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martedì 31 luglio 2018

Il popolo

«Il popolo, spesso meschino e vigliacco e insensato, i politici non si azzardano mai a criticarlo, non lo rimproverano né gli rinfacciano come si è comportato, anzi, invariabilmente lo esaltano, per quanto poco sia degno di essere esaltato, in nessun paese. Ma è stato eretto a intoccabile e ormai è come gli antichi monarchi dispotici e assoluti. Come loro, possiede la prerogativa della velleità impune, non risponde di ciò che vota né di chi elegge, di ciò che sostiene, di ciò che tace e consente oppure di ciò che impone e acclama. Che colpa aveva del franchismo in Spagna, come del fascismo in Italia o del nazionalsocialismo in Germania e in Austria, in Ungheria e in Croazia? Che colpa aveva dello stalinismo in Russia o del maoismo in Cina? Nessuna, mai; il popolo é sempre vittima e non viene mai punito (certo non si punisce da sé, di sé ha compassione e pietà). Il popolo non è che il successore di certi re arbitrari e volubili, solo che ha un milione di teste, come dire che è senza testa. Ciascuna di quelle teste si guarda allo specchio con indulgenza e si giustifica con un'alzata di spalle: "Ah, io non sapevo. Io sono stato manipolato, persuaso, ingannato e fuorviato. Che potevo saperne io, povera donna, povero ingenuo che sono..."» Berta Isla. Javier Marìas

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