La sentenza del Tribunale dell'Aquila che ha condannato a sei anni sette componenti della Commissione Grandi Rischi sta facendo discutere la comunità scientifica. Non entrerò nel merito della sentenza, non ne conosco i termini e attendo di leggere le motivazioni, tuttavia posso dire che la sentenza, giusta o sbagliata che sia, debba far riflettere in direzioni diverse da quelle che la discussione sta prendendo, possibilmente volando un po' più alto delle solidarietà di rito o delle manifestazioni di soddisfazione perché adesso si avrebbero i "colpevoli".
C'è chi parla di processo alla Scienza, c'è chi esulta per la condanna. Ripeto, non sta a me giudicare la sentenza che peraltro potrebbe essere rovesciata dai successivi gradi di giudizio. Conosco i fatti come qualunque cittadino che legge i giornali e a quei fatti e alle impressioni che mi hanno suscitato mi atterrò, nel tentativo di suggerire qualche spunto di riflessione che non mi pare di aver ravvisato negli articoli che ho letto.
Luciano Maiani, l'attuale presidente della Commissione grandi rischi, si è dimesso perché non ritiene ci siano le condizioni per lavorare serenamente. Giuseppe Zamberletti, afferma che ''Il rischio è che gli scienziati non se la sentano più di esprimere liberamente il risultato delle proprie conoscenze. Che garanzie hanno che gli studi fatti non possano diventare oggetto di una responsabilità penale? Questo non avviene in nessuna parte del mondo...Il problema - ha rimarcato Zamberletti - è riuscire a dare una normativa che, salvo i casi di dolo o di grave negligenza o colpa, tuteli la ricerca. Adesso si è creato il terrore: se gli esperti esprimono un parere e c'è la minaccia di un procedimento penale, si perde serenità nel giudizio. Ci sono restrizioni che possono frenare la libera ricerca''.
Le affermazioni di Zamberletti non possono essere contestate, le dimissioni di Maiani sono condivisibili. In molti ambiti la scienza non può esprimersi in termini di certezza ma solo in termini di probabilità, gli scienziati lo sanno benissimo. Ha ragione Piergiorgio Odifreddi a dire che c'è un atteggiamento schizofrenico di fronte alla scienza quando da un lato si pretende che sia onnisciente e dall'altro la si ritiene ignorante di fronte al pensiero religioso. La contrapposizione tra pensiero scientifico e religioso, si sa, piace molto a Odifreddi ma facevo notare anche nel suo blog che la contrapposizione tra scienza e religione non è un paradigma universale per spiegare tutto quello che accade nell’ambito scientifico di questo paese. Non nego che quello che scrive Odifreddi sia vero ma lo trovo poco adeguato al caso in questione perché seguendo il consiglio di Occam avrei un’ipotesi più semplice sulla quale riflettere, un'ipotesi che tira in ballo un terzo soggetto tra scienza e religione, ovvero la politica. E’ purtroppo vero che quando serve si confonde la scienza con l’onniscienza ma in questo caso abbiamo il dovere di porci una domanda: le conclusioni della famigerata riunione della Commissione grandi rischi sono state formulate in assoluta autonomia e senza subire pressioni di alcun tipo?
La domanda è doverosa considerando il contenuto dell'intercettazioni telefoniche di Bertolaso pubblicate da la Repubblica.it il 18 gennaio 2012, la telefonata avviene il giorno prima della riunione:
"Sono Guido Bertolaso...". La Stati: "Che onore...". Bertolaso: "Ti chiamerà De Bernardinis il mio vice, perché gli ho detto di fare una riunione lì all'Aquila domani, su questa vicenda di questo sciame sismico che continua, in modo da zittire subito qualsiasi imbecille, placare illazioni, preoccupazioni... Eccetera...". Ancora Bertolaso: "La cosa importante è che domani... Adesso De Bernardinis ti chiama per dirti dove volete fare la riunione. Io non vengo... ma vengono Zamberletti (l'unico che poi non parteciperà, ndr), Barberi, Boschi, quindi i luminari del terremoto in Italia. Li faccio venire all'Aquila o da te o in prefettura... Decidete voi, a me non me ne frega niente... In modo che è più un'operazione mediatica, hai capito? Così loro, che sono i massimi esperti di terremoti, diranno: è una situazione normale... sono fenomeni che si verificano... meglio che ci siano cento scosse di quattro scala Richter piuttosto che il silenzio, perché cento scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa quella che fa male... Hai capito? (...) Tu parla con De Bernardinis e decidete dove fare questa riunione domani, poi fatelo sapere (alla stampa, ndr) che ci sarà questa riunione. E che non è perché siamo spaventati e preoccupati, ma è perché vogliamo tranquillizzare la gente. E invece di parlare io e te... facciamo parlare i massimi scienziati nel campo della sismologia". La Stati: "Va benissimo...".
