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mercoledì 16 settembre 2020

Settembre

Profumava di mosto il mio paese e rombo di trattori lo svegliavano pesanti d'uva e facce rosse di fatica, interminabili code per l'offertorio contadino alle cantine sociali, processione lenta di santi bestemmiatori che alle prime luci del giorno avevano già raccolto l'anima a grappoli e nei tini la portavano in spalla e la versavano sui trattori traboccanti di umori impazienti. Braccia vive alla vendemmia guidate dalla sapienza dei morti che a settembre tornavano per il raccolto buono e il santo patrono da festeggiare. Nelle strade il ronzio della fermentazione saliva dalle viscere delle case, litania per il vino che si fa sangue, spirito di terra e notte scura. 
Ora è silenzio, i cancelli delle cantine sono chiusi, le strade hanno dimenticato i loro sensi. I morti non ritornano più.
 
Muri gelosi del mio paese trattengono il profumo dolce e scuro del mosto che fermenta. Lo confidano al viandante come un racconto antico, appena sussurrato.

Geometria di colori


Faccio un salto indietro


Poi arriva qualcuno e mi dice "Ma dai, non dirmi che ci hai creduto davvero! Che hai creduto possibile che tutto sia veramente accaduto come te lo hanno raccontato, come lo hai visto con i tuoi occhi, con la tua carne. Non mi dirai che hai dato retta ai tuoi sensi, al dolore, alle fitte dell'anima?" 
E io gli rispondo "No, in effetti c'era sempre qualcosa che non tornava. Qualcosa che non mi convinceva, un assillo, un chiodo fisso. Come uno squarcio nel tessuto della realtà, una smagliatura nella rete. No, qualcosa non tornava."

 

Bella di casa,
profumi di mela verde e vaniglia.
Seduti ci giocavamo i miracoli
alla partita degli sguardi,
io baravo e tu mi lasciavi vincere.
Tu scolpivi parole nell'aria
io volevo essere la pietra.
Eravamo acqua e miele
versati per dissetare la terra.
La notte ci sorprese fuori casa,
fu quello il nostro inganno
e ora che ti vedo ovunque
non c'è strada dove incontrarti.
Bella di casa,
sai di malvarosa e cannella,
sei sabbia di clessidra
e fiamma di candela.

giovedì 10 settembre 2020

Unire i punti

Unisco i punti dei cocci di vetro sul sentiero,
di rotaie sferraglianti di un treno merci,
di foglie accartocciate e crepitio di passi crudeli,
di finestre aperte sul nulla e porte murate,
di onde ostinate che si frangono sugli scogli.
Sono bravo a unire i punti
che disegno volti nell'aria,
il mio da bambino,
quello di mia madre, di mio padre,
tanto giovani che gli anni non dovevano passare,
dei miei nonni che avevano meno dei miei anni,
quello delle grandi madri 
che il mondo era cominciato con loro.
Insieme uniamo i punti in un ricamo di voci
sul telaio dei giorni cuciamo destini
e la vita sembra ancora vera.

martedì 8 settembre 2020

Visioni

A buona distanza alle mie spalle arriva una locomotiva. Io passeggio lentamente a bordo della ferrovia che costeggia la campagna. Quando il treno è vicino rallenta e si ferma. Il capotreno, visibilmente angosciato, si affaccia dal finestrino e mi chiede indicazioni per un paese. Io gli dico di andare sempre dritto, di non lasciate mai i binari e che a non troppa distanza troverà il paese che cerca. Il capotreno mi ringrazia gentilmente e riparte.
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