Noto una strana convergenza tra i cosiddetti tecnocrati europei e i cosiddetti movimenti anti-sistema. I primi che affrontano la crisi economica costringendo la popolazione ad assurdi tagli dello stato sociale, i secondi che vogliono cambiare l'attuale sistema economico con gli slogan più agguerriti di cui spesso ignorano le conseguenze.
Né gli uni né gli altri sanno distinguere le scale dei sistemi sociali ed è qui la convergenza. I tecnocrati sono interessati a salvare i paesi (e pochi oligarchi) non preoccupandosi dei cittadini dei paesi e così chi invoca un reset del sistema, si concentra sul fantomatico sistema e si preoccupa poco delle conseguenze per i cittadini. Quando i primi salvano una banca in crisi non si curano di come i soldi dati alla banca verranno poi investiti e quando i secondi non vorrebbero salvare una banca in crisi non si curano dei correntisti che spesso sono piccoli e piccolissimi risparmiatori.
Per entrambi è come se il "sistema" fosse un'ipostasi divina per niente fatto dai soggetti che lo compongono. Sebbene le finalità di tecnocrati e rivoluzionari dell'i-pod siano totalmente differenti vedo una assurda convergenza nella comune primitiva ignoranza della scala dei fenomeni, figlia di una neanderthalizzazione della capacità di analizzare la società e la politica.
Ma c'è una ulteriore convergenza. Che le oligarchie non avessero in gran simpatia il popolo - qualunque cosa questa parola significhi - è cosa attesa ma è curioso che anche i movimenti si scaglino contro il popolo quando quei movimenti sono incapaci di realizzare il proprio scopo, non per un problema di comunicazione, ma per ben più gravi problemi di contenuti, per inettitudine, per mancanza di idee che non siano solo slogan, per gravi difetti relazionali, per incapacità organizzative e progettuali finalizzate a realizzare un disegno che sia qualcosa di più consistente della restituzione di "42 milioni di euro allo Stato". Ecco che i movimenti se la prendono con i pensionati, con i lavoratori del pubblico impiego, insomma con i "privilegiati", come se tutti i pensionati avessero pensioni d'oro, come se tutti i lavoratori del pubblico impiego avessero stipendi d'oro.
Infine c'è un'ultima convergenza. Solitamente i movimenti nascono perché sentono l'urgenza di un cambiamento e in effetti si caratterizzano per messaggi di una certa urgenza come "l'Italia fallirà in autunno", e l'urgenza metterebbe un po' di fretta, salvo scoprire che neanche i movimenti hanno fretta, esattamente come i sistemi di oligarchi, che lavorano sul lungo periodo.
"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
mercoledì 29 maggio 2013
lunedì 27 maggio 2013
Lo spread dell'inconsistenza!
Alle politiche di febbraio 2013 il M5s ha preso il 27,27% dei voti a Roma. Alle amministrative di maggio 2013, meno di tre mesi dopo, le proiezioni dell'istituto Piepoli accreditano il 13,5% dei consensi al candidato sindaco per la capitale Marcello De Vito: meno della metà del febbraio scorso.
Complimenti Grillo, Casaleggio e compagnia belante, avete insegnato a tutti come si dilapida un credito politico enorme. Neanche il Pd era riuscito a fare tanto in così poco tempo!
Ma forse il risultato ottenuto è esattamente quello desiderato da Grillo, i voti sufficienti per abbaiare senza sporcarsi troppo. Nei prossimi giorni Grillo verificherà se il risultato è quello desiderato da quanti hanno votato il M5s alle politiche e hanno continuato a votarlo alle comunali.
Mi auguro che il M5s sappia costruire un'identità, perché al momento è meno chiara di quella del Pd.
Complimenti Grillo, Casaleggio e compagnia belante, avete insegnato a tutti come si dilapida un credito politico enorme. Neanche il Pd era riuscito a fare tanto in così poco tempo!
Ma forse il risultato ottenuto è esattamente quello desiderato da Grillo, i voti sufficienti per abbaiare senza sporcarsi troppo. Nei prossimi giorni Grillo verificherà se il risultato è quello desiderato da quanti hanno votato il M5s alle politiche e hanno continuato a votarlo alle comunali.
Mi auguro che il M5s sappia costruire un'identità, perché al momento è meno chiara di quella del Pd.
sabato 25 maggio 2013
Ciao don Gallo
Un prete partigiano che ha speso tutta la vita per dire che il sacro che altri vedevano in cielo era qui, sulla terra. Quel sacro del cielo era qui, insieme a quello di una terra desolata.
Don Gallo, nessuno ti farà santo ma in qualche angolo nascosto della tua Genova, bella e terribile, riderai di questo come l'ultima delle tue preoccupazioni.