Allora il dilemma da sciogliere è questo: il parere della Commissione è stato formulato in assoluta indipendenza dalla volontà di "tranquillizzare la gente" espressa da Bertolaso, magari su suggerimento di qualche suo illustre conoscente poco ferrato in tema di sismologia ma molto ottimista per natura? Se ci sono state pressioni per tranquillizzare la gente è legittimo pensare che il parere sarebbe potuto essere maggiormente improntato al principio di precauzione in assenza di tali pressioni?
Se il parere è stato formulato in assoluta autonomia e indipendenza allora ha ragione chi parla di sentenza aberrante, hanno ragione Maiani, Zamberletti e quanti vedono minacciata la possibilità da parte degli scienziati di esprimersi perché si chiedono loro certezze che non possono dare. Se invece il parere è stato dato, sia pure in buona fede, ma sotto una qualche pressione allora siamo di fronte ad una commistione tra scienza e politica che va sanata facendo nascere da questa sentenza un gigantesco dibattito per chiedere assoluta autonomia e terzietà della scienza rispetto alla politica. Un indizio riguardo alla mancanza di autonomia viene da Enzo Boschi che oggi ammette: "Lo scopo della riunione era quello di dire che non si potevano prevedere i terremoti, l’ho capito dopo" e alla domanda se pensa di essere stato strumentalizzato Boschi risponde: "Non lo so, devo rifletterci."
Da parte mia resta inspiegabile il vizio logico di scienziati che sostengono l'imprevedibilità di un terremoto per prevedere che non accadrà e siccome sono convinto che questo vizio non sia sfuggito a nessuno dei componenti della Commissione grandi rischi allora sono più propenso a pensare che il parere non sia stato indipendente da volontà di "ordine superiore", esigenze politiche, come si dice in questi casi. Quelle stesse esigenze che fanno riempire la bocca di principio di precauzione ad ogni riunione ma che evitano accuratamente di metterlo in pratica perché altrimenti si crea allarme. Meglio un allarme inutile di un'ecatombe e questo atteggiamento dovrebbero chiederlo a gran voce anche i cittadini anziché starnazzare a vuoto quando si annuncia un cataclisma che poi non avviene. La scienza non è certezza, questo bisogna che lo capiamo bene noi cittadini e che lo capiscano i politici e se questi ultimi non lo capiscono allora è dovere degli scienziati sottrarsi a pareri che non rispettano la natura della loro conoscenza, con obiezione di coscienza, con esposti preventivi alla magistratura, con ogni mezzo disponibile.
Bene, detto questo io credo che se la comunità scientifica non sarà in grado di trarre le necessarie conseguenze da questa sentenza in termini di autonomia dalla politica allora va bene che la scienza si estingua in questo paese perché non vedrei alcuna differenza con la più becera religione, per ritornare alla contrapposizione di cui parla Odifreddi.
"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
Sulla sentenza bisogna aspettare le motivazioni.
RispondiEliminaLa situazione è stata gestita con troppa superficialità e tra l’altro quella zona non è nuova a eventi sismici notevoli. Le maggiori responsabilità, devono andare a chi doveva garantire la sicurezza dei cittadini e in questo caso il capo dipartimento della Protezione Civile e non invitare a tranquillizzare la gente.
I terremoti come i vulcani hanno dei precursori, bisogna investire di più sulla ricerca e possibilmente senza avere dogmi in campo scientifico.
Saluti a presto.
Sono perfettamente d’accordo sul fatto che se uno ammette di non poter prevedere con assoluta certezza l’accadere di un evento, non potrà arrogarsi il diritto di dire (anche a titolo ansiolitico) che quell’evento non si verificherà. Le intercettazioni, poi, la familiarità (e qui famiglia è inteso in termini “corleonesi”) con cui interloquiscono, il fatto che lasciano trasparire presunti interessi comuni contro qualche fantomatico “imbecille” che potrebbe fare illazioni e che bisognerebbe zittire mi lascia perplesso.
