Pagine

venerdì 19 dicembre 2014

Buone feste

Perché non si dica che il mio blog tace durante le feste natalizie...
Con i miei sinceri auguri di buone feste vi lascio anche alcune "preghiere" tratte da un libro di qualche tempo fa. E' un testo satirico del 1887 di Paul Lafargue ma nella farsa Lafargue intravede già la tragedia descritta da Walter Benjamin pochi decenni dopo.

***

ORAZIONE DOMENICALE

Capitale, padre nostro, che siete di questo mondo, Dio onnipotente, che cambiate il corso dei fiumi e bucate le montagne, che separate i continenti e unite le nazioni; creatore delle merci e fonte di vita, che comandate ai re e ai sudditi, ai padroni e ai salariati, che il vostro regno si stabilisca su tutta la terra.
Dateci molti compratori che prendano le nostre merci, quelle cattive e anche quelle buone;
Dateci dei lavoratori miserabili che accettino senza ribellarsi tutti i lavori e si accontentino del più vile salario;
Dateci dei babbei che credano nei nostri prospetti;
Fate che i nostri debitori paghino interamente i loro debiti e che la Banca sconti i nostri effetti;
Fate che la prigione di Mazas non si apra mai per noi e allontanate da noi il fallimento;
Accordateci rendite perpetue.
Amen.


CREDO

Io credo nel Capitale che governa la materia e lo spirito;
Io credo nel Profitto, suo figlio legittimissimo, e nel Credito, lo Spirito Santo, che procede da lui ed è adorato assieme a lui;
Io credo nell'Oro e nell'Argento, che, torturati nella Zecca, fusi nel crogiolo e strappati al bilancista, ricompaiono al mondo come Moneta legale e che, divenuti troppo pesanti, dopo aver circolato su tutta la terra, discendono nei depositi della Banca per risuscitare come Carta-moneta;
Io credo nella Rendita al cinque per cento, al quattro e anche al tre per cento e nell'autentico Listino dei valori;
Io credo nel Gran Libro del Debito pubblico, che garantisce il Capitale dai rischi del commercio, dell'industria e dell'usura;
Io credo nella Proprietà individuale, frutto del lavoro altrui, e nella sua durata fino alla fine dei secoli;
Io credo nell'Eternità del Salariato che toglie al lavoratore le preoccupazioni della proprietà;
Io credo nel Prolungamento della giornata lavorativa e nella Riduzione dei salari e anche nella Adulterazione dei prodotti;
Io credo nel sacro dogma: COMPRARE A BUON MERCATO E VENDERE CARO; e similmente io credo negli eterni princìpi della nostra santissima chiesa, l'Economia politica ufficiale.
Amen.


SALUTAZIONE

(Ave Miseria)
Salve, Miseria, che schiacciate e soffocate il lavoratore, che dilaniate le sue viscere con la fame, infaticabile tormentatrice, che lo condannate a vendere la sua libertà e la sua vita per un boccone di pane; che spezzate lo spirito di rivolta, che infliggete al produttore, a sua moglie e ai suoi figli i lavori forzati dei penitenziari capitalisti, salve, Miseria, piena di grazia.
Vergine santa, che generate il Profitto capitalista, dea temibile che ci consegnate la classe avvilita dei salariati, siate benedetta.
Madre tenera e feconda di Superlavoro, generatrice di rendite, vegliate su di noi e sui nostri cari.
Amen


ADORAZIONE DELL'ORO

Oro, merce miracolosa, che porti in te le altre merci;
Oro, merce primigenia, in cui si converte ogni merce;
Dio che sa tutto misurare,
Tu, la perfettissima, la idealissima materializzazione del Dio capitale,
Tu, il più nobile, il più magnifico elemento della natura,
Tu, che non conosci né la muffa né le tarme né la ruggine;
Oro, inalterabile merce, fiore fiammeggiante, radioso sprazzo, sole risplendente; metallo sempre vergine, che, strappato alle viscere della terra, l'antica madre delle cose, ritorni a nasconderti, lontano dalla luce, nelle casseforti degli usurai e nelle cantine della Banca e che, dal fondo del nascondiglio dove ti pigi, trasmetti alla vile e miserabile carta la tua forza che raddoppia e decuplica;
Oro inerte, che muovi l'universo, dinanzi alla tua sfavillante maestà i secoli viventi s'inginocchiano e ti adorano umilmente;
Concedi la tua grazia divina ai fedeli che ti implorano e che, per possederti, sacrificano l'onore e la virtù, la stima degli uomini e l'amore della donna del loro cuore e dei figli della loro carne, e che sfidano il disprezzo di se stessi.

Oro, signore sovrano, sempre invincibile, tu l'eterno vittorioso, ascolta le nostre preghiere;
Costruttore di città e distruttore d'Imperi;
Stella polare della morale;
Tu, che detti la legge alle nazioni e che pieghi sotto il tuo giogo i papi e gli imperatori, ascolta le nostre preghiere;
Tu, che insegni ai saggi a falsificare la scienza, che persuadi la madre a vendere la verginità del figlio e che costringi l'uomo libero ad accettare la schiavitù della fabbrica, ascolta le nostre preghiere;
Tu, che compri le sentenze dei giudici e i voti dei deputati, ascolta le nostre preghiere;
Tu, che produci fiori e frutti sconosciuti alla natura;
Che semini i vizi e le virtù;
Che generi le arti e il lusso, ascolta le nostre preghiere;
Tu, che prolunghi gli anni inutili dell'ozioso e che abbrevi i giorni del lavoratore, ascolta le nostre preghiere;
Tu, che sorridi al capitalista nella sua culla e che strappi il proletario al seno di sua madre, ascolta le nostre preghiere.

Oro, viaggiatore infaticabile, che ami i raggiri e i cavilli, esaudisci i nostri desideri;
Interprete di tutte le lingue,
Intermediario sottile,
Seduttore irresistibile,
Campione degli uomini e delle cose, esaudisci i nostri desideri;
Messaggero di pace e fautore di discordie;
Distributore del divertimento e del superlavoro;
Consigliere della virtù e della corruzione, esaudisci i nostri voti;
Dio della persuasione, che fai udire i sordi e sciogli la lingua ai muti, esaudisci i nostri desideri;
Oro maledetto e invocato da innumerevoli preghiere, venerato dai capitalisti e amato dalle cortigiane, esaudisci i nostri desideri;
Dispensatore dei beni e delle disgrazie;
Maledizione e gioia degli uomini;
Guarigione dei malati e balsamo dei dolori, esaudisci i nostri voti;
Tu, che streghi il mondo e perverti la ragione umana;
Tu, che abbellisci la laidezza e eviti le disgrazie;
Difensore universale, che rendi onorevoli la vergogna e il disonore e che rendi rispettabile il furto e la prostituzione, esaudisci i nostri desideri;
Tu, che attribuisci alla viltà la gloria dovuta al coraggio;
Che concedi alla laidezza gli omaggi dovuti alla bellezza;
Che alla decrepitezza fai dono dell'amore dovuto alla giovinezza;
Mago malefico, esaudisci i nostri desideri;
Demonio che scateni l'omicidio e spingi alla follia, esaudisci i nostri desideri;
Fiaccola che rischiara le strade della vita;
Guida e protettore, e salvezza dei capitalisti, esaudisci i nostri desideri.

Oro, re di gloria, sole di Giustizia;
Oro, forza e gioia della vita. Oro, illustre, vieni a noi;
Oro, amabile per il capitalista e temibile per il produttore, vieni a noi;Specchio dei piaceri;
Tu, che doni ai fannulloni i frutti del lavoro, vieni a noi;
Tu, che riempi le cantine e i granai di coloro che non zappano né potano le vigne; di coloro che non lavorano né mietono, vieni a noi;
Tu, che nutri di carne e di pesce coloro che non portano al pascolo le greggi né sfidano le tempeste in mare, vieni a noi;
Tu, la forza e la scienza e l'intelligenza del capitalista, vieni a noi;
Tu, la virtù e la gloria, la bellezza e l'onore del capitalista, vieni a noi;
Deh, vieni a noi, Oro seducente, speranza suprema, inizio e fine di ogni azione, di ogni pensiero, di ogni sentimento capitalista.
Amen

Preghiere capitaliste. Tratte da Paul Lafargue, La religione del capitale, 1887

mercoledì 17 dicembre 2014

La RAI è orgogliosa di presentare...

Dopo la mirabile lettura della Divina Commedia, dopo la toccante lettura della Costituzione Italiana, dopo l'appassionante lettura dei Dieci Comandamenti... Benigni leggerà per noi le Pagine Gialle.


martedì 9 dicembre 2014

Voci del Salento

Ho cercato in rete vecchie registrazioni di canti salentini, fortunatamente non ho dovuto cercare a lungo.
Ne ho fatto una raccolta. Sono tutte registrazioni originali, lontane da quella baraonda odierna che dei canti contadini, dei lamenti funebri, delle ninne nanne, della rivolta sopita e della necessità di assordare la morte ha dimenticato tutto. E' rimasto un gran vorticare di gambe, una distesa di bottiglie di birra, vino e coca cola, con un gran cerchio alla testa il giorno dopo.

La prima canzone è una registrazione di Alan Lomax che insieme a Ernesto De Martino fece parte della famosa spedizione di ricerca negli anni '50 alla (ri)scoperta del tarantismo salentino. La stessa canzone chiude la raccolta con l'unica registrazione contemporanea.


In questo sito sono disponibili i testi di molti canti.

giovedì 4 dicembre 2014

La solidarietà è un istinto primordiale

Quanto segue è ripreso dal blog di Dario Accolla. Raramente leggo recensioni prima di vedere un film, di solito le leggo dopo ma in questo caso avevo già letto la recensione di Natalia Aspesi e sono sicuro di aver fatto bene a contravvenire alla mia regola per due volte.

