"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
giovedì 29 marzo 2018
Endecazzeggio: lezioni di filosofia morale
Conosci il primo imperativo:
scegliere con cura il diversivo,
fondamentale prendere distanza,
affondare bene, con eleganza.
martedì 27 marzo 2018
Il bacio negato
Alessandro Dal Lago scrive nel suo profilo facebook a proposito della fulminea cancellazione del murale di tvboy:
«Vae victis!La cancellazione fulminea, a opera del comune di Roma, dell’ormai celebre murale con il bacio tra Salvini e Di Maio descrive perfettamente quello che ci attende con la prevedibile presa del potere da parte del M5S, della Lega o di entrambi in combutta. In poche parole, un’ondata di perbenismo, con la faccia proterva di Salvini e/o quella da studentello fuoricorso di Di Maio. Le motivazioni del collettivo responsabile del murale (“Volevamo lanciare un messaggio di pace”) sono abbastanza ridicole, ma non contano. Di fatto, il murale sbeffeggiava sia il machismo sudaticcio di Salvini sia il conformismo impiegatizio di Di Maio e quindi andava rimosso. I nuovi padroni del paese sono questi. Abili e spregiudicati politicanti quando si tratta di procurarsi delle poltrone, ma in nome della legalità, del popolo, insomma dei “padri di famiglia”, dei cittadini qualunque e qualunquisti che, come diceva Hannah Arendt, sono i veri criminali potenziali del nostro tempo.
I vincoli finanziari, nazionali e internazionali, non consentiranno né la flat tax, né il reddito minimo garantito, che i grillini, scarsamente scolarizzati, si ostinano a chiamare reddito di cittadinanza, illudendo i disperati e gli sprovveduti. Tuttavia, non potendo mantenere le loro promesse, grillini e leghisti vareranno provvedimenti fumo-negli-occhi, come l’abolizione delle pensioni dei politici (una misura che ha un effetto irrisorio sui conti pubblici) e l’abolizione della presunzione di innocenza per chiunque abbia un incarico pubblico (due secoli e mezzo dopo Beccaria!). E soprattutto saranno implacabili contro migranti, carcerati, scippatori, imbrattatori di muri, graffitari e così via.
Come sempre, saranno i deboli a pagare il conto delle ambizioni dei dei populisti al potere.»
Fermo restando che condivido l'analisi di Dal Lago in ogni suo dettaglio vorrei fare una riflessione sulla street art in relazione alla cancellazione dell'ormai celebre murale del bacio Salvini-Di Maio di tvboy. Mi chiedo se la cancellazione del murale non abbia investito l'opera di tvboy dell'efficacia che altrimenti non avrebbe avuto. Acquisire quel murale nella comunicazione quotidiana lo avrebbe appiattito e già fatto dimenticare, oggi siamo qui a parlarne e probabilmente ne parleremo ancora. La solerte cancellazione del murale ad opera di una amministrazione che conosce ben altri ritmi di efficienza fa intravedere una normalizzazione filistea sul lungo termine ma sul breve-medio termine fa vedere chiaramente l'efficacia del messaggio artistico. Dopotutto la street art nasce come atto creativo di denuncia e dissenso, consapevole della sua effimerità. Come ogni atto artistico l'opera di tvboy gioca inconsapevolmente con i fattori sociali che la producono beffandosi di quanti vorrebbero votarla all'oblio. Assume inoltre un gusto di fatale paradossalità che l'opera di tvboy si diffonda per mezzo di quella rete che alcuni ritengono salvifica e democratica, come se la rete rivendicasse nei fatti quell'autonomia e libertà che i suoi esaltati sostenitori le attribuiscono solo a parole. Il murale di tvboy si è guadagnato l'immortalità grazie alla sua rimozione. Non è la prima volta nella storia che una cosa si afferma attraverso la sua negazione, Hegel ci ha fatto la sua immortale fortuna su questo concetto. Della negazione del bacio di tvboy saremo sempre grati alla giunta Raggi che non avremmo ricordato per altre ragioni.
