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domenica 25 gennaio 2009

Perdono e memoria

"Benedetto XVI ha revocato la scomunica ai quattro vescovi ultratradizionalisti ordinati illegittimamente da Marcel Lefebvre il 30 giugno 1988. L'atto del "perdono pontificio" è stato reso noto oggi. Le dichiarazioni revisioniste e negazioniste sull'Olocausto ebraico - "le camere a gas non sono mai esistite" - fatte da uno di loro, il britannico Richard Williamson, non hanno provocato ripensamenti nella decisione già presa da papa Ratzinger."

Il perdono è principio alto del cristianesimo, ma la sua radice intima (soggettiva, coscienziale) lo rende compatibile con un atto compiuto in nome di altri? E' possibile concepire un perdono che considera il peccato di rifiuto dell'autorità e ignora il peccato di rifiuto del dolore? Se il perdono non può essere "a chiazze" è possibile senza il ravvedimento dal peccato?

Ma questi sono argomenti di ordine teologico, per noi laici e secolari il perdono è la pietra dello scandalo più grande che si possa incontrare sul cammino. A volte diventa davvero difficile distinguerlo dal disegno politico, o dalla memoria corta.

Nella meravigliosa Ottocento De André cantava "und einige krapfen frùer vor schlafen und erwachen mit walzer und Alka-Seltzer fùr dimenticar." (e qualche krapfen prima di dormire ed un risveglio con valzer e un Alka-Seltzer per dimenticar.)

Forse siamo noi laici a rimanere piacevolmente irretiti nelle sottigliezze teologiche, invece è sufficiente che Monsignor Williamson non sia omosessuale!

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