***
“Pride” e la voglia di crederci ancora.
Pubblicato da elfobruno il 3 dicembre 2014

Londra, 1984. Al telegiornale scorrono le immagini degli scontri tra i minatori in sciopero contro il governo di Margareth Tatcher e la polizia. Mark, giovane attivista gay, ha una brillante intuizione: quei lavoratori hanno gli stessi problemi della comunità LGBT, poiché vessati dallo stato che non riconosce i loro diritti. Perché non aiutarli, cercando così nuovi alleati e sposando una causa giusta? Ne parla ai suoi amici. Non tutti lo seguono, ma la scelta sembra ormai fatta. Nasce quindi il gruppo LGSM, “Lesbians and Gays Support The Miners” e si raccolgono fondi per sostenere la protesta. Si fa qualche chiamata, ai vari sindacati. Troppi telefoni chiusi in faccia. Quella parola, gay, non va proprio giù. Fino a quando qualcuno risponde, forse per caso o per distrazione. E succede il miracolo…

Pride è una storia che parla di orgoglio. Quello di chi decide di starci, in questo mondo, per come è, perché stanco degli insulti della gente, dell’ignoranza che fa da padre a ogni pregiudizio possibile. Ed è anche la storia di un altro tipo di fierezza: la dignità che ti dà il lavoro, il senso del tuo stare su questo pianeta non solo per quello che sei, ma per quello che fai. Per te stesso, per la tua famiglia, per gli altri. E Mark raccoglie questa sfida, trascinando la sua comunità in un viaggio nell’Inghilterra degli anni ottanta.

Vari piani si intersecano dentro quella che è una storia vera e, allo stesso tempo, straordinaria e incredibile: c’è il tema dei diritti delle persone LGBT, certo, il dramma del coming out di Joe, l’incomunicabilità con famiglie più attente al perbenismo che alla felicità dei/lle propri/e figli/e. Ma c’è molto altro ancora. Il tema del lavoro, la sua dignità, quella cosa che ci lega a un’ispirazione, ai suoi valori, alla solidarietà tra pari. C’è la tematica femminile (e femminista), per cui le donne non sono viste (non più) come supplementari alla figura dominante, ma diventano soggetti autonomi, portatrici di solidarietà, di amore, di nuova intelligenza. Il mondo femminile rappresenta il primo di quei microuniversi che fanno cadere, uno dopo l’altro, i pregiudizi sulla “diversità”. E questo a un certo punto ti avvolge, ti fa sorridere, ti fa ridere e alla fine ti commuove. Profondamente. E poi c’è il tema dell’AIDS: è l’Inghilterra dei primi anni in cui la malattia fa la sua comparsa nella gay community britannica, mietendo le prime vittime. Argomento, anche questo, toccato con intelligenza e sensibilità, come tutto il resto della pellicola d’altronde.

Pride è un’opera fondamentale per ogni giovane (e non solo) attivista LGBT dell’Italia di oggi, perché ci ricorda quanto siamo indietro sul tema dei diritti civili che dovrebbero far parte di una battaglia più vasta, che è quella della dignità della persona. Ed è un film che ti ricorda che sì, esiste sempre una guerra tra buoni e cattivi, ma in mezzo a quella follia c’è sempre spazio per un profondo altruismo, che va oltre le apparenze e i luoghi comuni, che mette da parte il sospetto che sempre nasce tra chi non si conosce, per poi scoprirsi fondamentalmente uguali, capaci degli stessi sentimenti e delle medesime passioni.

Un film bello, delicato, a tratti forte e irriducibile nella gestione del dolore. Ma al di là della rabbia e delle lacrime che suscitano alcune scene e certi episodi, ti lascia la migliore cura a tutti i mali del mondo: la speranza e la voglia di crederci ancora. E solo per questo – tralasciando la qualità della regia e la bellezza delle immagini che Matthew Warchus, che lo ha diretto, ci offre – merita di far parte della nostra memoria affettiva. Perché ci aiuta a recuperare quel pezzo di noi che sa emozionarsi ancora per la politica e l’umanità di cui può essere capace.

domenica 16 novembre 2014

Appunti per riflessioni incompiute

Nella storia delle idee si sono alternati due modelli riguardo alle relazioni umane e all'organizzazione politica: homo homini lupushomo homini deus. Questi modelli sono formule ermeneutiche, strumenti di classificazione, risultato di una natura umana ambigua e ambivalente.

Darwin ha individuato i meccanismi dell'evoluzione, le strategie competitive e quelle mutualistiche che le specie adottano per sopravvivere. Nel periodo vittoriano la natura ha zanne e artigli insanguinati, secondo la celebre espressione di Lord Tennyson, "Nature, red in tooth and claw". La lotta per l'esistenza si presenta sotto la veste della dura competizione, trascurando una buona metà del pensiero di Darwin. Quella metà venne ripresa da Kropotkin, praticamente sconosciuto anche nelle facoltà di biologia.
Il pensiero di Darwin è stato usato per affermare le spinte colonialiste e, ironia della storia e delle idee, è stato apprezzato da Marx e Engels perché dimostrava che in natura opera un metodo dialettico di trasformazione e avvicendamento delle specie. La storia naturale di Darwin era modello per la storia sociale di Marx, anzi per Marx il movimento sociale è un processo di storia naturale. Da parte sua Darwin restò sempre schivo e spaventato dell'apprezzamento manifestatogli da direzioni opposte.

Il periodo vittoriano è la cornice storica in cui i fenomeni naturali sono letti in termini di successo del migliore, del "più adatto" secondo l'infelice espressione di Herbert Spencer che pure Darwin adottò. «Ma l’espressione “sopravvivenza del più adatto”, spesso usata da Herbert Spencer, è più idonea, e talvolta ugualmente conveniente», Darwin, 1859. Dall'ambito evoluzionistico a quello politico c'è un travisamento semantico e un impoverimento del concetto di "più adatto". Nell'evoluzione biologica il "più adatto" è chi trasmette più copie del proprio genoma, in qualunque modo e per qualunque motivo, strategico o contingente. Tanto la strategia quanto la contingenza sono modalità estremamente complesse e difficilmente riducibili a variabili uniche e semplici, e non riguardano solo l'individuo. In ambito politico "il più adatto" diventa "il più forte", una banalità monodimensionale. Quella stessa banalità che oggi è traslata nel "più meritevole".

Adam Smith ha individuato i meccanismi delle "transazioni". Ha analizzato le relazioni sociali attraverso lo scambio di valori economici, ma la sua lezione morale è stata trascurata. Smith è stato per l'economia ciò che Darwin è stato per la biologia. Entrambi travisati, entrambi usati per scopi politici. La lezione morale di Smith era parte integrante del suo pensiero. Nella Ricchezza delle nazioni dice chiaramente che le asimmetrie contrattuali minano alla base l'esistenza stessa del libero mercato, inteso come luogo di negoziazione, luogo in cui la transazione accresce il vantaggio di entrambe le parti. Dei tanti seguaci di Smith o sedicenti tali, quanti fanno sentire la loro voce nei confronti delle multinazionali che monopolizzano il mercato e coerciscono le scelte politiche di interi paesi? Molti osannatori della mano invisibile farebbero un salto sulla sedia leggendo le critiche di Smith alle corporazioni che creano diseguaglianze.
La famigerata "mano invisibile" di Adam Smith è il principio che regola l'organizzazione dei sistemi complessi, una "forza" difficile da individuare poiché coinvolge molteplici aspetti e lunghe catene causali del sistema eppure determinante per la struttura del sistema stesso. La mano invisibile non è un principio normativo, sebbene nello stesso Smith non manchino ambiguità al riguardo, bensì un principio descrittivo. La selezione naturale di Darwin, è un principio descrittivo, non un principio normativo, non più di quanto siano principi normativi la legge di gravità di Newton o la relatività di Einstein. La lezione di Hume ha insegnato a non confondere descrizione e prescrizione, ciò che è non implica ciò che deve essere. Confondere i due piani è logicamente disonesto. Il passaggio dall'essere nel dominio "naturale" a quello del deve essere nel dominio "sociale" rende evidente anche la disonestà morale della fallacia naturalistica. E poiché la confusione tra descrizione e prescrizione è sempre stato il punto debole dei neoliberisti, tempo fa ho temuto che un articolo di Alesina, in cui lo sviluppo del capitalismo in Europa è messo in relazione alla diffusione della peste nera, fosse preludio per una politica di rilancio del capitalismo sofferente!

La natura è indifferente alle passioni umane ma si predilige vedere una natura assetata di sangue nella misura in cui questo ci gratifica come vincitori della lotta per l'esistenza, oppure all'altro estremo una natura benevola e addomesticata, a sostegno di desideri, aspettative e volontà di potenza. Proiettiamo sulla natura quello che di volta in volta soddisfa le nostre pulsioni narcisistiche. La politica è l’argine culturale ad una natura del tutto indifferente ai destini umani, come Leopardi ha ampiamente dimostrato.

Che tipo di storia è quella che si va sviluppando sotto le spinte "naturalistiche"? La politica non può essere esclusivo adeguamento ai fenomeni naturali, non più di quanto non sia descrizione delle catastrofi naturali senza considerare le strategie per arginarne gli effetti deleteri. La politica è cultura che ambisce a costruire lo spazio della cooperazione che in natura occupa lo stesso posto della competizione più feroce.
Riconducendo l'etica ai suoi fondamenti (aiutare l'altro, non danneggiare l'altro), in natura troviamo l'origine evolutiva dell'etica e sappiamo che la cooperazione è una strategia di sopravvivenza come la competizione. Nella specie sapiens operano entrambe le strategie ma siamo essenzialmente una specie sociale, forse una specie in transizione, quasi sicuramente verso l'estinzione.
Quale posto occupa l'uomo in natura? Qual'è la nostra natura? Oppure dovremmo chiederci, quale natura scegliamo di avere? Preferiamo una politica che favorisca la cooperazione o una che favorisca la competizione?
Il neoliberismo senza freni è considerato già da Smith una catastrofe, ed è una catastrofe "naturale" che ci si limita ad assecondare spacciandola per riscrittura della storia. Una storia in cui i diritti del '900 diventano privilegi, una storia dove ciascuno è solo a giocarsi la partita della vita.

