Fino a poco tempo fa passeggiando per la città poteva capitare che qualcuno ti fermasse per chiedere la cortesia di scattare una foto. A volte la richiesta avveniva in una lingua ignota ma era sufficiente una mimica molto semplice per capire. Al tuo assenso, magari accompagnato da un sorriso, lo sconosciuto ti porgeva la macchina fotografica, si allontanava di pochi passi e si metteva in posa insieme alla sua fidanzata o al suo fidanzato con lo sfondo di un monumento. Tu scattavi la foto e restituendo la macchina fotografica ci si salutava rapidamente, restando sconosciuti, ma con un sorriso che conteneva l'augurio che la mano fosse stata abbastanza ferma per una buona foto. Per vedere se la foto era stata fatta bene bisognava aspettare lo sviluppo e se la foto veniva mossa non c'era modo di rimediare. Poi sono venute le macchine che fanno le foto digitali e subito dopo lo scatto si controllava insieme allo sconosciuto che la foto fosse venuta bene, altrimenti si rifaceva.
Da tempo non capita più che per strada qualcuno ti chieda di fare una foto con la sua macchina fotografica, è comunque più raro che capiti. Adesso non c'è più bisogno di chiedere a qualche sconosciuto di fare una foto, adesso ci sono i cellulari che fanno le foto e con i cellulari si fanno i selfie e se c'è bisogno di fare una foto con una inquadratura più ampia ci sono i bastoni che sorreggono i cellulari per fare un selfie di gruppo.
Trovo tristi i selfie, li trovo tristi perché eliminano quell'imbarazzo di dover chiedere un favore ad uno sconosciuto, non prevedono alcun sorriso, nessun "grazie" detto in chissà quale lingua in cambio della cortesia. I selfie sono uno dei tanti esiti di una organizzazione sociale in cui la solitudine da condizione ontologica o sociale è diventata prescrizione etica.
Peccato! I selfie hanno portato via le occasioni di scambiare un sorriso con gli sconosciuti e hanno amplificato la monomaniacale esaltazione del sé. Considerando che non tutti i patiti del selfie hanno un'espressione intelligente come questa
è evidente che i selfie possono essere causa di figure imbarazzanti se da intima esigenza onanistica diventano irrefrenabile pulsione di orgasmare sui social network.
"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
In quell'autoscatto c'è qualcosa di profondamente commovente. Matteo implora di essere liberato da Renzi.
RispondiEliminaIl selfie individuale è sintomatico della solitudine che aumenta e che il mezzo tecnico mette in evedenza.
RispondiEliminacredo che come tutte le cose non bisogno farne abuso... d'altra parte una volta c'era l autoscatto... certo aveva i suoi tempi ed era aggregante perché di solito non si faceva da soli ma in gruppo
RispondiEliminaCiao. Credo che l'inglesismo già in se contenga la differenza con il vecchio "autoscatto": quest'ultimo serviva per se stessi, per conservare il ricordo di un momento, o per evitare che qualcuno restasse escluso dalla foto dovendo reggere la macchina. Il primo invece serve per mostrarsi agli altri. Un'esigenza scaturita dal social network, nel quale bisogna mostrare se stessi, in un modo o nell'altro. E c'è anche da dire che quello che si mostra è una copertina patinata di una rivista che al suo interno nasconde realtà ben più tristi, se non una totale assenza di contenuti... ma questa è un'altra storia. Volevo anche aggiungere che sono d'accordo con il pensiero espresso da Antonio nella sua nota. Buona giornata!
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