SE IL TUO DIO
Se il tuo Dio è bambino di strada
umiliato, maltrattato, assassinato,
bambina, ragazza, donna violentata, venduta, usata,
omosessuale che si dà fuoco senza diritto di esistere,
handicappato fisico, mentale, compatito,
prostituta dell’Africa, dei Paesi dell’est,
che tenta di sfuggire la fame e la miseria creata dai nostri stessi Paesi,
transessuale deriso e perseguitato,
emigrato sfruttato e senza diritti,
barbone senza casa né considerazione,
popolo del Terzo mondo al di sotto della soglia di povertà,
ragazza mai baciata, giovane senza amore,
donna e uomo cancellati in carcere,
prigioniero politico che non svende i suoi ideali,
ammalato di Aids accantonato,
vittima di sacre inquisizioni,
roghi, guerre, intolleranze religiose,
indigeno sterminato dall’invasione cattolica dell’America,
africano venduto come schiavo a padroni cristiani,
ebreo, rom, omosessuale o altro dissidente
sterminato ad Auschwitz e negli altri lager nazisti
o nei gulag sovietici,
morto sul lavoro sacrificato alla produzione,
palestinese, maya o indigeno derubato della sua terra,
vittima della globalizzazione;
se il tuo Dio ti spinge a condividere con loro
ciò che hai e ciò che sei,
a difendere i diritti degli omosessuali e degli handicappati,
a rispettare quelli che hanno altre religioni e opinioni,
a stare dalla parte degli ultimi
a preferire loro all’oppressore
che vive nei fasti di palazzi profani o sacri,
viaggia con aerei privati,
viene ricevuto con gli onori militari
e osannato dalle folle;
se egli considera la terra e i beni
non come privilegio di alcuni, ma come proprietà di tutti,
se ama ricchi e oppressori
strappando loro le ingiustizie che li divorano come cancro
togliendo il superfluo rubato
e rovesciando i potenti dai loro troni sacri o profani,
se non gli piacciono le armi, le guerre e le gerarchie,
se non fa gravare, come i farisei,
pesi sugli altri che lui stesso non può portare,
se non proibisce il preservativo che ostacola la diffusione dell’Aids,
se ha rispetto per chi vive delle gravidanze non desiderate,
se non impone alle donne le sue convinzioni sull’aborto
ma sta loro vicino con amore e solidarietà,
se non è maschilista e non discrimina le donne,
se non toglie alle persone non sposate il diritto di amare,
se non consacra la loro subordinazione,
se non impone nulla, ma favorisce la libertà di coscienza,
se rispetta gli altri dei e le altre dee,
se non pensa di essere il solo vero Dio,
se non è convinto di avere la verità in tasca e cerca con gli altri;
se è umile, tenero, dolce, a volte smarrito e incerto,
se si arrabbia quando è necessario
e butta fuori dal tempio commercianti e sacri banchieri,
se ama madre terra, piante, animali, fiori e stelle;
se è povero tra i poveri,
se annuncia a tutti il vangelo di liberazione degli oppressi
e ci libera da tutte le religioni degli oppressori;
allora qualunque sia il suo nome, il suo sesso, la sua etnia
il colore della pelle, nera, gialla, rossa o pallida,
qualunque sia la sua religione, animista, cattolica, protestante,
induista, musulmana, maya, valdese, shintoista,
ebrea, buddista, dei testimoni di Geova,
Chiesa dei santi degli ultimi giorni,
di qualsiasi Chiesa o setta
non m’importa
egli sarà anche il mio Dio
perché manifestandosi negli ultimi
è Amore con l’universo delle donne e degli uomini,
nello spazio e nel tempo
e con la totalità dell’essere,
amore cosmico
che era, sta e viene
nell’amore di tutte le donne e di tutti gli uomini,
nei loro sforzi per la giustizia, la libertà, la felicità e la pace.
Don Andrea Gallo
(Da “Il vangelo di un utopista”)
Don Gallo, nessuno ti farà santo ma in qualche angolo nascosto della tua Genova, bella e terribile, riderai di questo come l'ultima delle tue preoccupazioni.
