Questo articolo di Repubblica contiene qualche stralcio del messaggio di Papa Francesco alla Settimana Sociale dei cattolici italiani. Il tema della settimana sociale è "La famiglia, speranza e futuro per la società italiana", pertanto il messaggio non può che essere indirizzato alla famiglia così come viene intesa dalla Chiesa. Un virgolettato, che quindi presumo fedele al messaggio del Pontefice, riporta "La Chiesa offre una concezione della famiglia, che è quella del Libro della Genesi, dell'unità nella differenza tra uomo e donna, e della sua fecondità. In questa realtà riconosciamo un bene per tutti, la prima società naturale, come recepito anche nella Costituzione della Repubblica Italiana [...] Vogliamo riaffermare che la famiglia così intesa rimane il primo e principale soggetto costruttore della società e di un'economia a misura d'uomo, e come tale merita di essere fattivamente sostenuta." L'articolo poi afferma che «anche Papa Francesco punta l'indice contro "le conseguenze, positive o negative, delle scelte di carattere culturale, anzitutto, e politico riguardanti la famiglia"».
Un tempo forse avrei scritto una lettera a Papa Francesco, non per seguire la moda del momento, un tempo
scrivevo molte lettere e prima dell'avvento del computer ne scrivevo anche di più ma sono andate perdute. Quando a suo tempo lessi
Herzog di Saul Bellow non mi stupirono affatto le sue lettere indirizzate persino a Dio. Adesso non ho più voglia di scrivere lettere ma l'idea mi ha sfiorato e qualche domanda mi piacerebbe farla a Papa Francesco.
Nella lettera che avrei scritto premetterei che non bisogna avere una laurea in biologia, e non mi manca, per riconoscere che la fecondità è della coppia uomo-donna e non credo sia faticoso capire che la famiglia è il "principale soggetto costruttore della società", ma chiederei se ci sono ragionevoli motivi per ritenerlo il
solo soggetto costruttore della società. Inoltre farei notare che le coppie sterili non si amano di meno e sicuramente non le riterrei meno importanti nella società. Poi probabilmente mi concederei una digressione sullo sviluppo storico del
concetto di famiglia, perché quel concetto fondato sull'amore così apprezzato e apprezzabile è relativamente recente. Non sono lontani i tempi in cui la famiglia era un modo per stabilire o rinsaldare legami di potere, per concludere accordi di proprietà, insomma la famiglia era un mezzo socialmente riconosciuto per raggiungere uno scopo non proprio nobile come l'amore. Forse gli unici ad amarsi erano i poveri che non avevano altro da mettere in comune se non la fame. Pur non sottolineando eccessivamente il peso degli istinti nelle relazioni umane mi sarebbe impossibile non dire che dal punto di vista biologico la famiglia è un mezzo per procreare, insomma un concetto culturale al servizio di una esigenza biologica molto forte. Un'esigenza di maternità e paternità che sentono anche molti omosessuali cui è negato dare affetto perché, si dice, che lo sviluppo psicofisico dei bambini ne verrebbe danneggiato. Non importa se migliaia di casi di figli allevati in coppie omosessuali mostrino il contrario ma tant'è. Inevitabile pensare che la genitorialità è un'esigenza naturale, con tutte le letture strumentali del caso che mi farebbero citare un articolo che
Gianni Vattimo scrisse tempo fa. Ma allora se la procreazione è preclusa, se l'adozione è preclusa cosa resta alle "famiglie" diverse da quelle previste nel Libro della Genesi? Alle coppie omosessuali non resta che la gratuità dell'amore, solo quello. La loro famiglia non è un mezzo, è il fine. E' così anticristiano? Questo chiederei a Papa Francesco ma non solo, chiederei anche se la tutela o il solo riconoscimento giuridico di altre famiglie sarebbe così deleterio per le famiglie tradizionali di cui, inutile dirlo, tutti siamo figli. In quale modo il riconoscimento di un diritto civile per le coppie omosessuali può danneggiare la famiglia formata da un uomo e una donna? Si crede sul serio che l'istituto del matrimonio tra persone dello stesso sesso faccia aumentare i casi di omosessualità? Ci sono ormai molti paesi che riconoscono le famiglie omosessuali e non mi pare che il "contagio" di omosessualità stia mietendo vittime. Ecco, questo chiederei a Papa Francesco, con il timore che la risposta possa darmi conferma che troppo spesso la parodia è un'imitazione fedele della realtà.
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Tempo fa scrissi
un brevissimo post in occasione dell'elezione di Papa Francesco. Un lettore mi ha fatto sapere di essersi offeso per quel post nonostante non avessi alcuna intenzione di essere offensivo e non mi pare di esserlo stato, ma ognuno ha la sua sensibilità e non posso pretendere di piacere a tutti. Formulai qualche opinione e qualche previsione, forse mi sbagliavo, forse no, il tempo lo dirà. Fino ad oggi Papa Francesco ha fatto e detto delle cose che ritengo molto interessanti e apprezzabili. Per quanto, da laico non credente, non mi aspetto che il riconoscimento delle coppie omosessuali venga dalla Chiesa ma dallo Stato non mi è difficile pensare che un messaggio di amore predilige l'accoglienza alla ricerca del peccato e qualora il Papa desse seguito a quell'intervento che spiazzò non poca gente, me compreso, quando disse "
chi sono io per giudicare?" allora il mondo forse diventerebbe un posto migliore per molta gente. Forse quella frase non era così rivoluzionaria se inserita nel contesto del catechismo, come Francesco fece. Un catechismo che vede l’omosessualità come una patologia da cui si guarisce, ma l'entusiasmo che quella frase sollevò, per quanto infondato, dice chiaramente cosa si aspetta la società. Ripeto "se il nuovo pontefice curerà la strada della carità mettendo in secondo piano quella della dottrina, allora la Chiesa ritroverà la sua voce".