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Nel numero di novembre/dicembre del 2010 di Reset un articolo di Larry Diamond ha dato avvio ad una tavola rotonda sui motivi dell'assenza di democrazia nei paesi arabi, con un tempismo quasi profetico, visto le successive rivolte nell'area mediterranea che ancora a dicembre nessuno poteva prevedere. Diamond mette in guardia dal considerare il fattore religioso quale principale ostacolo all'affermazione della democrazia nei paesi musulmani (arabi e non), infatti si danno molti casi di paesi dove democrazia e islam convivono senza particolari problemi (come India e Indonesia). Nella sua analisi Diamond cerca spiegazioni nella geopolitica e nella struttura economica che non ha fatto altro che rafforzare regimi autoritari preesistenti.
La rappresentanza democratica è il risultato di una partecipazione alla distribuzione di una ricchezza limitata, secondo lo slogan "no taxation without representation". Se la ricchezza di un paese è tale da non rendere necessaria la tassazione, come è il caso dei paesi la cui economia si basa prevalentemente sulla rendita da petrolio, allora cade la motivazione alla rappresentanza democratica e il vecchio slogan si rovescia nella realtà politica in "niente rappresentanti senza tasse". Questo è stato finora il paradigma della mancanza di democrazia nei paesi con enormi risorse petrolifere, come la Libia o l'Algeria (non è il caso dell'Egitto o della Tunisia). Tuttavia, sono molti i fattori che entrano in gioco nelle dinamiche sociali complesse come quelle che stanno investendo l'area mediterranea e la presenza di risorse petrolifere spiega solo una parte del fenomeno. Le recenti rivoluzioni di piazza nell'area mediterranea dimostrano che le risorse petrolifere non sono sufficienti a spiegare i regimi politici ed è evidente che nei paesi ricchi di petrolio qualcosa scricchiola nella distribuzione di ricchezza che ha mantenuto bassa la motivazione alla democrazia - la forbice tra clan al potere e popolo si è fatta troppo ampia per essere assorbita efficacemente nelle forme di riconoscimento sociale che hanno retto finora.
Da parte mia osservo che dei numerosi articoli di Reset che hanno partecipato al dibattito intorno all'articolo di Diamond - firmati da Massimo Campanini, Stefano Allievi, Emma Bonino e Giuliano Amato, tra gli altri -, nessuno mi è sembrato tenesse in debito conto il ruolo, direi attivo, dei paesi (apparentemente) democratici nel frenare lo sviluppo della democrazia nei paesi musulmani - semmai si fa riferimento al timore occidentale che la democrazia nell'islam divenga strumento del fondamentalismo dei fratelli musulmani, Hamas docet, e questo rivela in definitiva quanto i paesi occidentali abbiano paura della democrazia, paura celata sotto le mentite spoglie della prudenza. Lo stesso Diamond sostiene, in maniera del tutto autoassolutoria (ed errata, a ragion veduta) in quanto americano, che l'Iraq potrebbe fare da apripista nella domanda di democrazia nei paesi musulmani, di fatto legittimando la cosiddetta "esportazione di democrazia" perseguita da un governo criminale e sostenuta da alleati altrettanto criminali. Poca o nessuna attenzione viene rivolta al fatto che la democrazia è in sé una struttura di potere complessa, più complessa di un qualsiasi regime autoritario in cui la linea del potere è corta e lineare, contrariamente al 'flusso' di potere diffuso, lungo e ramificato che potrebbe descrivere una democrazia. Solo marginalmente Diamond parla delle "forze esterne" che aiutano i regimi autocratici "a conservare il proprio ruolo" lasciando sottinteso che il motivo del sostegno economico e militare è la domanda energetica dei paesi occidentali ma evitando di dire che un regime autocratico fa comodo proprio alla soddisfazione di quella domanda. In sostanza l'Italia sta dimostrando come per molti paesi occidentali, più attenti ai propri interessi economici che all'affermazione dei diritti, sia molto più facile e redditizio avere a che fare con strutture di potere semplici che fanno capo ad un singolo soggetto anziché avere a che fare con strutture complesse tipiche della democrazia. Quando il potere è concentrato la linea di comunicazione è molto più breve e le trattative sono più rapide. In questi casi le transazioni praticamente volano.
