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domenica 22 febbraio 2015

Geni umani

Tra i numerosi geni del bagaglio genomico che caratterizzano il comportamento umano si annoverano geni dell'omosessualità, geni della generosità, geni della criminalità, geni dell'idiozia, geni dell'acquisto e del consumo ossessivo compulsivo e chissà quant’altri. Per niente scoraggiati dalla abissale distanza tra numero di geni e collegamenti sinaptici siamo in trepidante attesa del giorno in cui sarà dato l’annuncio della scoperta del gene dell’uomo e parimenti fiduciosi nell'avvento del gene della donna. La sintesi estrema che alleggerisca l'umanità dallo sforzo di costruirsi una nicchia etica in relazione alle mutevoli condizioni dell'esistenza. Che gran giorno sarà quello, che liberazione finalmente! La fiducia in questa scoperta a venire non sarà minimamente scalfita dalla conoscenza della complessità della storia di ogni individuo e dei fenomeni ambientali e sociali, le interazioni di ogni soggetto con il proprio contesto saranno solo rumore di fondo. Finalmente vedremo la fondatezza scientifica di scrivere alla lavagna i buoni e i cattivi, antica saggezza delle maestre delle scuole elementari quando affidavano l'incarico all'alunno più obbediente mentre loro andavano a prendere il caffè.

giovedì 12 febbraio 2015

A terra è tunna!

Cinzia Sciuto. La Terra è rotonda. 
Kant, Kelsen e la prospettiva cosmopolitica.
2015, Mimesis edizioni.
"A terra è tunna!" dicevano i miei bisnonni, "a terra è tunna!" dicevano i miei nonni. Così dicono ancora i miei genitori. Significa "la terra è rotonda", è un'espressione usata per rispondere alla violazione di un profondo senso di giustizia, quando c'è un sopruso apparentemente impunito. La terra è rotonda perché è uguale per tutti e non ci sono posti privilegiati, prima o poi ci si incontra e le ingiustizie devono essere riparate. La terra è rotonda e prima o poi toccherà occupare il posto di qualcun'altro, magari proprio il posto della persona offesa, lo stesso posto della persona indigente per la nostra indifferenza, per la nostra tracotanza.
La terra è rotonda è una di quelle espressioni che considero infinite, perché non finirei mai di scavarne significati. Nella sua disarmante semplicità questa espressione rivela un profondo senso etico, un bisogno di giustizia che ancora oggi non trova soddisfazione. Rivela la consapevolezza di quanto sia necessario un equilibrio nelle vicende del mondo, un equilibrio in cui nessuno, persona o Stato, prevalga sull'altro. Mi sono ricordato di questa espressione ricorrente in famiglia leggendo il titolo del libro di Cinzia Sciuto appena pubblicato e che leggerò presto. Lei mi ha fatto ricordare che "la terra è rotonda" è un'espressione di Kant. Non ricordavo più quel passaggio di "Per la pace perpetua" dove Kant dice "Nessun individuo, avendo, in origine, diritti maggiori di un altro sovra una porzione della terra, e questa essendo sferica, gli uomini devono sempre, alla fin fine, tollerarvisi reciprocamente."
Sono passati molti anni da quando lessi il saggio di Kant, sicuramente meno di quanti ne sono passati da quando ho sentito dire per la prima volta "a terra è tunna". Allora non seppi riconoscere nelle parole di Kant quanto ascoltavo in casa. Nessuno nella mia famiglia contadina aveva letto Kant. Forse certe voci si possono capire chiaramente solo quando sono lontane.

domenica 1 febbraio 2015

Dell'utilità della memoria

Hannah Arendt
A pochi giorni dal giorno della memoria torno sulla "memoria terapeutica". Torno sulla "utilità" della memoria nel senso espiatorio del termine utilità. La memoria non può e non deve servire a espiare. L'espiazione lava il passato ma non c'è espiazione che possa cancellare l'orrore del passato, dobbiamo reggerne il peso e la vergogna. La memoria che evochiamo nel "giorno della memoria" deve dire che il passato può tornare presente e che l'orrore nasce dalle "banali" azioni quotidiane. La resistenza che Hannah Arendt incontrò quando rivelò al mondo "la banalità del male" mostra quanto la sua lezione fosse difficile da accettare e quanto ancora oggi la si comprenda poco. La lezione di Arendt non poteva non incontrare resistenze perché metteva in guardia che in ogni banale burocrate poteva nascondersi un mostro. Heichmann potrebbe essere una persona qualunque, anche tu! Arendt dimostrò che non c'è bisogno di essere un mostro assetato di sangue per operare il male assoluto, è sufficiente rinunciare a sé stessi in nome di qualcosa che si ritiene al di sopra di sé.
C'è qualcosa di terapeutico nel "confinare" il male, nel circoscriverlo al mostro, all'immondo (fuori dal mondo), invece il male è nel mondo. Il male non è il mostro facilmente riconoscibile, il male è la quotidiana prevaricazione, la banale soverchieria, la comune indifferenza che dilaga ogni volta che rinunciamo al pensiero e alle emozioni per diventare parte di un sistema che chiede la nostra adesione. Il male è nelle pieghe quotidiane dei sistemi statali, politici, religiosi, nella burocrazia dell'obbedienza e del compiacimento. Il male è nella risata compiaciuta con il capo nei confronti di un collega, nella retorica della "normalità" con gli omosessuali, nell'assenza di empatia con gli immigrati, nell'evasione fiscale perché le tasse sono troppo alte, nelle disuguaglianze economiche e sociali perché i meritevoli si guadagnano la ricchezza, nelle piccole corruzioni quotidiane, riflesso di quelle più grandi per cui è facile indignarsi. Il male è considerare gli altri responsabili delle nostre azioni, è nel senso del dovere che fonda la coscienza morale e non viceversa, è nelle leggi che nascono da questo rovesciamento. Questo è il male del mondo, un male banale, spesso inevitabile, un male con cui fare i conti continuamente. Se il male è espulso dal mondo, se diventa il male immondo, allora il male banale può crescere indisturbato.
Il giorno della memoria assume la funzione di "confinamento" del male e in questi termini il male viene depotenziato, poiché espulso e espiato, ma il male è inespiabile e l'unica cosa che è possibile fare è riconoscere il male che si annida nel quotidiano. Il giorno della memoria, come ogni celebrazione ricorrente, assume valenza di ritualità in cui si possono riconoscere le analogie con il "confinamento" del sacro di cui parla Galimberti nel suo Orme del sacro. Tutto il male confinato ci libera dal male e ci lava da ogni peccato, pronti e puliti per commettere il prossimo. Il male è l'indefinito che abitiamo e che ci abita. Abbiamo bisogno di definire il male attraverso un processo razionale che lo confini in un luogo/tempo remoto ma questo confinamento è pieno di pericoli.
La Shoah è il simbolo più potente del male nella nostra epoca ma il simbolo può diventare simulacro che rappresenta tutto il male, il vaso di Pandora che lo contiene e ogni vaso di Pandora, prima o poi, viene aperto.
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