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giovedì 8 febbraio 2018

L'ignavia che evita disordini

«Mi creda, maestà, basterebbero quattro cannonate a farli scappare come lepri» Luigi Facta, 1922 Primo Ministro (dimissionario) del Regno, la mattina del 28 ottobre, quando venne ricevuto dal re. Il re rifiutò di controfirmare lo stato d’assedio, approvato dal consiglio dei ministri all’alba del 28 ottobre, seguirono le dimissioni di Facta, la marcia su Roma e l'inizio della dittatura fascista. Il re voleva evitare disordini, voleva evitare una guerra civile, consegnò l'Italia al fascismo e la destinò a quella guerra civile che voleva evitare. Le guerre civili non si evitano, si rinviano. O si stronca sul nascere il rischio di una guerra civile o la guerra civile si rimanda. L'ignavia del re di allora dice qualcosa sull'ignavia di oggi? Anche oggi si vogliono evitare disordini e per evitarli il detentore della forza, lo Stato, deroga al suo compito. Evita di schierarsi mantenendo una vergognosa equidistanza, se non a parole nei fatti. Si chiede che vengano sospese manifestazioni antirazziste e antifasciste anziché promuoverle, come se tra i principi fondativi di questo stato non ci fossero antirazzismo e antifascismo. La storia ci dice cosa è successo nel passato ma a saperla leggere ci dice anche cosa può succedere nel futuro.

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