Se c'è una cosa che mi ha sempre dato sui nervi è il primo della classe. Sia chiaro, non quello che studia per capire e per questo diventa primo della classe ma quello che è sempre pronto a dare lezione a tutti senza ricordare di dare il giusto tributo alle contingenze che in qualche modo lo hanno favorito anche se ha studiato più degli altri. Un omaggio alla dea Fortuna avrebbero detto gli antichi romani. In questi giorni il "primo della classe" per come l'intendo io è il presidente della regione Veneto per il quale ormai si parla di modello Veneto senza fare un po' di considerazioni sul contesto. Come al solito si prende il vincente di una situazione e si dice che bisognava fare come lui. Ma il vincente in quali condizioni operava?
Cominciamo a dire che va a merito di Zaia aver puntato sui tamponi anche per gli asintomatici e fin da subito ha eseguito più tamponi per unità di popolazione.
All'inizio sono stati eseguiti anche più tamponi in assoluto rispetto alla Lombardia, poi successivamente la Lombardia ne ha eseguiti di più in assoluto ma molti meno per unità di abitanti.
Isolare il numero più alto di contagiati, anche asintomatici è decisamente il modo migliore per rallentare il contagio ma chi non ha applicato questa strategia ha dovuto fare presto i conti anche con la disponibilità di tamponi e sul modo più opportuno di utilizzarli. I consigli che il prof. Crisanti ha dato a Zaia sono gli stessi che i virologi di altre regioni hanno dato ai rispettivi amministratori ma non dappertutto si sono verificate le stesse condizioni. Gli errori (e i reati) vanno sicuramente perseguiti e sanzionati e sta ad altri valutarli, per parte mia faccio considerazioni in libertà sul contesto della "strategia vincente".
Nella diffusione di una epidemia le condizioni iniziali, l'isolamento dei focolai, sono condizioni decisive. In Veneto il 24 febbraio (inizio della serie di dati della Protezione civile) si registravano 33 casi positivi, in Lombardia 172, più di 5 volte. In Veneto i positivi rilevati per 100.000 abitanti erano 0,67 mentre in Lombardia erano 1,71 (e probabilmente anche di più visto che i tamponi per unità di popolazione erano di meno), 2 volte e mezzo di più. Dati che mostrano un effetto moltiplicativo spaventoso per i giorni successivi, visto la crescita esponenziale dei contagi. Il Veneto ha continuato ad avere molti meno casi positivi della Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte, non solo perché sono stati identificati e isolati tutti i casi positivi, sicuramente è stato un fattore importante, ma anche perché ha avuto tempo per organizzare la strategia migliore quando altrove il pandemonio era già scoppiato. Sarebbe pronto Zaia a giurare di non dover nulla alla dea Fortuna?
Va a merito di Zaia aver dato ascolto a Crisanti fin da subito ma quando si parla di strategia vincente vanno anche considerate le condizioni al contorno. Altrimenti al sud qualcuno sarà tentato di prendersi tutto il merito di una diffusione del contagio pressoché trascurabile rispetto alla Lombardia.
A scanso di idioti equivoci. Questo non è un post in difesa della Lombardia, non sono solito sparare sull'autoambulanza e la Lombardia ha già avuto in punizione i suoi amministratori. Per loro quello che c'è da fare lo farà la magistratura.
"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
giovedì 16 aprile 2020
martedì 14 aprile 2020
Della scienza e della politica
Nelle richieste del ministro Boccia si legge tutta l'arretratezza della cultura scientifica in Italia e l'imbarazzante vuoto di responsabilità da parte della politica. Dice il ministro: “Chiedo alla comunità scientifica, senza polemica, di darci certezze inconfutabili e non tre o quattro opzioni per ogni tema. Chi ha già avuto il virus, lo può riprendere? Non c’è risposta. Lo stesso vale per i test sierologici. Pretendiamo chiarezza, altrimenti non c’è scienza. Noi politici ci prendiamo la responsabilità di decidere, ma gli scienziati devono metterci in condizione di farlo. Non possiamo stare fermi finché non arriva il vaccino”.