«Vae victis!La cancellazione fulminea, a opera del comune di Roma, dell’ormai celebre murale con il bacio tra Salvini e Di Maio descrive perfettamente quello che ci attende con la prevedibile presa del potere da parte del M5S, della Lega o di entrambi in combutta. In poche parole, un’ondata di perbenismo, con la faccia proterva di Salvini e/o quella da studentello fuoricorso di Di Maio. Le motivazioni del collettivo responsabile del murale (“Volevamo lanciare un messaggio di pace”) sono abbastanza ridicole, ma non contano. Di fatto, il murale sbeffeggiava sia il machismo sudaticcio di Salvini sia il conformismo impiegatizio di Di Maio e quindi andava rimosso. I nuovi padroni del paese sono questi. Abili e spregiudicati politicanti quando si tratta di procurarsi delle poltrone, ma in nome della legalità, del popolo, insomma dei “padri di famiglia”, dei cittadini qualunque e qualunquisti che, come diceva Hannah Arendt, sono i veri criminali potenziali del nostro tempo.
I vincoli finanziari, nazionali e internazionali, non consentiranno né la flat tax, né il reddito minimo garantito, che i grillini, scarsamente scolarizzati, si ostinano a chiamare reddito di cittadinanza, illudendo i disperati e gli sprovveduti. Tuttavia, non potendo mantenere le loro promesse, grillini e leghisti vareranno provvedimenti fumo-negli-occhi, come l’abolizione delle pensioni dei politici (una misura che ha un effetto irrisorio sui conti pubblici) e l’abolizione della presunzione di innocenza per chiunque abbia un incarico pubblico (due secoli e mezzo dopo Beccaria!). E soprattutto saranno implacabili contro migranti, carcerati, scippatori, imbrattatori di muri, graffitari e così via.
Come sempre, saranno i deboli a pagare il conto delle ambizioni dei dei populisti al potere.»
Fermo restando che condivido l'analisi di Dal Lago in ogni suo dettaglio vorrei fare una riflessione sulla street art in relazione alla cancellazione dell'ormai celebre murale del bacio Salvini-Di Maio di tvboy. Mi chiedo se la cancellazione del murale non abbia investito l'opera di tvboy dell'efficacia che altrimenti non avrebbe avuto. Acquisire quel murale nella comunicazione quotidiana lo avrebbe appiattito e già fatto dimenticare, oggi siamo qui a parlarne e probabilmente ne parleremo ancora. La solerte cancellazione del murale ad opera di una amministrazione che conosce ben altri ritmi di efficienza fa intravedere una normalizzazione filistea sul lungo termine ma sul breve-medio termine fa vedere chiaramente l'efficacia del messaggio artistico. Dopotutto la street art nasce come atto creativo di denuncia e dissenso, consapevole della sua effimerità. Come ogni atto artistico l'opera di tvboy gioca inconsapevolmente con i fattori sociali che la producono beffandosi di quanti vorrebbero votarla all'oblio. Assume inoltre un gusto di fatale paradossalità che l'opera di tvboy si diffonda per mezzo di quella rete che alcuni ritengono salvifica e democratica, come se la rete rivendicasse nei fatti quell'autonomia e libertà che i suoi esaltati sostenitori le attribuiscono solo a parole. Il murale di tvboy si è guadagnato l'immortalità grazie alla sua rimozione. Non è la prima volta nella storia che una cosa si afferma attraverso la sua negazione, Hegel ci ha fatto la sua immortale fortuna su questo concetto. Della negazione del bacio di tvboy saremo sempre grati alla giunta Raggi che non avremmo ricordato per altre ragioni.
giovedì 22 marzo 2018
Luca, rivisto e corretto
Benoît Ducos, colpevole di aver aiutato una donna incinta e la sua famiglia |
Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e pensò di aiutarlo. Il Samaritano era uomo ligio alla legge e la legge imponeva di aiutare solo chi era in possesso di regolari documenti. Il Samaritano si avvicinò all'uomo ferito, rovistò nella borsa di questi in cerca dei documenti di identità e cittadinanza e non trovandoli decise di rispettare quanto la legge gli imponeva. L'uomo malmenato dai briganti morì dopo poche ore. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Non saprei». Gesù gli disse: «Neanche io».
sabato 17 marzo 2018
Respiro buio e silenzio...