***
SE IL TUO DIO
Se il tuo Dio è bambino di strada
umiliato, maltrattato, assassinato,
bambina, ragazza, donna violentata, venduta, usata,
omosessuale che si dà fuoco senza diritto di esistere,
handicappato fisico, mentale, compatito,
prostituta dell’Africa, dei Paesi dell’est,
che tenta di sfuggire la fame e la miseria creata dai nostri stessi Paesi,
transessuale deriso e perseguitato,
emigrato sfruttato e senza diritti,
barbone senza casa né considerazione,
popolo del Terzo mondo al di sotto della soglia di povertà,
ragazza mai baciata, giovane senza amore,
donna e uomo cancellati in carcere,
prigioniero politico che non svende i suoi ideali,
ammalato di Aids accantonato,
vittima di sacre inquisizioni,
roghi, guerre, intolleranze religiose,
indigeno sterminato dall’invasione cattolica dell’America,
africano venduto come schiavo a padroni cristiani,
ebreo, rom, omosessuale o altro dissidente
sterminato ad Auschwitz e negli altri lager nazisti
o nei gulag sovietici,
morto sul lavoro sacrificato alla produzione,
palestinese, maya o indigeno derubato della sua terra,
vittima della globalizzazione;
se il tuo Dio ti spinge a condividere con loro
ciò che hai e ciò che sei,
a difendere i diritti degli omosessuali e degli handicappati,
a rispettare quelli che hanno altre religioni e opinioni,
a stare dalla parte degli ultimi
a preferire loro all’oppressore
che vive nei fasti di palazzi profani o sacri,
viaggia con aerei privati,
viene ricevuto con gli onori militari
e osannato dalle folle;
se egli considera la terra e i beni
non come privilegio di alcuni, ma come proprietà di tutti,
se ama ricchi e oppressori
strappando loro le ingiustizie che li divorano come cancro
togliendo il superfluo rubato
e rovesciando i potenti dai loro troni sacri o profani,
se non gli piacciono le armi, le guerre e le gerarchie,
se non fa gravare, come i farisei,
pesi sugli altri che lui stesso non può portare,
se non proibisce il preservativo che ostacola la diffusione dell’Aids,
se ha rispetto per chi vive delle gravidanze non desiderate,
se non impone alle donne le sue convinzioni sull’aborto
ma sta loro vicino con amore e solidarietà,
se non è maschilista e non discrimina le donne,
se non toglie alle persone non sposate il diritto di amare,
se non consacra la loro subordinazione,
se non impone nulla, ma favorisce la libertà di coscienza,
se rispetta gli altri dei e le altre dee,
se non pensa di essere il solo vero Dio,
se non è convinto di avere la verità in tasca e cerca con gli altri;
se è umile, tenero, dolce, a volte smarrito e incerto,
se si arrabbia quando è necessario
e butta fuori dal tempio commercianti e sacri banchieri,
se ama madre terra, piante, animali, fiori e stelle;
se è povero tra i poveri,
se annuncia a tutti il vangelo di liberazione degli oppressi
e ci libera da tutte le religioni degli oppressori;
allora qualunque sia il suo nome, il suo sesso, la sua etnia
il colore della pelle, nera, gialla, rossa o pallida,
qualunque sia la sua religione, animista, cattolica, protestante,
induista, musulmana, maya, valdese, shintoista,
ebrea, buddista, dei testimoni di Geova,
Chiesa dei santi degli ultimi giorni,
di qualsiasi Chiesa o setta
non m’importa
egli sarà anche il mio Dio
perché manifestandosi negli ultimi
è Amore con l’universo delle donne e degli uomini,
nello spazio e nel tempo
e con la totalità dell’essere,
amore cosmico
che era, sta e viene
nell’amore di tutte le donne e di tutti gli uomini,
nei loro sforzi per la giustizia, la libertà, la felicità e la pace.
Don Andrea Gallo
(Da “Il vangelo di un utopista”)
domenica 19 maggio 2013
Il nuovo analfabetismo
Una ricerca condotta dell'OCSE qualche tempo fa affermava che metà degli italiani non comprende quello che legge, è il cosiddetto analfabetismo funzionale.
Dura lotta quella contro l'analfabetismo in Italia, ma oggi non sono più i tempi del Maestro Manzi che nella trasmissione Non è mai troppo tardi insegnava all'Italia degli anni '60 come leggere e scrivere. Oggi la faccenda è più seria. L'analfabeta di oggi è istruito, e non è solo italiano, è cosmopolita, o sarebbe meglio dire globalizzato!
L'analfabetismo di oggi è peggiore di quello che caratterizzava il dopoguerra italiano perché è un analfabetismo che presume di sapere e che rovescia l'assunto socratico che da sempre è stato a fondamento della conoscenza, se non altro perché la conoscenza si nutre di ignoranza ed è difficile immaginare che il contrario possa dare gli stessi frutti. L'analfabetismo di oggi invece si nutre di tecnologia avanzata usufruita a basso livello, nel senso che si è utenti finali e passivi di tali strumenti. Spesso si tratta di strumenti che anziché aprirci a nuove esperienze dello spirito e della conoscenza creano una sorta di strato impermeabile intorno a noi, pur dando l'illusoria convinzione di estendere il nostro io. Non sono gli strumenti ad essere usati da noi ma il contrario, siamo protesi dei nostri strumenti, dispositivi nati e cresciuti per tenerli in funzione. La massima di Dawkins secondo cui noi siamo veicoli dei nostri geni subisce una terribile "evoluzione" che mostra in maniera tragica quale sia l'esito di una umanità che rinnega la paralizzante complessità emotiva che la caratterizza e che diventa sempre meno capace di gestire la complessità che si è andata determinando con l'avanzamento delle conoscenze tecnico scientifiche e del "progresso" economico.