Non è questo lo spazio di una disamina epistemologica della questione e non sta a me replicare ma due o tre osservazioni mi preme farle e le farò puntuali sulla dichiarazione di Boccia.
“Chiedo alla comunità scientifica, senza polemica, di darci certezze inconfutabili e non tre o quattro opzioni per ogni tema." Se Boccia cerca certezze inconfutabili non è la scienza il suo interlocutore, per definizione la scienza è quell'ambito del sapere che prende le mosse dalla consapevolezza di non sapere e dalla certezza che il sapere raggiunto è approssimazione alla verità senza escludere che venga rovesciato. La previsione in ambito scientifico non è preveggenza, porta con sé un parametro decisivo che è proprio l'incertezza. Parola che ai politici fa paura ma che un mio vecchio professore mi chiarì in maniera indelebile dicendomi di considerare spazzatura gli articoli in cui si legge un numero senza un ± seguito da un altro numero. Il politico teme l'incertezza e ha ragione a temerla ma allo scienziato non può chiedere di annullarla altrimenti gli sta chiedendo di non essere scienziato ma di sostituirsi a lui nelle decisioni politiche e questo spesso fanno i politici più irresponsabili.
"Chi ha già avuto il virus, lo può riprendere? Non c’è risposta." Se non c'è risposta vuol dire che ancora non c'è risposta. Per rispondere bisogna fare test per stabilire quanto tempo durano gli anticorpi nel sangue, se c'è una risposta immunitaria secondaria, se la risposta secondaria è duratura. Siamo di fronte a un antigene mai incontrato prima dal nostro sistema immunitario. Siamo nel pieno di una risposta primaria. Come cavolo si può sapere oggi se uno può riprendere il virus? Se non vado errato casi di recidiva si sono registrati in Cina e questo è ancora tutto quello che si sa. Non si può certo pretendere che un ministro sia esperto di immunologia ma dando per scontato che sappia avvalersi di immunologi esperti che gli avranno dato questi elementi si deve pretendere che non faccia domande ad minchiam!
"Lo stesso vale per i test sierologici. Pretendiamo chiarezza, altrimenti non c’è scienza." E vale anche quanto già detto. I test vengono eseguiti ma non sempre forniscono risposte chiare. Si possono avere falsi positivi, falsi negativi. Pertanto l'affidabilità di un test è X ± σ. Se la risposta ti basta ok, altrimenti chiedi a Paolo Fox per ulteriore chiarezza. Ho l'impressione che nella frase ci sia una inversione semantica in cui si usa il lemma chiarezza in sostituzione della certezza invocata in precedenza. Per lo scienziato X ± σ è di una chiarezza cristallina. Non è certa perché non può esserlo. E se si chiede chiarezza a una risposta che sicuramente è arrivata in termini di X ± σ allora si sta chiedendo certezza, quindi la richiesta viene da chi non ha capito cos'è scienza.
"Noi politici ci prendiamo la responsabilità di decidere, ma gli scienziati devono metterci in condizione di farlo." Cominciamo con il dire che il politico prende le decisioni, lo scienziato studia i fenomeni. Sembra ovvio anche dalla frase di Boccia ma è utile ripeterlo. Se il politico prende la decisione perché lo scienziato lo ha messo nelle condizioni di farlo nei termini richiesti da Boccia allora il politico non sta prendendo alcuna decisione, sta semplicemente ratificando una decisione contenuta in nuce nelle affermazioni dello scienziato. Ti piace vincere facile? Dice una recente pubblicità. Sono troppi i politici che non prendono la responsabilità di decidere millantando di farlo. Va spiegato a Boccia e ad altri come funziona quel termine σ di prima. Più è piccolo e più X è affidabile, più è grande e meno è affidabile. Quindi lo scienziato dice il valore di σ, spiega al politico cosa implica e il politico si assume la responsabilità di stabilire quanto deve essere piccolo o grande σ per prendere la decisione. Chiaro?
"Non possiamo stare fermi finché non arriva il vaccino”. Certo che non possiamo, quindi ministro Boccia prendi una decisione. Fai quello che un politico è chiamato a fare altrimenti cambia mestiere.