RispondiEliminaTu tocchi il punto nevralgico dell’intera vicenda quando ti chiedi che rapporto c’è fra la scienza (ridotta a “commissione grandi rischi”) e la politica (ridotta in quel caso a Berlusconi, Maroni e Bertolaso).
Il politico dovrebbe fare il politico, cioè amministrare, prendersi cura della cosa pubblica e dei cittadini che rappresenta; lo scienziato dovrebbe fare lo scienziato, nel senso che dovrebbe dire ciò che, in scienza e coscienza, può attraverso i risultati a cui la disciplina che rappresenta è giunta e le sue personali convinzioni. Dico questo perché, pur essendo logico e semplice, non lo ritengo così scontato, il fatto che un uomo di scienza venga chiamato da un politico a fare una consulenza non è così ovvio e usuale (nella mia esperienza personale) che conservi la sua indipendenza di giudizio, spesso dice e fa cose che vanno in linea con gli interessi di quel politico, lasciando spazio al sospetto che possa essere stato chiamato da quel politico proprio per la sua malleabilità e non per il suo sapere, la sua onestà o la sua rettitudine.
Insomma, il rischio che lo scienziato che viene chiamato come consulente da un politico in cambio di una lauta proviggione per la sua consulenza, di incarichi vari per lui o per chi per lui, o di potere all’interno di enti, università, industrie, ecc., pieghi poi il suo responso agli interessi comuni di cordata che così si sono venuti a creare è molto forte.
8segue)
Un esempio in negativo di scienziato che nessuno chiama come consulente, premio nobel per la fisica, uno dei maggiori esperti di problemi energetici, che cerca di portare a termine un reattore a fissione nucleare che funzioni in sicurezza, non sia mai stato interpellato dai governi di destra o di sinistra a dire la sua sulla produzione di energia sicura e non inquinante in Italia.
RispondiEliminaUn altro aspetto importante che uno scienziato non dovrebbe trascurare (anche in politica sarebbe un sano principio da seguire) è che chi interviene in un dibattito non è necessariamente un imbecille, uno che vuole fare illazioni o sta cercando solo di creare inutili preoccupazioni, chi interviene è sempre una ricchezza e una risorsa per il dibattito scientifico e bisognerebbe valutare il suo intervento in base a ciò che dice e non in base alle sue presunte intenzioni. Una scienza ha sempre in sé gli strumenti per poter valutare la veridicità di una asserzione, dei criteri base su cui muoversi, da sempre delle indicazioni di contenuto e sui processi utili per valutare un enunciato.
I cittadini non vanno trattati come pecore da tranquillizzare, fai un dibattito dove c’è il tizio che magari ritiene di essere tranquillizzante e ottimista, che tante scosse sono meglio del silenzio sismico (da dove deriva poi questa convinzione?) e dove c’è anche chi è del parere opposto, che sostiene ad esempio che un’attività sismica in quella zona è ancora in atto, che potrebbero verificarsene delle altre di pari intensità o superiore, che questo potrebbe essere pericoloso per case la cui antisismicità è pari al torrone Sperlari (quello morbido).
Poi servirebbero dei programmi di approfondimento dove non si va a rimestare nel torbido, non ci si contrappone solo per interessi divergenti, ma si forniscono informazioni e anche qualche criterio base per orientarsi riguardo a tutto ciò che viene detto, si fa informazione utile.
Un’ultima osservazione sulla Commissione Grandi Rischi; dicono che un terremoto non è possibile prevederlo, non credo si interessino di prevenzione se no io li arresterei per inefficienza visto lo stato di preparazione di persone e di edifici ogni volta che ci sono eventi sismici di una certa entità, non credo nemmeno che intervengano dopo che il sisma è avvenuto o sta accadendo, perché quello è un lavoro per la Protezione Civile, i pompieri, i Vigili, i volontari, ecc., allora mi chiedo: a che serve una Commissione Grandi Rischi?
Altro aspetto: i terremoti non si possono prevedere o adesso non abbiamo strumenti affidabili di previsione?
Ciao
Lo scienziato premio nobel per la fisica di cui ho omesso il nome è Carlo Rubbia
RispondiEliminaio non commento in sé la sentenza, ma dico solo che se questa gente spiega lo stipendio che porta a casa con il discorso della responsabilità poi quando certe cose succedono non possono tirarsi indietro.
