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lunedì 24 gennaio 2011

La memoria del futuro

"Gli anni passano e ho raccontato la storia talmente tante volte che non so più se la ricordo davvero o se ricordo solo le parole con cui la racconto". Jorge Luis Borges, Il libro di sabbia.

- Cosa vedi?
- Quello che ho dimenticato.
- Ne sei certo?
- Non posso saperlo.
La nebbia avvolse due figure. Una era giovane, l'altra era avanti con gli anni. Il giovane accusò il vecchio di non aver saputo capire come va la vita. Il vecchio lo guardò con tenerezza.
- Perché mi guardi così? Cosa ti devo?
- Il futuro.
- In cambio di cosa?
- Del passato.
- E' assurdo!
- Non più della nostra storia.
La sera diventava sempre più fredda e le strade, prima affollate, erano ormai deserte.
- Guardati indietro, non ci sono che macerie.
- Non sono stato io a farle.
- Come puoi esserne certo?
- Io non c'ero quando tu eri già nato.
Il vecchio si guardò le mani e cominciò a ridere di cuore.
- Cos'hai da ridere?
- Non lo so ma non riesco a trattenermi.
Il giovane tirò un calcio a un sasso che si fermò con un rumore sordo, la nebbia gli impediva di vedere dove fosse andato a finire.
- Finirà questa storia?
- Certo, non appena comincerà!
- Ma come possiamo cambiarla?
- Non chiederlo più a me.
Un gatto si avvicinò con passo lento e si fermò, per niente intimidito, a strusciarsi sulle gambe del vecchio.
- Dove vai micio?
- E' randagio.
- Avrà una famiglia?
- Chi può dirlo?
- Non può non averne una.
Il vecchio guardò l'orologio, il giovane a quel gesto capì che era ormai tardi. Anche lui guardò l'ora.
- E' ora di andare.
- Già.
- Ricorderò questo incontro quando scriverò le mie memorie.
- Io dimenticherò di averti incontrato.
I due si strinsero la mano e si allontanarono, ognuno andò per la propria strada. Non si sarebbero più rivisti né si sarebbero mai accorti di quanto si somigliassero.
Del giovane si dice che viva su un'isola per scrivere un memoriale delle cose dimenticate. Del vecchio si narra non sia mai esistito.

*****

Sabato scorso sono stato alla mostra avanti popolo, il PCI nella storia d'Italia. E' una bella mostra, c'era molta gente ed ero stranamente contento di non poter stare in silenzio davanti alle pagine dei Quaderni del carcere, fitte della minutissima scrittura di Antonio Gramsci, o poter ascoltare i discorsi di Enrico Berlinguer, le accorate tribune elettorali di Giancarlo Pajetta, il partigiano "Nullo".
Cosa posso dire? Solo una cosa. Ho fatto in tempo a votarlo quel partito.

3 commenti:

  1. Io non ho fatto in tempo, e non so se mi manca di più questa impossibilità, o qualcosa per riempire il vuoto spinto che è rimasto al posto del PCI.

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  2. Caro Antonio, prima di andare a letto, stampo un po' del tuo blog per leggere prima di addormentarmi. Leggero' i tuoi e altri pensieri sulla mostra della storia del PCI, un partito che in Italia ha fatto la differenza, quello del comunismo essenzialmente europeo e italiano. Accanto al mio letto, su una mensola, da tempo riposa ancora vivo, nonostante il tempo, il diario dal carcere di Gramsci.

    Negli 80 che furono, ora per me solo grande nostalgia, avevo nel 'sangue' la musica eclettica che passavo e di cui parlavo da speaker/DJ a Radio Rinascita (sulla camera del PCI di Melissano). I miei, non si opposero alla mia scelta, da comunisti, preferivano la camera del PCI alla chiesa, sopratutto mio padre, anticlericale e certamente non catto-comunista (strano fenomeno italiano?), ma piuttosto gatto-comunista (visto il suo amore per gli animali e sopratutto per i gatti). Alla radio-camera, io ci andavo sopratutto per la musica e i suoni. Ero il piu' giovane del gruppo (13/14 anni) e gli altri, ormai tardo, post-adolescenti e senior, proponevano Guccini e Woodstock. Io cantavo in giro alle feste dell'Unita', e poi dopo con il mio primo gruppo post-punk. Nel primo periodo, alle feste dell' Unita', cantavo e 'credevo' di essere Garbo o Bowie, anche se uno salentino-contadino-dandyno, forse un po' cretino? Anni cabaret, con avant, o post-spettacolo.

    Ricordo il giorno che la gioventu' di Radio Rinascita insieme alla camera organizzarono un viaggio in pullman per andare a Roma per i funerali di Berlinguer. Io andai con loro, il mio primo viaggio a Roma. Ho avuto anch’ io la fortuna di votarlo il PCI, prima che l’ Italia diventasse grigia e io mi ‘inverdissi’sempre di piu'.

    Gasho.
    Fabrizio

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  3. @webrunner. Come diceva il sacerdote di Quelo: la seconda che hai detto!

    @Fabrizio alias Gasho ;-) Grazie davvero per questi tuoi ricordi, me lo ricordo il tuo Garbo alle feste dell'Unità e a proposito di feste dell'Unità a Melissano ricordo anche quando venne il grande Augusto Daolio e i Nomadi.

    Ci siamo trovati in tre intorno a questo post, che ne dite, lo facciamo un partitino? ;-)

    RispondiElimina

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