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Preferirei sentirmi dire che bisogna tenere spenta la luce e i riscaldamenti, che bisogna ridurre l'uso delle auto per risparmiare sull'energia che viene dalla Libia anziché far parte di un paese governato da un tizio che appoggia un dittatore che fa bombardare il suo popolo dall'aviazione militare.
Evidentemente c'è qualcuno che ha la sovranità sul cervello di Frattini.
RispondiEliminaQuel poco.
Ok, e l'invasione di disperati che i dittatori come Gheddafi frenano?
RispondiEliminaCapiamoci, non sto dicendo che sostenere Gheddafi e altri macellai sia non solo eticamente, ma anche strategicamente una mossa brillante.
Però qui si tratta di ripensare la politica estera dell'Occidente. Finora è stato fatto molto poco, per esempio si è spesso voluto scindere la lotta alla mafia dal governo dell'immigrazione. Eppure mi sembra che le stesse mafie abbiano il monopolio nella tratta di droghe, donne e immigrati.
Non sono problemi separati. Ed è tutto molto complesso, quando non ci si rassegna a slogan populisti stile lega o ad un vuoto galleggiare al seguito dell'Impero, stile Frattini.
Attendo post più lunghi e ragionati, con vero interesse. Intanto complimenti per il blog!
Un'analisi cruda e lucida di quanto sta accadendo da qualche tempo sia nel Nord-Africa che in Italia.
RispondiEliminaComplimenti.
Web, il ducetto ha bisogno di schiavi perfetti, ossequiosi ed obbedienti, quindi s'è assicurato in anticipo che non ci fosse gran sforzo da fare per governare scatole craniche vuote.
RispondiEliminaIlluminismo, intanto benvenuto in questo blog. Confesso che il tuo commento mi ha un po' spiazzato, non capisco se il tuo riferimento ai disperati sia una critica a quello che scrivo o semplicemente uno spunto per sottolineare la necessità di un governo dell'immigrazione. Quello che dici sulla complessità è vero e infatti quando un soggetto si mette alla guida di un paese io mi aspetto ed esigo che sappia governare la complessità, non mi basta uno psicopatico che si circonda di decerebrati frustrati.
Grazie per i complimenti ma per la tua attesa di "post più lunghi e ragionati" devo deluderti, se li scrivo ancora più lunghi me li leggo praticamente da solo, in quanto al 'ragionati' temo che tu mi stia sopravvalutando!
Monticiano, è un piacere rivedere un tuo commento. E' triste dover dire certe cose del proprio paese ma non sarei onesto a non farlo.
"cerca spiegazioni nella geopolitica e nella struttura economica che non ha fatto altro che rafforzare regimi autoritari preesistenti."
RispondiEliminaE noi occidentali abbiamo una grande responsabilità nel rafforzamento di questi regimi in cambio del petrolio.
Certo Alberto, e altri occidentali (gli USA) hanno una grossa responsabilità nell'attuale emergenza democratica del nostro paese, come ha mostrato Wikileaks. La realtà è complessa.
RispondiEliminaAntonio, dicevo solo che non si può esultare acriticamente, è giusto essere preoccupati e coinvolgere l'Europa. Il governo Berlusconi non lo sta facendo (se non per gettare fumo negli occhi), mentre la Lega addirittura si compiace perché ci guadagnerà voti, dimostrando che del paese non gliene frega niente!
Di fronte alla marea umana, insomma, le destre europee moriranno sull'attenti, stolide e giulive come hanno vissuto. E le sinistre?