Premessa di onestà. Quando pranzo da solo bevo qualche bicchiere di vino in più!
Intervenire in una rete intricata senza conoscere con esattezza tutti i possibili legami tra i diversi nodi, né l'intensità dei diversi legami. Questo è gestire la complessità, questo è la politica, la gestione della complessità. La politica è sospetta perché la complessità è sospetta. Prima l'agire politico era nascosto alle masse ed era sospetto alle masse perché era cosa ignota, poi alle masse è stato detto "partecipate", ma solo per finta, giusto per legittimare l'oligarchia di sempre. Ma l'apertura ha dato i suoi frutti, l'agire politico è stato banalizzato a causa di eserciti di arrivisti inetti e incompetenti che hanno fatto della politica l'ovile delle personali scorribande, che hanno usato e usano il paradigma della complessità come alibi per l'ignavia o, al contrario, per ogni avventatezza. La complessità della politica è divenuta sospetta per via della semplificazione del discorso politico, ridotto all'osso economico. E per quell'osso si può tenere un paese in ostaggio, perché altrimenti la sera cosa porti a casa? E allora va bene la totale identificazione tra politica e economia, è come se la medicina si identificasse con il bisturi, o l'agricoltura con la zappa ma ci avete convinti, altrimenti la sera cosa portiamo a casa? Il valore è quello monetario e l'utilità è solo quella economica. L'ipersemplificazione dell'esperienza sociale ha preparato il terreno alla neanderthalizzazione della politica. Intanto la complessità sociale aumenta, a nostra insaputa, e la politica, priva di strumenti per comprenderla, ne perde il controllo. Fermi tutti. C'è un tentativo di recuperare il governo della complessità, voi non l'avete capito ma il problema era la contrapposizione, e allora riappacificatevi e si dia avvio alla stagione delle riforme, perché diciamolo chiaramente, questa Costituzione ha rotto il cazzo. Calamandrei diceva che era una Costituzione presbite perché ci vedeva bene lontano e male da vicino, e mettiamo un paio di occhiali nuovi a questa cazzo di Costituzione, così diventa miope una volta per tutte. Ed ecco un'alleanza nuova di zecca tra visioni differenti e inconciliabili, sempre che ancora ci siano quelle visione! Io penso che ormai si tratti solo di miraggi, ma è probabile che io sia ubriaco. Un bel governo chimera del tutti insieme appassionatamente e avremo, nella migliore dell'ipotesi, una splendida paralisi e una ulteriore banalizzazione della politica con proclami che tentano di accontentare tutti e programmi ecumenici benedetti da sommo pontefice del potere laico che siede al Quirinale, dove sedeva quell'altro che nel frattempo ha attraversato il fiume. Ma mi raccomando, non nominatelo invano che è peccato. Non state a preoccuparvi se facciamo un favore ai dittatori vendendo qualche dissidente, lo facciamo per assicurare gas e petrolio dopotutto, adesso vi sembra una cosa brutta ma quando riceverete bollette meno salate ci ringrazierete.
Per l'uomo di Neanderthal la complessità è sospetta, oppure semplicemente non esiste se non come paravento di loschi affari che vengono nascosti alla gente comune. Ci sono due ceppi di uomini di Neanderthal, il primo dice che la politica è complessa giusto per togliersi dai coglioni la gente che chiede conto delle decisioni e poi c'è quello che dice che la politica è semplice, "se hai i soldi fai, se non hai i soldi non fai", sentii frinire una volta un grillo. Il primo ceppo dell'uomo di Neanderthal non si preoccupa che il politico sia un delinquente, l'importante è che abbia ricevuto il sostegno elettorale del popolo sovrano, il secondo ceppo avoca all'uomo comune il controllo della macchina sociale, la complessità è un disvalore, l'intellettuale è sospetto, sicuramente un emissario del regime, salvo quando mi da ragione. Bastano poche essenziali qualità per fare politica come l'onestà, ma soprattutto l'obbedienza perché l'onestà è un valore che nessuno negherebbe per cui la sbandierano anche i delinquenti più incalliti. D'altro canto l'obbedienza sono in pochi ad avere l'onestà intellettuale di affermarla come un valore e di solito sono i corpi militari e le istituzioni religiose che si richiamano ai principi di tradizione e autorità e che non si distinguono per la dialettica democratica quale meccanismo principe della propria organizzazione e funzionamento. Il politico di Neanderthal solitamente dice che è il popolo a decidere ma solo fino a quando il popolo ha la sua visione, se il popolo dovesse manifestare qualche dissenso è meglio non interpellarlo, oppure sopprimerlo, ma questo è passato di moda.