Non vedere l'attività economica come strumento di una società alla ricerca del benessere bensì come primum movens di ogni possibile progresso sociale ci ha condotto a una sottovalutazione della enorme complessità che regola le relazioni sociali, riducendo la ricchezza fatta di galassie emotive, sistemi di valori, credenze, tradizioni, speranze e progetti che si sviluppano su scale intergenerazionali all'unico equivalente generale del profitto da misurare in termini quantitativi e inequivocabili, qui e adesso. Ogni recesso di indeterminatezza, che è molteplicità del possibile, è bandito in nome di una univocità quantitativa che misura sull'asse dei costi (e se va bene dei benefici) ogni valore etico e estetico. La semplificazione utilitaristica ha perso l'originaria multidimensionalità del messaggio insito in qualunque attività di scambio, per essere assoggettata alla necessaria esigenza della traducibilità matematica. Il messaggio una volta semplificato si è ridotto all'alfabeto, ha rinunciato al "di più" originale e infine ha perso ogni legame con la propria origine. L'unico elemento sopravvissuto del messaggio è l'alfabeto. E' rimasto solo l'alfabeto e la convinzione che non vi sia altro che l'alfabeto per comunicare e non ci sia altro da comunicare che le lettere dell'alfabeto. Il modello che doveva servire per descrivere il nostro mondo è diventato il nostro mondo.
Questa nostra era della complessità si sta misurando con il contraltare della semplificazione. Una semplificazione che non ha più valore metodologico indirizzato alla traducibilità matematica essenziale al discorso scientifico. Il rapporto dialettico tra semplificazione e complessità si è interrotto, la semplificazione che vedo non è foriera di ulteriore complessità ma di una regressione mascherata da progresso.
Non c'è alcuna garanzia che la complessità abbia una sola direzione, in aumento, può anche diminuire e crollare a stadi inferiori. Può accadere per gli organismi viventi, può accadere anche più rapidamente per i sistemi sociali, come hanno mostrato Jared Diamond e Joseph Tainter. La nostra società presenta aspetti della complessità sicuramente in aumento rispetto alla società di due secoli fa, ma si possono citare casi in cui la complessità ha avuto un crollo. Si pensi alle lettere di un tempo e alle mail o sms di oggi. Quale verso ha imboccato la complessità? La risposta non è affatto univoca, ma spesso sottolineiamo gli aspetti della complessità che mettono in luce i risultati del progresso che ci vede protagonisti. Su quali basi possiamo affermare che una conversazione in una cabina di una locomotiva di un tempo sia meno complessa della scena che oggi vediamo nei convogli superveloci? I convogli oggi sono saturi di universi lontanissimi, di gente intenta a scrivere sms che non riesce a inviare, di suonerie singhiozzanti dei cellulari, di ragazzi immersi nella musica con cuffie che disturbano i vicini, di insistenti "pronto, pronto, perché non mi senti?", di fastidiosi annunci pubblicitari che declamano fantastici confort di cui gode il viaggiatore nel treno freccia rossa (ovviamente fatti salvi i comfort del silenzio e della buona educazione). Se la misura del nostro progresso è la complessità, allora c'è stato uno spostamento di questa dalle relazioni umane ai dispositivi che utilizziamo (o che ci utilizzano). La complessità caratterizza sempre più i nostri strumenti e sempre meno noi stessi, i nostri comportamenti e il nostro linguaggio quotidiano. Il prezzo delle indubbie conquiste sul piano del riconoscimento delle libertà individuali è l'isolamento. L'analfabetismo di oggi è l'anaffettività. La complessità del nostro apparato emotivo lascia il posto alla complessità di quelle che sarebbero dovute essere le nostre protesi, le estensioni dei nostri sensi, e sono diventate l'espressione manifesta della nostra incompletezza.
Del resto non scopro nulla di nuovo, aveva già detto tutto Günther Anders riguardo la vergogna prometeica e prima di lui Karl Marx riguardo l'alienazione, il feticismo delle merci e la perdita del significato della propria azione.
Dura lotta quella contro l'analfabetismo in Italia, ma oggi non sono più i tempi del Maestro Manzi che nella trasmissione Non è mai troppo tardi insegnava all'Italia degli anni '60 come leggere e scrivere. Oggi la faccenda è più seria. L'analfabeta di oggi è istruito, e non è solo italiano, è cosmopolita, o sarebbe meglio dire globalizzato!
L'analfabetismo di oggi è peggiore di quello che caratterizzava il dopoguerra italiano perché è un analfabetismo che presume di sapere e che rovescia l'assunto socratico che da sempre è stato a fondamento della conoscenza, se non altro perché la conoscenza si nutre di ignoranza ed è difficile immaginare che il contrario possa dare gli stessi frutti. L'analfabetismo di oggi invece si nutre di tecnologia avanzata usufruita a basso livello, nel senso che si è utenti finali e passivi di tali strumenti. Spesso si tratta di strumenti che anziché aprirci a nuove esperienze dello spirito e della conoscenza creano una sorta di strato impermeabile intorno a noi, pur dando l'illusoria convinzione di estendere il nostro io. Non sono gli strumenti ad essere usati da noi ma il contrario, siamo protesi dei nostri strumenti, dispositivi nati e cresciuti per tenerli in funzione. La massima di Dawkins secondo cui noi siamo veicoli dei nostri geni subisce una terribile "evoluzione" che mostra in maniera tragica quale sia l'esito di una umanità che rinnega la paralizzante complessità emotiva che la caratterizza e che diventa sempre meno capace di gestire la complessità che si è andata determinando con l'avanzamento delle conoscenze tecnico scientifiche e del "progresso" economico.
