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martedì 28 luglio 2020

La gloria

Un gran libro, davvero un gran libro dove il male oscuro raggiunge vette altissime. Autore trascurato Berto ed è un peccato. Giuda è figura da millenni dibattuta e che fosse un cardine della redenzione non è novità, Borges nelle sue divine Finzioni cita un trascurato teologo di inizio 900 che porta la figura di Giuda fuori dal pantano della perdizione e per questo paga il fio. La peculiarità di Berto, tra le altre, è fare esplodere quel paradosso che si manifesta quando le cose di Dio incrociano le cose degli uomini, far sentire il dolore dell'assillo quando grande e piccola scala si incontrano. Faccio un esempio, se uno mi dice "lascia che i morti seppelliscano i morti" quando chiedo di lasciarlo per onorare i defunti io lo mando al diavolo, senza se, senza ma e senza ripensamenti, al diavolo lui e la sua scala universale. Eppure il paradosso resta. È il conflitto, apparente o reale è appunto una questione di scala, tra le cose di Dio e le cose degli uomini. Sono un essere di piccola scala che aspira all'universale convinto che solo l'unione di piccole scale può salvarci. Giuda è la figura icastica di questo paradosso. Necessario il suo tradimento al compimento del disegno. Necessaria la sua perdizione eterna alla manifestazione della gloria eterna. Giuseppe Berto ha messo il dito nella piaga di questo paradosso. Giuda condannato ad agire male per operare il bene come prima e dopo di lui il Mefistofele di Goethe.

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