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martedì 7 settembre 2021

Salentiade d'agosto et al

Linee. Ignoto. Tate Gallery di Melissano, 2021.



Un giorno non avremo altro da bruciare e non avremo nessuno a cui dirlo. Saremo cenere e fumo e nessun vento ci passerà vicino.



Rarissimo esempio di iscrizione in messapico antico della radice polychaeta sui muri di Melissano. 🤭



Il dibattito è aperto sull'attribuzione delle opere. C'è chi chiama in causa de Kooning e Pollock, chi si richiama a un Rothko più sofferto. In assenza di un responso definitivo le opere sono attribuite al tempo, pioggia, vento, sole e altri accidenti.



La paura li fece arrivare. Fuggirono quando la paura fu dimenticata.



Tamberi premia Barshim, Barshim premia Tamberi. Dividono il podio. Primi ex equo. Non ne resterà uno solo. "Hey man let's make history." Daley si rilassa lavorando con l'uncinetto. Non c'è un solo risibile motivo per cui Daley non debba rilassarsi lavorando con l'uncinetto. Questa settimana sono successe cose bellissime, anche per l'Italia che da 41 anni ha l'orologio fermo alle 10:25.



"La vedi questa strada? Pochi metri e il paese finiva, dopo era solo campagna. Passavi e buonasera, buonasera, buonasera. Ogni porta buonasera alla gente seduta a prendere il fresco. Non finivi mai di salutare. Guarda ora cosa è diventata. Non c'è più nessuno, i giovani sono andati via, siamo rimasti noi vecchi, quelli che siamo rimasti. E cosa è rimasto? Ne abbiamo fatta di fatica." C. abita in questa strada da sempre, fa due passi e sembra contento di scambiare due parole con me. Ha pochi denti e tanti anni e ha la prodigiosa facoltà dei vecchi di far tornare vivo mezzo paese, la gente che abitava qui. Chi ha fatto soldi vendendo fiche caddhichizze (fichi caduti e secchi, usati nella distillazione), chi aveva un negozio dove si vendeva di tutto. Per pochi minuti Melissano si è riempito di gente, la strada ritorna affollata. Immancabile la domanda "a chi appartieni?" mi fa sgranare le perle del mio rosario "Ho conosciuto tutti, ho lavorato con tutti, ne abbiamo fatta di fatica", lo ripete spesso perché andare via dopo tanta fatica è un affronto di un mondo venuto male. "Tocca me parduni mo ca taggiu tinutu quai" (perdonami se ti ho trattenuto). Non c'è niente da perdonare, ti devo ringraziare.



- cosa fai per vivere?
- coltivo bellezza dalla terra.
- e si guadagna bene?
- neanche un centesimo.
- servono anche i soldi.
- mi hai chiesto cosa faccio per vivere mica cosa faccio per guadagnare soldi.



Io tutti questi turisti che partono da Roma, Milano, Brescia, Firenze, Bologna o chissà da dove altro con i loro divani, i loro frigoriferi e water sulla cappotta delle auto per poi scaricarli in una stradina di campagna del Salento che a dirla ai tuoi conterranei neanche la metà la conoscono, dicevo tutti questi turisti che scaricano i loro rifiuti per dargli fuoco non li capisco. Io non li capisco proprio! Eppure devono essere i turisti a fare questo scempio. Non riesco a darmi ragione che possano essere gli stessi salentini, sarebbe in questo caso un matricidio. Per questo sono sempre gli altri a portare disordine, altrimenti dovremmo metterci davanti allo specchio e dopo esserci abbondantemente sputati negli occhi piangere, piangere fino allo spasimo. Non riesco neanche a capire tutte le ville di campagna abusive e condonate che non sono molto diverse da un incendio per cui ci si scandalizza più facilmente. Eppure stiamo parlando di #delinquentilocali in un caso e nell'altro. Il Salento muore per mano dei suoi figli, non facciamoci alibi facili e ridicoli, servono alle autoassoluzioni, non a prendere coscienza dei problemi e risolverli. Campare nel mito della bellezza turbata dalla contemporaneità è un modo per distogliere lo sguardo. Siamo tutti contemporanei, siamo sempre stati contemporanei. La contemporaneità è sempre stata il tempo di tutti. La bellezza è essa stessa perturbante, altrimenti è belletto e pure posticcio. La bellezza di questa terra da tempo è la bellezza delle creature morenti, in agonia. La bellezza della tragedia greca che ti interroga sull'inevitabilità del fato, se sia veramente inevitabile la viltà che ci distingue e che chiamiamo fato.



