Qualche settimana fa ho trascorso tre giorni in un agriturismo immerso nelle campagne che circondano Pastena nel frusinate. Un posto bellissimo, tranquillo, paesaggi aperti, dappertutto campagna e boschi, greggi e cavalli al pascolo e pochissime scatole di latta in giro. Non potevo resistere a riprendere le mie lunghe passeggiate e fare qualche corsetta nei campi. Non amo le strade che mi sono già note per cui cambio sempre percorso anche quando sono in un posto che conosco ma solitamente seguo un tracciato circolare in modo da ritornare nel punto di partenza. In questi posti non ero mai stato prima per cui qualunque sentiero avessi imboccato sarebbe stato nuovo, dovevo solo stare attento a seguire i sentieri che mi avrebbero riportato all’agriturismo. Avevo come punto di riferimento delle statue, forse di santi, che troneggiano in cima ad un picco e che guardano Pastena. Dovevo semplicemente tenere d’occhio quelle statue.
In questa stagione sono frequenti i temporali e nel pomeriggio di solito capita che il cielo si rabbui e che all’improvviso cada la pioggia annunciata da tuoni portati da nuvole che si muovono veloci. Quel pomeriggio, mentre correvo, non faceva eccezione, a distanza si sentiva rumoreggiare il cielo e le nuvole si stavano addensando all’orizzonte. Io ho continuato a seguire il mio tracciato ideale nella convinzione che ormai stavo facendo ritorno al casale, ero assolutamente convinto a non tornare sui miei passi, farlo mi avrebbe precluso la possibilità di vedere nuovi sentieri. Eppure, sollecitato dai tuoni ormai prossimi e dalla pioggia che non sarebbe tardata a cadere, pensavo che tornare sui miei passi mi avrebbe fatto vedere lo stesso paesaggio da un’altra prospettiva ma ho deciso di continuare a seguire il mio proposito di non tornare indietro. Sebbene il mio punto di riferimento fosse sempre in vista ed io mantenessi la giusta posizione nei suoi confronti era evidente che mi stessi allontanando sempre più e che la pioggia sarebbe stata inevitabile. Quando sono cominciate a cadere le prime gocce ho pensato di chiedere informazioni sulla strada più breve per tornare al casale ma da queste parti è difficile trovare gente e le abitazioni sono disseminate nella campagna a notevole distanza l’una dall’altra. Il mio punto di riferimento era ormai fuori vista, nascosto dietro un rilievo collinare, e l’unica persona che ho incontrato ad un incrocio di sentieri alla guida della sua auto non conosceva ‘La voce del vento’, l’agriturismo che mi ospitava. A quel punto è cominciato a piovere ma ancora lievemente ed è così che ho messo da parte la mia protervia e sono tornato sullo stesso sentiero che avevo seguito fino a quel momento. Era ormai troppo tardi, il temporale è arrivato e la strada che avevo percorso era abbastanza lunga, mi sarei senza dubbio inzuppato e così è stato.
Niente di grave, la pioggia non è un disastro, anche se in quei giorni che il grano attendeva la mietitura non è stata proprio una benedizione per i contadini, dalle mie parti si dice “acqua di messi, castigo di Dio”.
Sono sicuro che ai 7 (sette) ‘grandi’ riuniti a L’Aquila farebbe un gran bene fare di tanto in tanto una passeggiata nei campi quando il tempo minaccia un temporale. E' salutare, sicuramente di più che trovarsi intorno ad un tavolo a parlare delle sorti dell'universo in cenni generici e inconcludenti. Respirerebbero aria pulita, ascolterebbero i suoni della natura, avrebbero modo di pensare profondamente ed eviterebbero foto imbarazzanti!
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