Il 25 aprile è una festa sobria, perché è commemorazione silenziosa e intima, anche quando implora partecipazione, anche quando invoca il canto corale della liberazione. Il 25 aprile è l'albero che celebra le sue radici, la foglia che ringrazia la terra per l'acqua che la disseta, è la terra che ringrazia il cielo per l'acqua lustrale che la benedice. Il 25 aprile è il filo d'erba che resiste al vento della barbarie che spesso indossa gli abiti della storia. Il 25 aprile si nutre di sobrietà, da sempre, nonostante i meschini inviti di oggi alla sobrietà, perché il 25 aprile è il dolore rappreso della memoria, il sangue che scorre nei 139 articoli dell Costituzione della Repubblica italiana del 1948, nelle sue 18 disposizioni transitorie. Il 25 aprile è data solenne come la Pasqua, perché è la Pasqua civile di questa nazione, la resurrezione dopo vent'anni di morte. Invitare alla sobrietà per una data solenne è ridicolo, ingiurioso, ignobile, esattamente come chi inviterebbe alla sobrietà chi desidera festeggiare la solennità della Pasqua. Il 25 aprile è la festa dei patrioti di questo e di altri Paesi, che hanno resistito e resistono, ora e sempre, ai servi volontari, di ieri e di oggi.Viva il 25 aprile, viva ogni partigiano della libertà, fieramente divisivo, com'è giusto e doveroso che sia chi sa vedere la distanza incolmabile tra pensieri diversi e volontà di sopraffazione che ogni differenza sopprime. Viva chi, ora e sempre, mette una cesura netta tra democratici e fascisti, di ieri e di oggi.