Onfray e il “Trattato di ateologia”[1]. Per un ateo è fin troppo facile trovare accordo con la tesi dell’ateologo, l’accordo sarebbe peraltro più facile se questi non fosse così arrabbiato, astioso, distruttivo e la sua tesi suscettibile di alcune domande decisamente inquietanti. Indubbiamente in nome di Dio sono stati compiuti orrori indicibili (e ancora se ne compiranno), ma sono anche state compiute le opere più sublimi. Mentre scrivo ascolto la corale di Beethoven, il coro nell’inno finale canterà (in tedesco naturalmente): “Intuisci il tuo creatore, mondo? / Cercalo sopra il cielo stellato! / Sopra le stelle deve abitare.”
Se per un Beethoven sulla terra occorrono non uno ma cento déi, sono pronto a crearli io stesso. Onfray nel suo testo appassionato fa sorgere domande che atterriscono, mi parla della ragione e della riflessione correttamente guidate[2], da chi? qualcosa da guidare presuppone un guidatore, non si può tralasciare questo dettaglio logico, che risenta in fin dei conti anche lui di un’influenza ebraico-cristiana? Propone una definizione di intelligenza che mi fa orrore perché descrive la ragione! (“capacità di legare ciò che a priori, e per lo più, viene considerato slegato.”[3]) E poi, in definitiva se gli uomini creano “un dio a loro immagine: violento, geloso….”[4] , cosa fa pensare a Onfray che l’eliminazione di Dio cambierà la loro natura?
E’ allora? O, come diceva qualcuno che potrebbe portar male citare, “che fare?” … diciamolo in silenzio, in tanto vuoto ontologico, un banale ossimoro potrò permettermelo. Nel vissuto di molti uomini c’è un Dio, o più di uno, vero o finto che sia a qualcosa servirà, a qualche esigenza darà risposta?! Bene, allora parliamo di quelle domande, magari senza invocare Dio ma neanche la Dea-Ragione.
Inevitabilmente per farlo è necessario “costruire” un significato e per farlo è utile sia la filosofia hic et nunc cara a Onfray quanto a me, sia le immense cattedrali del pensiero che il filosofo francese dice invivibili. In effetti io non abiterei mai a Notre Dams, troppo fredda, ma non penso che Parigi sarebbe meglio senza.
[1] Michel Onfray, Trattato di ateologia, Fazi Editore, 2005.
[2] Op. cit., p. 20.
[3] Op. cit., p. 73.
[4] Op. cit., p. 71.
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