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venerdì 15 aprile 2022

Note sulla memoria e l'identità

Quanto segue l'ho scritto l'11 febbraio scorso su facebook e siccome tengo ancora a questo blog - chissà poi perché! - lo ricopio qui oggi.

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Quando ho cominciato a conoscere quel poco che so del sistema immunitario ero affascinato dalla straordinaria complessità di questo sistema, non solo per l'enorme quantità di fattori coinvolti e per la rete di reazioni e feedback. Questa è la complessità biologica del sistema e mi stimolava già abbastanza ma la complessità che mi affascinava era un'altra, più squisitamente filosofica se così si può dire. Il sistema immunitario comporta il riconoscimento del sé dal non sé. Diamo per scontata la faccenda ma non lo è affatto. Dove finisce il mio io? Cosa delimita la mia individualità? E poi come la definiamo questa benedetta individualità se "ospitiamo" una stupefacente biodiversità batterica ma sarebbe più corretto dire che siamo una comunità simbiontica? E poi come la mettiamo con quelle sequenze virali integrate nel mio DNA, e mica poche se sfiorano un decimo* del totale? (* Ricordavo male, risultati più recenti portano a un quarto la stima di DNA di origine virale.) Io sono indivisibile come vorrebbe l'etimo di individuo che poi è lo stesso di atomo in un'altra lingua, giusto per ricordare di quali dimensioni parliamo? Insomma domande che hanno divertito e continuano a divertire decine di filosofi ai quali una infarinata di immunologia non farebbe male! E poi c'è un altro elemento del sistema immunitario che mi ha sempre affascinato: la memoria. Senza memoria ripeteremmo gli stessi errori. Se il sistema immunitario non avesse memoria ogniqualvolta incontrassimo lo stesso batterio o virus dovrebbe organizzare da zero la risposta e per noi sarebbero dolori ogni volta. Invece è grazie alla memoria del sistema immunitario che neanche ci accorgiamo di molti agenti patogeni che incontriamo ogni santo giorno.

L'utilità della memoria mi è tornata in mente proprio leggendo questo interessante articolo, soprattutto quando sono arrivato al passaggio che riporto. Si parla di una review del 2019 quando i vaccini a mRNA non erano ancora stati usati e a proposito di memoria duratura del sistema immunitario parla proprio di quei vaccini che oggi sembrano dimenticati, tipo AstraZeneca. Quando dici gli scherzi che fa la memoria!
Non ci sono vie brevi, con tutta probabilità il risultato migliore si raggiungerà con un mix di strategie, quelle nuove e quelle "vecchie", che dopotutto hanno fatto e continuano a fare un eccellente lavoro per molte patologie. Va bene l'entusiasmo per la novità ma non dimentichiamo la strada che abbiamo fatto finora. "Dei tipi di vaccino che hanno esaminato, la protezione più duratura tendeva a venire dai vaccini con virus vivi. Questi consistono in agenti patogeni che sono stati alterati in modo che non possano causare malattie. Poiché imitano particolarmente bene l'infezione reale, tendono a suscitare una risposta duratura. Ma anche quelli che contenevano virus interi inattivati o pezzi di proteine virali hanno suscitato una buona memoria. Ciò che sembra importante, dice Slifka, è la quantità di tempo in cui l'antigene rimane in giro."

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