RispondiEliminaLapidario, sono d'accordo con Cavaliere ecc. che le responsabilità vadano cercate nei vertici della Protezione civile e del governo. Garbo in effetti quello che accade è proprio che il popolo viene trattato come un gregge con il risultato che il popolo è un gregge. Il discorso che tu fai sull'apertura al dibattito è complesso, da un lato c'è un autentico terrore del confronto e dall'altro c'è una sorta di congelamento dei paradigmi, porta questo in ambito scientifico è otterrai quanto di più assurdo si possa immaginare. Avevo capito che si trattasse di Rubbia, aggiungo un fatto meno noto riguardo al rapporto di Rubbia con l'Italia. Un paio di anni prima di prendere il nobel fece un esame per diventare professore all'Università di Lecce, ebbene pare che il suo CV non avesse abbastanza titoli per essere ammesso. Io ho studiato a poche centiania di metri da quella facoltà. La Commissione è un organo di supporto tecnico alla Protezione civile, in altre parole fornisce gli elementi perché la Protezione Civile prenda decisioni di cui si assume la responsabilità, ecco perché ritengo che i due organi devono essere separati, vanno cercati meccanismi perché non ci sia alcuna influenza. Riguardo alla tua domanda finale non so risponderti perchè non sono un sismologo ma siccome poni una domanda di metodo ti direi che forse adesso non abbiamo conoscenze e mezzi per fare previsioni con l'essenziale avvertenza che non tutto può, né potrà, essere prevedibile, nostro malgrado.
RispondiEliminaErnest, non tutto può essere letto in termini di "quanto prendi", Luciano Maiani ha dichiarato che i membri della Commissione non prendono alcun compenso e io non ho alcun motivo per dubitare della sua parola.
Un saluto a tutti.
Garbo, ieri ho dimenticato di dire che c'è un'inesattezza nel tuo commento. Non è vero che Rubbia non sia mai stato interpellato, è stato presidente di ENEA, ruolo dal quale si dimise per contrasto con il CdA, un'altra di quelle storie all'italiana! Successivamente fu chiamato da Pecoraro Scanio quando questi era ministro dell'ambiente per dare impulso alle energie rinnovabili ma anche qui devo dire che l'esito non fu quello sperato. Caro Garbo se metti una ferrari in mano ad un guidatore inesperto - e anche un po' brillo - è molto probabile che persino la ferrari vada a sbattere sebbene dotata di tutti i dispositivi di controllo disponibili!
RispondiEliminaEcco l'autonomia della scienza all'opera. E c'è anche chi paragona questa situazione al processo a Galileo! Un consiglio a studiare di più la storia farebbe sempre bene se non fosse inutile.
RispondiEliminaAntonio, questo è intervento ben ponderato. Lo allego alla mia colonnina di notizie. Magari poi ci ritorno dopo per dire qualcosa anch'io da ignorante molto preoccupato.
RispondiEliminaAntonio,
RispondiEliminati ringrazio per aver aggiunto un tassello alla mia conoscenza, avevo in mente che in definitiva Rubbia non è mai stato determinante in Italia per quanto riguarda la politica energetica (che di fatto non è mai esistita o, se vogliamo, l'unica politica energetica l'ha fatta stranamente Berlusconi col nucleare francese, risvegliando mai sopiti interessi che erano stati bloccati da Chernobyl e da un referendum popolare). Immagino che un premio nobel possa dare prestigio alle società per cui lavora o per cui è consulente, ma se non si allinea agli interessi perseguiti lo si mette alla porta: lui e il suo nobel.
Ciao
P.S. Ha colpito anche me la dichiarazione di Confindustria che riporti a lato, mi sono chiesto sconfortato quale industria abbiamo ancora in Italia se questa è Confindustria?
Una breve nota solo per rispondere alla domanda del tuo ps, intanto l'ho messo a lato perché quella spazzatura sta lì a tempo e poi alla domanda che industria abbiamo rispondo che è un'industria di morti di fame, nel senso morale del termine, sono dei veri morti di fame, autentici pezzenti, arricchiti da fare schifo e senza uno straccio di decoro, la stessa gente che ha sostenuto berlusconi fino all'altro ieri. Se guadagni più di 150.000 euro all'anno e ti lamenti di una aliquota aggiuntiva destinata ad aiutare chi sta per terra con la motivazione che tu sei l'unico che può permettersi di spendere meriti solo disprezzo.
RispondiEliminaCiao e buon fine settimana.
L'unknown di questi commenti sono io ma uno dei due profili con cui rispondevo è stato cancellato ed è rimasto unknown in questo come in altri post.
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