Monumento ai caduti



Rievocando Carmelo Bene, un po' eta, un po' omega, accetto le parole non potendo accettare qualche testa!


Stando agli ultimi sondaggi a occhio e croce un abbondante 40% di chi festeggia le medaglie d'oro di questi ragazzi ha la faccia come il culo. Non c'è bisogno di nominare legaioli e fratellini italici, vero?



"Valentino Rossi ci ha fatto sognare" (cit.) Ricordo di aver sognato anch'io quando patteggiò per l'evasione fiscale di una sessantina di milioni di sterline, se non ricordo male.


Scopri l'intruso.



Ancora su "Valentino Rossi ci ha fatto sognare" (cit.) A volte penso che l'infatuazione per questi eroi abbia la stessa matrice della lascivia del cinquantenne (maschio) che si invaghisce delle ventenni. Troppo lungo spiegare, ha a che fare con i conti non fatti con la morte, se non ci arrivate cazzi vostri. Capisco il gesto sportivo, il muro dei record che si infrange, la possibilità di toccare vette estreme per interposta persona. Tutto molto interessante ma secondario rispetto a quella onnipotente matrice. Una matrice totipotente direi, prendendo in prestito un concetto dalla biologia. Per parte mia mi hanno fatto sognare cose diverse. Il profumo di pane che mia nonna impastava di notte, i racconti di mio nonno emigrato in Francia e Germania, dell'altro nonno carrettiere capace di descrivere ogni piccola pietra dei suoi viaggi. Le parole quotidiane dei miei genitori... Sogni comuni, ordinari eppure altissimi. Ed è per questo che ho pena per i sogni risvegliati da questo o quell'eroe di turno. Ho pena perché penso e spero che molti possano avere sogni più alti ma non sono all'altezza neanche dei loro sogni.


- Ti è mai capitato di vedere un moscone che sbatte sul vetro come un ossesso? Va avanti e indietro a sbattere sullo stesso punto, sempre sullo stesso punto. Non si accorge che bastano pochi centimetri per uscire dalla sua trappola. Non serve aprire di più la finestra, cambiare la luce. I suoi sensi non bastano all'impresa. Forse neanche li vorrebbe altri sensi per smettere di schiantarsi sul vetro. È più di un vetro a fermarlo. Quel vetro è la lama che taglia il suo tempo, tra il prima e il dopo. Il dopo è rimasto dietro il vetro e lui continua a sbattere e sbattere per attraversare quel diaframma. Senza riuscire. Noi vediamo solo un moscone che sbatte sul vetro e ridiamo dei sui sensi che non ce la fanno a trovare la via d'uscita. Capita spesso, soprattutto in estate. Sai, il caldo li fa impazzire questi poveri mosconi o forse il caldo risveglia qualcosa nella loro piccola testa e non possono fare a meno di restare dietro un vetro mentre il sole li chiama.
- Stai pensando che il moscone...
- Già!



Mi unisco al dolore di un lavoratore appena licenziato con un messaggio WhatsApp.



Viene pubblicato l'ultimo report di IPCC sul riscaldamento globale. Le previsioni non sono rosee. Tutti ne parleranno per un giorno o due, si riempiranno la bocca di resilienza e sostenibilità e poi avanti tutta sulla crescita economica.
La retorica del ne usciremo migliori l'ho sempre trovata vuota e sterile senza azioni concrete, la fiducia nelle magnifiche sorti e progressive senza il mutamento richiesto dai problemi da affrontare è una panacea per una specie che tira a campare per inerzia. Sono decenni che conosciamo l'esito del cambiamento climatico, almeno tre decenni se vogliamo partire dal 1987 ma possiamo fare risalire gli allarmi ancora più indietro, eppure da decenni a livello globale si è fatto poco o niente. Anche in Europa, avanguardia per molti aspetti della tutela ambientale, non si contano le "autorevoli" voci che contrastano le azioni per ridurre il ricorso all'energia fossile perché ritenute costose per l'economia, infischiandosene allegramente dei costi dei cambiamenti climatici. Che dire? Buona estinzione. Non ho uno straccio di ragione per pensare che una specie parassita come la nostra con un tasso di consumo delle risorse superiore alle capacità di rigenerazione del pianeta possa essere eterna. Si sono estinte milioni di specie, ci estingueremo anche noi o forse no, non ci estingueremo come specie. Accadrà ma non per i cambiamenti climatici. Come al solito i cambiamenti climatici colpiranno i più poveri, ovunque, e i più ricchi rimarranno in pochi a godersi quello che resta.


Ecco come vedono il mare e la spiaggia i bambini da 6 a 12 anni che hanno fatto queste opere, ecco come glieli stiamo facendo vedere.



