"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
domenica 12 giugno 2011
Riflessioni non richieste
Il voto è un diritto, oltre che un dovere. Certamente non è un obbligo né può esserlo, da qui viene la legittimità dell'astensione. Ma se da un punto di vista strettamente giuridico la legittimità dell'astensione non può essere messa in discussione, pena il ritorno alle dittature, da un punto di vista etico devono essere formulati dei distinguo al riguardo.
Anche la non scelta è una scelta. Spesso l'argomentazione di chi si astiene è la delegittimazione dei candidati all'agone politico ma, se si tralasciasse un approccio di spicciolo qualunquismo, non sarebbe difficile accorgersi che l'astensione è un modo per delegittimare lo strumento elettorale più che i candidati. Da qui diventa altrettanto evidente che per contestare i candidati o i partiti cui aderiscono più utile sarebbe presentarsi al seggio e rifiutare la scheda elettorale o annullare il voto, oppure ancora lasciare la scheda bianca. Ci sarebbe molto da dire su queste opzioni ma non è mia intenzione farlo.
Mi interessa invece scrivere poche righe sull'astensione in caso di referendum. Quando si è di fronte ad una scelta binaria come quella referendaria come si configura l'astensione? E' davvero una terza via? Naturalmente quanto ho affermato prima sulla legittimità dell'astensione resta valido anche nel caso dei referendum, ma l'astensione al referendum è della stessa natura dell'astensione alle elezioni?
E' noto che un NO ai referendum lascerebbe inalterata la legge oggetto del quesito referendario, mentre il SI avrebbe un effetto abrogativo, allora cosa esprime l'astensione? Una sorta di "non so"? Se il NO lascia le cose inalterate, esattamente come succederebbe in caso di mancato raggiungimento del quorum, l'astensione non è uno strumento al servizio del NO? Non ci sarebbe in questo caso una asimmetria nei rapporti di forza tra le posizioni del SI e del NO? Intorno a quest'ultima domanda potrebbe essere utile aprire una discussione se sia il caso di rivedere la regola del raggiungimento del quorum.
Personalmente io non sono d'accordo sulla revisione di tale regola, per una serie di motivi, non ultimo quello che le scelte non possono farsi a minoranza e togliere il quorum ai referendum ordinari aprirebbe le porte al paradosso che siano in tre persone a fare le scelte che riguardano un intero paese.
Parafrasando Gaber, democrazia è partecipazione ma soprattutto è informazione. Il cittadino deve vedere riconosciuto il primario diritto di sapere, di conoscere il peso delle scelte possibili e delle loro conseguenze, intorno a questo diritto ruota il discorso politico, tutto ne discende. Se il cittadino non è informato allora non si può dire pienamente partecipe della vita politica, della polis. Pertanto l'astensione è di fatto la sconfitta della democrazia e della politica, risultato di un consapevole ed irresponsabile, se non criminale, disegno di progressivo abbandono dei partiti del ruolo di formazione ed informazione dei cittadini alla vita politica.
Un cittadino disinformato - ma a questo punto non sarebbe neanche un cittadino - è più facilmente manipolabile di un cittadino informato e questo fa comodo a chi ha paura della democrazia nonostante occupi (o usurpi) ruoli di rappresentatività. Inutile fare ricorso a questo punto alla mutazione antropologica, pure importantissima, dovuta alla macchina mediatica di un parvenu arricchito con leggi su misura, proprio quelle leggi su misura fatte ben prima che il parvenu "scendesse in campo" ci fa capire che all'origine della regressione del discorso politico c'è la stessa politica. Per quanto i tempi siano cambiati può essere ancora utile ricordare che la macchina informativa e formativa che dispiegava il PCI o la DC di un tempo era così capillare che forse avrebbe avuto ragione di quattro miserabili dietro uno schermo. L'astensione è quindi l'abdicazione volontaria dei partiti politici dal ruolo formativo che si davano un tempo e che ad un certo punto hanno smesso di darsi.
Inoltre, una distinzione è doverosa tra chi si astiene perché disinformato e chi consapevolmente invita all'astensione. In quest'ultimo caso, e soprattutto nel caso di referendum (e solo in questi si invita all'astensione, perché non si è mai visto, né si vedrà, un politico che inviti all'astensione alle elezioni politiche o amministrative!), invitare all'astensione è un atto ignobile, che sfrutta proprio quell'asimmetria tra opzioni possibili che citavo prima e che dovrebbe sempre essere oggetto di esecrazione nella politica.
Detto questo vado a votare al referendum, ma aggiungo che mi piacerebbe che intorno a questi temi si aprisse un dibattito, mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni al riguardo.
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La vignetta riassume bene il post... abrogare, di per sé, già esprime libertà... ma discuterne ci trasformerebbe in veri cittadini...
RispondiEliminaCiao Antonio, ti rispondo in termini concreti, non seguendo, almeno ora, un filo logico di pensiero. Anche se so di pensarla come te.
RispondiEliminaMa volevo scrivere di questo: Stamattina andando a votare, ho visto tante persone per strada, chi a piedi, chi in auto, chi in bicicletta. Alla sezione, per la prima volta ho trovato la fila e per la prima volta sono stata felice di esserlo. Eravamo in tanti. Spero che questo ti faccia capire il mio pensiero.
Ciao,
Lara
Io sto con la Costituzione: votare è un DOVERE CIVICO.
RispondiEliminaNotizie dal futuro, allora trasformiamoci in cittadini una buona volta!
