Allegri cantiamo dell'ultimo vate
la lingua veloce e il pensiero fino,
nessuna fatica a trovare un delfino
di gesta impudenti e doti provate.
Masse lo seguon argute e organizzate
chiedon consigli, sorrisi e un zecchino,
strizzano l'occhio se fa l'arlecchino
e tutto risolve con grasse risate.
Vedo lontano mio nonno, viso vetusto,
dell'educazione non sapeva privarsi,
di questo scempio ha fatto a meno,
dopo lungo corso in questo paese ameno
è andato via in tempo per salvarsi,
non avrebbe riso di un monumento al disgusto.
Trattasi di sonetto elegiaco (rispettoso dello schema dantesco e disonesto per numero di sillabe) dedicato a chi affannosamente cerca di portare allegria in questo paese. Spero che alcuni passaggi non si prestino a fraintendimenti. Io, a differenza della mia "musa ispiratrice", non sono solito rispiegare quello che dico, se ne perde il gusto! Tanto per intendersi, è come dover spiegare una barzelletta o chiarire che una volgare offesa alle donne è un complimento!
"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
Standing ovèscion.
RispondiEliminaGrazie, grazie, troppo buoni...mettetevi pure seduti!
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