Da noi il vento di scirocco rimescola tutto, porta in sospensione i detriti depositati in fondo al mare e lo intorbida di sabbia, frammenti di foglie, alghe e oggi anche di plastica, u mare se 'ntrauija, diciamo per dire che si rimescola tutto e che non è più quello smeraldo liquido che riempie gli occhi di meraviglia. Lo scirocco da noi è acqua che ci fa acqua in un liquido amniotico che, colpevolmente, vogliamo rimuovere. Devoti al tramonto, rendiamo grazie al suo vento, alla tramontana che porta fresco e toglie ogni velo di umidità dal cielo lattiginoso, cancella ogni torbidezza dalle acque marine. Altrove si fanno anni di psicoterapia per capire quanto da noi insegna il vento di scirocco.



Intitoli la via a uno che parlava della superiorità della razza, fai un muretto di cemento che nega ogni accesso alle tombe medioevali scavate nella roccia. Togli ogni indicazione che dica che ci sono testimonianze del IX-X sec d.C. Complimenti a #Casarano e tanti saluti alla storia!



Difendeva la vita con la morte nel cuore, la morte che gli ha dato chi non poteva capire la sua guerra, la sola che ha combattuto fino alla fine. Grazie di tutto Gino Strada, grazie per averci messo davanti alla nostra pochezza.



Santa Caterina d'Alessandria a Galatina. Quasi extraterritoriale 😊



Affacciarsi da una finestra è attraversare gli scuri del proprio sguardo, sporgersi dalla balaustra che risparmia la caduta al di là di sé.



Quando quella Santa Caterina sorgeva a Galatina San Mauro si avviava verso il tramonto a Sannicola.



Di tutte le mete le più belle sono quelle che lasciano la memoria dei cardi sulle gambe, dove non è remoto incontrare abitanti timorosi e inospitali, lontano dalle strade battute di oggi, mete solitarie dove vado con la moltitudine che mi viaggia dentro.



È una fortuna che i social consentano a tutti di dire cosa pensano, così i cretini si fanno vedere senza alcuno sforzo per stanarli.

Altri monumenti.



Delle vertigini di pietra ti parlerò, della terra rossa e dei sentieri battuti dalle formiche, di ieri che perdono un sasso al giorno e di scale che portano sul tetto dei tramonti. Non serviranno parole quando le parole saranno le ultime pietre cadute dagli occhi.



Uno dei due non mi convince ma non so proprio decidere quale.



Ahh questi stranieri!


 
Di solito fanno sapere km e tempo ma io resto umile. Se vieni con me nei campi presidiati dai cardi ti insegnerò l'antica scrittura che lasciano sulla pergamena che mi riveste le gambe.


 
"Altrove la morte può forse giustificarsi come l'esito naturale d'ogni processo biologico, qui appare uno scandalo, un'invidia degli dei." Gesualdo Bufalino

Qui l'anima è un pendolo, oscilla dal mandorlo al ficodindia. Le campagne sono disseminate di clessidre che abitavamo con il vento e gli animali. Siamo sabbia caduta dalle camicie nei giorni di scirocco e la morte è uno scherzo di cattivo gusto che il vento non smette di soffiarci addosso.



Sei a due passi dalla Svevia e non ci vai? E poi dall'altra parte della scalinata c'è Porta Capena!



Vent'anni. Una generazione perché tutto tornasse uguale a prima, con la stessa soppressione dei diritti fondamentali. Mi chiedo quale lavoro di educazione, formazione, acculturazione, emancipazione possa mai aver fatto una occupazione di natura principalmente militare.



Ne ho lette troppe. Non ho mai amato i giri di parole. Penso a chi non può vaccinarsi perché davvero non può vaccinarsi. Per cui ai #iononmivaccino per un qualche principio ad cazzum dico: prendetevi il covid, che sia grave, lasciateci la pelle e toglietevi dai coglioni.


Riuscissi davvero a risalire la corrente del tempo come un salmone che alla fine del ritorno muore saprei dirti quanti anni sono passati da quando sono venuto al mondo, invece mi tocca mentire ricorrendo a un qualche certificato anagrafico vergato mesi fa in un paesino che non era ancora nato quando le tessere del mosaico venivano composte in un'alba orientale senza domani.



Puoi immaginare quale livella di precisione hanno dovuto usare per costruirlo a filo con l'orizzonte?



Uno dei due ha il primato di essere un mostro ecologico.



