Se hai avuto la fortuna di vedere le sacre mani impastare la farina per il pane allora capirai i passaggi che si aprono e si chiudono con la frenesia lenta della storia che i libri ignorano. Portoni chiusi con le pietre, finestre che si aprono e si chiudono al ritmo del respiro lungo secoli, battenti tarlati e rugosi di visi invecchiati nell'attesa di un altro giorno, vicoli che si invaginano per riemergere, fiumi carsici di luce e polvere, pagine di un calendario senza date, cunicoli aperti da decenni si chiudono per riaprirsi e richiudersi, onde di pietra che si sollevano e ricadono alle prime luci del mattino lungo i sentieri dei viandanti che non hanno ancora raggiunto la loro destinazione. Si cammina sugli antichi passi e nessun sentiero ammette ritorni, nuovo impasto copre il vecchio e la pasta si trasforma tra le dita, sempre diversa e sempre uguale. Se hai visto all'opera le sacre mani capisci d'essere farina e acqua nell'impasto del tempo, attesa di lievitazione per un forno già caldo, pasta stesa nella notte al segnale del fornaio, impasto che riposa sotto le coperte per lievitare dopo le preghiere di buona ventura. Il fornaio passa in bicicletta per ritirare l'impasto lievitato sull'asse lungo, in equilibrio sulla spalla. In ordine le forme, segnate da una croce.
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