Lasciò andare il suo pensiero nel deserto e si mise in cammino in cerca di qualcuno che gli somigliasse. Nelle desolate terre del Nord vide un uomo, voleva abbracciarlo ma sapeva che era fatto della stessa materia dei suoi sogni e un abbraccio l'avrebbe fatto svanire. Quell'uomo gli somigliava così tanto che poteva vederne i pensieri. Ne vide uno chiaramente quando il buio calò e il sonno li avvolse entrambi. Quell'uomo stava sognando di immaginare di essere immaginato nel sogno dell'altro.
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Solo un Dio che provava una solitudine abissale poteva pensare il suo pensiero e cadere nel proprio inganno che quello fosse il creato. Quale disperazione albergava in quel Dio per dover credere a quell'inganno? Eppure un Dio doveva cadere in quell'inganno, per forza.
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Cartesio ha insegnato agli uomini quell'inganno, 'penso dunque sono'. Eppure per gli uomini un'altra strada era possibile, loro potevano riconoscersi nello specchio dell'altro, potevano dire 'mi pensi dunque sono'.
Mi conforta il pensiero che anch'io so pensare a prescindere da lui...
RispondiEliminaAlla stazione di Zima, in fondo, qualche volta c'è il sole: e allora usciamo tutti a guardarlo, e a tutti viene in mente che cantiamo la stessa canzone... Oltre, la solitudine è totale.
RispondiElimina@Riverinflood. Temo di non aver capito il tuo commento. Mi spiace...
RispondiElimina@NoirPink. Grazie davvero di quei meravigliosi versi di Vecchioni. Li ho cercati in rete e neanche ricordavo più che tra le mie vecchie cassette, da qualche parte, c'è El bandolero stanco. Sono tante le cose che dimentico, sicuramente troppe!