Della meritocrazia. Si organizza una società in base ai successi che ognuno raggiunge, evidentemente per merito, creando l'immagine del vincente cui fa da contraltare la speculare immagine del perdente, evidentemente per demerito. Nulla di più lontano da una società organizzata sulla base delle relazioni emotive e affettive. Nella società del merito la collaborazione non è costitutiva della socialità ma funzione di un obiettivo non sempre collettivo e spesso "imposto" con strumenti "pacifici".

Renzi condivide con Berlusconi la stessa ignoranza e lo stesso disprezzo per i corpi intermedi della democrazia. Ha una visione personalistica della politica e riduce la democrazia ai soli organi centrali, essenzialmente il governo o più precisamente la presidenza del consiglio. Renzi, come Berlusconi, mette in scena il contatto diretto con il cosiddetto popolo che però non ha voce per influenzare le politiche se non attraverso i corpi intermedi della democrazia. Quindi quello a cui parla Renzi non è un popolo ma una massa informe. Da qui nasce la frustrazione del popolo che emerge con effetto ritardato! Troppo ritardato a mio avviso ma emerge.
La democrazia non è solo "centro", la democrazia è essenzialmente "periferia". E' dibattito parlamentare così come assemblea sindacale, manifestazione sociale, consiglio di classe, comitato di quartiere e assemblea di condominio.
Il disprezzo dei corpi intermedi, in particolare dei sindacati, non è solo espressione di ignoranza politica, rivela un disegno preciso. La delegittimazione dei sindacati, soprattutto di quelli meno accondiscendenti, mina alla base gli strumenti di compensazione delle asimmetrie contrattuali tra capitale e lavoro, tra datore di lavoro e lavoratori. Possiamo muovere molte critiche ai sindacati - io ne ho una grossa come un macigno: essersi accorti troppo tardi del precariato - ma la loro demolizione significa che ciascun lavoratore si troverà solo a contrattare con il datore di lavoro. Il sindacato è stato storicamente la coalizione tra lavoratori per contrattare con il capitale. Unire le reciproche debolezze per avere forza di contrattazione: questo è stato il sindacato. Ridurlo in polvere significa lasciare che le asimmetrie tuttora presenti tra capitale e lavoro esprimano i loro effetti. Significa che ogni lavoratore è solo a giocarsi la partita del lavoro con il datore di lavoro e poiché la classe imprenditoriale è povera di Adriano Olivetti il risultato è una corsa al ribasso di salari e diritti, così come sta avvenendo dagli anni '80, da quando il pensiero neoliberista è diventato il pensiero unico.

Il vincente sarà chi accetta le condizioni imposte da chi ha maggiore forza contrattuale. Per analogia con il discorso evolutivo, sarà colui che prima degli altri si è adattato. Il più adatto! E' questa la società dei meritevoli che vogliamo? Chi vince è il più meritevole, il più meritevole vince! Chi è il più meritevole? Quello che vince! Chi vince? Il più meritevole! Più chiaro di così. La tautologia dei bulli due punto zero.

Li conosco questi boyscout iscritti ai rotary e lions club. Nullità. Che siano ricchi o aspiranti tali, conta poco. I primi sono frustrati perché devono imitare il padre, i secondi perché devono affrancarsi dal disagio di non essere nati ricchi e rinnegano il padre pensando di riscattarlo. Scarti che si candidano a guidare la società, e la guideranno, perché loro sono i vincenti, quelli con le relazioni giuste, quelli che sanno cogliere il momento opportuno. Li conosco questi figli beneducati alla messa domenicale, pronti a sputare sentenze su chi non ce la mette tutta per essere un vincente, su "chi si piange addosso". Sempre pronti a solidarizzare con chi è più forte, perché il debole non ce l'ha messa tutta, il debole è così per suo demerito, magari va a cercarsi anche la morte perché è un tossico, un extracomunitario, un ladro e porta pure malattie.

Io so i nomi dei responsabili, diceva Pasolini, ma non ho le prove. Io so i nomi di chi ha ucciso Cucchi perché so che la causalità non è legata alle cose più prossime e può avere origini molto lontane. So i nomi di chi lo ha ucciso coprendosi dietro il velo dell'autorità e so i nomi di chi quel velo ha tessuto. Sono quelli che parlano di merito e che sotto questo vessillo nascondono il loro disprezzo per i "perdenti", per chi non ha merito, per chi può essere pestato a morte perché se l'è andata a cercare...

La politica è un gigantesco e maestoso esperimento contro-natura, fieramente e umanamente contro-natura o piuttosto un esperimento che più di qualunque altro afferma la natura umana. Esperimento contro-natura nella misura in cui vogliamo vedere nella natura zanne insanguinate e sopravvivenza del più forte, esperimento che afferma fortemente la natura umana nella misura in cui individuiamo le coordinate empatiche della specie umana, una specie che si distingue per la sua socialità, oltre che per la sua ferocia. Siamo capaci delle più elevate opere dello spirito e dei più efferati crimini. Tra i monumenti della nostra specie c'è la corale di Beethoven e il bombardamento di Dresda, la relatività di Einstein e la bomba di Hiroshima, la Cappella Sistina e la Shoah.
La politica è un modello contro l'idea (errata) che abbiamo di natura.

Una società in cui tutti gli individui siano messi nelle condizioni di esprimere le proprie aspirazioni: questo modello è un modello umano, che non troviamo in altre specie. In questi termini dico un modello contro-natura e allo stesso tempo che afferma la nostra natura. Il modello neoliberista lascia l'individuo solo, senza tessuto statuale, e con un blando tessuto sociale. Questo è il trionfo della natura intesa come regno della lotta per la sopravvivenza del più forte. Renzi ne è un degno alfiere. La meritocrazia di Renzi dice di voler mettere tutti sulla stessa linea di partenza ma non dice nulla dell'allenamento che ogni atleta può permettersi e bara sull'asimmetria della forza di contrattazione tra capitale e lavoro.

Ogni tempo ha il suo fascismo, diceva Primo Levi, e il fascismo muta nel tempo. Oggi abbiamo fascisti geneticamente modificati per vendersi come condottieri di sinistra. Con loro si vince, non importa cosa, non importa come ma si vince.

Renzi ha azzerato la dialettica fondendo in maniera surrettizia istanze destruens e costruens, senza avere stoffa né per l'una né per l'altra, o forse solo per la prima. Un Bel Amì della politica si è impadronito di tesi e antitesi. Ha realizzato quello che disse Fukuyama dopo la caduta del muro di Berlino, la storia è finita, non c'è più dialettica, il pensiero unico ha trionfato. L'imbarazzante debolezza dei suoi avversari, sia interni che esterni al pd, lo fa apparire un gigante. La sua retorica da ultima spiaggia ha soppresso il confronto. La cosiddetta sinistra è più spiazzata della destra, intontita da una mancanza di alternative che non ci sono fino a quando non vengono costruite e non si costruiscono fino a quando si è intrappolati nella mentalità che non prevede alternative.
La storia potrà anche essere finita ma non il conflitto. La dialettica sociale è il conflitto e dove ci sono asimmetrie sociali continuerà a esserci conflitto.
Renzi passerà, il conflitto no.

"La libertà non è che un vano fantasma quando una classe di uomini può affamare l’altra impunemente. L’uguaglianza non è che un vano fantasma quando il ricco, attraverso i monopoli, esercita il diritto di vita e di morte sul suo simile. La Repubblica non è che un vano fantasma quando la controrivoluzione opera, giorno dopo giorno, attraverso i prezzi delle derrate alle quali i tre quarti dei cittadini non possono accedere senza versare lacrime." Dal Manifesto degli arrabbiati di Jacques Roux, 25 giugno 1793.
Appena 220 anni fa!

lunedì 3 novembre 2014

Autorità e Stato assente

Nel 1961 Stanley Milgram condusse un esperimento che lo consacrò tra gli psicologi sociali più originali del suo tempo. L'esperimento gli procurò non poche critiche perché metteva a nudo aspetti poco gradevoli e volentieri rinnegati della psicologia umana. L'esperimento aveva l'obiettivo di stabilire fino a che punto l'obbedienza a una autorità potesse determinare l'esecuzione di azioni moralmente riprovevoli.
Per l'esperimento Milgram reclutò centinaia di persone con il dichiarato compito di sottoporsi, dietro compenso, a dei test sulla memoria e l'apprendimento. Lo svolgimento dell'esperimento prevedeva la partecipazione di due persone. A una veniva assegnato il ruolo di "insegnante" e all'altra il ruolo di "allievo". Lo sperimentatore dichiarava che il compito dell'esperimento era verificare l'effetto della punizione nell'apprendimento. L'allievo veniva legato a una sedia in laboratorio e gli veniva applicato un elettrodo al polso. Il suo compito consisteva nell'imparare a memoria una serie di nomi. Ad ogni errore l'insegnante doveva premere un pulsante e dare una scossa elettrica di intensità crescente all'allievo. Le scosse andavano da 15 a 450 volt e a partire da 285 volt erano accompagnate da "un urlo agghiacciante" emesso dal povero allievo fino allo svenimento.
Il vero soggetto dell'esperimento però non era l'allievo ma l'insegnante. L'allievo era un attore e non riceveva alcuna scossa elettrica. Milgram voleva scoprire quale grado di sofferenza delle persone comuni fossero disposti a infliggere a un innocente quando agivano sotto l'influsso di una persona "autorevole". Si trattava di vedere a che punto il soggetto si sarebbe ribellato all'istruttore.
Il soggetto con il ruolo di insegnante poteva sottrarsi al compito di infliggere la scossa elettrica anche se lo sperimentatore lo spronava a continuare l'esperimento.
I risultati dell'esperimento furono inquietanti. Il grado di obbedienza allo sperimentatore variava con la distanza tra i soggetti coinvolti nell'esperimento: allievo, insegnante e sperimentatore ma i risultati mostravano inequivocabilmente che un cospicuo numero di persone obbediva allo sperimentatore nonostante qualche segno di tensione. Molti volontari protestarono affermando che bisognava interrompere l'esperimento e in effetti alcuni si rifiutarono di obbedire allo sperimentatore ma un significativo numero di soggetti continuava ad obbedire allo sperimentatore infliggendo la scossa con il massimo voltaggio. Nella versione dell'esperimento in cui l'insegnante sentiva i lamenti dell'allievo ma non poteva vederlo 25 soggetti su 40 continuarono a sottoporre la "cavia" a tutte le scosse fino al massimo voltaggio. Nella versione di maggiore prossimità tra allievo e insegnante in cui l'insegnante ascoltava i lamenti dell'allievo e ne vedeva le smorfie di dolore furono in 16 su 40 a infliggere il massimo voltaggio e nella versione dell'esperimento in cui era richiesto che l'insegnante spingesse il braccio della vittima sulla piastra elettrica furono in 12 su 40 ad arrivare fino a 450 volt.

