavano dall'opposizione capitalizzando sulle sventure del paese. Visto che Cuperlo è nel Pd vorrei essere chiaro su questo punto. Lo dico da non elettore del Pd, velleità da autistici prepolitici a parte è chiaro che senza il Pd non è possibile alcuna formazione di ispirazione socialdemocratica con ruolo di governo. Da non elettore del Pd questo mi è sempre stato chiaro. Negli ultimi anni il Pd è stato ostaggio di un capetto arrogante e presuntuoso, ora è tempo che gli elettori del Pd pretendano che sia ridotto ai minimi termini il suo ruolo e quello dei suoi servi volontari che sono molti e purtroppo ancora in ruoli chiave. E' tempo per il Pd di aprire quella riflessione sempre rinviata sulla propria identità e nel caso la ritrovasse guardare nel vasto territorio, da troppo tempo deserto, delle politiche sociali, altrimenti completare la fase di autoscioglimento cominciata dal giorno dopo la sua nascita.

giovedì 5 luglio 2018

Lasciti


La madre bambina tornò a casa ridendo,
sul viso cercava le rughe di anni a venire,
lasciti di un tempo ottuso che non voleva arrivare.
Barattò gli anni con un ricordo ostinato
perché non mancassero lacrime,
acqua santa per battezzare il mondo senza dèi.

mercoledì 4 luglio 2018

Il silenzio è allo zenith


Il silenzio è allo zenith
rotto da furiose geremiadi di cicale,
le formiche trascinano carichi smisurati,
il sole fa scempio di fili d'erba e tempo.

Poche parole ci fanno ombra
in questo fine mese senza nome.
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