Camminando per via Garibaldi a Genova si possono ammirare palazzi rinascimentali meravigliosi. Le famiglie più ricche della Superba gareggiavano tra loro in sontuosità e bellezza per ospitare nei loro palazzi i dignitari di corte. All’interno di quei palazzi sono conservati capolavori e alcuni, come i palazzi Rosso, Bianco e Tursi hanno pinacoteche straordinarie. Quasi tutti i palazzi di via Garibaldi e molti disseminati per Genova sono stati riconosciuti patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e le chiese di questa città conservano tesori d'arte magnifici. Imboccando via Garibaldi da piazza delle Fontane Marose e proseguendo verso via Cairoli si apre uno scenario di arte unico al mondo.
Poi scarti a sinistra, per uno dei tanti vicoli leggermente in discesa che partono da via Garibaldi e ti immergi nel cuore della città vecchia, tra stradine strette, dove basta aprire le braccia per toccare i muri che le costeggiano.
Qui il sole del buon Dio non dà i suoi raggi, come cantava De André. Tra questi carruggi ti accorgi che il patrimonio dell'umanità poco distante, per quanto bello è un patrimonio senza umanità perché l'umanità la trovi qui, in questo intreccio di viottoli dove incontri i dannati della terra che parlano le lingue di Babele e popolano le città di mare, crocevie del mondo.
A via della Maddalena Princesa si nasconde nell'uscio di casa se fai una foto e chiederle scusa non basta per far svanire dal suo viso la paura. Una targa su un muro di via del campo ti ricorda che dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior. A pochi passi da qui una porta socchiusa lascia intravedere un letto e un sorriso, sulla porta c'è scritto un invito e una richiesta di aiuto: difendi la tua lucciola di quartiere. Nancy è seduta in un angolo di strada: "avvicinati, non ti mangio", "lo so, barcollo perché ho bevuto un bicchiere di troppo", "hai fatto bene", ha pochi denti ormai ma è sempre generosa e ti invita a tornare per averle dato una monetina, "torna quando vuoi bella gioia".
Mazzini chiede l'elemosina lungo i moli e sotto i portici Paganini suona un violino scordato. Nella casbah dietro al porto, tra danze di topi, ti guardano passare mille occhi sospettosi, occhi che fanno paura, come la vita.
Tra questa gente col fiato pesante e i denti anneriti ti riconosci, a volte puoi illuderti di non somigliargli affatto ma se guardi fino in fondo ti accorgi che è un inganno. Qui, insieme a loro, stai scontando cinquemila anni più le spese. Qui, tra gente avvolta nella propria storia, chiusa come questi carruggi, il dolore degli altri cerca continuamente la sua metà.
Qui, in bilico tra la diffidenza del domani e la memoria di un altrove troppo lontano, puoi salvarti l'anima o prendere la coltellata che chiedi.
Tra questi vicoli la meraviglia è perdersi.
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