Della luce so che è un gomitolo di lana,
me ne servo con arte maldestra
per lavorare ai ferri una maglia
che scaldi sguardi infreddoliti.
Vedessi come sono diventato bravo
a intrecciare silenzi e spine.
Dai muri tenuti insieme da ragnatele
faccio nascere nuvole di rimorsi
con la liturgia antica dei sogni
di chi crea uomini di sale.
Da quando ho lasciato la mia casa
riconosco le campane che chiamano
al matrimonio dei sensi con l'inganno,
lungo strade di tufo sgrano rosari di pietre,
e ad ogni grano auguro la buona notte alle rose
e ai vermi che conoscono la storia.
Con il mio occhio pigro guardo mia madre
che non invecchia e mio padre di pochi anni,
vende latte fresco in bicicletta.
Dall'altra parte della strada
i bambini giocano a nascondino,
io scarabocchio fogli di carta.
Ognuno cerca un angolo
per lasciarsi scoprire e poi scappare
nel punto convenuto
di una tana che libera tutti.
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