RispondiEliminaLara, anche io ho visto 7-8 persone in fila al mio seggio e ho avuto il tuo stesso pensiero, sono stato stracontento di vedere quelle persone in fila e avrei sperato di vederne ancora di più.
Web, negli articoli della Costituzione la parola dovere/doveri ricorre sette volte. In quattro casi il termine non è accopagnato da alcun aggettivo, in un caso si parla di "sacro dovere", in un altro di "doveri inderogabili" e nell' art. 48, che tu citi, si parla di "dovere civico" riferito all'esercizio del voto. I padri costituenti non erano tipi da usare parole a vanvera, dovere civico non è un obbligo. Posso esprimere la mia riprovazione nei confronti dell'astensione ma l'esercizio del voto non è e non deve essere un obbligo, altrimenti non sarebbe democratico, perché non libero.
Le dichiarazioni di adesione alla Costituzione sono benvenute in questo blog ma la mia richiesta di discussione voleva andare oltre questa adesione, che do per scontata in chi vuole partecipare ad una discussione in questo spazio.
Lara mi ha segnalato il tuo post. Ho inserito poco fa sul mio blog, un post che per tanti versi ripete i tuoi stessi contenuti, ma arrivo alla considerazione che il quorum sia da eliminare. In fin dei conti, una volta assicurata la libera partecipazine e la libera informazione sul referendum, occorre anche accettare il suo risultato indipendentemente dagli astenuti. Astenersi è anche la scelta di lasciar fare agli altri.
RispondiEliminaciao
I tuoi sono ottimi argomenti ma, lasciare a chi si disinteressa del voto, la possibilità di determinare il destino di chi invece partecipa alla vita democratica, non mi sembra una cosa completamente corretta. In questi giorni ricchi di informazioni nella blogsfera, ho sentito osservare che chi vota SI ha, di fatto, due avversari: chi vota NO e chi non va a votare.
RispondiEliminaDifficile dirlo ma bei tempi quelli della DC e del PCI. Allora la media dei cittadini, si dice oltre il 60% non passava ore e ore, troppe, davanti alla TV. Quanto al post si può solo essere d'accordo. Se si guardano ai blog i si dovrebbero vincere al 70-80%
RispondiEliminaLeggevo l'altro giorno che in Islanda ,rendono partecipi i cittadini per una nuovo Costituzione;sarebbe bello un giorno avere democrazie dove tutti i cittadini sono partecipi.
RispondiEliminaLibertà è partecipazione;saluti a presto
Hai giustamente fatto la differenza di chi si astiene e di chi fa propaganda per l'astensione, che di solito è un politico. Mister B ha detto addirittura che questi referendum erano inutili, e speriamo vanga smentito dal raggiungimento del quorum.
RispondiEliminaIo sarei per l'abbassamento della soglia del quorum.
Francesco, mi piace questo nostro scambio a distanza tra il tuo blog e il mio. Trovo solidi i tuoi argomenti, difficile contestare quando dici che astenersi "è anche la scelta di lasciar fare agli altri", tuttavia bisogna sempre fare i conti con quel principio di maggioranza che ultimamente ha preso i connotati del bullismo ma che conserva ancora un valore enorme nelle democrazie. Hai ragione quando dici nel tuo blog che c’è un aspetto bilaterale circa l’informazione, “il cittadino ha il dovere di informarsi e spesso non lo fa per pigrizia o per poca attenzione all'argomento o per abitudine alla delega”, sono cose che meritano riflessione e soluzione ma anche qui, senza cercare di capire se è nato prima l’uovo o la gallina, io farei un discorso di responsabilità, se siamo dentro un’automobile la responsabilità di un eventuale incidente è di chi sta alla guida non di chi siede nel sedile posteriore!
RispondiEliminaDici una cosa molto interessante e per certi versi condivisibile quando scrivi che “La mancanza del quorum metterebbe tutte le forze politiche dinanzi alla responsabilità di spingere verso una partecipazione attiva”, la cosa curiosa in tal caso è che la prassi andrebbe sicuramente nella direzione del principio di maggioranza ma il principio è tale perché a priori rispetto alla prassi e pertanto andrebbe affermato indipendentemente dalla prassi, ma forse si tratta solo di uno dei tanti paradossi che solleticano il pensiero.
Del resto le tue perplessità, come quelle di Berica, sono anche le mie. Lasciare troppo spazio a chi si disinteressa è sicuramente una stortura da correggere.
Soffio, sebbene sia stato io stesso a fare il paragone con la macchina informativa del PCI e della DC sarei comunque cauto a dire “bei tempi”, prima di tutto perché distinguo nettamente tra informazione e propaganda e troppo spesso si è indugiato sulla seconda piuttosto che sulla prima e poi perché la lezione di Pasolini ancora risuona chiara e forte.
Cavaliere, non so cosa stiano facendo in Islanda ma anche noi abbiamo le nostre forme di partecipazione diretta (referendaria) e indiretta (rappresentativa) alla vita politica, se non sappiamo fare uso di quello che abbiamo il ricorso alle novità diventa una sorta di eldorado sempre irraggibile!
Alberto, mi sembrava di avere letto da qualche parte che eri per il mantenimento del quorum, devi aver cambiato idea. E’ curioso che anche io qualche giorno fa parlando con una mia amica sostenevo la necessità di ridiscutere il quorum e poi ripensandoci ho cambiato idea!