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domenica 24 aprile 2022

Negli occhi

Entrasti in casa mia facendo irruzione. Neanche ti degnasti di bussare, malafimmina. Sei entrata come un fulmine. Un rumore assordante schiantò la porta di casa. Un’anta si fermò sul muro della stalla, l’altra cadde nel pozzo. A me sembravi l’angelo dell’apocalisse e invece eri tu, malafimmina. Io non ti volevo fare entrare in casa mia. Ti facevi chiamare Storia e in paese non ti conosceva nessuno. A casa mia nessuno sapeva niente di te. A me bastavano i fatti di tutti i giorni. Nella mia storia mio figlio sarebbe tornato a casa dopo il lavoro, mi avrebbe chiesto come è andata la giornata e io mi sarei lamentata del maltempo e dei dolori alle ossa. Da quando sei entrata in casa mio figlio non tornerà più. Lo hanno ucciso e insieme a lui hanno ucciso me. Altri leggeranno nel mio nome il mio destino, come se fosse bastato un altro nome per avere un altro destino. Me lo hanno cambiato il nome, per colpa tua me lo hanno cambiato. Me lo hanno cambiato dopo, quando ormai tu mi avevi trovata e un nome valeva l'altro. Ora non so più chi sono. Da questa casa non uscirò più e non uscirai più neanche tu. Dico a te malafimmina, sei voluta entrare in questa casa e allora ti toccherà vivere con me fino alla fine dei miei giorni. Ti toccherà guardarmi negli occhi ogni ora del giorno e della notte. Io non uscirò più da questa casa e tu resterai qui con me. I miei occhi saranno la tua e la mia pena. Ti toccherà guardarmi negli occhi quando dici che per te si muore a vent’anni. Ti toccherà guardarmi negli occhi ogni volta che ricordi i tuoi eroi. Li chiami figli ma tu non li hai partoriti. Tu non hai gridato mentre il ventre si apriva per darli alla luce.Tu non hai sentito sulla tua carne il calore della loro bocca mentre tirava il latte dal tuo seno. Il tuo seno è freddo come le tue lapidi, la tua memoria è fredda, i tuoi discorsi sono freddi, i tuoi libri sono freddi e io non so neanche leggere. Io non li so leggere i tuoi libri e tu non sai leggere i miei occhi. Analfabete tutte e due, resteremo in questa casa fino alla fine dei miei giorni.

sabato 23 aprile 2022

In principio era il verbo uccidere

In principio era il verbo uccidere. Un correttore ortografico, T9 o T4, non ricordo bene, mutò la coniugazione. Cambiò l’infinito con il passato remoto per lasciare alle spalle colpe e rimorsi. La natura aveva insegnato tempo e modo. Non andava perso tempo, altrimenti la morte avrebbe bussato alla porta e toccava lasciarla entrare. Si fece un patto con la sorte, si barattò una vita per un’altra, così da rinviare il transito dell’ospite sgradito. È questo il sacrificio, sacrum facĕre. Muore un agnello, un Dio, un fratello, una madre. Muore un popolo eletto a sorte. Per ogni oscillazione di pendolo si celebra un sacrificio sull’altare della storia. L’agnello sgozzato non è sempre innocente. Se fosse nato lupo non avrebbe versato una lacrima per la vittima. È la storia che lo chiede. Tocca far funzionare il sistema e il valore aggiunto dell’industria della guerra è più alto di quello dell’industria di pace. È tutto nei tempi, nelle asimmetrie. Per buttare giù un edificio basta poco tempo, molto meno di quanto ne serve per costruirlo. Per buttarlo giù basta un uomo che lascia cadere distrattamente una bomba o preme il bottone per il lancio di un missile. Per costruirlo serve un esercito di uomini malpagati, armati di mattoni e pazienza. Distruggere è più facile che costruire ma l’officiante del sacrificio sa che non si può costruire senza distruggere e allora viva l’azione. Questo conta per chiudere la porta all’ospite ingrato. L’azione, fosse anche per interposta persona e a debita distanza geografica. Distruggere è agire. Costruire è agire. La pace è passiva o meglio, è azione talmente lenta da snervare per noia. Operazione a bassa resa per l’economia truccata. Tocca dare uno scossone ogni tanto. Muovere l’economia dei miti e quella degli armamenti. C’è bisogno di competenze straordinarie, ricerca assidua e personale dedicato. Niente di meglio per rimediare in tempi rapidi alla temibile recessione. E poi l’occasione è propizia. La terra è generosa di dittatori da scacciare. Semente antica, piantata con cura e con altrettanta cura coltivata per il raccolto quando i tempi sono maturi. Il mondo è complicato, si stupiva mia madre abituata a lavori ordinari. Preparare da mangiare, togliere la polvere dai mobili, mettere in ordine l’universo.

lunedì 18 aprile 2022

Lamentele borghesi

"Vedete, io mi sono rotto la schiena, mi sono mondato della mia colpa di essere nato ricco. Ora posso passare al contrattacco, posso dirlo. Lavorare non significa sempre essere pagati. Cosa dite? Che è facile dirlo con il conto di mamma! Ma cosa c'entra? Sempre con questa invidia, bastaaaa. Io ho lavorato e anche gratis. È questo quello che conta. Dopo il diploma all'American Overseas School of Rome da 20.000€ di retta all'anno mi sono imbarcato sulle navi da crociera per tre anni. Mica pensavo al conto dei miei! Mentre lavoravo avevo altro per la testa. Non è colpa mia se non siete nati con i soldi. Non è colpa mia se voi lavorate per campare invece di lavorare per diventare famosi, il lavoro è sacrificio. Imparatelo. Se fate come me diventerete ricchi e famosi ma dovete spaccarvi la schiena e lavorare gratis anche nei fine settimana. A proposito, se venite nel mio ristorante a Milano dove la semplicità è un lusso vi faccio mangiare un burger da €35, bevande escluse, senza farvi pagare perché lo chef è come l'artista: vi porta a tavola un'idea."

