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venerdì 14 gennaio 2011

Recondita armonia!

Dal sito La Repubblica.

Benedetto XVI - No alle unioni di fatto.
"L'approvare forme di unione che snaturano l'essenza e il fine della famiglia - ha affermato il Pontefice - finisce per penalizzare quanti, non senza fatica, si impegnano a vivere legami affettivi stabili, giuridicamente garantiti e pubblicamente riconosciuti."

Di che penalizzazione parla il Pontefice? Vai a vedere che alla fine è una questione di soldi da destinare alle coppie?! E io che credevo si trattasse di una questione di principi!
... poi c'è il No all'aborto, il No all'eutanasia, il No all'educazione sessuale, il No all'educazione civile...
E poi dicono della FIOM che sa dire solo No!

6 commenti:

  1. Di certo, la questione di principio c'è, non neghiamolo. Antonio, non voglio sembrare controcorrente, però devo dare atto che su una cosa, il Papa & i suoi hanno ragione. Le cosiddette coppie di fatto che GIUSTAMENTE meritano una legislazione apposita, rivendicano in particolare anche il diritto ad avere una cosiddetta "pensione di reversibilità", che è quella pensione che uno dei due coniugi percepisce alla morte dell'altro. In particolare, è destinata a quelle donne che, per avere cura della casa familiare e per accudire e crescere i figli, scelgono di non pensare alla carriera e, in un certo senso, è come se lo Stato "ricompensasse" lo sforzo con questa pensione. In questa ottica, ti pare giusto che una coppia senza figli debba ottenere lo stesso? Non parlo di moralità, ma di questioni (sterilmente) economiche: perché una coppia senza figli dovrebbe usufruire della pensione di reversibilità, quando un'altra con figli dovrebbe avere lo stesso diritto nonostante abbia affrontato per una vita intera sacrifici materiali non indifferenti?
    Secondo me, coppie o non coppie, matrimoni o non matrimoni, è tutto l'impianto che è sbagliato e che va rivisionato daccapo. Possibilmente, in assoluta serenità, con spirito laico (non laicista).

    Giancarlo

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  2. @Giancarlo, non sono solito negare ciò che mi viene mostrato in maniera chiara e incontrovertibile e non è questo il caso! E' curioso che tu esordisca dicendo che c'è una innegabile questione di principio e poi 'scivoli' in argomentazioni di natura economica!
    Comunque sia mi parli di soldi, bene parliamo di soldi, vorrà dire che per una discussione sui principi aspetterò. Come puoi leggere qui la pensione di reversibilità non è destinata esclusivamente alle donne, sebbene la struttura sociale e lavorativa di questo paese ha fatto sì che fossero le principali destinatarie. La reversibilità spetta al superstite di un nucleo familiare alla morte del soggetto lavoratore. E' un istituto che nasce negli anni '80 a tutela e sostegno del soggetto che rimane solo, che non ha una pensione propria e che spesso ha un reddito al di sotto della soglia di povertà dopo la morte del coniuge. In questo istituto non mi pare di vedere nulla che abbia a che fare con l'aver avuto figli o meno, sarebbe in tal caso una gravissima pregiudiziale nei confronti di chi non ha figli o di chi non può averne. L'istituto tutela il soggetto, l'individuo, la persona (chiamalo come vuoi a seconda della tradizione culturale a cui ti richiami) che ha il diritto, per il fatto stesso di esistere, di non vivere in povertà, indipendentemente dal fatto che abbia generato o meno figli. Troppo spesso si confonde una proprietà, sia pure importante, della famiglia con il fine della famiglia e siccome io sono un tipo molto più curioso di Alemanno, della Polverini e di Zingaretti mi sarebbe piaciuto chiedere al Pontefice se si è fatta una idea riguardo questa distinzione.
    Detto questo non vedo nulla di scandaloso se due persone che formano un nucleo sociale (come è facile immaginare non m'importa un fico secco della composizione sessuale dei soggetti costituenti il nucleo) chiedano il riconoscimento della pensione di reversibilità se uno dei due viene a mancare lasciando l'altro in condizioni di indigenza. Anche nel caso delle coppie di fatto potrebbe essere solo uno dei due a lavorare, ci hai pensato?