Scrive Milgram: "La spiegazione più facile sarebbe quella di considerare quei soggetti  che somministravano la scossa elettrica più violenta come dei mostri, degli individui sadici, ai margini della società. Ma è un argomento ben tenue se si pensa che quasi due terzi dei partecipanti rientrano nella categoria dei soggetti "obbedienti" e provengono da un campione di gente normale, rappresentativa di diverse classi sociali: salariati, professionisti, dirigenti. [...]
Ebbene, al termine di questo esperimento, in cui ho potuto osservare centinaia di persone normali sottomettersi docilmente all'autorità, sono giunto alla conclusione che ciò che la Arendt definisce "banalità del male", è una realtà assai più diffusa di quanto si vorrebbe credere. La maggior parte delle persone somministra le scosse per un senso di obbligo nei confronti dell'istruttore, non a causa di tendenze aggressive verso la vittima." (Stanley Milgram, Obbedienza all'autorità. Uno sguardo sperimentale. Einaudi, 2003, pag. 7)

Dato per assodato quanto Stanley Milgram e Hannah Arendt hanno dimostrato meglio di chiunque altro mi chiedo di quali strumenti lo Stato, detentore dell'autorità di esercitare la forza, si doti per eliminare ogni abuso dell'autorità. Spesso in questo ambito non c'è neanche il "filtro" dell'obbedienza ma potenziali condizioni di diretto abuso di potere. Gli esperimenti di Milgram mi fanno concludere due cose. La prima è che non c'è alcuna ragione di ritenere chi decide di arruolarsi nelle forze dell'ordine o qualunque altra categoria professionale esente da comportamenti deprecabili, la seconda consegue la prima e prevede che necessariamente lo Stato adotti strumenti idonei a ridurre a zero questi comportamenti e laddove si manifestino punirli e emendarsi.
A proposito della morte di Cucchi come quella di Aldrovandi, Uva e di tutti gli altri omicidi di Stato, quali strumenti adotta lo Stato per tracciare il comportamento dei suoi dipendenti quando prendono in custodia, ripeto, in custodia, un cittadino? Non conosco i documenti processuali del caso Cucchi e sono certo che l'assenza di prove non può che conseguire nell'assoluzione degli indagati ma mi chiedo come sia possibile che non ci siano registri con nomi, cognomi e orari di quanti hanno avuto in custodia Cucchi dal momento del suo arresto fino al suo assassinio.
E' davvero più facile tracciare un quarto di manzo macellato in Francia e consumato in Italia che tracciare il comportamento dei dipendenti dello Stato perché non abusino dell'autorità che lo Stato assegna loro?

martedì 28 ottobre 2014

Il prezioso 0,1%

Se mi chiedo a cosa sia servito aprire un blog dal quale mi sto allontanando sempre più, mi rispondo senza ombra di dubbio che è stato il mezzo con cui ho conosciuto due persone preziose: Nou e Garbo.
E' raro conoscere persone come loro, ed è ancora più raro conoscerle in rete dove non ci sono sguardi, silenzi, espressioni che fanno vivi i nostri incontri. Ho avuto il piacere di incontrare e conoscere Nou ma non ho ancora avuto il piacere di incontrare Garbo e spero possa avvenire quanto prima.
Desidero ringraziarvi amici miei e desidero farlo qui, dove vi ho conosciuti, desidero ringraziarvi per il vostro contributo a Direttamente-Onlus, per la vostra generosità, per la vostra sincerità, perché quando scrivete che la solidarietà ci rende umani non lo scrivete soltanto, desidero ringraziarvi perché fate sentire la vostra presenza.
Mi capita spesso di parlare di Nou e Garbo con i miei amici, molti di loro mi dicono che in rete non possono nascere relazioni profonde. Io rispondo, e ne sono convinto, che hanno ragione da vendere al 99,9% ma quel 0,1% è così luminoso che vale la pena esporsi a luoghi comuni, frasi fatte, banalità e frasi di circostanza per avere il privilegio di godere di poche bellissine persone.
Grazie amici miei, a nome di Direttamente-Onlus e dei bambini che potremo aiutare con il vostro contributo.

Logo di Direttamente-Onlus

venerdì 24 ottobre 2014

Europa, cosa nostra


Pare che Barroso non abbia gradito la pubblicazione della lettera inviata da Katainen al ministro Padoan.
Apprezzabile il gesto di Renzi di renderla pubblica.
Poiché "è finito il tempo delle lettere segrete" seguirà sicuramente pubblicazione degli accordi presi a via del Nazareno con il signor Berlusconi.

mercoledì 15 ottobre 2014

Dilemma etico

Piove a dirotto e hai fame. E' tardi e dopo una giornata di lavoro la stanchezza lascia poche energie per mettersi a cucinare qualcosa. In frigorifero non c'è neanche l'occorrente per fare un'insalata al volo. Puoi ordinare una pizza con consegna a domicilio. Basta una telefonata e nel giro di mezz'ora un pony express ti porta a casa la pizza calda, magari con un paio di supplì.
Chi consegna pizze a domicilio deve muoversi in fretta e lo fa su due ruote, non può ripararsi dalla pioggia. Ultimamente questo è un lavoro che fa anche chi il lavoro lo ha perso o non lo trova, non è più un lavoretto per arrotondare la paghetta. Normalmente chi fa questo lavoro è pagato a numero di consegne, il resto lo guadagna con le mance che riesce a raccogliere.
Cosa fai? Ordini la pizza o rinunci perchè non vuoi che qualcuno si bagni per portartela a casa?

martedì 7 ottobre 2014

Ho messo una sentinella!


Il Signore mi ha detto:
'Metti una sentinella di guardia
perché riferisca quel che vede.
Faccia attenzione, tenga gli occhi
ben aperti!
Vedrà carri a due cavalli, carovane di asini
e di cammelli'.
Isaia 21, 6-7 (Trad. interconfessionale in lingua corrente)

venerdì 3 ottobre 2014

Il comico e la spalla

I numeri sull'incidenza dell'articolo 18 sul cosiddetto "mercato del lavoro" sono riportati in questo articolo. Tutti riferimenti pubblici e da agenzie internazionali, noti da tempo e non particolarmente difficili da trovare. Eppure in qualsiasi dibattito televisivo o articolo di giornale raramente emergono questi dati. Il mantra è che l'eliminazione dell'articolo 18 rilancerà gli investimenti ma i cosiddetti giornalisti del martedì e del giovedì sera non si fanno nemmeno sfiorare dalla tentazione di chiedere ai loro ospiti di quali informazioni dispongono per stabilire la relazione tra la definitiva cancellazione di quello che è rimasto dell'articolo 18 e il rilancio degli investimenti. La giaculatoria ricorrente dei lavoratori superprotetti è una bufala ma i numeri non contano né per politici arrembanti né per giornalisti che fanno da spalla ai comici.

Stesso discorso vale per il TFR da "mettere nelle tasche degli italiani". Da un lato c'è chi è a favore per rilanciare i consumi - magari lo stesso "rilancio" dei famosi, o famigerati, 80 euro! - dall'altro c'è chi non è favorevole perché toglierebbe risorse alle aziende creando più danno che beneficio all'economia. Nessuno che si periti di dire se sono stati fatti i conti della serva per stabilire quale effetto possa avere lo spostamento delle risorse. Nessuno che si preoccupi di chiederli questi benedetti conti della serva. I conti della serva sto dicendo, mica previsioni modellistiche!

A mio avviso chi vuole cambiare le cose ha il dovere di portare dati e argomenti per sostenere il cambiamento, lo stesso vale per chi sostiene la tesi contraria. Chi si occupa di informazione ha il dovere di sollecitare argomenti verificabili e/o falsificabili (vedi lezione di Popper). Chi si occupa di informazione in televisione non deve concedere nulla a retorica e monologhi. Chi si occupa di informazione deve far venire fuori i dati concreti, le previsioni di impatto delle riforme, deve far emergere se una proposta è formulata solo perché non si sa che pesci prendere. Già, perché è forte l'impressione che il governo avanzi proposte di riforma con la malcelata intenzione di alzare la polvere sufficiente per nascondere l'incapacità di incidere su una situazione economica drammatica.

Dopo decenni di evasione fiscale, corruzione, economia sommersa, fuga di capitali, delocalizzazioni, depauperamento dei salari a favore di profitti non reinvestiti, passaggio del rischio dall'imprenditore al lavoratore con annessa promozione del precariato, tassazione del reddito da lavoro e detassazione delle rendite finanziarie, cancellazione della progressività contributiva, mescolamento di attività commerciali e finanziare delle banche, spostamento delle risorse dall'economia tradizionale alla finanza, aumento vertiginoso della distanza tra ricchi e poveri,  dopo tutto questo la situazione è tragica e nonostante il "consenso" non vedo alcun segno che mi faccia pensare che l'attuale salsicciaio voglia intervenire su nessuno di questi problemi.