La politica è sospetta perché resta il terreno della complessità e questa è rigettata come un argomento addotto per nascondere qualcosa. Atteggiamento giustificato dall'uso disonesto della complessità per coprire le zone d'ombra del potere ed acuito dalla semplificazione del linguaggio sociale all'unico equivalente generale che ha eliminato ogni altro elemento che non avesse una traduzione quantitativa inequivoca, criterio che esclude dal discorso ogni aspetto di natura etica e estetica.
Da dove ricominciare? Dove trovare il bandolo della matassa? E' forte la tentazione di gettare la spugna e ammettere che non ci sono più criteri affidabili. Eppure resta un criterio, non semplice da invocare e ancor meno semplice da usare ed è proprio la capacità di riconoscere che esiste una complessità da gestire che taglia la strada ad ogni approccio che sia considerato facile per definizione. Si tratta della capacità di prendere in considerazione un gran numero di conseguenze delle proprie scelte, riconoscendo apertamente che non tutte le conseguenze possono e potranno mai essere prese in considerazione. E' quel criterio che in virtù della propria indeterminatezza non considera mai finale e definitiva nessuna delle soluzioni avanzate e mantiene sempre un canale aperto al dialogo e alle modifiche a patto che resti fermo l'obiettivo della propria azione, il tipo di società che si vuole realizzare e quali sono le azioni necessariamente bandite per raggiungere quegli obiettivi. Sui valori fondanti la democrazia che nascono dalla massima "una testa un voto" non c'è trattativa e da quella massima nascono i principi di autodeterminazione, di uguaglianza e di pari diritto all'accesso alle risorse materiali e spirituali di una collettività e c'è il rifiuto alla collaborazione con chiunque, direttamente o indirettamente, neghi quei valori. Senza la realizzazione di questi fondamenti ogni democrazia è solo facciata, è espressione di voto inconsapevole e eterodiretto, è voce senza pensiero.
Dove origina la neanderthalizzazione della politica? Può essere un discorso elementare fin dalla nascita perché non si è mai sviluppata una visione della complessità oppure una degenerazione successiva dovuta alla mancata realizzazione dei valori fondanti della democrazia e alla repressione della domanda di democrazia. E' una coscienza civile oppressa da una condizione di minorità subita oppure una coscienza mai nata, entrambe si risvegliano affrontando la realtà con gli strumenti che si ritrovano, strumenti insufficienti che non hanno dimestichezza con la complessità sociale e riducono tutto a slogan facili da assimilare, in personalità carismatiche che si fanno portavoce di queste esigenze. Difficile distinguere il magma sociale che origina questi leader dalle motivazioni strumentali che muovono questi leader. Difficile non invocare dinamiche manipolatorie quando si capisce che quella semplificazione non è altro che l'uso consapevole della tecnica comunicativa che si serve dei più avanzati strumenti e delle conoscenze ottenute proprio nel campo della scienza della complessità delle relazioni sociali, siano essere applicate alla televisione o alla rete internet.
Sono pochi a parlare onestamente della complessità mettendone in luce limiti e opportunità, rischi e emergenze. Sono quelli che mettono in guardia dai cambiamenti climatici, della perdita di biodiversità, dell'aumento di inquinamento, del depauperamento delle risorse del pianeta, del deterioramento dei beni relazionali, del dominio dell'economia, ecc. ecc., ma questa gente non fa politica e se la fa viene inghiottita nel buco nero della semplificazione.
Quale sarà il destino dell'odierno uomo di Neanderthal? Il precedente si estinse 40.000 anni fa.
"Concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo." José Saramago
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Giusto un esempio di banalizzazione della politica: un tempo era lotta di classe, borghesia e proletariato, ora al massimo è lotta tra cittadini che pagano le tasse e cittadini che non le pagano (cit. Monti).
RispondiEliminaUn tempo eravamo assetati di giustizia, adesso siamo ubriachi di vino andato a male, abbiamo un cerchio alla testa che non ci molla più e abbiamo visto come finiscono le favole.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaPerò, come anche tu ricordi, dopo una breve coesistenza con l'Homo sapiens, l'Homo neanderthalensis si è estinto...
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