GUERRA IN SIRIA, IL BAMBINO NELLA VALIGIA DEL PADRE: L’IMMAGINE SIMBOLO DELL’ESODO DI GHOUTA... |
Respiro buio e silenzio di notti insonni
quando cadono tra i piedi bombe d'altri continenti,
mi ripeto il criminale discorso sugli alberi
e pesco parole nei bidoni della spazzatura
con uncini di ferro arrugginito.
Il rumore dei miei passi riempie l'universo,
impasto rappreso di polvere e attesa
che i bambini ritornino a giocare
tra pozze di sangue e muri crollati
nel cortile del Dio assente.
Un albero fiorito è uno scempio,
pregare un insulto per assolversi,
i fiori sono beni di lusso comprati al mercato
per pochi fortunati e infamia da vendere
nella baldoria della pubblicità,
anima del deserto dei forzati viventi.
E' uno strazio necessario fiorire
e rami inconsapevoli sopportano la vergogna,
lo fanno di nascosto per non essere banditi,
come i poveri che frugano nei rifiuti,
come me che pesco parole a stomaco pieno
di vino buono per scendere agli inferi.
Come potremo chiedere perdono
di inutili e arroganti primavere?
Come possiamo continuare a permettere
che gli alberi versino le nostre lacrime?
mercoledì 14 marzo 2018
Difficili eredità
Ha insegnato molto Stephen Hawking a tutti noi, molto continuerà a insegnare. Non sto pensando alle sue rilevanti ricerche in cosmologia. Quella è la parte più facile, se così si può dire, di quanto ha lasciato. Parlo della sua volontà di vivere, di guardarsi intorno, di viaggiare lontano, nel tempo e nello spazio. Hawking ha rappresentato, rappresenta, un monito per questa nostra epoca votata alla fisicità, al giovanilismo, alla salute intesa come valore morale. Tratti che dovrebbero essere meglio esplicitati tra quelli che caratterizzano l’ur-fascismo.
Hawking continuerà ad essere uno sberleffo alla nostra menomata normalità.
Hawking continuerà ad essere uno sberleffo alla nostra menomata normalità.
domenica 11 marzo 2018
Note sparse e fuori tempo
Sono grato alla mia inquietudine adolescenziale perché alimenta ancora oggi la mia curiosità, la mia costante attenzione alle domande più che alle risposte. Non che queste ultime non mi interessino, anzi, ma diciamo che alle domande riconosco uno statuto morale superiore perché nascono sempre dai bisogni. Il problema nasce quando con la soddisfazione dei bisogni, attraverso le risposte, ci allontaniamo dallo stato di bisogno. La rimozione dello stato di bisogno fa di noi delle brutte persone perché perdiamo ogni empatia con chi ancora ha bisogno, e in qualche modo rinneghiamo noi stessi. Questo è accaduto alla classe media, ci siamo allontanati dallo stato di bisogno, lo abbiamo dimenticato in fretta, avevamo fretta di dimenticare padri, madri, nonni, gli stessi padri, madri e nonni hanno rimosso il loro passato ma loro ne avevano diritto, noi no, noi siamo della generazione che non ha alcun diritto di rimuovere un bel niente del passato, anzi abbiamo il sacrosanto dovere di averlo ben presente. Non ho una gran considerazione della classe media, vedo troppi parvenu, troppi satrapi che avrebbero conquistato finalmente un ruolo di supremazia e che ambiscono solo a esercitarlo, magari ammantandosi di apparente benevolenza.