Non è questo lo spazio di una disamina epistemologica della questione e non sta a me replicare ma due o tre osservazioni mi preme farle e le farò puntuali sulla dichiarazione di Boccia.
“Chiedo alla comunità scientifica, senza polemica, di darci certezze inconfutabili e non tre o quattro opzioni per ogni tema." Se Boccia cerca certezze inconfutabili non è la scienza il suo interlocutore, per definizione la scienza è quell'ambito del sapere che prende le mosse dalla consapevolezza di non sapere e dalla certezza che il sapere raggiunto è approssimazione alla verità senza escludere che venga rovesciato. La previsione in ambito scientifico non è preveggenza, porta con sé un parametro decisivo che è proprio l'incertezza. Parola che ai politici fa paura ma che un mio vecchio professore mi chiarì in maniera indelebile dicendomi di considerare spazzatura gli articoli in cui si legge un numero senza un ± seguito da un altro numero. Il politico teme l'incertezza e ha ragione a temerla ma allo scienziato non può chiedere di annullarla altrimenti gli sta chiedendo di non essere scienziato ma di sostituirsi a lui nelle decisioni politiche e questo spesso fanno i politici più irresponsabili.
"Chi ha già avuto il virus, lo può riprendere? Non c’è risposta." Se non c'è risposta vuol dire che ancora non c'è risposta. Per rispondere bisogna fare test per stabilire quanto tempo durano gli anticorpi nel sangue, se c'è una risposta immunitaria secondaria, se la risposta secondaria è duratura. Siamo di fronte a un antigene mai incontrato prima dal nostro sistema immunitario. Siamo nel pieno di una risposta primaria. Come cavolo si può sapere oggi se uno può riprendere il virus? Se non vado errato casi di recidiva si sono registrati in Cina e questo è ancora tutto quello che si sa. Non si può certo pretendere che un ministro sia esperto di immunologia ma dando per scontato che sappia avvalersi di immunologi esperti che gli avranno dato questi elementi si deve pretendere che non faccia domande ad minchiam!
"Lo stesso vale per i test sierologici. Pretendiamo chiarezza, altrimenti non c’è scienza." E vale anche quanto già detto. I test vengono eseguiti ma non sempre forniscono risposte chiare. Si possono avere falsi positivi, falsi negativi. Pertanto l'affidabilità di un test è X ± σ. Se la risposta ti basta ok, altrimenti chiedi a Paolo Fox per ulteriore chiarezza. Ho l'impressione che nella frase ci sia una inversione semantica in cui si usa il lemma chiarezza in sostituzione della certezza invocata in precedenza. Per lo scienziato X ± σ è di una chiarezza cristallina. Non è certa perché non può esserlo. E se si chiede chiarezza a una risposta che sicuramente è arrivata in termini di X ± σ allora si sta chiedendo certezza, quindi la richiesta viene da chi non ha capito cos'è scienza.
"Noi politici ci prendiamo la responsabilità di decidere, ma gli scienziati devono metterci in condizione di farlo." Cominciamo con il dire che il politico prende le decisioni, lo scienziato studia i fenomeni. Sembra ovvio anche dalla frase di Boccia ma è utile ripeterlo. Se il politico prende la decisione perché lo scienziato lo ha messo nelle condizioni di farlo nei termini richiesti da Boccia allora il politico non sta prendendo alcuna decisione, sta semplicemente ratificando una decisione contenuta in nuce nelle affermazioni dello scienziato. Ti piace vincere facile? Dice una recente pubblicità. Sono troppi i politici che non prendono la responsabilità di decidere millantando di farlo. Va spiegato a Boccia e ad altri come funziona quel termine σ di prima. Più è piccolo e più X è affidabile, più è grande e meno è affidabile. Quindi lo scienziato dice il valore di σ, spiega al politico cosa implica e il politico si assume la responsabilità di stabilire quanto deve essere piccolo o grande σ per prendere la decisione. Chiaro?
"Non possiamo stare fermi finché non arriva il vaccino”. Certo che non possiamo, quindi ministro Boccia prendi una decisione. Fai quello che un politico è chiamato a fare altrimenti cambia mestiere.
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