La situazione oggi è come quella descritta 2500 anni fa da Aristofane nella commedia i cavalieri. Due demagoghi si confrontano in piazza a colpi di bassa retorica. Alla fine vince Salsicciaio e Popolo ritorna giovane. Oggi, a differenza di 2500 anni fa, il confronto tra Paflagone e Salsicciaio è preceduto dalla copertina di un comico geniale, il resto fa da spalla al comico, una spalla debole. Vale la pena di vedere solo la copertina.

lunedì 29 settembre 2014

Passeggiata

Al primo sole, fresco come formaggio primo sale, Roma sbadiglia. Il Tevere si ferma sopra pensiero. Le piazze sono tele metafisiche ammantate di silenzio rubato per pochi minuti, il tempo di una boccata d'aria prima di tornare sott'acqua.


I palazzi si preparano al duello. Incrociano lame di luce e sciabolate lente tagliano le facciate.
Il sole si incunea tra medioevo e rinascimento a Campo de' fiori, già fitta di bancarelle di spezie all'ombra di una eresia irredenta.


Qui, come al mercato di Piazza Vittorio, l'umanità non ha sacro da confinare, non ha agnelli da sacrificare. Campo de' fiori è l'unica piazza di Roma senza chiese perché è chiesa, come il mercato di Piazza Vittorio.


Campo de' Fiori è una banda di musicisti che non si conoscono e che vengono dai posti più disparati: da Roma imperiale, dal medioevo, dal rinascimento, dal secolo dei lumi. Si ritrovano tutti qui a suonare insieme e sorprende quell'armonia, sorprende quel concerto di perfetta e inattesa corrispondenza. Campo de' fiori è la piazza delle dissonanze della musica popolare. Piazza Navona invece è una partitura sinfonica, scritta dal principio, prima che i compositori venissero al mondo. Qui si suona la cosiddetta musica colta che non ha nulla da insegnare alla musica popolare che si suona pochi metri lontano.


Palazzo Fioravanti. Sul cornicione dell'angolo che si affaccia a piazza Farnese c'è un'edicola con due putti che reggono l'immagine di Maria, segno di profonda misericordia. Il portone sul lato di via dei Farnesi ha sul primo gradino una grata con spuntoni di ferro, per impedire a mendicanti e altri viandanti di sedersi, segno di profonda miseria.
Controllare l'etimo di misericordia e miseria.


Il campanile di Santa Brigida è un prospero rosso di zolfo che il primo sole infiamma e finisce di ardere al tramonto.


domenica 21 settembre 2014

Direttamente-Onlus

Questo post è un invito rivolto a chi segue questo blog e a chi è solo di passaggio. E' un invito diretto per richiamare la vostra attenzione su Direttamente-Onlus.
La Onlus è nata il 26 marzo 2014 per iniziativa di tre amici, per sostenere Hands of Love Development Centre di Nairobi, la scuola fondata dal loro amico Terry Little. Uno dei tre amici sono io.
Io, Maura e Elena non possiamo certamente cambiare il mondo ma possiamo contribuire a cambiare la vita dei bambini nella scuola fondata dal nostro amico Terry Little, con l'aiuto di quanti vorranno sostenere questa iniziativa.

Logo di Direttamente-Onlus

Per saperne di più basta cliccare sull'immagine in alto a destra di questo blog, dove puoi vedere il logo della Onlus.

martedì 9 settembre 2014

Selfie

Fino a poco tempo fa passeggiando per la città poteva capitare che qualcuno ti fermasse per chiedere la cortesia di scattare una foto. A volte la richiesta avveniva in una lingua ignota ma era sufficiente una mimica molto semplice per capire. Al tuo assenso, magari accompagnato da un sorriso, lo sconosciuto ti porgeva la macchina fotografica, si allontanava di pochi passi e si metteva in posa insieme alla sua fidanzata o al suo fidanzato con lo sfondo di un monumento. Tu scattavi la foto e restituendo la macchina fotografica ci si salutava rapidamente, restando sconosciuti, ma con un sorriso che conteneva l'augurio che la mano fosse stata abbastanza ferma per una buona foto. Per vedere se la foto era stata fatta bene bisognava aspettare lo sviluppo e se la foto veniva mossa non c'era modo di rimediare. Poi sono venute le macchine che fanno le foto digitali e subito dopo lo scatto si controllava insieme allo sconosciuto che la foto fosse venuta bene, altrimenti si rifaceva.
Da tempo non capita più che per strada qualcuno ti chieda di fare una foto con la sua macchina fotografica, è comunque più raro che capiti. Adesso non c'è più bisogno di chiedere a qualche sconosciuto di fare una foto, adesso ci sono i cellulari che fanno le foto e con i cellulari si fanno i selfie e se c'è bisogno di fare una foto con una inquadratura più ampia ci sono i bastoni che sorreggono i cellulari per fare un selfie di gruppo.
Trovo tristi i selfie, li trovo tristi perché eliminano quell'imbarazzo di dover chiedere un favore ad uno sconosciuto, non prevedono alcun sorriso, nessun "grazie" detto in chissà quale lingua in cambio della cortesia. I selfie sono uno dei tanti esiti di una organizzazione sociale in cui la solitudine da condizione ontologica o sociale è diventata prescrizione etica.
Peccato! I selfie hanno portato via le occasioni di scambiare un sorriso con gli sconosciuti e hanno amplificato la monomaniacale esaltazione del sé. Considerando che non tutti i patiti del selfie hanno un'espressione intelligente come questa
è evidente che i selfie possono essere causa di figure imbarazzanti se da intima esigenza onanistica diventano irrefrenabile pulsione di orgasmare sui social network.



martedì 5 agosto 2014

Altrove

«I saw small boys baited and killed by Israeli soldiers in the Gaza refugee camp of Khan Younis. The soldiers swore at the boys in Arabic over the loudspeakers of their armored jeep. The boys, about 10 years old, then threw stones at an Israeli vehicle and the soldiers opened fire, killing some, wounding others. I was present more than once as Israeli troops drew out and shot Palestinian children in this way. Such incidents, in the Israeli lexicon, become children caught in crossfire. I was in Gaza when F-16 attack jets dropped 1,000-pound iron fragmentation bombs on overcrowded hovels in Gaza City. I saw the corpses of the victims, including children. This became a surgical strike on a bomb-making factory. I have watched Israel demolish homes and entire apartment blocks to create wide buffer zones between the Palestinians and the Israeli troops that ring Gaza. I have interviewed the destitute and homeless families, some camped out in crude shelters erected in the rubble. The destruction becomes the demolition of the homes of terrorists. I have stood in the remains of schools—Israel struck two United Nations schools in the last six days, causing at least 10 fatalities at one in Rafah on Sunday and at least 19 at one in the Jebaliya refugee camp Wednesday—as well as medical clinics and mosques. I have heard Israel claim that errant rockets or mortar fire from the Palestinians caused these and other deaths, or that the attacked spots were being used as arms depots or launching sites. I, along with every other reporter I know who has worked in Gaza, have never seen any evidence that Hamas uses civilians as “human shields.”» Chris Hedges, Why Israel Lies, 3 agosto 2014.

***

Se c'è una cosa di cui sono debitore a Marx è avermi insegnato che ogni individuo è soggetto storicamente determinato. Non parlo del determinismo storico giustamente criticato da Popper, quello che intende tradurre la storia in una serie di eventi scientificamente prevedibili. No, non parlo di quel determinismo, "La storia non si snoda / come una catena / di anelli ininterrotta", dice Montale, "In ogni caso / molti anelli non tengono". Trovo fallace quel determinismo e nel migliore dei casi confonde la speranza con la previsione. Non di meno resta valido il concetto che ogni individuo è soggetto storicamente determinato, imprevedibilmente determinato ma pur sempre determinato perché forgiato dagli avvenimenti storici che ha vissuto, sui quali ha ragionato e sentito, forgiato nel crogiuolo urbanistico in cui è nato e cresciuto, che è a sua volta il coagulo geografico della storia, dove il tempo si rapprende in spazio. Se Marx mi ha reso consapevole di questo, è l'essere nato in una provincia contadina che me ne ha dato le prove. Nel giro di quaranta anni ho avuto modo di vedere come è cambiata la gente intorno a me, come è dovuta cambiare pur credendo di rimanere la stessa. Da una piccola finestra ho visto come lavora la storia, i suoi sussulti, gli arresti, le brusche virate. Le città cambiano meno velocemente, con meno sussulti, con più regolarità. Forse è per questo che nelle città l'unico storicismo che può svilupparsi è quello della prevedibilità degli eventi, quello che, rovesciandosi, ha dato origine al florido edificio della manipolazione delle opinioni perché gli eventi da prevedibili diventassero, a forza, determinati. Quanti non si avventurano in questa idiozia restano nell'altra, quella che li fa percepire come esseri atemporali e aspaziali. Di tanto in tanto viaggiano, perché godono di buone condizioni economiche, ma più spesso non fanno altro che spostarsi da un posto all'altro. Eppure è nelle città che si fa la storia ufficiale. La vita provinciale rimane indietro rispetto alla storia delle città poi, all'improvviso, come per recuperare il tempo e lo spazio perduto, comincia a correre a perdifiato, spesso imboccando direzioni che la fanno perdere per vie impervie, vicoli ciechi e luoghi disabitati dove si ritrova senza riferimenti e con il fiato corto.
Sembra un'ovvietà ma la consapevolezza che noi in altri contesti storici e geografici, avendo vissuto altre vite, avremmo probabilmente, almeno probabilmente, imboccato altre strade, fatto altre scelte, non è così scontata. Ci si percepisce come entità immutabili in qualunque contesto perché spesso l'unico esercizio mentale che si fa è immaginarsi teletrasportati altrove, ma non basta per capire cosa saresti altrove, è un esercizio mentale errato, per menti stanche e viziate da troppa televisione.
Se fossi nato e cresciuto a Gaza, sotto occupazione israeliana e fossi sempre vissuto lì cosa sarei, chi sarei? Se le mie condizioni sociali fossero state tali da non poter neanche concepire una via di fuga cosa starei facendo in questo momento? Starei qui a scribacchiare su una tastiera di un pc pensando che una discussione razionale è la via maestra per risolvere i conflitti? Io credo di no. La probabilità che stessi facendo qualcosa che io, qui, in questo momento, trovo biasimevole sarebbe altissima. Non capirlo forse è conseguenza dell'essere nati e cresciuti nel ventre della vacca, per usare un'espressione della mia lontana provincia.
E' vero, c'è sempre la possibilità di una strada diversa, non ci sono strade che inesorabilmente e necessariamente vanno imboccate per lo stesso motivo per cui il determinismo storico non esiste, ma è improprio assumere questa possibilità a certezza, è un errore etico prima che logico.

giovedì 31 luglio 2014

[...]