Nel mio Salento abbiamo una figura proverbiale che ha la forza del precetto morale ed è quella del maiale sazio, u porcu bbinchiatu. Il maiale sazio è il protagonista del proverbio u porcu bbinchiatu ota a pila sutta susu. Il maiale sazio rivolta il truogolo. Il maiale, una volta satollo, non riconosce più il valore del cibo e lo schiaccia, travolge la pila che lo contiene. E' accaduto questo alla classe media, prima motore di emancipazione, come ogni ceto borghese, successivamente si è allontanata dal proprio stato di bisogno, lo ha rimosso, e, oltre a perdere contatto con le proprie origini, ha perso contatto con chi continua ad avere bisogno. Il ceto borghese, una volta diventato classe media costituisce un freno alle richieste di emancipazione sociale. Da volano di sviluppo la borghesia si è convertita in un cuscinetto per disinnescare i conflitti tra classe alta e classe bassa. La classe media è modello concettuale e categoria morale. Il rinnovo della tessera di appartenenza al club della classe media è assicurato dal moderatismo che garantisce la posizione acquisita e l'arresto di ogni via di fuga dal valore medio, termine di normalità.
Il cuscinetto assicurato dalla classe media non è garanzia duratura di assenza di conflitti sociali. C'è un livello di disuguaglianza oltre il quale gli equilibri sociali non reggono più. Il collante sociale è sempre una qualche forma di equità. Le disuguaglianze sociali sono di diversa natura. La disuguaglianza economica è solo quella più facilmente misurabile e su questo fronte c'è un crescente divario tra ricchi e poveri, sia in termini di redditi che in termini di ricchezza. Il livello di disuguaglianza è cresciuto negli anni della crisi economica e questo è un fattore di ulteriore aumento del senso di ingiustizia. Cominciamo ad assistere allo scricchiolamento del sistema? Forse ma con connotati meno che rassicuranti. La classe emergente non sfugge al paradigma del consumo, il movente non è l'emancipazione politica e sociale bensì la smania di partecipare al banchetto del consumo. E' stato così anche in passato? Ci sono motivi per dubitarne. C'è un modo per verificarlo: valutare il peso delle richieste di natura economica nelle rivendicazioni sociali. Le politiche redistributive e le richieste economiche avevano un ruolo significativo ma erano parallele alle rivendicazioni di partecipazione, democrazia, riconoscimento sociale. La redistribuzione era politica multidimensionale, aveva connotati economici ma anche urbanistici e estetici. Le politiche redistributive non si traducevano esclusivamente in termini reddituali ma principalmente in termini di servizi.
Oggi la rivendicazione di maggior peso sociale per ridurre le diseguaglianze è il reddito di cittadinanza. Questa misura si muove nel contesto delle politiche di stampo neoliberista che obbediscono al criterio di dare all'individuo quanto si ritiene indispensabile perché poi possa provvedere ai suoi bisogni. Nessuna sorpresa che questa misura trovi consenso e diffusione nell'Europa egemonizzata dalla monocultura liberista. In un contesto di smantellamento dello stato sociale, di privatizzazione dei servizi, il reddito di cittadinanza è una versione più generosa dei bonus per la spesa. E' una forma di redistribuzione della ricchezza priva della funzione pedagogica delle politiche redistributive che puntano all'inclusione universale dei "servizi di cittadinanza".
Nell'epoca della post storia condizione di esistenza è la perpetuazione della funzionalità tecnica utile ad assicurare continui innalzamenti degli obiettivi di produzione e consumo. Fini e mezzi perdono i confini, il fine diventa mezzo e viceversa, purché si mantenga il moto perpetuo nella maniera più efficiente possibile. Nel corso di queste trasformazioni la classe media svanisce, si disperde, smette di essere una categoria politica e sociale. Nemesi della storia, nella post storia anche la classe media ha esaurito la sua spinta propulsiva per il progresso. La vecchia classe media non esiste più, lo stesso concetto di classe media non esiste più. Sarà sostituito da un nuovo concetto di classe media, utile a descrivere la nuova classe media che sostituisce la vecchia.
