"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
giovedì 9 agosto 2012
All'ombra degli ulivi
All'ombra degli ulivi
cuciamo scampoli di giorni,
vendiamo stracci e memorie
a costi di fabbrica
prossima alla chiusura.
Qui, nei pomeriggi caldi,
intrecciamo parole e destini
con giunchi secchi, canne
e rami di vimini.
Le nostre vite
sono discorsi interrotti ad arte
all'ombra degli ulivi.
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All'ombra degli ulivi, intrecciando con lenti movimenti, attenti, cestelli di vimini e ricordi...
RispondiEliminaIn vista della fabbrica che chiude non si fanno più progetti, quel che è stato è stato, e nel discorrere sereno anche i dolori, che affiorano abbondanti, hanno un sapore meno amaro.
Ciao, ho gli ulivi, non so intrecciare vimini, ma i cesti li ho comunque: di ricordi, e intreccio quelli.
Discorsi interrotti, a volte, ma che si tramanderanno per sempre assieme alle gioie e alle sofferenze.
RispondiEliminaCristiana
Gli ulivi nel Salento sono numi e ci tengono a battesimo tutti, insieme alla vite. Quel gigante che accoglie i miei genitori nella foto è un Dio che non manco di adorare ogni volta che vado giù. E' all'ombra degli ulivi che si intrecciano le nostre vite ma quell'intreccio si va perdendo, oggi in molti campi viene una stretta al cuore vedendo pannelli solari dove poco prima c'erano secoli di storia, ulivi che erano lì prima dei miei bisnonni...lasciamo perdere.
RispondiEliminaDalle mie parti è un’arte antica quella degli artigiani che intrecciano canne, vimini, giunchi, rami di lentisco, di mirto, di olivastro... Si realizzano canestri, ceste, sporte, nasse per la pesca... Sono pochi ormai quelli che conservano quest’arte. Passeggiando per le viuzze di Gallipoli trovi qualche anziano intento a intrecciare nasse di giunchi, nei paesi del Capo di Santa Maria di Leuca c’è ancora una produzione artigianale di ceste e altri oggetti.
Ricordo quando ero bambino al mare dai miei nonni c’era un signore, si chiamava come mio nonno, e tutti i pomeriggi intagliava e intrecciava canne e vimini per fare rivestimenti per le damigiane, vassoi, fiaschi… Allora per me era un incanto vedere quelle dita muoversi come aghi a cucire quei fili spessi intorno al niente che piano piano prendeva forma. Molto tempo dopo ho capito che quell’attività non era una semplice realizzazione di oggetti, era qualcosa di molto più complesso. In quell’intreccio intorno al niente c’era e c’è la tessitura di una vita.
Neanch'io so intrecciare cesti, è una delle mille cose che non so fare.
Che bellezza!
RispondiEliminaMi piacerebbe intrecciare rami, sguardi e silenzi.
Un abbraccio
Nou
Cara Non ti rispondo solo adesso perché in vacanza non faccio uso di stupefacenti come la rete! Sono contento di leggere il tuo commento e sono sicuro che tu sei una straordinaria tessitrice di sguardi, parole e silenzi. Un abbraccio a te, Antonio.
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