Q8 §15. Passato e presente. Una generazione può essere giudicata dallo stesso giudizio che essa dà della generazione precedente, un periodo storico dal suo stesso modo di considerare il periodo da cui è stato preceduto. Una generazione che deprime la generazione precedente, che non riesce a vederne le grandezze e il significato necessario, non può che essere meschina e senza fiducia in se stessa, anche se assume pose gladiatorie e smania per la grandezza. È il solito rapporto tra il grande uomo e il cameriere. Fare il deserto per emergere e distinguersi. Una generazione vitale e forte, che si propone di lavorare e di affermarsi, tende invece a sopravalutare la generazione precedente perché la propria energia le dà la sicurezza che andrà anche più oltre; semplicemente vegetare è già superamento di ciò che è dipinto come morto.
Si rimprovera al passato di non aver compiuto il compito del presente: come sarebbe più comodo se i genitori avessero già fatto il lavoro dei figli. Nella svalutazione del passato è implicita una giustificazione della nullità del presente: chissà cosa avremmo fatto noi se i nostri genitori avessero fatto questo e quest’altro..., ma essi non l’hanno fatto e quindi noi non abbiamo fatto nulla di più. Una soffitta su un pianterreno è meno soffitta di quella sul decimo o trentesimo piano? Una generazione che sa far solo soffitte si lamenta che i predecessori non abbiano già costruito palazzi di dieci o trenta piani. Dite di esser capaci di costruire cattedrali ma non siete capaci che di costruire soffitte.
Differenza col Manifesto che esalta la grandezza della classe moritura. (Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, 1948.)
"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
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Da leggere senza titubanze!
RispondiEliminaNou
“Se scruti a lungo un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te”, spesso il germe del rottamato ha contagiato già il rottamatore, Renzi & Co. criticano la vecchia guardia del PD per come ha gestito l’affare dell’MPS mentre già loro hanno sulla coscienza la Banca Etruria, la Lega che lanciava le monetine a Craxi all’hotel Raphael di Milano ha oggi mezza giunta regionale in Lombardia indagata per corruzione, in molti fra i dirigenti si sono comprati e ristrutturati delle ville con i soldi pubblici, hanno inserito nella pubblica amministrazione a carico dei contribuenti i loro figli scemi, hanno acquistato lauree all’estero, titoli e diamanti come se fossero i padroni di quel denaro.
RispondiEliminaGli ex sessantottini costituiscono ormai una diga reazionaria e sono le persone meno dotate di fantasia che io conosca (ad onta dello slogan: “la fantasia al potere”), l’antimafia sta diventando il nuovo sistema usato dalla mafia per riprendere potere ed affari, così come l’antifascismo nel dopoguerra fu il ricettacolo del nuovo fascismo al potere, e i vecchi fascisti si fecero chiamare liberali e democristiani pur di mantenere il loro potere e rinnovare l’antico patto fra chiesa e potere, fra pastori e cani, tutto pur di continuare a sottomettere e a sfruttare le pecore.
È recentissima la vicenda di quel giornalista antimafia siciliano Pino Maniaci, direttore di Telejato, uno che la mafia la combatteva davvero, facendo nomi e cognomi, che in alcune intercettazioni risulta implicato in estorsioni e ha fatto passare una losca storia di corna per una intimidazione mafiosa (ok, si trattava di poche centinaia di euro, ok da dare ad una povera donna come risarcimento di non so quale torto subito, ma sono per questo meno estorsioni? Questo tizio crede di essere un giustiziere, una specie di Robin Hood? La mafia si combatte usando i suoi stessi sistemi?).
Guarda allo Stato di Israele, ci hanno messo solo pochi decenni a trasformarsi da perseguitati ad aguzzini, da ghettizzati a ghettizzatori, sono senza dubbio i nuovi nazisti e se potessero avrebbero già cancellato gli israeliani dalla faccia della terra … le mura di un ghetto e quelle di un campo di concentramento, compreso il filo spinato elettrificato, sono niente in confronto alle mura mentali che erigiamo fra noi e gli altri per i motivi più assurdi.
Dire che spesso i rottamatori non sono migliori dei rottamati, che le vittime di oggi è più facile che diventino i carnefici di domani così come i bambini abusati vanno spesso ad ingrossare le fila degli abusatori, se non elaborano diversamente la sofferenza e l’umiliazione provate (perché la sofferenza può essere un grande motore di crescita ma anche di nuova e più raffinata abiezione), è un modo come un altro per diventare noi i nuovi rottamatori.
Come se ne esce? Denunciando l’abuso e contemporaneamente denunciando dove è già evidente, e tenendo sotto controllo dove è ancora in germe, quanto di “identificazione con l’aggressore” comincia a costituirsi dell’aggredito, quanta invidia c’è in chi combatte i potenti, quanto desiderio osceno in chi combatte le oscenità.
Ciao
P.S. Molto calzante la tua citazione di Gramsci, pare che ormai non lo legga più nessuno.
Ultimamente ho riletto molti degli scritti di Gramsci e volendo condividere alcuni passi stato contento di trovare in rete i Quaderni del carcere. Il link di questo post, come di uno precedente, rimanda a un lavoro sistematico di digitalizzazione dei quaderni. La rete è anche questo e sono contento. Cosa aggiungere al tuo commento Garbo? Mi torna in mente una delle fulminanti frasi di Flaiano: "In Italia i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti." Temo che questa schizofrenia politica non abbia confini nazionali. A presto.
RispondiEliminaHo letto l'articolo sull'ordoliberalismo che mi hai segnalato, scritto con competenza e molto esauriente nell'analisi dell'origine storica della dottrina (viziata, tra l'altro da molteplici 'non sequitur'). Da parte mia consiglio gli articoli di Carlo Galli, il suo blog Ragioni politiche raccoglie diversi scritti interessanti.
RispondiEliminaGrazie della tua segnalazione.
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