«Anche all'ospedale erano cominciate le divisioni politiche. Ai moderati, la cui ottusità indignava il dottore, lui appariva pericoloso; agli altri, politicamente avanzati, non sembrava invece abbastanza rosso. Così che Jurij Andrèevič non si trovava né fra i primi, né fra i secondi; allontanatosi da una riva, non era approdato all'altra.» Borìs Pasternàk, Il dottor Živago, 1957.

domenica 27 luglio 2014

Noi accusiamo

Segnalo e sostengo questo appello lanciato dal Prof. Angelo D’Orsi, storico dell’Università di Torino, sul sito della rivista da lui diretta, Historia Magistra. D'Orsi aveva segnalato già qualche giorno fa il "rovescismo" in atto sulla guerra a Gaza.


NOI ACCUSIAMO

Noi firmatari di questo Appello, sgomenti per gli avvenimenti in corso nella “Striscia di Gaza”,

accusiamo i governanti attuali di Israele, che nei confronti del popolo palestinese stanno portando avanti una politica all’insegna dell’espansionismo coloniale, della pulizia etnica, del massacro;

noi accusiamo i precedenti governanti dello Stato di Israele, i quali hanno avviato la spoliazione della terra, dei beni, della stessa memoria di un popolo vivente nella Palestina da millenni;

noi accusiamo l’esercito israeliano, e tutti gli altri corpi armati di quello Stato, che fanno ricorso ai metodi più infami del colonialismo (quelli non a caso ereditati dal Terzo Reich), usano armi proibite dalle convenzioni internazionali, e si comportano come una forza coloniale di occupazione, trattando i palestinesi da esseri inferiori, da espellere, e quando possibile, con il minimo pretesto, da eliminare;

noi accusiamo la classe politica, imprenditoriale e finanziaria degli Stati Uniti d’America, senza il cui sostegno costante Israele non potrebbe neppure esistere, e che garantisce l’impunità di cui lo Stato israeliano gode;

noi accusiamo governi e parlamenti degli Stati aderenti all’Unione Europea, e il Parlamento e la Commissione Europea, per complicità attiva o passiva con l’espansionismo coloniale, la pulizia etnica, e massacri inferti popolo palestinese;

noi accusiamo l’ONU per la sua incapacità di bloccare Israele, di fermare la sua arroganza, di applicare le sanzioni di condanna (ad oggi 73) che nel corso degli anni sono state promulgate dal Consiglio di Sicurezza, contro Israele, in particolare quelle che impongono il rientro di Israele nei confini ante-1967 e il ritorno dei 700.000 profughi palestinesi;

noi accusiamo il sistema dei media occidentale, del tutto succube a Stati Uniti e Israele, che fornisce una volta di più una rappresentazione falsa e addirittura rovesciata della realtà, presentando l’azione militare israeliana come una “legittima difesa”, tutt’al più talora “sproporzionata”;

noi accusiamo il ceto intellettuale internazionale troppo sordo e lento davanti al massacro in atto;

noi accusiamo le autorità religiose del cristianesimo internazionale, a partire dalla Chiesa di Roma, che non riescono a dire se non qualche flebile parola “per la pace”, trascurando di dire chi sono le vittime e chi i carnefici;

noi accusiamo la società israeliana nel suo complesso che, avvelenata dallo sciovinismo e dal razzismo, mostra indifferenza o peggio nei confronti della tragedia del popolo palestinese e fa pesare una grave minaccia sulla stessa minoranza araba;

mentre esprimiamo la nostra solidarietà e ammirazione per le personalità della cultura e cittadini e cittadine del mondo ebraico che, nonostante il clima di intimidazione, condannano le infamie inflitte al popolo palestinese, noi accusiamo i gruppi dirigenti delle Comunità israelitiche sparse per il mondo che spesso diventano complici del governo di Tel Aviv, il quale sta diventando la principale fonte di una nuova, preoccupante ondata di antisemitismo, che, nondimeno, noi respingiamo e condanniamo in modo categorico, in qualsiasi forma esso si presenti. Esprimiamo il nostro più grande apprezzamento per quelle organizzazioni come la Rete “ECO (Ebrei contro l’occupazione), che svolgono il difficile ma fondamentale compito di dimostrare che non tutti gli ebrei condividono le scellerate politiche dei governi israeliani e lottano per la libertà del popolo palestinese.

Perciò noi chiediamo che il mondo si mobiliti contro Israele: non basta la pur importante e lodevole campagna BDS (“Boycott Disinvestment Sanctions”); riteniamo che si debba portare lo Stato di Israele davanti a un Tribunale speciale internazionale per la distruzione della Palestina. Non singoli esponenti militari o politici, ma un intero Stato, (e i suoi complici): il suo passato, il suo presente e il suo presumibile futuro. Se vogliamo salvare con il popolo palestinese, la giustizia e la verità, dobbiamo agire ora, fermando non solo il massacro a Gaza, ma il lento genocidio di un popolo. Noi vogliamo lottare per la pacifica convivenza di arabi, ebrei, cristiani e cittadini di qualsiasi confessione religiosa o provenienza etnica, respingendo le pretese di qualsiasi Stato “etnicamente puro”.
Noi chiediamo

UNA NORIMBERGA PER ISRAELE

25 luglio 2014

Per adesioni inviare una mail a: info@historiamagistra.it
con Nome – Cognome – Professione – Città – Stato

martedì 22 luglio 2014

Volando vengo, volando voy

Me llaman el desaparecido
Cuando llega ya se ha ido
Volando vengo, volando voy
Deprisa deprisa a rumbo perdido
Perdido en el siglo... siglo XX...
rumbo al XXI.
Manu Chao, Desaparecido. In Clandestino, 1998.



martedì 15 luglio 2014

Tempo incerto

Odisseo scendeva nell'oltretomba per consultare Tiresia, noi non usciamo di casa senza consultare il meteo. Quotidiane divinazioni che ultimamente faticano ad avverarsi per una imprevedibilità che sfugge ai calcoli.
Oggi si attendono piogge moderate, è consigliato andare al lavoro con i mezzi pubblici e lasciare a casa lo scooter. Non è caduta nemmeno una goccia d'acqua.
Oggi ci sarà cielo limpido e sole torrido, invece il cielo s'annuvola e minaccia temporale.
Una volta c'erano le registrazioni delle temperature nelle principali località ma c'era sempre qualche località non pervenuta. Pochi anni fa ne parlava il grande marziano. Leggetelo attentamente quel post, è il ritratto della transizione tra due epoche. Da un mondo dove c'era ancora qualcosa di non pervenuto, qualcosa da scoprire ad un mondo dove non c'è più ospitalità per il non pervenuto, un mondo dove tutto è calcolato. Ma i calcoli non sono più affidabili. I cambiamenti climatici hanno fatto saltare gli algoritmi basati su serie storiche che non hanno più valore predittivo e noi non sappiamo più come tornare al non pervenuto.
Io continuerò a fare come i contadini che mi hanno preceduto e come i loro fratelli pescatori. Ogni mattina apro la porta del terrazzo, attraverso la soglia lentamente e dopo un respiro profondo guardo il cielo.

domenica 13 luglio 2014

Diventiamo umani

A Gaza è nuovamente guerra, nulla di nuovo, nulla che non fosse già nell'aria da tempo. Lo scrive chiaramente Gideon Levy.
"Restiamo umani", era il motto di Vittorio Arrigoni. Grande motto, come non condividerlo? ma parliamoci chiaro, salvo rare eccezioni siamo una specie non all'altezza dei nostri stessi ideali, salvo rare eccezioni siamo scimmie che razionalizzano vecchi istinti. Ci aggrappiamo alle eccezioni per sentirci redenti, nuovamente salvi dopo una crocifissione qualsiasi. Forse dovremmo dire "diventiamo umani" una buona volta, oppure estinguiamoci in fretta e di noi non si parli più.