Era il cocktail preferito di Hemingway ma a lui faceva scrivere pagine meno deliranti...
L'orizzonte è una lama che taglia gli occhi e le vene, parliamo a bassa voce perché le parole non si allontanino e ci avvolgano di tepore, la luce è quella dei miracoli quando al tramonto i morti fanno ritorno alle loro case, se restare o andare con loro ci chiedevamo una sera tra un mezzo sorriso e un ricordo che ci volava intorno con le ali di farfalla. Dopo pochi anni da un paese lontano guardavi la luna impiccata al cielo di una sera coloniale che i padroni erano andati via per una festa di famiglia, ci avevano invitato, ospiti d'onore perché ridessero dei rovesci della storia, rifiutammo l'occasione per assistere a un torneo di calciatori adolescenti disputato in un campo dai contorni irregolari, porte libere e energia da vendere a noi fiacchi spettatori per pochi spiccioli e una risata di scherno.


Cosa resterà di questa terra? Cosa resterà dopo le spiagge e il mare, la cucina e il buon vino? Cosa resterà dopo u tammurreddhu e la pizzica per stordirsi quel tanto che basta per una vacanza esotica senza espatrio? Chi viene qui cosa vede, cosa sa di questi muri che non hanno più strada e che noi stessi salentini abbiamo dimenticato? Aspettiamo il loro crollo per non sentire più le loro voci. Non sopportiamo il peso della storia e non siamo capaci di dirlo ma lo urliamo, ah se lo urliamo. Lo urliamo lasciando crollare centinaia di caseddhi nelle campagne, lasciando cadere chiese bizantine e normanne, lasciando invadere i centri storici da scatole di latta su quattro ruote. Diciamolo chiaramente. Non siamo all'altezza della terra dove siamo nati e questo vale per l'Italia intera. La cosa peggiore per un italiano è essere nato in Italia, troppa storia, troppa responsabilità!



All'ora del tramonto lei arriva in abbigliamento ginnico, tuta aderente e canotta verde fosforescente, si porta dietro la sua cassa enorme per raccogliere intorno a sé altra gente interessata a dimenarsi sullo spiazzo aperto di fronte al mare al ritmo di una musica assordante e insensata. Passa più di mezz'ora, il sole è tramontato da un po', non arriva nessuno. La cassa resta spenta. Lei ritorna in auto con la sua cassa e se ne va. Sono soddisfazioni.
PS e niente, la scema non era andata via, ha trovato altri sciroccati nel suo sforzo di dire al mare che esiste pure lei, il mare ascolta. Sono io ad andare via.



- mamma da dove viene il mare?
- c'è stato un tempo che il mare non c'era, lì era tutto asciutto.
- e poi com'è arrivato?
- tanto tempo fa i bambini che cadevano e si sbucciavano le ginocchia piangevano così tanto che ad ogni caduta versavano lacrime e lacrime da riempire un po' alla volta il mare. Ogni caduta il livello del mare saliva.
- per questo le lacrime sono salate come il mare?
- certo!
- anche adesso le lacrime vanno nel mare?
- sì, ma non sono più tante come una volta. Ad un certo punto chi è venuto prima di noi ha capito che continuando a piangere il mare ci avrebbe sommerso e allora tutti, anche i bambini come te, hanno cominciato a piangere meno, fino a quando sono rimaste poche lacrime.
- anche tu piangevi tanto da riempire il mare?
- no, quando io ero bambina, perché anche mamma è stata bambina, le lacrime erano già finite.



Rivedendo le foto di Brindisi mi fermo su questo straordinario capitello all'ingresso del museo archeologico (accanto alla cattedrale, ingresso libero, visita consigliata). Il pensiero va a Federico II di Svevia ma la necessità che oriente e occidente si tenessero per mano fu riconosciuta e perseguita da altri che lo precedettero. Lo stupor mundi continuò quello che i normanni avevano cominciato.



Non solo Salento! Bari non è "come Napoli". Bari è proprio Bari. La Venezia del sud è altrettanto fuorviante. Bari è solo Bari.



Quando si fa una installazione la prospettiva è importante, molto importante. Ce ne sono altre di queste installazioni sparse per il Salento. Una l'ho vista a Galatina, questa è a Gallipoli e forse proprio per questa prospettiva l'opera, mi sforzo a chiamarla così, acquista il titolo che merita! Un'installazione del ...



Ieri pomeriggio il cielo è diventato nero all'improvviso, neanche il tempo di dire tra poco viene giù... uno, due, tre e siamo già fradici. Una tenda d'acqua da attraversare, di qua l'estate, di là non è più estate. Sono già di là, con il mare da salutare prima di andare a dormire, con gli abbracci che mi accontento di sognare, con le cose da fare e i desideri da desiderare... Follie, follie, delirio vano è questo... avrò tempo di assaggiare le celebri pittule ripiene di crema chantilly, le crepes con nutella e pomodori secchi, e i fichi secchi inzuppati nella senape di Digione! Magari il prossimo anno...