Non vedere l'attività economica come strumento di una società alla ricerca del benessere bensì come primum movens di ogni possibile progresso sociale ci ha condotto a una sottovalutazione della enorme complessità che regola le relazioni sociali, riducendo la ricchezza fatta di galassie emotive, sistemi di valori, credenze, tradizioni, speranze e progetti che si sviluppano su scale intergenerazionali all'unico equivalente generale del profitto da misurare in termini quantitativi e inequivocabili, qui e adesso. Ogni recesso di indeterminatezza, che è molteplicità del possibile, è bandito in nome di una univocità quantitativa che misura sull'asse dei costi (e se va bene dei benefici) ogni valore etico e estetico. La semplificazione utilitaristica ha perso l'originaria multidimensionalità del messaggio insito in qualunque attività di scambio, per essere assoggettata alla necessaria esigenza della traducibilità matematica. Il messaggio una volta semplificato si è ridotto all'alfabeto, ha rinunciato al "di più" originale e infine ha perso ogni legame con la propria origine. L'unico elemento sopravvissuto del messaggio è l'alfabeto. E' rimasto solo l'alfabeto e la convinzione che non vi sia altro che l'alfabeto per comunicare e non ci sia altro da comunicare che le lettere dell'alfabeto. Il modello che doveva servire per descrivere il nostro mondo è diventato il nostro mondo.
Questa nostra era della complessità si sta misurando con il contraltare della semplificazione. Una semplificazione che non ha più valore metodologico indirizzato alla traducibilità matematica essenziale al discorso scientifico. Il rapporto dialettico tra semplificazione e complessità si è interrotto, la semplificazione che vedo non è foriera di ulteriore complessità ma di una regressione mascherata da progresso.
Non c'è alcuna garanzia che la complessità abbia una sola direzione, in aumento, può anche diminuire e crollare a stadi inferiori. Può accadere per gli organismi viventi, può accadere anche più rapidamente per i sistemi sociali, come hanno mostrato Jared Diamond e Joseph Tainter. La nostra società presenta aspetti della complessità sicuramente in aumento rispetto alla società di due secoli fa, ma si possono citare casi in cui la complessità ha avuto un crollo. Si pensi alle lettere di un tempo e alle mail o sms di oggi. Quale verso ha imboccato la complessità? La risposta non è affatto univoca, ma spesso sottolineiamo gli aspetti della complessità che mettono in luce i risultati del progresso che ci vede protagonisti. Su quali basi possiamo affermare che una conversazione in una cabina di una locomotiva di un tempo sia meno complessa della scena che oggi vediamo nei convogli superveloci? I convogli oggi sono saturi di universi lontanissimi, di gente intenta a scrivere sms che non riesce a inviare, di suonerie singhiozzanti dei cellulari, di ragazzi immersi nella musica con cuffie che disturbano i vicini, di insistenti "pronto, pronto, perché non mi senti?", di fastidiosi annunci pubblicitari che declamano fantastici confort di cui gode il viaggiatore nel treno freccia rossa (ovviamente fatti salvi i comfort del silenzio e della buona educazione). Se la misura del nostro progresso è la complessità, allora c'è stato uno spostamento di questa dalle relazioni umane ai dispositivi che utilizziamo (o che ci utilizzano). La complessità caratterizza sempre più i nostri strumenti e sempre meno noi stessi, i nostri comportamenti e il nostro linguaggio quotidiano. Il prezzo delle indubbie conquiste sul piano del riconoscimento delle libertà individuali è l'isolamento. L'analfabetismo di oggi è l'anaffettività. La complessità del nostro apparato emotivo lascia il posto alla complessità di quelle che sarebbero dovute essere le nostre protesi, le estensioni dei nostri sensi, e sono diventate l'espressione manifesta della nostra incompletezza.
Del resto non scopro nulla di nuovo, aveva già detto tutto Günther Anders riguardo la vergogna prometeica e prima di lui Karl Marx riguardo l'alienazione, il feticismo delle merci e la perdita del significato della propria azione.
martedì 14 maggio 2013
Oggi è tempo d'attesa...
...nessun segreto, nessuna novità...
...Sior capitano aiutaci a attraversare
questo mare contro mano
Sior capitano, da destra o da sinistra non veniamo
e questa notte non abbiamo
Governo e parlamento non abbiamo e ragione
Ragione o sentimento non conosciamo
e quando capita ci arrangiamo
E ci arrangiamo
Con documenti di seconda mano...
Francesco De Gregori, Natale di seconda mano
In Amore nel Pomeriggio, 2001
...Sior capitano aiutaci a attraversare
questo mare contro mano
Sior capitano, da destra o da sinistra non veniamo
e questa notte non abbiamo
Governo e parlamento non abbiamo e ragione
Ragione o sentimento non conosciamo
e quando capita ci arrangiamo
E ci arrangiamo
Con documenti di seconda mano...
