"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
martedì 19 novembre 2013
Un assalto al tempo
C'è un fondo di disperazione nella musica di Yann Tiersen, una disperazione che non è abbandono ma il suo rovescio: un frenetico movimento. La disperazione di Tiersen non è uno stato d'animo, non è un'emozione, è la consapevolezza che il tempo corre e rincorrerlo è l'unico modo per guardarlo da vicino, quel tanto che il respiro tiene. Si rincorrono le note, si avviano lente per scatenarsi in affannosa accelerazione, non afferrano il tempo, il tempo non si afferra, gli corrono accanto senza toccarlo, senza avere l'intenzione di toccarlo, gli corrono accanto per guardarlo, per tentare di conoscerlo. E' una frenesia del vivere, è l'intentato assalto al tempo, è la compressione dell'esperienza sonora nei pochi minuti che sono scrigno della vita, dove in un angolo sono custoditi dolori, amori, momenti da ricordare e, più gelosamente protetti, quelli da dimenticare. Un angolo di silenzio avvolto in un turbinio di note che distraggono, con la loro corsa, l'ascoltatore perché non ascolti quello che nascondono. La musica di Tiersen è il disperato vorticoso movimento intorno allo scrigno del tempo che senza quel continuo incessante movimento si arresterebbe, cancellando anche il nostro sforzo di corrergli accanto, come fosse un compagno di giochi che vogliamo guardare negli occhi, fosse solo per la durata di un valzer o di una giga, quel tanto che il respiro tiene.
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Il carattere dell'ingegno conduce al suono, cioè all'attimo. "Dal momento che una serie di attimi coerenti costituisce sempre una specie di eternità, ti è quindi stato concesso di rimanere costantemente in ciò che è fuggevole". Così Goethe a Zelter.
RispondiEliminaRimanere in ciò che è fuggevole!
RispondiEliminabellissimo!
Meraviglia!
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