Si dice che Schulz avesse pensato a Bach come idolo del suo personaggio ma preferì Beethoven perchè "suonava più buffo"!
Da parte mia, se devo pensare ad una creazione ex nihilo, non posso fare a meno di pensare ai primi minuti della corale. Un tremolio incerto, quasi un cercare gli accordi giusti, emerge un'idea vaga, prende forma, esplode, si fa impetuosa, non si arresta più e Dio quasi ne perde il controllo, di tanto in tanto si sofferma, si chiede se fa bene a continuare. Se il Dio di Bach è perfetto, limpido, impeccabile, quello di Beethoven lavora nell'incertezza, nel dubbio. Il Dio di Bach è sereno, imperturbabile quello di Beethoven è impetuoso, un torrente in piena, dilaniato dal suo stesso impeto, a volte sembra di vederlo esausto, distrutto dalla fatica della sua stessa creazione.
Adoro di Beethoven i suoi crescendo vertiginosi che all'improvviso si arrestano diffondendo intorno un silenzio esanime. Alcuni dei crescendo a mio avviso più belli sono presenti nel monumentale 4° movimento dell'eroica.
Il crescendo comincia con un soffio e raggiunge la sua apoteosi in poco più di un minuto, improvvisamente si arresta, quasi senza fiato. Lo stesso motivo è richiamato poco dopo e diventa ancora più teso. Nel giro di una manciata di secondi Beethoven ci trascina ad altezze che mozzano il fiato. Ho sempre immaginato questo brano come un'immensa scala a chiocciola, ripidissima, che porta in alto, in alto, ad altezze vertiginose, a velocità folli, fino alla tensione più spasmodica dei violini, le corde sembrano quasi rompersi e infine, dopo l'estrema fatica, la caduta.
Naturalmente non posso essere certo della musica ascoltata da Dio durante la creazione dell'universo e se dovessi sbagliarmi, non solo sulla musica, un giorno chiederò!
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