Francesco De Gregori, Natale di seconda mano
In Amore nel Pomeriggio, 2001
venerdì 10 maggio 2013
La ritrovata unità sindacale
In questo clima di "pacificazione nazionale" anche i sindacati confederali hanno ritrovato la perduta unità d'azione, se ne è parlato pochi giorni fa e ai telegiornali la notizia sembra sempre una favola: Cgil, Cisl e Uil unite sulla rappresentanza sindacale.
Bene, cosa sia questa ritrovata unità sindacale lo dice chiaramente qui e qui Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom fino all'estate scorsa. Una unità ritrovata con "il concorso determinante della Fiom", scrive Cremaschi. Proprio così, con "il concorso determinante della Fiom" di Landini.
Ci aspetta un fulgido passato.
Bene, cosa sia questa ritrovata unità sindacale lo dice chiaramente qui e qui Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom fino all'estate scorsa. Una unità ritrovata con "il concorso determinante della Fiom", scrive Cremaschi. Proprio così, con "il concorso determinante della Fiom" di Landini.
Ci aspetta un fulgido passato.
mercoledì 8 maggio 2013
Nell'era dell'informazione
La rassegna stampa della Camera dei Deputati era un servizio on-line di grande utilità perché rendeva disponibili gli articoli dei principali quotidini italiani a chiunque avesse accesso alla rete. Gli articoli erano disponibili ad un giorno dalla loro pubblicazione, mentre nel giorno in corso erano disponibili solo le prime pagine dei quotidiani. La rassegna aveva inoltre un corposo archivio di articoli a partire dai primi anni 90 e uno straordinario motore di ricerca che consentiva di trovare le informazioni in tempi rapidi.
Di tanto in tanto ho consultato la rassegna stampa perché consentiva di avere una panoramica su diversi punti di vista e consentiva di ritrovare notizie ormai datate di cui avevo memoria. Spesso nei miei post ho richiamato articoli dalla rassegna stampa, articoli che non sono più disponibili alla lettura.
Ecco cosa ho visto oggi aprendo il sito della rassegna della Camera dei Deputati:
"A partire da venerdi' 15 marzo 2013 la Rassegna stampa quotidiana della Camera non è più consultabile nel sito Internet. La decisione è intervenuta a seguito di una richiesta della Federazione degli editori." Questo il lapidario comunicato che si legge nel sito, seguito dalla richiesta di nome utente e password per accedere al servizio.
Dal 15 marzo la rassegna è disponibile solo ai signori onorevoli deputati. Della sospensione se ne parlava già da dicembre scorso, ma la notizia mi è sfuggita. Le motivazioni della sospensione addotte dalla Federazione degli editori sono la salvaguardia della vendita dei giornali in edicola e l'immancabile violazione del diritto d'autore. Come si salvaguardi la vendita dei giornali in edicola impedendo l'accesso alle informazioni di una settimana prima o di dieci anni fa resta un mistero e resta inspiegata anche la conciliazione della protezione del diritto di autore con la salvaguardia del il diritto di accesso all'informazione, come aspetto passivo della libertà d'informazione riconosciuta dall'art. 21 della Costituzione.
Ho visto che c'è stata qualche mobilitazione per riattivare la rassegna e il PD ha fatto qualcosa a pochi giorni dalla sospensione del servizio. Nei primi giorni di aprile si parlava di trattative con la federazione degli editori per riaprire il servizio.
C'è una petizione on-line per rendere disponibile al pubblico la rassegna stampa, purtroppo finora non ha avuto molte adesioni. Vi invito a firmare e diffondere il più possibile questa petizione. E' inaccettabile che questo tesoro di informazione sia accessibile solo ai deputati, mentre ai cittadini sia preclusa la possibilità di accesso.
Non so voi ma nella sospensione di questo servizio io ci vedo tutto l'oscurantismo della nostra gloriosa era dell'informazione.
Di tanto in tanto ho consultato la rassegna stampa perché consentiva di avere una panoramica su diversi punti di vista e consentiva di ritrovare notizie ormai datate di cui avevo memoria. Spesso nei miei post ho richiamato articoli dalla rassegna stampa, articoli che non sono più disponibili alla lettura.
Ecco cosa ho visto oggi aprendo il sito della rassegna della Camera dei Deputati:
Clicca sull'immagine per ingrandire. |
Dal 15 marzo la rassegna è disponibile solo ai signori onorevoli deputati. Della sospensione se ne parlava già da dicembre scorso, ma la notizia mi è sfuggita. Le motivazioni della sospensione addotte dalla Federazione degli editori sono la salvaguardia della vendita dei giornali in edicola e l'immancabile violazione del diritto d'autore. Come si salvaguardi la vendita dei giornali in edicola impedendo l'accesso alle informazioni di una settimana prima o di dieci anni fa resta un mistero e resta inspiegata anche la conciliazione della protezione del diritto di autore con la salvaguardia del il diritto di accesso all'informazione, come aspetto passivo della libertà d'informazione riconosciuta dall'art. 21 della Costituzione.
