Sì, è divisivo.
Da una parte ci sono i democratici, quelli che ritengono imprescindibile il metodo democratico e costituzionale per una vita civile di pacifica convivenza e di rispetto reciproco. Dall'altra parte ci sono i nostalgici, a vario titolo, di una qualche forma di oppressione dei diritti e delle libertà.
Sì, il 25 aprile è divisivo perché fa riconoscere gli autentici democratici da quelli che si servono in maniera strumentale della democrazia e magari ricoprono cariche istituzionali ma restano i figli frustrati di un passato in cui avrebbero assunto il ruolo di oppressori e al massimo avrebbero concesso alla gente del popolo il privilegio di osannarli.
Aspettando il 25 aprile penso a questo e mi chiedo che posto avrebbero occupato ottanta anni fa quanti oggi negano il valore della Liberazione d'Italia.
Quando la libertà di espressione e i diritti venivano calpestati quale ruolo avresti avuto? Saresti stato con chi diceva che bastavano un migliaio di morti per sedere al tavolo della storia o con chi a quel tavolo ha sempre avuto gli ultimi posti? Da quale parte della storia saresti stato? Avresti immaginato e desiderato un tavolo dove ognuno avrebbe avuto il suo posto o un tavolo per pochi potenti eletti da una qualche volontà superiore? Queste sono le domande cui ogni italiano è chiamato a rispondere il 25 aprile.
Non affrettarti a rispondere, prendi tempo per riflettere. In molti casi non basta una vita per rispondere sinceramente alle domande. Se non hai vissuto quelle condizioni in prima persona e rispondi immediatamente è solo perché sei superficiale, oppure un cretino, qualunque sia la tua risposta, e non ti rendi conto di quale "privilegio di anagrafe" ti è toccato a non essere nato sotto il giogo di una qualche dittatura per dover rispondere in fretta a quelle domande. Approfitta del tuo privilegio provando a metterti nei panni di chi è nato prima di te ma sappi che la loro "scelta" era più difficile della tua e se tu oggi scegli, perché per te oggi è una scelta a tutti gli effetti, di stare dalla parte degli oppressori allora la tua è una scelta criminale persino più grave di quella operata da chi è vissuto sotto una dittatura. In quei casi la scelta è sempre contaminata da processi che somigliano alla turbolenza di un torrente che trascina i detriti lungo due rami diversi nel suo violento fluire. Gli esseri umani spesso sono i detriti della Storia ma sono detriti pensanti, dotati di volontà e di responsabilità. Qualunque sia stato il ramo del torrente che hanno percorso e che percorreranno sono chiamati a risponderne, davanti alla propria e all'altrui coscienza. Nessuno dei nati nel dopoguerra può dire con assoluta certezza quale sarebbe stata la sua risposta alle domande se fosse vissuto durante la dittatura ma sa certamente quale risposta può dare oggi perché vive in una società che si richiama ai valori democratici, anche se si tratta di una democrazia incompiuta. Chi oggi rivendica di stare dalla parte opposta a quella che ha sancito la nascita dello stato repubblicano e antifascista è un criminale in pectore, certamente un potenziale oppressore, con l'aggravante di aver gettato alle ortiche il privilegio d'anagrafe di cui continua a godere.