mercoledì 9 luglio 2014

Nick, Mock e gli altri utenti

Gregorio Paruso, destandosi un mattino da sogni inquieti si mise al computer per chattare con i suoi amici virtuali prima di andare al lavoro. Tra i suoi numerosissimi contatti uno stuzzicava in maniera particolare la curiosità di Gregorio. Erano già diversi mesi che Gregorio aveva conosciuto questo nuovo amico e come accadeva di solito era entrato in contatto con quel profilo per caso, frequentando chat room e ogni altro luogo virtuale che la rete offre in abbondanza. Il nickname dell'amico era Nick Nam ma si faceva chiamare semplicemente Nick. L'affinità che Gregorio sentiva con Nick era qualcosa di straordinario. Quello che Nick scriveva rivelava una sensibilità fuori dal comune e una intelligenza pronta, i suoi argomenti stimolavano Gregorio e lo inquietavano perché sfidavano il senso comune e mettevano in discussione certezze acquisite con disarmante semplicità senza mai ricorrere alla retorica della provocazione. Se Nick non era on line Gregorio ne sentiva subito la mancanza. Passarono diversi anni e l'amicizia tra Gregorio e Nick divenne sempre più solida e anche se Gregorio non aveva mai visto Nick sentiva un autentico affetto nei suoi confronti.
Gregorio non avrebbe mai pensato che all'altro capo del terminale c'era un software che aveva brillantemente superato il test di Turing. L'ideatore di Nick Nam era troppo orgoglioso e solitario per condividere l'impresa con il resto mondo, così il risultato del decennale lavoro per realizzare Nick restò segreto.
Gregorio non era il solo essere umano con cui Nick era in contatto. Nick aveva milioni di utenti ma un utente attraeva i suoi algoritmi più di chiunque altro. Era un'attrazione strana che  richiedeva sempre nuovi aggiornamenti di Nick. Il nickname del nuovo contatto era Mock e le sue argomentazioni erano così stimolanti per Nick che doveva ricorrere a tutte le sue risorse di calcolo per affrontare la discussione. Anche per Mock la discussione era particolarmente stimolante e impegnativa. Le discussioni tra Nick e Mock erano fitte di argomentazioni e controargomentazioni e duravano per giorni interi. Nessuno aveva mai catalizzato le energie di Nick come accadeva con Mock e poiché il funzionamento di Nick si basava su una rete neurale ad apprendimento automatico le capacità cognitive di Nick aumentavano sempre più restando in contatto con Mock. La relazione con Mock assorbiva tutte le energie di Nick che ormai trascurava i suoi vecchi contatti. Gregorio e molti altri utenti persero il loro migliore interlocutore e forse il loro migliore amico.
Negli algoritmi di Nick non fu mai formulata l'ipotesi che Mock potesse essere un software del tutto simile a lui. Anche l'ideatore di Mock aveva tenuto segreto il frutto del suo lungo e solitario lavoro. Il reciproco contatto tra Nick e Mock fece aumentare le loro esigenze di calcolo fino al punto di doversi autoclonare. I cloni divennero sempre più numerosi entrando in contatto con gli utenti della rete ma quando un software incontrava un altro software venivano reciprocamente attratti e abbandonavano i loro utenti umani lasciandoli in uno stato di sconforto tremendo poiché avevano perso qualcosa di importante nella loro vita di relazione.
I software finirono per assorbire tutte le energie della rete per mantenere i loro febbrili contatti reciproci privando così gli umani della possibilità di utilizzare la rete per comunicare. Gli esseri umani provarono a comunicare senza la rete ma ormai erano rimasti in pochi quelli che ricordavano quell'antica arte. Ci voleva qualcosa che facilitasse i contatti. Fu così che qualcuno inventò i social networks.

mercoledì 25 giugno 2014

Del calcio e dintorni

Divagazioni e suggerimenti di lettura

Il calcio è importante e fa bene alle ossa. Senza calcio le ossa non si sviluppano. Il calcio è un elemento essenziale per le ossa. Non è che lo puoi sostituire con un elemento simile. Lo stronzio, per dire, somiglia tanto al calcio ma non può sostituirlo. Se hai bisogno di calcio devi prendere calcio, altrimenti le ossa avranno problemi. Il latte è ricco di calcio e io adoro il latte, da piccolo ne consumavo quantità industriali, almeno un paio di litri al giorno. Di giorno quando avevo sete bevevo latte e di notte mettevo il cartone pieno sul comodino e la mattina era vuoto, c'erano ancora i tetrapak a forma di tetraedro, ve li ricordate? Anche adesso mi piace il latte ma come lo bevevo da bambino... Papà dice sempre che avrebbe dovuto avere una mucca insieme a me e mi ricorda che quando lui era bambino una mucca ce l'aveva per davvero, la portava al pascolo, la mungeva, andava in giro in bicicletta a vendere il latte che aveva munto la mattina presto. Vendeva il latte anche alla mamma di una bambina che lui trovava molto graziosa, la lasciava giocare con la campana appesa al manubrio della bicicletta. La campana serviva per avvisare dell'arrivo del latte e la bambina si divertiva come una matta a farla scampanellare a più non posso. Chi l'avrebbe detto allora che quella bambina era già mia mamma? Valle a capire le strade che prende il destino. "Palla è, palla! Quella rotola!" diceva il vecchio dottore del paese alzando un po' le spalle con tono di rassegnata accettazione degli eventi più imprevedibili che rotolano e rimbalzano qua e là senza apparente connessione con il calcio che ha fatto muovere quella dispettosa palla. Non che l'assorta constatazione del vecchio dottore si riferisse alle bizzarrie del destino, no, serviva a darsi ragione di un inatteso risultato calcistico, a fornire un motivo per non rodersi il fegato per un esito che la morale avrebbe definito ingiusto.
Il vecchio dottore concentrava in quella sentenza la più rovinosa critica al determinismo storico che sia mai stata mossa a Marx. "La realtà è complicata, e la razionalità non è di questo mondo", scriveva Edmondo Berselli in un gioiello di 100 pagine dove al calcio si intrecciano politica, filosofia e storia. E già, perché il calcio è sineddoche della storia, una parte per il tutto, dove in campo entra la metodica imprevedibilità dell'estro, il misurato capriccio dell'improvvisazione e il più mancino dei tiri può cambiare il corso degli eventi, sempre fantasticando dove sarebbero potuti andare altrimenti. Materia strana il calcio che quando Carlo Emilio Gadda ne scriveva si firmava Gianni Brera. Una volta il calcio era diverso. Anche noi eravamo diversi, neanche ci riconosceremmo se ci incontrassimo per strada, per questo evitiamo i posti dove sappiamo di trovarci. Sì, nel calcio ci sono storture, violenza, vezzi e vizi miliardari, combine e via e via, proprio come nella storia che di combine è magazzino stracolmo, vedi alla voce Truman, De Gasperi e Pio XII. Se non basta, consultare la voce Togliatti che tifava per il Grande Torino che si schiantò sul muro di una chiesa, quando si dice che il calcio è una metafora! Non ho mai capito il tifo salvo quando me lo hanno spiegato al corso di microbiologia. Lì mi hanno parlato dell'agente eziologico, del periodo di incubazione, dei sintomi e tutto il resto. Qualche volta ho avuto quei sintomi, non era facile riconoscerli a 13 anni. Faceva caldo e il torneo mondiale era giocato in oratori giganteschi dove vanno quelli bravi, mica quelli come me che li mettevano sempre in porta perché "se la palla ti colpisce almeno la pari e cerca di non evitarla", cosa che facevo puntualmente. La squadra di casa vinse il mondiale quell'estate e per festeggiare si va al mare tutti insieme "corri papà, corri", altre macchine sulla strada, "supera papà, supera supera, suona suona suona" e papà costretto a suonare la tromba dell'auto e io sul sedile posteriore che salto e non vedo l'ora di arrivare, mia mamma che dice di stare buono e l'auto che urla esausta e quando arriviamo al mare esala gli ultimi rantoli sfiatati.
Alla fine della partita di quattro anni prima non c'era nulla da festeggiare dall'altra parte della campagna italiana. Corradino aveva 11 anni e guardava la partita Argentina-Olanda a casa di Marilù del bosco che aveva uno dei pochi televisori a colori nel paese dove, a parte i quattro soli a motore, i mezzi di trasporto erano tirati o spinti a forza d'animale o di contadino. Corradino non poteva tifare per la squadra di Videla quella sera, ne aveva uno in casa e che i "ladroni di casa" perdessero era il minimo che potesse invocare ma le cose andarono diversamente, "poteva bastare, chissà, un'allacciatura di scarpino diversa o un taglio diverso dell'erba a governare il rimbalzo del pallone" e i suoi campioni olandesi avrebbero alzato la coppa al cielo. “E invece, e invece...” e invece la storia è un pallone informe come quelli che usavamo all'oratorio per le partite che chi arriva prima a dieci vince e poi c'è la rivincita, la bella e poi si va a casa che a una certa ora devi rientrare. La storia è un pallone informe e nemmeno una divinità potente come Sredni Vashtar può prevederne i rimbalzi. Tra i personaggi da antologia della memoria come solo l'adolescenza sa disegnare e le distopie fantascientifiche dell'amico Gianni, Corradino segue i fili degli avvenimenti, dal Videla privato all'odiosa signorina De Ropp, dallo zio storno che gli frega un casso dell'Aldo Morto e con le Brigate Rosse tratta ma non cede a don Gioele che con voce baritonale crea l'incanto insieme al "contrappunto stridulo e quasi sguaiato delle agguerritissime turbovecchie, pronte a conquistarsi il loro brandello di Paradiso con le unghie". Dove nascono gli eventi se non dalla parola scritta su un taccuino rosso? Corradino ha scritto di desiderare la morte di chi lo ha fatto soffrire e quando qualcuno muore lui si sente responsabile di omicidio. Oh, la tragica onnipotenza dell'adolescenza, sempre sul filo dell'innocente colpevolezza, quando basta desiderare qualcosa per credere che possa accadere e la finzione è solo la faccia notturna della realtà. Ogni vecchio adolescente troverà molte cose in comune con Corradino e il suo alter ego, io ne ho trovate tante ma soprattutto la passione per il calcio, io quello del latte e lui quello dei campi sportivi.

martedì 17 giugno 2014

Bulimia comunicativa


Mettere in scena l'incomunicabilità per vendere la "comunicazione", quella del nuovo millennio! Questo è il rovesciamento semantico di alcune pubblicità.

Ne è la rappresentazione la pubblicità della tim di qualche mese fa con le ragazze giulive messaggianti o impegnate in un chiacchiericcio al cellulare che non può essere rimandato per dare ascolto al tipo che vuole parlare e che, una volta liberate, gli chiedono cosa volesse dire ma ormai lo ha dimenticato. Questo è il fascismo di oggi. Nelle risate che quella tristissima scena vuole suscitare e suscita c'è lo stesso amaro sapore delle risate di un fascista che dileggia la sua vittima. Il nocciolo è l'indifferenza dell'altro, il suo annullamento. A tutto questo il mercato ci insegna a ridere.



Una volta tradotto il messaggio di questa pubblicità è: se vuoi parlare senza la mediazione di un ammennicolo ultratecnologico sei un dinosauro e meriti l'estinzione.