Ho visto che c'è stata qualche mobilitazione per riattivare la rassegna e il PD ha fatto qualcosa a pochi giorni dalla sospensione del servizio. Nei primi giorni di aprile si parlava di trattative con la federazione degli editori per riaprire il servizio.
C'è una petizione on-line per rendere disponibile al pubblico la rassegna stampa, purtroppo finora non ha avuto molte adesioni. Vi invito a firmare e diffondere il più possibile questa petizione. E' inaccettabile che questo tesoro di informazione sia accessibile solo ai deputati, mentre ai cittadini sia preclusa la possibilità di accesso.
Non so voi ma nella sospensione di questo servizio io ci vedo tutto l'oscurantismo della nostra gloriosa era dell'informazione.
lunedì 6 maggio 2013
Quanto è grande la prima casa?
In questi giorni si fa un gran parlare di blocco dell'IMU sulla prima casa e addirittura di restituzione di quanto versato nel 2012. Si dice che è una tassa odiosa, che abolirla è cosa buona e giusta, che è un fatto di giustizia e che la prima casa è un diritto per tutti. D'accordo, è un fatto di giustizia e la casa è un diritto, ma quanto deve essere grande la prima casa per assicurare il diritto alla prima casa?
L'Agenzia del Territorio ha pubblicato nel 2012 uno studio interessante dal titolo Gli immobili in Italia. Ricchezza, reddito e fiscalità immobiliare. Nello studio sono stati utilizzati i dati degli acconti di giugno 2012 per fare una proiezione del gettito IMU e il capitolo 6 dello studio è particolarmente interessante riguardo la distribuzione dell'IMU sulla prima casa.
Se le rendite catastali degli immobili vengono divise in dieci porzioni uguali e disposte in ordine crescente di rendita allora troviamo che "il 10% dei contribuenti più “ricchi” in termini di rendita catastale (ovvero i contribuenti che possiedono immobili caratterizzati dalla rendita catastale più elevata) versa circa il 57,3% dell’IMU totale mentre, sommando i primi tre decili, emerge che il 30% dei contribuenti più poveri versa poco più del 6% dell’IMU totale."
Lo studio calcola che l'importo medio dell'IMU per il 30% degli immobili con rendita catastale inferiore è minore di 185 €. Chiunque abbia pagato l'IMU può fare il confronto con le cifre medie del decile più ricco, 4.747 € e di quello immediatamente precedente, 1040 €.
Continuando lungo la graduatoria della rendita catastale si vede che il 70% delle rendite catastali inferiori raccoglie il 22,3% del gettito IMU sulla prima casa, mentre il restante 77,7% del gettito complessivo è raccolto dal 30% degli immobili con rendite catastali più elevate.
E' evidente che la rendita catastale di un immobile risente di molti parametri, ma tra questi parametri c'è sicuramente la dimensione.
Andiamo avanti. La distribuzione del gettito IMU sulla prima casa in relazione alle classi di reddito mostra che i contribuenti che dichiarano sotto i 26.000 € all'anno sono complessivamente il 71,7% e coprono il 50,3 % del gettito dell'IMU sulla prima casa, mentre il restante 28,3% dei contribuenti con reddito annuo dichiarato maggiore di 26.000 € copre il restante 49,7%.
Lo studio riporta altri dati interessanti come la maggiore progressività dell'IMU rispetto all'ICI ma quello che ho detto è sufficiente per farsi un'idea minimamente compiuta quando gente come Berlusconi parla di giustizia. E' giusto togliere completamente l'IMU sulla prima casa indipendentemente dalle dimensioni della casa? Di quale giustizia sta parlando? Della giustizia sociale che deve riguardare tutti o solo di quella dei suoi pari?
E' evidente che l'IMU presenti molti difetti e la sua rimodulazione dovrebbe servire a correggerne le storture, ma è l'unico straccio di patrimoniale che il governo Monti è riuscito a mettere. Non c'è paese in Europa che non abbia una tassa sulla prima casa e non per questo sono meno democratici e giusti di noi. Già tempo fa dissi brevemente come la penso riguardo alla tassazione sugli immobili, la tassa sulla casa non è una bestemmia e in Italia è un freno necessario al consumo di suolo. La battaglia sull'IMU è condotta per scopi propagandistici che fanno leva sul fatto che si ignora l'effettiva incidenza dell'IMU e quale sia lo spropositato vantaggio che ne trarranno i più ricchi. D'altro canto se l'IMU verrà completamente abolita i più poveri sperimenteranno la riduzione dei servizi sociali dei Comuni, servizi ai quali difficilmente ha bisogno di accedere chi appartiene alle fasce più ricche, sia in termini patrimoniali che in termini di reddito.
Ecco cosa vuole Berlusconi con l'abolizione e la restituzione dell'IMU sulla prima casa. Ecco di cosa parla quando dice che si "tocca il bene più sacro". Quanto vale la sacralità per Berlusconi?
