Perché ho aderito al silenzio dei blog di ieri nonostante condivida pienamente le ragioni di quanti hanno detto che questo non è il momento del silenzio? Intanto perché non avevo voglia di dire nulla e c’era una buona ragione per farlo. Poi perché ho pensato che questa iniziativa potesse servire a contarsi nella rete e magari scoprire di essere così tanti da scoraggiare certe iniziative legislative che in altri paesi farebbero ridere gli studenti in giurisprudenza.
So che in rete ci si può contare, basta che ci siano certe cose nei siti (li chiamano tag), la cosa inquieta un po' ma a volte può essere utile. Io non so usare questi strumenti, questo blog non ha neanche il contatore perché mi sembrerebbe di sbirciare nelle cose degli altri. Se qualcuno lo legge e vuole lasciare un fiore è gradito, ma l’idea di vedere quante visite riceve il blog, da dove si collega chi legge mi fa venire i brividi. E' vero che l'eventuale lettore guarda qualcosa di mio, ma io ho deciso che sia pubblico quello che sta vedendo, lui o lei no!
Tornando al ddl in questione, ho pensato ad una possibile soluzione per evitare gli effetti latenti o collaterali della norma, (o forse dovremmo essere abbastanza sospettosi da dire gli effetti manifesti e desiderati?), ossia aule di tribunale intasate da istruttorie per decidere della volontà lesiva di un post che non è stato smentito in tempo (al riguardo la novità del ddl è l'obbligo di smentita non l'eventuale diffamazione che è già legiferata).
La proposta è questa. Si pubblica prima la smentita, con dovizie di particolari, documentazione autorevole e tono da documentario dell'Istituto Luce degli anni quando c'era Lui, poi immediatamente dopo si pubblica la notizia dove si fa smodato uso di condizionali, abuso di congiunzioni tipo 'qualora', 'sebbene', 'quasi', strabordante eccesso di avverbi come 'forse', 'piuttosto' e chi più ne ha più ne metta, aggettivi discreti e pacati.
Tento un format minimo che può essere cambiato a piacere, sempre però rispettando le linee guida essenziali.
Poniamo per assurdo che la faccenda riguardi un uomo che in base alle leggi elettorali vigenti non sia eleggibile in quanto titolare di una concessione dello Stato e che si candidi alle elezioni per coprire importanti cariche istituzionali (DPR 361/57, art. 10).
Smentita:
Le illazioni riguardanti la supposta incompatibilità tra carica istituzionale ed interesse privato è stata oggetto di una attenta disamina da parte di un gruppo di saggi, spiccano nel gruppo nomi di scienziati del diritto dalla chiara fama che tutto il mondo ci invidia per la lungimiranza del sapere e l'indiscutibile lucore del pensiero. Nessuno può impunemente sospettare che i giureconsulti possano avallare comportamenti non conformi alla legge. La lettura della normativa tirata in ballo da noti disfattisti e che ostacolerebbe l'elezione di chi è titolare di una concessione dello Stato risulta viziata da imperdonabili errori sicuramente dettati da interessi particolari. Il soggetto è stato riconosciuto completamente estraneo alle accuse infondate rivoltegli da quanti, accecati da insana invidia, non hanno saputo vedere l'elevata statura morale e l'indiscussa dedizione agli interessi del paese. I partiti di opposizione hanno riconosciuto l'imprescindibile valore di riforme condivise mettendo da parte un atteggiamento polemico che non fa bene alla nazione e dando avvio ad una stagione di dialogo. Il paese esulta e ringrazia per questo clima di benessere e serenità tra i partiti.
Notizia:
Da recenti indiscrezioni pare ci sia una norma piuttosto datata ed alquanto oscura. La norma si presenta di difficile lettura per via del linguaggio decisamente arcaico ma da una attenta e faticosa analisi sembrerebbe suggerire una certa preoccupazione per l'equilibrio dei poteri e l'autorevolezza delle istituzioni. Gli articoli della norma, letti sotto una certa luce tuttavia non priva di ombre e dubbi, si presterebbero ad interpretazioni alquanto problematiche per la candidatura del soggetto. Qualora la smentita venisse smentita, ma la cosa sembra improbabile, si profilerebbe un conflitto di interessi che potrebbe paralizzare l'azione normativa e comunque potrebbe condizionarla in termini di leggittimità e di imparzialità. Sebbene la notizia possa destare alcune perplessità sull'opportunità che il soggetto ricopra importanti cariche pubbliche pare che sia piuttosto imprudente giungere a conclusioni affrettate. Al momento tali preoccupazioni sono al vaglio degli esperti in materia che forniranno ulteriori chiarimenti.
E' una proposta, poi magari non è detto che piaccia!
PS del 26 aprile 2010 - Riguardo alla presenza di un contatore in questo blog ho cambiato idea!
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