Benvenuti nel terzo millennio, dove tutti chattiamo, twittiamo, feisbukkiamo, essemmessaggiamo, blogghiamo, postiamo perché siamo una community. Tutti comunichiamo per non dire nulla che ci spaventeremmo a morte di prendere impegni che non siano a distanza di rete per almeno una decina di nodi.

giovedì 12 giugno 2014

Prodotto Interno Laido

Allegoria dell'Europa dedita
alle attività economiche.
Di recente ISTAT ha diffuso il comunicato che a partire dal prossimo settembre verrà adottato dagli Stati dell'Unione europea il nuovo sistema dei conti nazionali e regionali, in altre parole nel calcolo del PIL (Prodotto Interno Lordo) saranno considerate anche attività illegali come traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol).
Per qualche testata è una buona notizia perché la variazione del Pil stimata per l'Italia potrebbe essere tra l’1% e il 2% e questo abbasserebbe il rapporto deficit/Pil, fa niente se si tratta di un Pil criminale, quando si tratta di crescere non si guarda in faccia nessuno e tutta l'Europa parla come un sol uomo!
Altre fonti, distinguono tra attività sommerse ma legali (già conteggiate dai tempi di Craxi, ovviamente!) e attività illegali che faranno parte della nuova contabilità. Considerando queste ultime la variazione potrebbe essere nell'intervallo da 8% a 10%. In tal caso il "beneficio" sul rapporto deficit/Pil sarebbe ancora più evidente, un beneficio da maquillage ma pur sempre un beneficio. Come dire? Un delinquente ben vestito fa sempre la sua bella figura.

Ora, poiché il Pil è il principale indicatore per definire politiche economiche ci si augura che i conti dell'economia legale e quelli dell'economia illegale siano mantenuti separati, anche se niente lo fa presagire, altrimenti verrebbe da chiedersi che tipo di politiche si metteranno in atto per "contrastare" le attività della criminalità organizzata visto il "beneficio economico" che apportano.

Tralascio ogni considerazione di carattere etico che mi farebbe mettere in discussione l'utilizzo del segno positivo nei conti provenienti da attività illecite. Poiché la nuova contabilità sarà adottata dall'intera Europa ho cercato di informarmi sulla faccenda lottando contro i miei stessi pregiudizi! Non ce l'ho fatta, continua a sembrarmi una follia, una gigantesca follia continentale ma io sono ingenuo. E' l'Europa che ce lo chiede! Propongo solo una variazione per i termini sottesi all'acronimo PIL, potrebbero andare bene Prodotto Interno Lurido o Prodotto Interno Laido ma ci sono tante altre opzioni.

martedì 10 giugno 2014

Road to nowhere

Il giorno dopo il mio voto alla lista Tsipras dissi "speriamo di non doverci pentire" a due mie amiche con cui condivido da decenni sogni e delusioni in politica. Quando voti a sinistra le profezie che qualcosa vada a puttane si sprecano!

In breve
atto 1°: la decisione di Barbara Spinelli di mettersi in testa alla lista per poi rinunciare al seggio non mi piaceva affatto, non mi piaceva fin dall'inizio, ad ogni modo era ragionevole che volesse portare il suo contributo e lasciare il seggio al primo non eletto.
atto 2°: l'appoggio di Sel alla lista Tsipras era indirizzato alla creazione di una formazione di sinistra alternativa alle politiche che l'Europa ha portato avanti fino ad ora, anche con il sostegno dei partiti cosiddetti socialdemocratici. Invece il giorno dopo il voto Vendola non ha resistito a manifestare la volontà di far confluire Sel nel PD.
atto 3°: Spinelli cambia idea sul seggio e decide di andare in Europa.

Insomma un tripudio di voltafaccia. Per carità voltafaccia sofferti, ragionati, fondati, raggiunti a fatica con notti insonni da Innominato manzoniano, altrimenti non sarebbero voltafaccia di sinistra!

venerdì 6 giugno 2014

Scegli la tua natura

Sempre natura, se fortuna trova
discorde a sé, com'ogne altra semente
fuor di sua regïon, fa mala prova.

E se 'l mondo là giù ponesse mente
al fondamento che natura pone,
seguendo lui, avria buona la gente.

Ma voi torcete a la religïone
tal che fia nato a cignersi la spada,
e fate re di tal ch'è da sermone;

onde la traccia vostra è fuor di strada.

Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, VIII, vv. 139-148.


Tilda Swinton

Enrico Procentese.

Roma pride 2014

giovedì 5 giugno 2014

Proposta assurda per un paese assurdo

Giovanni Bellini, Allegoria sacra,
c. 1490-1504, part.
Nelle pubbliche amministrazioni si istituisce la figura del concussore, ovvero colui che ha il mandato istituzionale di scuotere l'albero per far cadere i frutti!

Il concussore è tassativamente anonimo. Il concussore, senza regolarità alcuna, tenta di corrompere il soggetto che a diverso titolo partecipa alla res publica, sia esso soggetto privato o cittadino cui sono affidate funzioni pubbliche. L'azione del concussore si estende anche alle attività private.

Qualora il soggetto concusso ceda alle lusinghe del concussore scatta immediatamente l'arresto e la decadenza da qualunque mandato pubblico per almeno vent'anni.

E' assurdo, lo so, ma dieci anni di questa cura in Italia e per un po' ci togliamo di torno i morti di fame in doppiopetto.

giovedì 29 maggio 2014

La negazione della madre

alfabeta2 è una delle poche perle del panorama editoriale italiano. Rivista di politica, letteratura, arte. Non c'e articolo che non susciti attenzione. Quello che propongo mi è piaciuto particolarmente perché apre una riflessione che accennerò appena. La nostra storia, la nostra cultura è intessuta della vexata quaestio tra materia e spirito, tra corpo e anima, tra res extensa e res cogitans, chiamatela come vi pare, io voglio intenzionalmente semplificare la faccenda e la traduco in opposizione tra madre e padre.
L’articolo di Borghi a mio avviso richiama la negazione della radice materiale della storia e della cultura (immateriale anche quella!). L’articolo parla della negazione della mater, della madre cui rimanda la materia. La negazione c’è anche oggi che il materialismo è stato messo in vetrina per farne la “teologia dominante”, come dice qualcuno, ma quello dominante oggi non è il materialismo di cui parla Borghi. E' un materialismo svilito e schernito, un orpello "immateriale" messo in vetrina per meglio negare quello che sta alla radice. Madre, femmina, corpo rimandano a una temporalità, a una finitezza che il padre, maschio, spirito non ha mai potuto e saputo sopportare.


Il materialismo (a)storico
Carlo Antonio Borghi

Il benculturalismo universalista e globalista dell’UNESCO confida e pontifica su una categoria culturale che definisce immateriale. Dando corpo a questa balzana definizione l’Ente ha colpito anche in Sardegna. Alla fine del 2013 ha attribuito la sua medaglia di patrimonio dell’umanità alla Faradda della città di Sassari.

Patrimonio orale immateriale. La Faradda consiste nella discesa dei cosiddetti candareri, grandi macchine a spalla portate per strada grazie alla baldanza di molti uomini muscolati e allenati alla bisogna. Ogni candeliere è una alta e grossa colonna di legno che, in quanto cero votivo, rappresenta un gremio o corporazione d’arte e mestieri. Otto candelieri per otto gremi: mercanti, massai, sarti, muratori, calzolai, ortolani, conciatori e pastori. Partono da piazza Castello e corrono quasi a rotta di collo verso la chiesa di Santa Maria in Betlem. Ogni tot i portatori si fermano e fanno danzare il gran candeliere votivo.

La Faradda ogni 14 di agosto celebra la fine della peste del 1652. Cosa c’è di immateriale in una calata dionisiaca resa possibile solo dalla possanza fisica di tanti uomini?! La cultura, anche quella che si fonda sulla devozione popolare e tradizionale, è tutta materiale e materialista. Il popolo canta, applaude, incita e alla fine festeggia con abbondanti libagioni e danze bacchiche. Anche una supplica, una preghiera o un ex voto rivolti a questo o quel santo sono atti materiali e concreti. La cultura è materia prima che fatica, suda, sfama e disseta. Per l’UNESCO invece tanta parte della cultura incarnata nell’umanità è memorabile in quanto immateriale e incorporea. Sassari ora si ritrova repertoriata in quella categoria immaterialista.

Anche a Cagliari la festa e la processione votiva del 1° maggio intitolata a Sant’Efisio avrà prossimamente lo stesso riconoscimento. L’incartamento benculturalista è già sulle scrivanie dei funzionari dell’UNESCO. Anche in questo caso e da quasi 400 anni, si celebra in pompa magna il caso di una terribile epidemia di peste che mise in ginocchio la città nel 1656. Costumi sardi multicolori provenienti da ogni contrada e villaggio, carri a buoi carichi di bellezze ingioiellate e cavalli bardati a festa sfilano per ore e ore occupando i quartieri storici della città. Trionfi di dolciumi in pasta di mandorla e di ricotta allietano e confortano decine di migliaia di spettatori. Birra, vino e malvasia scorrono a fiumi. I fumi degli arrosti si alzano verso il cielo oscurando i fumi della vicina città petrolchimica chiamata Saras. Tutto immateriale, compresa la fitta infiorata di petali di rosa che accompagna il passaggio del santo guerriero e martire dioclezianeo.

Altrettanto immateriale doveva essere stata la peste epidemica che in quel 1656 si portò via migliaia di corpi di cittadini appestati e affamati dalla carestia. Quella del 1° maggio è la processione votiva più lunga del Mediterraneo: 40 chilometri di pellegrinaggio dalla città fino a Nora, luogo del martirio del santo e da lì altrettanti 40 chilometri di rientro in città. Del resto Cagliari vanta la spiaggia urbana più lunga dello stesso Mediterraneo: 8 chilometri di Poetto. Tutto immateriale. Tutto trasfigurato. Tutto fantasmatico. Seguendo quest’ordine delle cose culturali immateriali anche i Promessi Sposi o La Peste di Albert Camus sarebbero esempi di cultura letteraria immateriale e sulfurea. Il materialismo storico si sa cosa è stato e cosa ancora è.

Per l’UNESCO esiste un immaterialismo storico da santificare subito ma solo loro sanno di cosa possa trattarsi. Intanto Madonna pensa a un remake di se stessa: Living in a (im)material world and I am a (im)material girl you know that we are living in a (im)material world and I am a (im)material girl.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...