Una lastra marmorea affissa sulle mura del castello di Manciano in memoria della costruzione dell’acquedotto di quel paese nel 1913 recita che al termine dell’impresa “fu pago l’anelito di più generazioni”. Robert Musil riconosceva nel 1922 che “la nostra è un’epoca di appagamento, e l’appagamento è sempre delusione. Le manca il desiderio, le manca qualcosa che non sia ancora in grado di fare. E questo le rode il cuore.”[1] Quella lastra a Manciano ricorda un’impresa che ha visto partecipare più persone e che è durata lungo tempo, tuttavia l’appagamento che evoca non ha nulla a che fare con quello menzionato da Musil, il grande scrittore guardava lontano ed evocava un appagamento troppo rapido per essere effettivamente goduto o anche ricordato, un appagamento che si consuma nella sua potenza di fare, prima di godere del compimento dell’opera. L’appagamento menzionato da Musil è quello dei numerosi posti visitati da me troppo in fretta per serbarne memoria, l’appagamento della lastra di Manciano è quello di mio nonno, carrettiere nel dopoguerra degli anni ’50 che mi raccontava dei più minuti dettagli delle strade percorse e dei paesini visitati con il suo mulo nel Salento. E’ fuor di dubbio che la vita oggi offre possibilità che non potevano essere immaginate dai contadini del dopoguerra ma, come ricorda Weber, “un contadino dei tempi antichi moriva “vecchio e sazio della vita” poiché si trovava in un ciclo organico della vita, poiché la sua vita, anche per quanto riguarda il suo senso, gli aveva portato alla sera del suo giorno ciò che poteva offrirgli, poiché per lui non rimanevano enigmi che desiderasse risolvere ed egli poteva perciò averne “abbastanza”. Ma un uomo civilizzato, il quale è inserito nel processo di progressivo arricchimento della civiltà in fatto di idee, di sapere, di problemi, può diventare sì “stanco della vita”, ma non sazio della vita.”[2]
Le strade percorse negli anni ‘50 oggi non ci sono più perché sono state trasformate dal progresso, le strade di oggi non ci saranno più perché nessuno le ricorderà come le ricordava mio nonno.
[1] R. Musil, L’Europa abbandonata a se stessa ovvero Viaggio di palo in frasca, 1922. In Sulla stupidità e altri scritti, Oscar Mondadori, 1986. p. 122.
[2] Max Weber, La scienza come professione, Mondadori, 2006, pp. 21-22.
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