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mercoledì 24 giugno 2009

Dialettica della scienza

Il titolo è impegnativo ma un blog 'non è una cosa seria' per cui posso farla breve per evitare il rischio di una trattazione adeguata!


Tesi/Antitesi (confutazione dell'induzione)

E' la celebre metafora del tacchino induttivista di Bertrand Russell.
Un tacchino in un allevamento osservò che alle ore 9 di ogni mattina gli veniva portato il cibo.
Tutte le mattine, puntuale alle 9, arrivava l'allevatore con le granaglie che lo nutrivano.
L'osservazione era corroborata in ogni circostanza, in tutte le condizioni atmosferiche, in tutte le stagioni. Il tacchino, che aveva deciso di formarsi una visione scientifica del mondo, sulla base delle sue osservazioni inferì una regola generale: alle 9 della mattina si mangia.
La regola non era poi così generale perché resse fino alle 9 di mattina della vigilia di Natale, quando invece di essere nutrito fu sgozzato.
Per quante osservazioni si possono effettuare il metodo induttivo non fornisce alcuna garanzia che le successive osservazioni rientrino nell'inferenza formulata.


Antitesi/Tesi (confutazione della deduzione)

Anche questa è una metafora, non è celebre come quella di Russell. La raccontò Nando Boero, il mio professore di zoologia, durante una lezione.
Uno scienziato decide di mettere alla prova la sua ipotesi che gli organi acustici delle pulci siano situati nelle zampe. Per dimostrare l'ipotesi allena una pulce perché salti al suo comando. Quando la pulce è ormai addestrata ad obbedire ai comandi dello scienziato comincia l'esperimento.
"Salta!" dice lo scienziato e la pulce salta.
Lo scienziato strappa una zampa alla pulce: "Salta!" e la pulce salta.
Lo scienziato strappa un'altra zampa alla pulce: "Salta!" e la pulce salta.
L'esperimento continua fino all'ultima zampa: "Salta!" e la pulce salta ancora.
Una volta strappata l'ultima zampa: "Salta!", la pulce non salta più.
La conclusione è che la pulce sente con l'ultima zampa, l'ipotesi è dimostrata.
Il metodo deduttivo non è indenne dai rischi di conclusioni errate che possono 'reggere' per un certo tempo alla prova dei fatti.


Sintesi

E' una delle geniali storielle raccontate da Walter Chiari.
Un uomo è intento a cercare qualcosa sotto un lampione, un altro gli si avvicina e vedendolo piuttosto preoccupato chiede "Hai perso qualcosa?". L'altro risponde "Sì, il mio portafoglio".
- "Se vuoi posso aiutarti a cercarlo"
- "Grazie, mi saresti di grande aiuto"
Ma dopo aver cercato attentamente dappertutto il portafoglio non viene trovato.
- "Sei sicuro di averlo perso qui?"
- "Non l'ho perso qui, l'ho perso 200 metri più in là in quella zona buia"
L'uomo chiede esterrefatto: "Ma allora perché lo cerchi qui?" e l'altro risponde, indicando il lampione: "Perché qui c'è la luce!"

2 commenti:

  1. Beh... mi hai fatto scoprire che una metafora ripetutamente usata in psicoterapia proviene niente meno che da una storiella di Walter Chiari! In psicoteriapia però quello che ti aiuta ti spinge a guardare nel buio...

    RispondiElimina
  2. La scienza è meno audace della psiche. Per questo molti scienziati avrebbero bisogno di uno psicoterapeuta e molti psicoterapeuti avrebbero bisogno della scienza!
    ;)

    RispondiElimina

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