Da anni l'operazione della destra sulle foibe non è di legittima comprensione storica ma fare passare il messaggio che "sono tutti uguali" per annacquare le responsabilità criminali del fascismo, anche per la stessa vicenda delle foibe. Non è un caso che le accuse di negazionismo a Montanari, che conosce la storia e mette ordine nella brigantesca equiparazione tra shoah e foibe, si levino proprio da quei partiti, come fratelli d'Italia e lega, più ambigui, diciamo così, quando si tratta di ripudiare ogni forma di fascismo.
La questione è semplice. Se conosci la storia allora capisci che Tomaso Montanari non ha detto nulla che non corrisponda al vero, senza alcun negazionismo. Se non conosci la storia allora puoi andare a braccetto con Salvini e Meloni...e Raffaele Fitto.

Per rimanere in tema. Brevemente, come si addice in questa piattaforma. Una proposta con qualche suggerimento di riflessione. Si confronti quella che può essere a buon diritto chiamata una elaborazione del lutto avvenuta a sinistra con l'allegra lettura della storia ancora in corso a destra. A sinistra, nell'area che era dei comunisti, successivamente diventata un puttanaio informe, l'elaborazione del lutto per i crimini compiuti fuori dai confini nazionali ma inevitabilmente dentro i confini politici internazionali si è tradotta in una rimozione, anche delle enormi differenze storiche e culturali tra il comunismo in Italia e in Russia. Anche in questo caso possiamo parlare di una masochistica equiparazione senza fondamento!
A destra stiamo ancora con i nostalgici del ventennio che vogliono intitolare i parchi a Mussolini dicendo che però si tratta del fratellino e che non c'entra nulla con quell'altro, quello che da appena insediato ha schiacciato per vent'anni le libertà di questo Paese, che ha fatto fare i campi di concentramento, proprio così, in Jugoslavia, quello che era preso a modello da Hitler ben prima della guerra e che alleandosi con questo voleva un posticino al tavolo della storia al prezzo di qualche migliaio di morti!
A destra, dove i crimini sono stati fatti qui, proprio in questo Paese, non in Russia, e esportati altrove quando avverrà questa elaborazione del lutto?


Di tanto affanno questo granello di sabbia corre intorno alla luce in un volo notturno di falena in festa...



Arrivederci fratello mare
Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po' della tua ghiaia
un po' del tuo sale azzurro
un po' della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po' più di speranza
eccoci con un po' più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare.
Nazim Hikmet, Varna, 1951.



La senti questa voce?

4 commenti:

  1. Materiale per dieci post! Poesia e prosa toccanti, l'amore per la propria terra (anche se dubito che da Milano vengano a bruciare divani a Gallipoli..), la tenerezza per l'aria, il vento, i tramonti, lo scirocco che ingarbuglia il cuore.. e poi mille riferimenti estivi, dalle Olimpiadi all'Afghanistan, tutto sempre permeato di estrema sensibilità, occhio attento, spesso malinconico, perché il bello fa una fatica bestia a sovvertire il brutto.. grazie delle mille immagini di una terra che ho visitato e apprezzato, ma dove avrei preferito trovare meno caos, meno marmaglia.. ma ad Agosto diventa anche chimera..

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  2. Grazie del tuo commento. Certo che non sono i milanesi o altri a portare divani e materassi, lo scrivo proprio per sottolineare l'assurdità di certe autoassoluzioni locali, affermate per la strada e che per fortuna non attecchiscono a livello politico, almeno finora! E' vero, dici una cosa profondamente vera, "il bello fa una fatica bestia a sovvertire il brutto". Sarà per questo che la bellezza porta sempre con sé quel tremendo di cui parlava Rilke, spesso un senso di vera e propria spossatezza spirituale di cui c'è un maledetto/benedetto bisogno.
    Sì, il mio Salento ad agosto diventa troppo affollato ma per uno come me che cerca posti solitari la campagna resta una salvezza, la campagna e le ore mattutine. I turisti amano svegliarsi tardi e tirare tardi la sera e amano i posti affollati. Tempo e spazio, due fattori fantastici per evitare sovrapposizioni :)

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  3. L'immagine del moscone che sbatte sul vetro mi ha fatto riflettere. Grazie per lo spunto di interpretazione della realtà.

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    1. Ecco, settembre è proprio il mese dei mosconi che sbattono incessantemente sul vetro. Grazie a te per la tua lettura della realtà.

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