Mirella Freni, 1971.
Il suo nome è Lucia ma tutti la chiameranno Mimì, non saprà mai il perché. A mio avviso questo rende Mimì il personaggio più tragico della produzione operistica di Giacomo Puccini e forse di tutta la produzione melodrammatica che io conosca.
Nella Bohéme il colpo di genio di Puccini e degli autori del libretto, Giuseppe Giacosa e Luigi Illica è stato quello di sottolineare che Lucia ignora perché tutti la chiamino Mimì.
Nell'opera "il perché non so" c'è quando conosciamo Mimì per la prima volta e poco prima che Mimì muoia, "bella come un tramonto", quando rievoca quella "notte di luna" in cui incontra Rodolfo. Quel "perché non so", più drammatico della stessa morte di Mimì, cadenza l'intera Bohéme. Non è la morte di Mimì il dramma dell'opera di Puccini ma è l'oscurità intorno al suo nome. Non conosco le ragioni che hanno spinto gli autori della Bohéme a questa straordinaria invenzione e non mi pare che nel romanzo cui l'opera è ispirata, Scènes de la vie de bohème di Henri Murger, si vada oltre la presentazione di "Mademoiselle Lucile, surnommée Mademoiselle Mimi".
Egon Schiele, La morte e la fanciulla, 1915 Museo del Belvedere, Vienna. |
Il testo della canzone di Schubert è di Matthias Claudius, un poeta tedesco, esponente dello Sturm und Drang. Il testo, composto da due asciutte quartine, è di una essenzialità che toglie il fiato.
La morte e la fanciulla
La fanciulla:
Via, ah, sparisci!
Vattene, barbaro scheletro!
Io sono ancora giovane, va’, caro!
E non mi toccare.
La morte:
Dammi la tua mano, bella creatura delicata!
Sono un'amica, non vengo per punirti.
Su, coraggio! Non sono cattiva,
dolcemente dormirai fra le mie braccia!
Matthias Claudius (1740 – 1815)
L'accostamento di morte e bellezza è ineludibile e probabilmente l'una non esisterebbe senza l'altra.
Non so se Illica e Giacosa abbiano realmente fatto riferimento al tema della morte e della fanciulla ma io ho sempre immaginato che i due librettisti della Bohéme abbiano pensato che la morte chiama per nome le sue fanciulle e quel nomignolo, Mimì, potesse servire a ingannare la grande mietitrice. La morte avrebbe avuto nella sua lista Lucia e avrebbe ignorato Mimì, almeno per un po' di tempo.
Quell'inganno, come sappiamo, non è servito ad allontanare il destino di Mimì.
Che piacere riascoltare quest'aria dalla Boheme!
RispondiEliminaGrande la voce della Freni,non sapevo.Il mio idolo è la Callas e quando l'ascolto in "casta diva, immancabilmente piango.
Ciao,buona serata
Cristiana
La m,ia concittadina Mirella Fregni come in realtà si chiama.
RispondiEliminaHo lavorato con il fratello e conosciuto lei.
Ciao
Splendida musica!
RispondiEliminaSono contento che la musica vi piaccia, nel post c'è qualcosa in più ma capisco che esordire con Mirella Freni oscura il resto! ;-)
RispondiEliminaSoffio, mio bisnonno, da parte di madre, durante gli anni di leva conobbe Augusto Murri, amico intimo di Giacomo Puccini, e con il Maestro ci usciva la sera, vale uguale?
Forse era un vezzeggiativo che le era stato attribuito per la sua professione di grisette o forse era un nomignolo più facile da ricordare da tutti. Cmq, alla fine di ogni esistenza e a prescindere dalla professione che si è svolti la morte chiama tutti per nome, perchè è scoccata l'ora X per il soggetto/oggetto della falciatrice e perchè lei ha il compito di accompagnare il soggetto nel nuovo mondo!!....insomma una levatrice all'incontrario!!:))
RispondiEliminaGrande musica in questo post.
RispondiEliminaSaluti a presto.
Un nome racchiude l’identità di una persona, ci identifichiamo col nostro nome, Jacques Lacan sosteneva che è soltanto a partire dal “nome del padre” (quindi dal nostro cognome) che noi possiamo dirci e presentarci al mondo come soggetti, da un posto in cui sia lecito parlare. Persino il Cristo, che per molti è Dio, per far passare il suo messaggio ha dovuto invocare il nome del Padre.
RispondiEliminaMa un nome è una identità fittizia, convenzionale, di ogni nome si può dire: “Mi chiamano così, ma non so perché”, si può dire di Mimì, ma allo stesso modo si sarebbe potuto dire di Lucia ... credo che l’equivoco, il dramma, stia nell’illusione che possa morire Mimì (o Lucia) al posto mio (inteso come persona fisica), mentre è esattamente vero il contrario, è il nome che sopravvive nel ricordo altrui, mentre è la persona fisica, in tutta la sua bellezza, ad andarsene.
Ciao
P.S. Mi piace il commento di Intherainbow, bello l’accostamento della morte alla majeutica, però non mi ritrovo sulla locuzione “al contrario” ... per me anche la morte è una nascita e un passaggio, non che io creda in un aldilà, però fin che siamo vivi ci rappresentiamo la morte come un rito di passaggio da qualcosa a qualcos’altro, il nulla è soltanto una parola a cui difficilmente riusciamo a dare un significato.
Magnifico Puccini e bravissima la Fregni....sai che qui a Modena ha una scuola per nuovi talenti?
RispondiEliminaSandra
P.S.: mi piace tanto anche Schiele!!!
intherainbow, più che una professione la grisette è uno stile di vita e sebbene all'epoca non fosse consono alle ragazze di "buona famiglia" Mimì non faceva la professione di Violetta della Traviata! ;-) Per il resto hai ragione, la morte è una levatrice, come dice Garbo, la rappresentazione della morte ci fa venire al mondo, tanto si è scritto al riguardo. Savater nel suo Dizionario filosofico dice che la morte ci rende uomini, io dico bambini spaventati ma la sostanza è che la morte ci tiene a battesimo e avere un nome o un altro, ebbene sì, conta poco o niente.
RispondiEliminaCaro Garbo, il nome è convenzione ma quella convenzione è tutta la nostra identità, la nostra storia.