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martedì 9 ottobre 2012

Fimmine fimmine

tiraletti di tabacco

"s’ode un canto dai campi di tabacco". Ho fatto in tempo ad ascoltarli quei canti dai campi, ero piccolo e ancora oggi mentre vado per i campi li sento risuonare nelle mie orecchie. Oggi il tabacco non si coltiva più in Salento ma ancora vedo "antiche donne" che non ci sono più che cantano mentre infilano il tabacco e lo appendono ai "tiraletti" per farlo seccare al sole.
La mia non è rievocazione, è continuo andare e venire da me a me. I canti nei campi sono quasi sempre canti di donne, perché in fondo, contrariamente a quanto si può trovare negli studi sociologici o etnografici, le società del sud sono società matriarcali, lo sono sempre state e ai poveri uomini, bambini inconsolabili, non resta che continuare a credere di essere i capo-famiglia. "Le antiche donne", con le loro mani "aperte pietre sui grembi", hanno sempre saputo di dover celare con cura questo segreto agli uomini, troppo fragili per poterlo sopportare.


Una funesta mano con languore dai tetti
visita i forni spenti, le stalle in cui si desta
una lanterna o voce impolverata.
Come da un astro prossimo a morire
s'ode un canto dai campi di tabacco.
Sulle soglie, in ascolto, le antiche donne sedute
- o macchie che la luna ripercuote nell'aria
socchiudono pupille d'una astratta durezza
dai palmi delle mani, aperte pietre sui grembi.

Vittorio Bodini. In Foglie di tabacco (1945-47)




Fimmine fimmine ca sciati allu tabaccu
ne sciati doi e ne turnati quattru
ne sciati doi e ne turnati quattru

Ci te lu tisse cu chianti zagovina*
passa lu duca e te manna alla ruvina
passa lu duca e te manna alla ruvina

Ci te lu tisse cu chianti lu salluccu*
passa lu duca e te lu tira tuttu
passa lu duca e te lu tira tuttu


Ho riportato il testo secondo la dizione del mio paese, Melissano, questo spiega le differenze rispetto alla registrazione di Lomax. Una cosa che mi riempie costantemente di ammirazione dei dialetti salentini è la loro straordinaria varietà, anche a pochi chilometri di distanza e senza alcuna barriera geografica.

Donne donne che andate nei campi di tabacco
andate in due e tornate in quattro

Chi ti ha detto di piantare zagovina
passa il duca e ti manda in rovina

Chi ti ha detto di piantare salluccu
passa il duca e tira giù tutto.

*"La zagovina è la Erzegovina, una qualità di tabacco la cui coltura era evidentemente proibita. Per quanto riguarda salluccu, forse il termine si riferisce ad un'altra qualità di tabacco coltivata, anche se in misura limitata, nel Salento: l'Aya Saluk. In ogni caso è da notare l'allusione al duca che ci rimanda ai servi della gleba. O più semplicemente al Duce, di più recente, triste, memoria." Tabacco e tabacchine nella memoria storica. Una ricerca di storia orale a Tricase e nel Salento, a cura di V. Santoro, S. Torsello. Ed. Manni, 2002.

5 commenti:

  1. Grazie molte per queste tue testimonianze e documentazioni. Mi ricordano un po' i canti delle mondine.

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  2. Istruttivo e nostalgico questo post.
    Mi piace molto!
    Ciao Antonio,
    Lara

    RispondiElimina
  3. Un pezzo autentico di storia locale!...grazie Antonio!!:)

    RispondiElimina
  4. Anche nel Delta del Po le mondine e le braccianti in genere avevano canti somiglianti. L'ultima volta che le ho sentite risale a mezzo secolo fa in cui si sono ritrovate da anziane a ricordare e festeggiare il tempo della giovinezza e lavoro scandito dal canto.
    Grazie, molto bello!

    RispondiElimina

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