***

Se il lavoro è stato svilito, sminuito, desacralizzato lo dobbiamo a personaggi come Borghese e compagnia bella. Lo dobbiamo al modello di lavoro che questi fenomeni diffondono da decenni come un virus mortale. È a loro che dobbiamo un modello sociale velenoso, di lavoro fatto per diventare celebri, per guadagnare oltre la misura della decenza. Il problema non è neanche che questa gente cerca gente da sfruttare e questo è già abbastanza grave. Il problema è che hanno creato un modello di lavoro di cui ora si lamentano. Da qui partirei per ogni seria riflessione al riguardo.

venerdì 15 aprile 2022

Note sulla memoria e l'identità

Quanto segue l'ho scritto l'11 febbraio scorso su facebook e siccome tengo ancora a questo blog - chissà poi perché! - lo ricopio qui oggi.

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Quando ho cominciato a conoscere quel poco che so del sistema immunitario ero affascinato dalla straordinaria complessità di questo sistema, non solo per l'enorme quantità di fattori coinvolti e per la rete di reazioni e feedback. Questa è la complessità biologica del sistema e mi stimolava già abbastanza ma la complessità che mi affascinava era un'altra, più squisitamente filosofica se così si può dire. Il sistema immunitario comporta il riconoscimento del sé dal non sé. Diamo per scontata la faccenda ma non lo è affatto. Dove finisce il mio io? Cosa delimita la mia individualità? E poi come la definiamo questa benedetta individualità se "ospitiamo" una stupefacente biodiversità batterica ma sarebbe più corretto dire che siamo una comunità simbiontica? E poi come la mettiamo con quelle sequenze virali integrate nel mio DNA, e mica poche se sfiorano un decimo* del totale? (* Ricordavo male, risultati più recenti portano a un quarto la stima di DNA di origine virale.) Io sono indivisibile come vorrebbe l'etimo di individuo che poi è lo stesso di atomo in un'altra lingua, giusto per ricordare di quali dimensioni parliamo? Insomma domande che hanno divertito e continuano a divertire decine di filosofi ai quali una infarinata di immunologia non farebbe male! E poi c'è un altro elemento del sistema immunitario che mi ha sempre affascinato: la memoria. Senza memoria ripeteremmo gli stessi errori. Se il sistema immunitario non avesse memoria ogniqualvolta incontrassimo lo stesso batterio o virus dovrebbe organizzare da zero la risposta e per noi sarebbero dolori ogni volta. Invece è grazie alla memoria del sistema immunitario che neanche ci accorgiamo di molti agenti patogeni che incontriamo ogni santo giorno.

L'utilità della memoria mi è tornata in mente proprio leggendo questo interessante articolo, soprattutto quando sono arrivato al passaggio che riporto. Si parla di una review del 2019 quando i vaccini a mRNA non erano ancora stati usati e a proposito di memoria duratura del sistema immunitario parla proprio di quei vaccini che oggi sembrano dimenticati, tipo AstraZeneca. Quando dici gli scherzi che fa la memoria!
Non ci sono vie brevi, con tutta probabilità il risultato migliore si raggiungerà con un mix di strategie, quelle nuove e quelle "vecchie", che dopotutto hanno fatto e continuano a fare un eccellente lavoro per molte patologie. Va bene l'entusiasmo per la novità ma non dimentichiamo la strada che abbiamo fatto finora. "Dei tipi di vaccino che hanno esaminato, la protezione più duratura tendeva a venire dai vaccini con virus vivi. Questi consistono in agenti patogeni che sono stati alterati in modo che non possano causare malattie. Poiché imitano particolarmente bene l'infezione reale, tendono a suscitare una risposta duratura. Ma anche quelli che contenevano virus interi inattivati o pezzi di proteine virali hanno suscitato una buona memoria. Ciò che sembra importante, dice Slifka, è la quantità di tempo in cui l'antigene rimane in giro."

mercoledì 13 aprile 2022

Il balcone

Il balcone si affacciava sulla piazza come lo sguardo di una signora che fa il suo ingresso in una sala da ballo affollata.
Abbassava discretamente gli occhi, distoglieva lo sguardo per non attirare l'attenzione dei presenti, imposte chiuse per mettere al riparo ciò che era dietro gli scuri prima che altri potesse scorgere un velo di inquietudine.

Bollettino rivisitato

Con incrollabile ardimento e invitto maschio furore si gettarno nel cimento indifferenti alla morte e al duol perché l'amata patria portasse scolpito negli annali della fulgida memoria il loro glorioso nome. Il nemico, benché superiore in forze e numero, indarno lottò contro l'ardore delle milizie infuocate dall'imperitura passione nella difesa del sacro suol, terra d'avi e d'avvenir. 
Sentiva la terra cotanto impeto che le pietre nelle trincee vibravano all'unisono con le palle di quei poveri cristi che neanche sapevano cosa cazzo fosse questa benedetta patria che loro sarebbero morti per i loro figli, per loro si sarebbero fatti cavare dalla bocca i denti buoni, per Rosamaria che avevano sposato che era ancora bambina e non sapeva che un bacio non bastava per perdere la verginità, per questo sarebbero morti, per poche are di terra da coltivare non per una carta geografica da riscrivere...
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