Da questo punto di vista è condivisibile la solerzia dei cittadini del M5s a dirsi pronti a votare l'abolizione dell'IMU ma senza favorire i redditi alti e di fronte a tale solerzia è quasi inspiegabile che nessun cittadino del movimento pentastellato si sia detto pronto a sostenere il ddl sullo ius soli che il ministro Cecile Kyenge presenterà a breve. Forse stanno pensando a come dirlo a Grillo.
A proposito, ho sempre criticato i cittadini pentastellati per non essere proprio delle aquile in fatto di autonomia di pensiero ma oggi devo fare ammenda, riconosco il mio errore. Messi alla prova se trattenere o no la diaria, col cavolo che hanno seguito i dettami del vertice. Queste sì che sono conquiste di autonomia!
L'Agenzia del Territorio ha pubblicato nel 2012 uno studio interessante dal titolo Gli immobili in Italia. Ricchezza, reddito e fiscalità immobiliare. Nello studio sono stati utilizzati i dati degli acconti di giugno 2012 per fare una proiezione del gettito IMU e il capitolo 6 dello studio è particolarmente interessante riguardo la distribuzione dell'IMU sulla prima casa.
Se le rendite catastali degli immobili vengono divise in dieci porzioni uguali e disposte in ordine crescente di rendita allora troviamo che "il 10% dei contribuenti più “ricchi” in termini di rendita catastale (ovvero i contribuenti che possiedono immobili caratterizzati dalla rendita catastale più elevata) versa circa il 57,3% dell’IMU totale mentre, sommando i primi tre decili, emerge che il 30% dei contribuenti più poveri versa poco più del 6% dell’IMU totale."
Lo studio calcola che l'importo medio dell'IMU per il 30% degli immobili con rendita catastale inferiore è minore di 185 €. Chiunque abbia pagato l'IMU può fare il confronto con le cifre medie del decile più ricco, 4.747 € e di quello immediatamente precedente, 1040 €.
Continuando lungo la graduatoria della rendita catastale si vede che il 70% delle rendite catastali inferiori raccoglie il 22,3% del gettito IMU sulla prima casa, mentre il restante 77,7% del gettito complessivo è raccolto dal 30% degli immobili con rendite catastali più elevate.
E' evidente che la rendita catastale di un immobile risente di molti parametri, ma tra questi parametri c'è sicuramente la dimensione.
Andiamo avanti. La distribuzione del gettito IMU sulla prima casa in relazione alle classi di reddito mostra che i contribuenti che dichiarano sotto i 26.000 € all'anno sono complessivamente il 71,7% e coprono il 50,3 % del gettito dell'IMU sulla prima casa, mentre il restante 28,3% dei contribuenti con reddito annuo dichiarato maggiore di 26.000 € copre il restante 49,7%.
Lo studio riporta altri dati interessanti come la maggiore progressività dell'IMU rispetto all'ICI ma quello che ho detto è sufficiente per farsi un'idea minimamente compiuta quando gente come Berlusconi parla di giustizia. E' giusto togliere completamente l'IMU sulla prima casa indipendentemente dalle dimensioni della casa? Di quale giustizia sta parlando? Della giustizia sociale che deve riguardare tutti o solo di quella dei suoi pari?
E' evidente che l'IMU presenti molti difetti e la sua rimodulazione dovrebbe servire a correggerne le storture, ma è l'unico straccio di patrimoniale che il governo Monti è riuscito a mettere. Non c'è paese in Europa che non abbia una tassa sulla prima casa e non per questo sono meno democratici e giusti di noi. Già tempo fa dissi brevemente come la penso riguardo alla tassazione sugli immobili, la tassa sulla casa non è una bestemmia e in Italia è un freno necessario al consumo di suolo. La battaglia sull'IMU è condotta per scopi propagandistici che fanno leva sul fatto che si ignora l'effettiva incidenza dell'IMU e quale sia lo spropositato vantaggio che ne trarranno i più ricchi. D'altro canto se l'IMU verrà completamente abolita i più poveri sperimenteranno la riduzione dei servizi sociali dei Comuni, servizi ai quali difficilmente ha bisogno di accedere chi appartiene alle fasce più ricche, sia in termini patrimoniali che in termini di reddito.
Ecco cosa vuole Berlusconi con l'abolizione e la restituzione dell'IMU sulla prima casa. Ecco di cosa parla quando dice che si "tocca il bene più sacro". Quanto vale la sacralità per Berlusconi?
Da questo punto di vista è condivisibile la solerzia dei cittadini del M5s a dirsi pronti a votare l'abolizione dell'IMU ma senza favorire i redditi alti e di fronte a tale solerzia è quasi inspiegabile che nessun cittadino del movimento pentastellato si sia detto pronto a sostenere il ddl sullo ius soli che il ministro Cecile Kyenge presenterà a breve. Forse stanno pensando a come dirlo a Grillo.
A proposito, ho sempre criticato i cittadini pentastellati per non essere proprio delle aquile in fatto di autonomia di pensiero ma oggi devo fare ammenda, riconosco il mio errore. Messi alla prova se trattenere o no la diaria, col cavolo che hanno seguito i dettami del vertice. Queste sì che sono conquiste di autonomia!
Iscriviti a:
Post (Atom)