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sabato 29 settembre 2018

La cattura del gatto [Note (45)]

La causalità è uno dei principali concetti della storia del pensiero umano alla base delle spiegazioni razionalistiche dei fenomeni naturali. Aristotele propose una classificazione delle cause in quattro tipi: materiale, formale, efficiente e finale. Nel tempo il concetto di relazione causale è stato messo in discussione. Hume nel ‘700 ha chiarito come il nesso causale non costituisca una necessità ma un fatto con valore di ipotesi. Alla perdita di valore della causalità tra la seconda metà dell’800 e gli inizi del ‘900 è subentrato il concetto di “legge descrittiva” che ha il compito di descrivere la regolarità e uniformità dei fenomeni o, meglio, della loro lettura da parte dell’osservatore, fenomeni che possono essere letti in chiave deterministica o probabilistica.
Le alterne fortune epistemologiche del concetto di causalità non ne hanno scalfito la centralità nella grammatica di lettura della realtà che viviamo quotidianamente. Se l’esistenza o meno di un nesso causale non dipende dal numero di eventi concatenati coinvolti l’individuazione di uno schema descrittivo di eventi concatenati tra loro ne è fortemente limitata. Se la classificazione aristotelica delle cause può essere definita di carattere orizzontale, emerge la necessità di sviluppare una classificazione di carattere verticale che, senza arrivare al ‘movente immobile’, consideri la catena di eventi oltre i due o tre elementi concatenati, per tacere dell’ulteriore livello di complessità determinato dalla multicausalità degli eventi.
Nonostante lo sviluppo delle teorie dei sistemi e della complessità la nostra effettiva capacità di risalire lungo la catena causale dimostra chiaramente un limite nella lettura di eventi ordinati lungo l’asse temporale. Fuori dagli ambiti puramente accademici, nei comportamenti quotidiani e nelle attività relazionali non emerge grande perizia nel risalire oltre due o tre nodi della catena causale. Questa barriera costituisce un grave limite delle nostre capacità interpretative, qualora il nostro sguardo sia orientato verso il passato. Qualora orientato verso il futuro pregiudica tragicamente la nostra sopravvivenza se questa miopia diventa paradigma dell’azione politica.

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