Nel mio Salento abbiamo una figura proverbiale che ha la forza del precetto morale ed è quella del maiale sazio, u porcu bbinchiatu. Il maiale sazio è il protagonista del proverbio u porcu bbinchiatu ota a pila sutta susu. Il maiale sazio rivolta il truogolo. Il maiale, una volta satollo, non riconosce più il valore del cibo e lo schiaccia, travolge la pila che lo contiene. E' accaduto questo alla classe media, prima motore di emancipazione, come ogni ceto borghese, successivamente si è allontanata dal proprio stato di bisogno, lo ha rimosso, e, oltre a perdere contatto con le proprie origini, ha perso contatto con chi continua ad avere bisogno. Il ceto borghese, una volta diventato classe media costituisce un freno alle richieste di emancipazione sociale. Da volano di sviluppo la borghesia si è convertita in un cuscinetto per disinnescare i conflitti tra classe alta e classe bassa. La classe media è modello concettuale e categoria morale. Il rinnovo della tessera di appartenenza al club della classe media è assicurato dal moderatismo che garantisce la posizione acquisita e l'arresto di ogni via di fuga dal valore medio, termine di normalità.
Il cuscinetto assicurato dalla classe media non è garanzia duratura di assenza di conflitti sociali. C'è un livello di disuguaglianza oltre il quale gli equilibri sociali non reggono più. Il collante sociale è sempre una qualche forma di equità. Le disuguaglianze sociali sono di diversa natura. La disuguaglianza economica è solo quella più facilmente misurabile e su questo fronte c'è un crescente divario tra ricchi e poveri, sia in termini di redditi che in termini di ricchezza. Il livello di disuguaglianza è cresciuto negli anni della crisi economica e questo è un fattore di ulteriore aumento del senso di ingiustizia. Cominciamo ad assistere allo scricchiolamento del sistema? Forse ma con connotati meno che rassicuranti. La classe emergente non sfugge al paradigma del consumo, il movente non è l'emancipazione politica e sociale bensì la smania di partecipare al banchetto del consumo. E' stato così anche in passato? Ci sono motivi per dubitarne. C'è un modo per verificarlo: valutare il peso delle richieste di natura economica nelle rivendicazioni sociali. Le politiche redistributive e le richieste economiche avevano un ruolo significativo ma erano parallele alle rivendicazioni di partecipazione, democrazia, riconoscimento sociale. La redistribuzione era politica multidimensionale, aveva connotati economici ma anche urbanistici e estetici. Le politiche redistributive non si traducevano esclusivamente in termini reddituali ma principalmente in termini di servizi.
Oggi la rivendicazione di maggior peso sociale per ridurre le diseguaglianze è il reddito di cittadinanza. Questa misura si muove nel contesto delle politiche di stampo neoliberista che obbediscono al criterio di dare all'individuo quanto si ritiene indispensabile perché poi possa provvedere ai suoi bisogni. Nessuna sorpresa che questa misura trovi consenso e diffusione nell'Europa egemonizzata dalla monocultura liberista. In un contesto di smantellamento dello stato sociale, di privatizzazione dei servizi, il reddito di cittadinanza è una versione più generosa dei bonus per la spesa. E' una forma di redistribuzione della ricchezza priva della funzione pedagogica delle politiche redistributive che puntano all'inclusione universale dei "servizi di cittadinanza".
Nell'epoca della post storia condizione di esistenza è la perpetuazione della funzionalità tecnica utile ad assicurare continui innalzamenti degli obiettivi di produzione e consumo. Fini e mezzi perdono i confini, il fine diventa mezzo e viceversa, purché si mantenga il moto perpetuo nella maniera più efficiente possibile. Nel corso di queste trasformazioni la classe media svanisce, si disperde, smette di essere una categoria politica e sociale. Nemesi della storia, nella post storia anche la classe media ha esaurito la sua spinta propulsiva per il progresso. La vecchia classe media non esiste più, lo stesso concetto di classe media non esiste più. Sarà sostituito da un nuovo concetto di classe media, utile a descrivere la nuova classe media che sostituisce la vecchia.
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