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giovedì 23 luglio 2020

Domande

Il terremoto non è nell'Arma, come titola l'articolo del Corriere della Sera. Il terremoto è nello Stato. So perfettamente che è facile intervenire a fatti compiuti ma in questi casi mi sono sempre chiesto se veramente mancassero indizi o segnali di un comportamento che doveva allertare l'attenzione dei vertici. Mi chiedo se veramente una valutazione psicologica attenta non avesse potuto far sorgere qualche dubbio circa la corretta condotta di un esponente delle forze dell'ordine.

E' un lavoro complesso e merita rispetto, chi lo svolge ha enormi responsabilità e proprio per questo deve rispondere ai più alti criteri dell'etica. Lo stesso ha il dovere di fare chi ricopre posizioni di vertice e proprio per le posizioni che ricopre ha responsabilità ancora maggiori. Allora la domande si fanno ancora più assillanti.

Davvero mancavano indizi di un atteggiamento violento? Davvero sono mancati segnali, frasi, occhiate, battute tra colleghi che potevano destare attenzione? Quali sono i criteri di valutazione psicologica di un soggetto che per mestiere è tenuto a portare armi che possono uccidere? Quali sono le regole di ingaggio di chi per mestiere è titolare dell'uso della forza per evitare lo stato di natura dove ognuno può usare la forza per appianare le contese? Quale responsabilità hanno i vertici e gli stessi colleghi che per corporativismo hanno chiuso uno o entrambi gli occhi di fronte a segnali, frasi, occhiate, battute che rivelavano un carattere incline all'abuso di potere? Quanto questa trascuratezza, chiamiamola così, ha inciso in quello che è accaduto nella scuola Diaz, nella caserma di Bolzaneto? Quanto questa trascuratezza, chiamiamola così, ha deciso la morte di Federico Aldrovandi, di Giuseppe Uva, di Stefano Cucchi e di tanti altri? Quanto questa trascuratezza, chiamiamola così, ha deciso dei depistaggi, delle coperture, delle menzogne che hanno infangato i processi? Infine quanto questa trascuratezza, chiamiamola così, sta decidendo della putrefazione della fiducia nello Stato?

Questi crimini sono colpi mortali allo Stato perché coinvolgono chi è chiamato a farne rispettare le leggi. Proprio per la delicatezza del compito le autorità sono tenute a espellere questi soggetti al primo (ripeto, al primo) segnale di carattere incline all'abuso di potere. Proprio per la delicatezza del compito le autorità che non lo hanno fatto se quei segnali ci sono stati devono rispondere di quei crimini.

Non si tratta di responsabilità penale, quella è personale e circoscritta ai fatti. Io parlo di una responsabilità storica, di una responsabilità politica di fronte allo Stato. Una responsabilità per occhi meno miopi di quelli che giustamente deve avere il diritto penale.

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