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  3. Caro Antonio,
    il modello di famiglia così come lo conosciamo adesso, quello che è stato definito "nucleare" cioè madre padre bambini è molto problematico, non regge al tempo, alla durata, ovunque ci sono coppie in crisi e non riesce a gestire al suo interno l'aggressività e al suo esterno la sessualità.
    E' il miglior modello dove far crescere un bambino? Difficile sostenerlo in base alle statistiche che potremmo reperire sui divorzi, sulla violenza intra-familiare, sui problemi psichici precoci e sempre più severi dei balbini.
    La famiglia patriarcale ti privava della privacy, era molto gerarchizzata, non ti prometteva alcuna felicità (che andava cercata accuratamente all'esterno o dovevi rinunciarci), ma era per molti aspetti più equilibrata. L'educazione, l'istruzione, il sapere ti venivano impartite da tutta la famiglia allargata, dal patriarca fino ai cuginetti di poco più grandi di te; l'aggressività e la sessualità elaborate con zii o zie (che sono figure paterne o materne più distaccate rispetto ai genitori) o con cugini (era u classico innamorarsi della cugina, la prima cotta, quella più scontata).
    Il mio modesto parere è che dovremmo interrogarci su questo aspetto quando parliamo di famiglia e a partire da questo cercare di comprendere questa esigenza forte di possibilità di unioni alternative che partono dal presupposto irrinunciabile di un consenso fra le parti che fa legame, ma che cercano un minimo di tutela giuridica e forse anche di riconoscimento. A quali esigenze rispondono queste nuove coppie, come affrontano il problema insolubile dell'aggressività, come la elaborano?
    Ciao

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  4. Garbo, il dovere di una società è esattamente quello di interrogarsi sulle istanze di tutela giuridica e riconoscimento sollevate dai suoi componenti, per accrescere “la somma algebrica della felicità”, come diceva Camus.
    Non si tratta di mettere in discussione la famiglia tradizionalmente intesa, le sue contraddizioni sono evidenti a tutti ma non per questo la si deve demolire. Si tratta piuttosto di affiancare alla famiglia altri 'istituti' che riconoscano il valore giuridico di un “patto di solidarietà” tra persone adulte che non vogliono o non possono costituire una famiglia tradizionale. Si tratta di definire le modalità e i diritti di reciproca assistenza, i criteri dell’eredità e della donazione, diritti e doveri all’interno di un nucleo familiare o parafamiliare che non possono restare nell’ambito del diritto soggettivo. Non si tratta di stravolgere il diritto della famiglia, non sono cose complicate salvo non aver risolto la propria aggressività tentando di stemperarla nell’amore universale! Ciao.

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  5. Mi chiedo, cosa ci impedisce (o ci minaccia) nel pensare di "riconoscere" situazioni di fatto che, in moltissime cose, sono vicine a quelle "riconosciute"?
    Il principio che "naturalmente" sono solo alcuni i nuclei affettivi legittimati da una tutela e non altri, fa pensare a culture immobili che non si confrontano e non vogliono vedere che è l'affetto e il prendersi cura il criterio discriminante della "natura" e non altri, nemmeno quello economico. Diversamente, i nuclei affettivi di fatto, certe volte, "darebbero" allo Stato senza "ricevere" mai.
    Le tasse e le imposte che finanziano situazioni lontane da quelle che, per esempio, una persona omosessuale laica sceglierebbe di vivere, come le scuole private cattoliche, dovrebbero essere allora meglio finalizzate (!?).
    Faccio per dire, ma il punto è che se si continua a vedere tutto come una minaccia al proprio sistema, e non invece come un arricchimento del proprio sistema, è difficile comprendersi.
    Vincenzo Errico

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  6. Caro Vincenzo, sono domande impegnative le tue, uno sarebbe tentato di rispondere attingendo alle tradizioni morali, alla psicologia, alle strutture sociali, alle diverse Weltanschauung (uso un termine tedesco, visto che il post partiva da una dichiarazione del papa), invece vai a scoprire che le misere creature che si fanno promotrici di valori morali li argomentano con ben altre valute!
    In Italia siamo lontani da un contesto in cui si possa parlare dell'inclusività che deve caratterizzare le democrazie mature. Spesso mi cadono le braccia quando ascolto gli argomenti di molti "onorevoli", sinceramente non so se mi fanno più pena o più rabbia, come nel caso dello scambio tra questi due poveretti.
    A proposito di misere creature, fatti una risata con questo post e leggi quello del majority stress che richiamo, forse qualche risposta la troverai.

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