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mercoledì 20 maggio 2009

La forza mite

Centinaia di uomini armati, stretti nelle loro divise militari, addestrati ad ogni pericolo, pronti ad affrontare ogni circostanza, temono questa donna. Una donna così esile. Lei sa che non potrebbe fare male ad un fiore, eppure quegli uomini la temono.

Lei li guarda, come in un quadro di Vermeer. Vede quegli uomini che hanno bisogno di saperla prigioniera
per sentirsi al sicuro nelle loro divise, con le loro armi, sicuri della loro preparazione militare.
Vede centinaia di uomini prigionieri della paura. Sa che è stata lei ad imprigionarli, senza privarli per un solo giorno della convinzione di essere liberi. Una donna senza armi, senza divisa, senza alcuna preparazione militare.

***
Aung San Suu Kyi è prigioniera di carcerieri che temono la sua forza. Una forza mite, che non ha bisogno della sopraffazione per manifestarsi. Quegli uomini saranno sempre più deboli di lei. Lei lo sa, loro no.
Attende pazientemente che lo capiscano. Attende pazientemente che tutti noi lo capiamo.


PS 30-08-2018 - La storia trabocca di sorprese, quando pensi di averla afferrata ti sfugge di mano, come una biscia. Questo post è superato, annullato, schiacchiato, travolto dalla storia recente di Aung San Suu Kyi e dal suo ruolo passivo e spesso di giustificazione dell'esercito birmano nella persecuzione dei Rohingya. Difficile il ruolo di potere, difficile capire se questa donna sta evitando il peggio, difficile continuare a sostenere oggi quanto sostenuto nel post qualche anno fa.

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