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giovedì 23 marzo 2023

Fenomenologia della riunione

Cos’è una riunione di lavoro? Un approccio meccanicistico e funzionalistico porterebbe a inquadrare il fenomeno in termini causali, ovvero tenderebbe a rispondere alla domanda: “a cosa serve una riunione?” 
Tentati dalla malia scientista elencheremmo una serie di ragioni, quali condividere un progetto, un risultato, un metodo, passare in rassegna i risultati intermedi conseguiti lungo un percorso stabilito in una precedente riunione, avviare un nuovo progetto. Tutte ragioni valide, ancorché ancillari dell'autentico scopo della riunione. Tali ragioni tralasciano l'essenza della riunione caricandola di tutti gli attributi della vita inautentica, persa nella chiacchiera del Si.
Per arrivare al cuore della riunione dobbiamo cogliere i sottili indizi che si rivelano da semplici domande come: “cosa ti aspetti da questa riunione?” Il soggetto intrappolato nella gabbia del determinismo sarebbe tentato di rispondere che alla domanda è tenuto a rispondere chi ha indetto la riunione, non chi è chiamato a partecipare ma così perderebbe il senso noumenico della riunione.
Nella riunione il per sé affronta il per sé dell'altro, gettando nell'agone la propria incertezza esistenziale e mettendola in relazione con l'altrui incertezza ambisce all'in sé che non può essere raggiunto. La riunione è il fenomeno in cui ci si trova nudi al cospetto dell'altrui sguardo, oggettivati dalla domanda di senso che l'altro ci rivolge e annichiliti dall'assenza di risposta. La riunione è la manifestazione della volontà di potenza latente da parte del soggetto che lascia intendere, come sasso gettato nello stagno, di avere una risposta al perché della riunione, quale disperato tentativo di affermare la propria soggettività e sollecitare una pur provvisoria risposta da parte dell'altro che dia conferma all’innato esercizio di dare senso alla propria esistenza, magari dopo aver ricevuto conferma che si esiste davvero.
Solo praticando una epochè, una messa tra parentesi delle cause e conseguenze mondane della riunione possiamo affrontarne il nocciolo fenomenologico, avvicinandoci così al nucleo ontologico, si potrebbe dire senza tema di eccessi, della spasmodica ricerca di riunioni apparentemente inutili che l’astuzia della storia rivela autenticamente inutili. 
 
 
Addendum - Si raccomanda attenta lettura all'inizio e alla fine di ogni riunione, non solo di lavoro.
 
LA RIUNIONE
La riunione fu fissata
per la vigilia di niente.
Tutti avevano segreti;
di certi erano solo paure,
di altri la vita errata
o la speranza perduta
che chiamiamo vita.
Ma nessuno arrivò.
Certi finivano in cielo,
altri cadevan nell’inferno,
e altri, in ritmo più proprio,
in un cammino più eterno.
Arrivai io, solo io;
e la sessione, che non c’era,
presiedetti, e mi nominai
segretario, e mi parlai.
Entrai nell’ordine del giorno.
Se questo è successo ora,
o se fu di ogni ora
che possa esservi al mondo,
non so, né voglio sapere,
provo una pace profonda
dalla riunione da fare.
18 ottobre 1934
Fernando Pessoa, Il mondo che non vedo, Poesie ortonime.
 

sabato 4 marzo 2023

Soglie e dismisura

Ognuno vive dentro le proprie soglie. Le soglie sono linee che si intersecano e quando lasciano poco spazio la persona ne è schiacciata. Cerca una via d’uscita e a volte la via d’uscita è tragica. Le soglie sono di molti tipi e hanno molte origini: intime o sociali, materiali o psicologiche. Tutte ugualmente pressanti e urgenti di attenzione.
Le soglie sono limiti e confini, all’interno ci sentiamo sicuri, attraversati fanno accedere a spazi più vasti che incutono timore ma possono rivelare mondi inattesi. La soglia di casa è un confine che passa tra dentro e fuori. Non portiamo la soglia dentro casa, altrimenti la nostra casa diventerebbe più piccola. Non portiamo la soglia lontano dalla porta della nostra casa, altrimenti non sarebbe la nostra soglia, non sarebbe la nostra casa.
I desideri sono le nostre soglie più preziose e insidiose. Il loro esaudimento è attraversamento di una soglia, l’uscio che ci fa entrare in un mondo immaginato che vogliamo visitare. Quanto è lontana da noi la soglia dei nostri desideri? Possono esserci distanze incolmabili e in queste distanze perdersi. Possono esserci distanze troppo brevi che non ci fanno sentire il desiderio di desiderare. Desiderare con misura è il solo modo per costruire soglie leggere, per spostarle, perché non siano irraggiungibili, per averle alla giusta distanza. Desiderare con misura perché di desideri si muore, quando portiamo la loro soglia troppo lontano da noi e quando è troppo vicina da non poterla vedere.
Non c’è nessuno che conosca meno le soglie dei propri desideri della persona che ci vive dentro e il dramma è che gli altri ne sanno ancora meno. Capita che ci siano persone che conoscono le soglie di altri ma è altamente improbabile che si incontrino e così può capitare di incrociare qualcuno di cui potremmo capire le soglie che lo opprimono ma potremmo non saperlo mai.
Chi può dire quale sia la misura dei desideri? Nessuno lo sa. La sola cosa da sapere è che c’è una dismisura dei desideri che può esserci fatale. Una dismisura che conduce a malessere, depressione, morte. Non si impara la misura dei desideri. Si ha o no la fortuna di costruirli secondo misura ma la dismisura accomuna chi ha quella fortuna e chi non ce l’ha, perché chi è fortunato non sa di esserlo e chi non è fortunato passa la vita nello sforzo titanico di accettare la propria dismisura, a non confonderla con la dismisura del mondo e degli altri. Uno sforzo titanico per rimanere al di qua della soglia, nella comune dismisura dei desideranti. È questa comunione, forse, la sola misura dei desideri che consente a chi resta al di qua della soglia di non rompere il filo che lo lega a chi quella soglia l’ha attraversata.
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